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Autore: Harrys_bravery    04/08/2014    15 recensioni
Se la dolce attesa è un periodo difficile, fare il genitore è anche peggio. Questo Harry e Louis l'hanno capito da tempo ormai, da quando Matty ha mosso i primi passi, ha pronunciato le prime parole e ha cominciato l'asilo. I due papà si sono sempre dimostrati all'altezza della situazione, sarà lo stesso quando dovranno affrontare la prima gita allo zoo del figlio e l' influenza che costringerà il bambino a letto per un po'?
Dal testo:
“Ma va bene, credo? È una cosa normale?” chiese Harry incerto. “Ah non so, amore. Perché non controlli su '10 passi da seguire per essere il papà numero uno' ?” il riccio rimase a bocca aperta e Louis ridacchiò; “Già, l’ho trovato. Un altro manuale, tesoro? Sul serio? E per il futuro, nel caso volessi tradirmi, il cassetto dei boxer non è un buon nascondiglio. Soprattutto se sono io che metto i tuoi a posto”.
Parents!Larry; Sequel dell' os Mpreg "You can wrap your fingers round my thumb".
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice


Ciao! Sono tornata con il sequel dell' Mpreg precedente. Come avevo anticipato, è solo un episodio aggiuntivo, una storiella senza pretese e davvero, lo capirò se resterà irrecensita (ma è lecito sperare il contrario, no?). Non c'è molto da dire, se non che questa storia è una cannonata di Fluff! Vi prego, non chiedetemi di continuarla ancora perchè diventerei dipendente. amo scrivere Parents!Larry. Il fatto che l'argomento " una nuova gravidanza" non venga approfondito, è proprio perchè voi possiate immaginare il futuro dei nostri due maritini! (Nella mia testa Louis rimane incinto ancora di una bambina che è praticamente la fotocopia di Harry, ma qualunque cosa avvenga nella vostra, di testa è ben accetto). Ovviamente, per chi ormai conosce il mio modo di scrivere, ma è sempre meglio precisarlo sa che il modo di esprimersi dei bambini, Matty in questo caso, è assolutamente voluto! Non ho improvvisamente dimenticato come si usano i congiuntivi, ecc. Per chi dovesse essere qui per la prima volta, la storia di partenza è "You can wrap your fingers round my thumb" . La storia, credo, si capisca bene ma per quanto riguarda i dettagli sui mestieri dei Larry, sulla nascita di Matty, e sulla non presenza di Liam (non c'era davvero posto per il suo ruolo, scusatemi), tutto è spiegato lì. Si tratta di una storia leggera e carina (almeno spero) e poi Louis incinto fa piacere a tutti ahahah. Devo ricominciare a studiare, ahimè, ma spero di garantirvi un' altra Os prima di risentirci probabilmente ad Ottobre. Sarà una rossa Torna il p0rn, yeeey e non vi anticipo nient'altro. Come sempre grazie a tutti, siete la mia gioia più grande (Dopo i One Direction) e davvero, il vostro parere è importantissimo quindi fatevi sotto! Love you all, alla prossima. Harrys_bravery
Viva gli alpaca.
Paca!

Paca!
 

