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Autore: BeatriceNataliePrior    04/08/2014    0 recensioni
[ ... ] Eppure tu sei un Rowle, io una Weasley, e probabilmente fra le mie cugine sono la peggiore, sia dal punto di vista fisico che caratteriale; non sono alta, o bella, o particolarmente intelligente, o attraente. Non sono /sexy/, o affascinante. Io sono Molly. E come puoi proprio /tu/ voler solo me? Che cos'ho che le altre non hanno?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La misura dell'amore
è amare senza misura.




Era stato terribile.
Il cielo si era fatto improvvisamente scuro, tutti si erano fermati e avevano puntato lo sguardo verso l'alto, e poi quel marchio: i Mangiamorte.
Le si era letteralmente gelato il sangue.
Il respiro si era fatto pesante e per poco non aveva rischiato di volare giù dalla scopa, sconvolta.
Aveva riconosciuto quel marchio per via delle urla di Lily, che si era drasticamente sporta dagli spalti, agitando le braccia in maniera ossessiva, mentre con le bocca ripeteva testuali parole "Il marchio. I mangiamorte."
La cosa che più aveva spaventato Molly Aimee Weasley, era probabilmente stata l'ansia e il terrore che aveva intravisto negli occhi di chiunque, insegnanti compresi, adulti e quant altro, e -si sa- quando anche i più grandi sono terrorizzati, i piccoli possono fare ben poco.
Lei aveva inclinato la scopa verso il basso, precipitandosi verso terra, mentre con la coda dell'occhio aveva intravisto Benjamin Rowle, fermo immobile dinnanzi a quello spettacolo, quasi fosse un'abitudine, quasi non ne fosse sorpreso.
Si era voltata verso di lui, urlandogli di scendere, ma il ragazzo non l'aveva ascoltata, e Molly dovette tornare da lui, afferrandolo per la divisa, costringendolo in un qualche modo a muoversi.
Era strano.
Strano che un ragazzo così egocentrico e amante di se stesso come lui non avesse pensato fin da subito a darsela a gambe, scappando via. Una statua, inanimata: a momenti non respirava neanche.
Era strano che un ragazzo così sveglio fosse rimasto impassibile alla vista di quel marchio, con gli occhi vuoti, fissi verso qualcosa che non c'era, ma di cui aspettava ansiosamente l'arrivo.
Poteva davvero esistere qualcosa in grado di spingere un ragazzo a non provare più sentimenti? Qualcosa capace di renderlo quasi apatico, insensibile agli eventi attorno a lui, addirittura più del solito?
Un velo nero si era esteso davanti agli occhi di Molly, annebbiandole la mente, divorandole ogni pensiero, ogni dubbio, ogni parola.
Un velo costituito principalmente dal brivido della caduta, che si era impossessato di lei, per poi circondarla di altro, come la solida presa di forti braccia.
L'ultima cosa che vide fu il viso di Aiden, terrorizzato.
E pensò che il terrore forse era la parola d'ordine di quel giorno.
Pensò che qualcosa doveva pur essere successa. Qualcosa che le aveva trasmesso una scarica di adrenalina, che mano a mano andava a spegnersi, consumandosi, consumando ogni singola parte di lei.
E così, Benjamin scomparve dalla sua vista.
───
Qualche ora dopo, Molly stava già camminando per i corridoi bui della cupa Hogwarts: il cielo si era fatto scuro, privo di stelle, e il freddo pareva quasi gelido, pungente, nonostante fosse metà Giugno.
Della partita ricordava ben poco, se non la sua fulminante caduta, frenata dall'impeccabile salvataggio "Last minute" di Aiden Jackson, il suo migliore amico. Ora stava meglio, certo. Forse un po' scombussolata, ma meglio.
Si era stretta nel mantello Invernale, ma la verità era che non percepiva assolutamente nulla, forse divorata dai troppi pensieri, forse incurante della temperatura che il castello aveva raggiunto.
Ma la verità era che non riusciva a togliersi dalla testa l'agghiacciante immagine di Benjamin, fermo sulla sua scopa, con gli occhi fissi sul marchio, impassibile, insensibile; lo spettacolo più inquietante di tutti.
Arrivata all'angolo con il cortile principale, si era seduta comodamente vicino ad uno dei muretti, il viso puntato sull'albero davanti, le guance arrossate -di chi aveva camminato molto- e le labbra secche, asciutte, mentre la luce proveniente dall'infermeria -non poi così lontana- illuminava quasi a tratti il suo viso, risaltando gli zigomi ben definiti e la carnagione chiara.
Aveva appena dato il via ad un'interessante e logorroico monologo interiore, quando -dopo pochi secondi- aveva intravisto la figura alta ed imponente di Benjamin avvicinarsi, solo che questa volta addirittura barcollante, quasi non riuscisse a reggere il peso del proprio corpo, appesantito da se stesso.
Le aveva sorriso di scherno, e solo quando si avvicinò, Molly potè notare gli occhi divenuti due fessure, il tremolio della sua voce e l'alito pesante.


