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Autore: Cyber Witch    04/08/2014    4 recensioni
Finisce così.
Nessun epitaffio, come si potrebbe dedicare qualcosa a qualcuno che non è mai esististo? Un fantasma vestito di pizzo sangallo e sandali di pelle.
Una storia mai narrata dalla fine improvvisa.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 pilogo
 



Non lo voglio più fare, basta.
Devo smetterla.
È orribile, pericoloso, disumano.
Cos’è, poi, l’umanità? Non l’ho mai vista.
Devo fermarmi. Ora.
Non c’è più tempo, nessuna redenzione.
Sono vestita di bianco, come il giorno in cui tutto è iniziato.
Devo bloccarmi, non c’è via d’uscita.
Una strada nera per chi ha l’anima corrotta, come me. Sento le voci delle persone in sottofondo ai miei pensieri. Vanno e vengono, si arrestano e ricominciano. Prima forte, poi piano, come le onde del mare.
Basta, ora mi fermo.
Alla fine ritorno sempre nello stesso punto, come se percorressi sempre la stessa circonferenza.
Adesso mi blocco, non lo farò più.
Nessun Dio, nessun paradiso. Solo io e la fine.
Sì, ora basta.
Non riesco, inizia a piovere.
Non un altro passo.
Fisso i miei piedi che, come a rallentatore, si muovono. Destro e sinistro, i sandali di pelle che si piegano ai movimenti delle dita. Vedo l’orlo di sangallo del vestito che svolazza, una spallina mi cade.
Ora mi fermo.
Il vento freddo mi scosta i capelli dal volto. Mostro, bestia, orrore, ne ho sentiti tanti di aggettivi come questo.
Basta.
Piango. Nonostante non voglia, nonostante non abbia niente da perdere.
Devo vivere, mi fermo ora!
Nessuna voglia di vivere, nessuna voglia di combattere. Non ce la faccio più. Non ho niente da dire, non ho niente da fare. Una speranza si può solo spezzare, il fondo non si raggiunge mai. Non si sale, ma si scende sempre e costantemente. La vita è solo così stronza da farci credere di essere per qualche attimo facile.
Ci illude, ci consola e poi ci taglia le vene. Ironico, la madre che tradisce il figlio.
La smetto.
Un passo, alzo il piede. La gente non se ne accorge. Il piede sinistro raggiunge quello destro. Le persone iniziano ad osservarmi.
Devo piantarla.
L’acqua mi arriva al volto, una carezza fredda, che sa di morte e vita.
Non lo faccio.
Le lacrime scendono, alcune persone iniziano a gridare a chiamare aiuto.
Li ascolto, devo fermarmi.
Un respiro e poi il vuoto. La gonna del vestito si alza, un sandalo si slaccia. Sento qualcuno urlare.
Sono una stupida.
Bianco e nero. Il mio vestito e la mia anima. Tutto finito.
Non c’è nessun nuovo inizio. Solo un epilogo.
Un epilogo per una storia che non è mai stata narrata e che è finita improvvisamente.


 

  
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