I will watch you grow, you'll be beautiful





Pace. Louis adorava quella strana quiete che c’era al mattino, quando dopo aver staccato la sveglia lui era l’unico nella casa a non dormire. Pace, quiete, silenzio. Tutte cose che in casa sua e di suo marito Harry mancavano da un bel po’: da cinque anni circa. Ed era puramente casuale il fatto che loro figlio Matthew avesse proprio cinque anni. Ironia della sorte, già. Puntava addirittura la lancetta della sveglia dieci minuti prima di proposito, per godersi quegli attimi di tranquillità che gli erano preclusi nel resto della giornata. Da quando aveva dato alla luce il suo bel bambino, Louis si ritrovava ad apprezzare ogni piccola cosa. Solo qualche tempo prima avrebbe picchiato Harry con il cuscino se l’avesse chiamato anche solo cinque minuti dopo il suono della sveglia, ma essere genitori ti cambia. Adesso, ad esempio, era Louis a svegliare tutti quanti e anche a posare dolci baci sulla fronte di Matty per farlo alzare di buon umore (nessuno vorrebbe vedere Matthew con i capricci di prima mattina, davvero). Il liscio si girò tra le lenzuola, trovandosi di fronte a quella meraviglia statuaria che era suo marito. Le labbra rosse e carnose lievemente socchiuse da cui proveniva un lieve russare, i ricci sparpagliati sul cuscino e una delle sue gambe chilometriche dolcemente adagiata sul fianco di Louis. Gli schioccò un bacio dolce sulle labbra e Harry storse il naso infastidito. Erano passati cinque anni dalla gravidanza di Louis e la sua vena protettiva si era notevolmente allentata riversandosi, però, su Matt. Questa volta, tuttavia il maggiore proprio non poteva dargli torto. L’amore viscerale che ti unisce ad un figlio rimarrà uno dei misteri più belli ed inspiegabili per entrambi. Gli passò una mano tra i capelli ricci e “Amore” lo richiamò dolce, perché Harry era un po’ come Matty al mattino: bisognava prenderlo col piede giusto. “È ora di alzarsi, tesoro” e gli posò l’ennesimo bacio sul naso. Harry lo ignorò bellamente, continuando a ronfare. “Hazza? Harhar? Andiamo dolcezza” tentò ancora accompagnando ogni vezzeggiativo con un bacio lieve sulle carnose labbra del marito. “Si va allo zoo!” proruppe invece la voce squillate del più piccolino tra tutti, facendo il suo trionfale ingresso dalla porta e saltando senza troppe cerimonie sul lettone dei suoi genitori. Solo a quel punto Harry emise un grugnito, staccandosi dal marito e passandosi la mano sul viso con fare stanco. Louis tentò di fermare lo sgambettare eccitato di Matthew prendendolo tra le braccia; “Matty, fermati” impose, ridacchiando quando suo figlio con gli occhioni blu (che da lui aveva ereditato) gli strinse le braccia al collo. “Ma si va allo zoo, papà!” ripeté come se fosse una perfetta giustificazione al fatto che fosse sveglio già da diversi minuti e che era assolutamente esaltato per la sua prima gita. Era il suo ultimo anno d’asilo e le maestre organizzavano un’ uscita allo zoo tutti gli anni per gli alunni più grandi, per far socializzare i bambini con gli animali, per responsabilizzarli nel loro piccolo e (ipotesi non poi così remota) per dare pace ai genitori per un intero pomeriggio. Louis ridacchiò piano schiacciandogli un bacio contro i capelli lievemente ricci e dal colore del caramello. “Papà, credi che riuscirò ad accarezzare un Paca?” domandò speranzoso divincolandosi dalla stretta del maggiore per poggiarsi a cavalcioni sul petto di un Harry ancora intontito. “Matty” mugugnò soltanto il più piccolo tra i due papà, scompigliando i capelli del bambino. “Davvero, papi!” Matthew tornò allora a rivolgersi a Louis, pur mantenendo la sua posizione sul busto di Harry. “Sì, fagottino. Ci saranno di sicuro un sacco di alpaca” concordò il liscio spostando le coperte e cominciando ad alzarsi per preparare la colazione. “Paca! Paca!” saltellò contento Matt sul petto del suo papà, una smorfia chiazzò il viso di Harry e Louis sorrise a quell’ immagine. “Amore credo sia il caso di alzarti” disse il più grande, pizzicando l’alluce di Harry da sotto le coperte; “Amore” bofonchiò il riccio con le mani enormi posate sui fianchetti esili del figlio, “Credo di essere nudo”. Louis scoppiò a ridere ricordandosi della sera precedente e della smorfia di suo marito quando lui si era alzato per infilarsi il pigiama. “Papà… Perché sei nudo?” chiese Matty stranito; “Perché è già pronto per la doccia così” ridacchiò Louis sollevando il piccolo di peso e sussurrando “Chi mi aiuta a preparare la colazione?”. “Io, io, io!” si offrì volontario il bambino e Louis lo mise a terra prendendogli la manina fino alla cucina al piano di sotto; “Vi raggiungo tra un minuto” bofonchiò Harry, che si riavvolse tra le coperte e chiuse gli occhi di nuovo.
 