« W-Weasley. »

Non la chiamava /mai/ per nome, ma a questo lei era abituata, nonostante detestasse con tutta se stessa le tristi etichette contrassegnate dai cognomi.
Prima di tutto, Molly notò la sua voce roca, per niente controllata, bassa e fievole, di chi riusciva appena a reggersi in piedi, controllato da qualcosa che non era il suo vero Io.
Le sue dita lunghe erano strette attorno alla bottiglia verde che reggeva, e sul dorso della sua mano poteva chiaramente distinguere le vene azzurre che gli disegnavano piccoli solchi, mentre il suo viso –quel /dannato/ viso- era stanco, tirato, ma pur sempre affascinante.
Il volto scavato, gli zigomi ben definiti, le labbra sottili, che piano piano si incurvarono in un piccolo sorriso, celato da un velo di tristezza, impercettibile però agli occhi della ragazza.

Aveva la bellezza di un angelo caduto dal cielo.

« Puzzi di alcool. »

Fu tutto quello che riuscì a dire non appena lui parlò, osservandolo con fare stizzito, allontanando -quel poco che poteva- il viso dal suo, troppo vicini per lo standard della giovane.
Mai in sei anni di scuola Molly Aimee Weasley, la primogenita di Percival Weasley, avrebbe mai potuto anche solo immaginare di potersi trovare cosi’ vicina a Benjamin Rowle, colui che poteva essere anche definito “L’intoccabile”, o “L’inavvicinabile”, ma non perché lui non volesse-anzi: lui non aveva fatto altro che recarle disturbo, con le sue squallide battute a sfondo sessuale, e la sua instancabile simpatia.
Molly non era mai stata esattamente il tipo di ragazza che adorava la compagnia o –peggio- adorava essere corteggiata, al contrario trovava ripugnante ogni forma di “Affetto” che non provenisse da qualche membro della sua famiglia.
Perché un perfetto sconosciuto avrebbe dovuto volerle più bene di sua cugina Lily? O di sua sorella Lily? Perché un idiota qualsiasi avrebbe dovuto occupare la maggior parte dei suoi pensieri, come spesso capitava alle ragazze “Felicemente” innamorate?
C’era qualcosa di strano in tutto quello, qualcosa che non riusciva a convincerla abbastanza da poter credere che innamorarsi fosse una cosa bella, fondamentale nella vita di un qualsiasi essere umano o magico, un qualcosa che le stabiliva un blocco, emotivo, a tal punto dal renderla quasi apatica; fredda, distaccata e diretta. Non acida, non maleducata, ma /sincera/, un fattore importante che costituiva la maggior parte del carattere della giovane Weasley.
Non bella, non alta, non attraente o sexy, non particolarmente brillante ma nemmeno stupida: lei era Molly, nella sua più totale semplicità, nei suoi capelli né rossi e né neri, nel suo piccolo naso e nei suoi grandi occhi verdi. Le labbra piccole e rose, il viso pallido e il corpo piccolo. Eppure, chi mai avrebbe potuto dire che dentro a quell’insieme di pelle ed ossa vi era una forza talmente indomabile?
Lei era Molly, l’irrequieta ma saggia Molly, che mai e poi mai si sarebbe immaginata di dover buttarsi in qualcosa di più grande di lei.
Infatti, da quando durante la partita di Quidditch aveva avvistato come tutti il Marchio Nero sul cielo, l’irrequietezza, la paura e –per sua sfortuna- la curiosità, si erano impossessati di lei, spingendola a fare cose che, nella norma, non avrebbe mai fatto.
Come gironzolare per i Corridoi della vecchia Hogwarts di notte fonda, o anche solo rivolgere la parola a “Quel verme di Rowle”.
Ma, questo Molly l’avrebbe capito più in avanti, la nottata in cui parlò con lui molto presto si sarebbe rivelata più importante di quanto avrebbe mai creduto, cambiando lei e lui in bene, o forse in male.
O forse, avrebbe dannato entrambi, per il resto della loro vita.

 

Now the door is open,
The world I knew is broken.
With no return.
Now my heart is not scared,
Just knowing that you’re out there.

Watching me.
So believe

  
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