 
Harry raggiunse la cucina soltanto un quarto d’ora dopo, già vestito di tutto punto per andare a lavoro; “Buongiorno” annunciò contento. Matt sollevò la testa dalla sua coppetta di latte e cereali (con una spruzzata di cacao) e sorrise a suo padre, la finestrella tra gli incisivi centrali aperta perché quello di destra gli era caduto la settimana prima. Il riccio si chinò a lasciargli un bacio sulla fronte e ringraziò il marito quando gli mise una tazza di caffè sotto il naso (sì, perché a gravidanza finita il caffè era tornato grazie al cielo). “Allora fagottino, sei ancora in pigiama? Devi prepararti per andare allo zoo” disse Harry dandogli un buffetto sul nasino sporco di latte; “Sì! Voglio dare da mangiare le noccioline all’ elefante” commentò Matty sollevando le braccia in segno di vittoria. Louis alzò gli occhi al cielo sedendosi a tavola con la sua consueta tazza di tè e i beneamati biscottini al limone. “L’importante è che non ti allontani dai compagni e che segui sempre la maestra, intesi?” l’ammonì Harry e il marito si limitò ad intrecciare le caviglie con le sue sotto al tavolo, sorridendogli da dietro il tazzone contenente il bollente liquido ambrato. “Promesso!” annuì contento Matthew, spazzolando il resto dei cereali al cioccolato dalla scatola. Il telefono fisso squillò rompendo la calma di quell’amorevole colazione in famiglia. “Vado io!” propose il bambino, tuffandosi sul divano in salotto alla ricerca del cordless; Harry ne approfittò per sporgersi sul tavolo e schioccare un dolce bacio del buongiorno sulle labbra di suo marito. “Ciao, zio Niall” sentirono Matt dire in direzione della cornetta e Louis sbuffò sonoramente perché: “Non gli avevamo impedito di chiamare prima della undici?”; Harry rise. Nonostante Niall, il biondo irlandese, avesse sempre tifato per la femminuccia, era comunque diventato lo zio preferito di Matty. Questo perché Zayn (il mulatto migliore amico di Harry) non sapeva giocare a calcio, né tanto meno fare le corse con le macchinine. Quando però il bambino doveva fare un disegno per i suoi papà, o come compito a casa, era sempre a zio Zay che si rivolgeva. E chi avrebbe saputo resistere a quegli occhioni azzurri spalancati, il labbruccio sporto all’ infuori e le piccole manine giunte? Bè, di sicuro non il mulatto, che finiva per completare il disegno e cominciare anche a realizzare i robot preferiti da Matty e i personaggi dei cartoni animati che gli piacevano di più. Niall aveva comunque avuto il ruolo di padrino (come aveva sempre desiderato) ma aveva spartito la gloria con Zayn. Se prima le loro discussioni vertevano sul sesso del bambino, adesso erano tutti concentrati a guadagnarsi il titolo di zio dell’ anno, il che (ovviamente) implicava viziare Matthew in tutti i modi possibili ed immaginabili. Non che Louis fosse d’accordo, comunque. “Sì adesso ti passo papà” mormorò il bambino in direzione del telefono, per poi darlo ad Harry. “Noi andiamo a vestirci, sì?” chiese invece Louis prendendo Matty da sotto le ascelle guadagnandosi un “Sììì! Zoo! Paca!” in risposta. Quando gli sarà venuta questa fissa per gli alpaca poi? Essendo inizio settembre, il maggiore tendeva a coprire Matthew per evitare che colpi d’aria lo facessero ammalare, ma il bambino non era molto d’accordo a mettere giacche o giacchettini che gli impedivano i movimenti. Louis gli tolse il pigiamino di Ben Ten e scelse una salopette comoda dall’armadio del figlio. La cameretta era rimasta identica a quella a cui Harry aveva lavorato durante la gravidanza di Louis, fatta eccezione per il fasciatoio e la culla rimpiazzati da un letto comodo e una scrivania. Matty saltò nella salopette di jeans e Louis gliela abbottonò sul petto. “Prendiamo un giubbottino leggero, mh?” disse mentre allacciava le piccole converse rosse ai piedini del bambino, gli stessi che l’avevano tenuto sveglio la notte quando scalciava troppo. “No, papi! Nessuno dei miei amichetti ha un giubbotto e nemmeno io lo voglio” s’imbronciò Matthew; “È solo settembre, Matty. Fa ancora freschetto” rispose paziente. “Papà, no! Sarò l’ unico e non voglio, è scomodo” il bambino pestò il piede a terra per sottolineare il concetto. Louis stava per imporglielo sbraitando qualcosa, ma Harry entrò in camera domandando “Che succede qui?”. “Matt non vuole mettere il giubbotto” spiegò al marito con un’ alzata di spalle per poi domandare “Che voleva Niall?”. Il riccio lanciò un’ occhiata di traverso al figlio, un tacito rimprovero, per poi dire: “Oh, voleva invitarci al suo compleanno. È all’inizio della settimana prossima. Pare voglia fare una festa in grande: ristorante, amici e parenti”. Louis fischiò in approvazione, gli piacevano le feste ed era da secoli che non andava ad una di queste. “Sono invitato anch’io?” chiese il bambino con gli occhioni speranzosi; “Ovviamente! Ho già dato la conferma per tutti e tre. Ed è per questo che è importante che tu non ti ammali e che metta il giacchino” rispose Harry piegandosi all’ altezza del figlio e schiacciandogli l’ indice contro il naso a patata uguale al suo. Matty sbuffò, era identico a Louis ma il riccio si trattenne dal farlo notare. “Se ti ammali, io e papà ci andiamo lo stesso e chiamiamo il dottor Payne a farti da babysitter” continuò il maggiore convinto. E ok, forse questo era un tantino scorretto da parte sua perché aveva portato Matty con sé ad una visita di controllo e il bambino era rimasto terrorizzato dagli strumenti del dottore. “Posso mettere quello blu almeno?” chiese con il labbruccio all’infuori e Harry annuì, prendendolo in braccio. “Andiamo adesso, così anche papà Lou può vestirsi”.
 
 
“Quindi” sussurrò Harry avvicinandosi a Louis che lavava i piatti e abbracciandolo la dietro, “Abbiamo casa tutta per noi per un intero pomeriggio”. Il maggiore rise, continuando a passare la spugna sulle pentole usate a pranzo. “Hai un’idea su come passare il tempo?” domandò sornione mentre il riccio già posava baci languidi sul suo collo. “Assolutamente”. “Devo finire qui, staccati” impose Louis dandogli una gomitata giocosa contro lo stomaco. Harry si scollò e si sedette sul bancone della cucina sospirando. “La senti anche tu?” bisbigliò; “Cosa? La stretta al petto? La morsa di preoccupazione perché non sappiamo se Matty stia bene, se si sia perso o se abbia freddo? Sì, Haz. La sento”. Il riccio sospirò di nuovo, “Ma va bene, credo? È una cosa normale?” chiese incerto. “Ah non so, amore. Perché non controlli su 10 passi da seguire per essere il papà numero uno?” Harry rimase a bocca aperta e Louis ridacchiò; “Già, l’ho trovato. Un altro manuale, tesoro? Sul serio? E per il futuro, nel caso volessi tradirmi, il cassetto dei boxer non è un buon nascondiglio. Soprattutto se sono io che metto i tuoi a posto”. Il maggiore si asciugò le mani ad uno strofinaccio e poi prese posto tra le gambe spalancate di Harry, baciando via il suo broncio. “È normale, ok? Dobbiamo lasciargli fare le sue esperienze così come abbiamo fatto noi. E non importa quanto possiamo essere in pensiero… Va bene, amore?” il riccio annuì non troppo convinto. “Il manuale era per controllare le fasi della crescita, giuro!” Louis scoppiò a ridere prima di baciarlo ancora. Infondo in qualche modo dovevano pur passarlo il pomeriggio, no?
 
 
Matty spalmò le mani e il nasino sul finestrino dell’autobus giallo. Stavano tornando a scuola e intravedeva già i suoi papà pronti ad aspettarlo mentre chiacchieravano con qualche altro genitore. Si appiattì contro il seggiolino arancione su cui sedeva e recuperò il giubbottino dallo zainetto dove l’aveva tenuto tutto il giorno. Nessuno dei suoi amichetti aveva un giacchetto, e Matt si era sentito a disagio ad essere l’unico. Certo, un po’ si sentiva in colpa perché l’aveva promesso a papà Harry e non voleva che il dottor Payne gli facesse da babysitter, ma i genitori non l’avrebbero mai scoperto e lui non avrebbe più detto altre bugie. Giurin Giurello. Così s’infilò il giubbino, facendo attenzione a non far volare il palloncino rosso con lo stemma dello zoo, e si mise in fila aspettando di uscire dallo scuolabus. Aveva un sacco di cose da raccontare ai suoi papà, come per esempio di quando il Paca bianco gli aveva leccato la mano facendogli il solletico. Appena scese, si guardò intorno spaesato cercando con lo sguardo quello blu identico al suo di papà Lou oppure quello verde smeraldino di papà Haz. “Matty” lo richiamò la voce roca del riccio, e il bambino prese a correre nella sua direzione; si gettò tra le braccia del più grande che era già accovacciato per poterlo stringere. “Amore mio! Mi sei mancato così tanto oggi” sussurrò papà Louis al suo orecchio, come se fosse un segreto, lasciandogli diversi baci sulla fronte. “Anche voi” rispose mettendo in bella mostra le fossette e alzando le braccia minute in direzione dell’ altro papà. Harry lo tirò su in un batter d’occhio e si beò del bacio che il figlio lasciò sulla sua guancia e dello sfiorarsi delle gote di entrambi. “Andiamo a casa e ci racconti tutto, ti va?” propose Louis; “Abbiamo preparato le patatine fritte per cena” aggiunse Harry. Matty si incupì un attimo, perché lui stava per dirgli una bugia e loro gli avevano anche preparato le patatine. Poi però si scrollò le spalle e accettò la mano che entrambi gli porsero incamminandosi felice. Rise anche, quando il palloncino colpì la montatura degli occhiali di papà Lou facendolo sbuffare.
 
 
“C’erano anche le giraffe! Sono altissime! Più alte di papà Harry che è altissimissimo” raccontò il bambino mangiucchiando una patatina e sporcandosi le labbra di ketchup. Louis gli sorrise amorevole per poi pulirgli la macchiolina con il tovagliolo; il riccio gli sorrise soltanto. “Ho visto tantissimi Paca! E ho anche toccato una scimmia” il maggiore si arrese e lasciò che suo figlio si sporcasse quanto gli pareva, perché altrimenti avrebbe dovuto ripulirgli quel faccino da monello ogni due secondi. “E gli elefanti?” chiese invece Harry; “Erano grossissimi! Enormi! Più di grandi di papà Lou nella foto che tieni sul comodino”. “Hei!” s’imbronciò il diretto interessato e il marito rise accarezzandogli la coscia da sotto al tavolo. Amava quella foto di Louis che, incinto di nuove mesi, era avvolto dalla sua t-shirt leggera con i capelli scompigliati e gli occhi di un azzurro quasi liquido. L’aveva stampata ed incorniciata. “Poi c’era un capanno che faceva i tatuaggi degli animali e io ho fatto questo” continuò il bambino, sollevando la maglietta per mostrare il volto di una tigre sulla sua piccola spalla. “Dimmi che viene via con l’ acqua” commentò Louis e il marito rise mettendo in mostra le fossette. “Che tempo c’era?” domandò ancora il papà riccio e Matty si arrestò un attimo; “Faceva tanto caldo, papi” sussurrò alla fine, tornando a mangiucchiare le sue patatine. Quando poco dopo il piccolo si addormentò sul divano, Harry lo prese in braccio e lo adagiò nel suo lettino mentre Louis teneva le coperte ben sollevate per poi rimboccargliele fin sotto al mento. Il liscio posò un bacio sul capo riccioluto di suo figlio per poi uscire dalla stanza. “Secondo te per quanto ha tenuto la giacca addosso?” chiese Harry spogliandosi ed indossando il pigiama; “Dieci minuti? Forse quindici, dai” rispose Louis ottimista. “Secondo me nemmeno cinque. Cocciuto come suo padre” il maggiore gli pizzicò gli addominali; “Oh andiamo! Lo sai anche tu che è così, Lou”.
 
 
Pace. Louis adorava quella strana quiete che c’era al mattino, quando c’era silenzio assoluto intervallato dai colpi di tosse di Matt. Aspetta, non era proprio così. Il liscio si accigliò guardando la sveglia che aveva appena staccato. Mancavano dieci minuti alle sette e allora perché il bambino era già sveglio? Si mise a sedere passandosi la mano sul volto insonnolito, come sempre suo marito russava placidamente. “Papà?” sentì una voce fioca chiamarlo tra i colpi di tosse. Louis si sollevò e arrivò nella cameretta di Matty; lo trovò rannicchiato in posizione fetale mentre stringeva forte le coperte tra i pugnetti chiusi. “Amore” sospirò il maggiore, vedendolo con gli occhi azzurri lucidi; “Papà” ripeté il bimbo, con la voce un po’ graffiata dal mal di gola. Louis si sedette sul bordo del letto e passò la mano sulla fronte di Matt; “Scotti. Hai la febbre, fagottino”. “Non voglio avere la febbre, papi” mugolò piano posando la testolina riccioluta sul grembo di suo padre; Louis cominciò a far scorrere le dita tra quei riccioletti proprio come faceva con quelli molto più lunghi e definiti di suo marito. “Lou?” Harry fece capolino nella stanza del figlio, il pigiama solo per metà rimboccato nei pantaloni, e l’aria imbronciata di chi si è alzato senza suo marito affianco. “Matty ha la febbre” spiegò in fretta, una nota di preoccupazione nella voce. Anche Harry si abbassò all’ altezza del bambino, “Cucciolo, hei!” lo richiamò dolcemente, e solo quando gli occhietti non troppo vispi di Matthew si posarono sui suoi, gli sorrise rassicurante. “Papà!” piagnucolò il bambino gettandogli le braccia al collo e scoprendosi un po’, mantenendo le gambe sotto le coperte; “Va tutto bene, amore. È solo influenza!” lo tranquillizzò il riccio. “No” Matty tirò su col naso, “Ieri non ho messo il giubbotto. Ero l’unico e non volevo. Scusate se vi ho detto una bugia, ma per piacere non lasciatemi col dottor Payne mentre voi andate al compleanno di zio Niall”. Louis ridacchiò, rimettendolo sotto le coperte, “Certo che no, fagottino” lo rassicurò. “Ma… Avevi detto che se-” uno starnuto lo interruppe. “Il compleanno di zio Niall sarà solo la settimana  prossima: hai tutto il tempo per riprenderti e venire con noi” disse Harry accarezzandogli le guance paffute e scacciando via le lacrimucce con la punta delle dita. “Pr-promesso?” bisbigliò il bambino incerto; “Promesso” confermò Harry.
 
 
Louis si mise subito all’ opera, da bravo papà qual’ era, e preparò una minestra calda per pranzo, così che la gola dolorante di Matt trovasse sollievo. Passò quasi tutta la giornata con suo figlio, ad ascoltare le sue lamentele, misurargli la febbre e giocare al Game Boy finché, stanco, il piccolo non si addormentò. “Hei Nialler” disse Louis in direzione della cornetta, “Non posso venire all’ allenamento. C’è Matty con l’influenza”. “Il mio nipotino preferito?” il liscio ridacchiò, “È il tuo unico nipote”. “Mi occupo io dell’ allenamento, tranquillo. Ah, Lou!” lo richiamò prima che l’altro riagganciasse, “Per intenderci… Tu e Harry non avete intenzione di sfornare un altro marmocchio per il momento, vero?”. Il maggiore storse il naso, “Perché ti interessa?” domandò scettico. “Diciamo che c’è una sorta di scommessa tra me e il pakistano”; “Ciao, Niall” ridacchiò chiudendogli il telefono in faccia. Ridacchiando si diresse verso lo scaffale dei medicinali per cercare le gocce che il medico aveva prescritto al piccolo. Quando il telefono ricominciò a squillare, Louis quasi si tuffò sul tavolo per evitare che quel rumore infastidisse Matthew appena addormentato. Si ripromise che nel caso fosse stato Niall, l’avrebbe mandato a quel paese. “Amore? Sono io” la voce roca di Harry, invece, gli riempì i padiglioni auricolari; “Hei” lo salutò dolce. “È il primo attimo libero che ho da stamattina” sbuffò, picchiettando qualcosa sulla tastiera del computer; “Come sta Matty?”. “Si è appena addormentato. Ho chiamato il pediatra e mi ha dato delle gocce, poi ha detto di tenerlo al caldo e controllare se la febbre aumenti. Gli ho preparato una minestrina calda, così dopo pranzo può prendere la medicina” spiegò Louis. “Torno anche io per l’ora di pranzo” e allora si salutarono.
 
 
Matthew si rifiutò di alzarsi dal letto, quindi Louis fu costretto a salire il pranzo su un vassoio. Harry si sedette affianco a lui sul lettino e il bambino posò il capo stanco sul petto ampio del suo papà. “Ancora un altro po’ ” lo incitò Louis imboccandolo con il cucchiaio colmo di minestra; “Ma è bollente” si lamentò Matty col broncio. Harry gli accarezzò i capelli fermando la mano sulla fronte per controllare la temperatura. “Fa bene alla gola” spiegò il papà dagli occhi azzurri, riempiendo un’ altra cucchiaiata di brodino di pollo; “Su, fagottino, non fare storie” lo redarguì il riccio. Matty ne mangiò solo altri cinque cucchiai per poi abbandonare l’idea della salutare minestra. “Se prendi tutte queste gocce, ti faccio scegliere una merendina” sussurrò Louis concentrato per non perdere il conto delle goccioline di liquido che cadevano dal contagocce; “Una sola?!” sbuffò il piccolo chiedendo man forte con lo sguardo all’ altro papà. “Sì, e solo per toglierti il sapore della medicina dalla bocca” concordò Harry. “Ma non la voglio se è brutta” piagnucolò Matty aggrappandosi al collo del papà più giovane, ancora disteso con lui; “Ma così guarirai velocissimo, amore. Te lo prometto”. “Voglio la girella al cioccolato” sentenziò, aprendo poi la bocca come un coraggioso soldatino e ingurgitando tutta la medicina. Louis gli lasciò un bacio sul nasino e corse al piano di sotto a recuperare il dolcetto. “Sei stato bravissimo, fagottino” si complimentò Harry, che rimase a giocare un po’ con lui mentre Louis sistemava la cucina al piano di sotto.
 
 
“Dorme?” chiese Louis al marito, quando lo vide mettere piede in cucina nel tardo pomeriggio; Harry annuì per poi aggiungere “Ha ancora gli occhi lucidi, tra poco gli salirà la febbre”. Il maggiore si limitò a sospirare, mentre il riccio parve illuminarsi: “Ti ha per caso chiamato Zayn circa una scommessa?”. Louis sbuffò, “Niall, mi ha chiamato lui”. “Giocano troppo d’azzardo sulla nostra vita privata” commentò Harry prendendo una banana dal cesto della frutta sul tavolo; “Sì, l’hai notato?”. “Ma noi lo vogliamo dare un fratellino o una sorellina a Matty?” chiese a bruciapelo, più serio che mai, nonostante la banana che per metà gli occupava la bocca minasse notevolmente il suo aspetto riflessivo. “Amore?” si accigliò il maggiore; “Che c’è? Mi manca vederti incinto a gironzolare per casa, e poi… Sarebbe bello, no?” e così dicendo si sbarazzò della buccia del frutto. “Sarebbe bello, sì” concordò Louis baciandolo sulle labbra rosse; “Se capita, ok?”. Harry annuì, stringendo suo marito dai fianchi. “Sarà quel che sarà” bisbigliò al suo orecchio.
 
 
Matty scalciò le coperte con i piedini minuti. “No, papà. Non voglio dormire da solo, mi fa freddo e sono malato, quindi posso decidere tutto” Harry ridacchiò, “Non è mica il tuo compleanno, Matt”. “È così perché ho la febbre quindi dovete trattarmi bene” Louis si sedette sul letto del figlio mettendogli dei calzini di cotone, dal momento che aveva freddo. “E cosa vorresti, mh?” domandò pizzicando poi l’alluce piccolino attraverso la stoffa leggera; “Papà io non voglio, ma devo. Se mi sento male, sarò già nel lettone!”. “Mi sembra assolutamente necessario” concordò il maggiore con ironia e il bambino annuì convinto. Harry rise, ma si chinò comunque per prendere in braccio Matty, mentre un Louis premuroso lo avvolgeva in una coperta per evitare che prendesse freddo. “Solo per stanotte, però” fece il maggiore, che non voleva che il figlio prendesse il vizio di dormire insieme a loro, era già stato difficile abituarlo a stare in stanza da solo all’ inizio. “Finché non guarisco” protestò, posando la testa riccioluta sulla spalla di papà Harry. “Matt” lo riprese Louis; “Papà!” lo imitò il bambino. Il riccio rise e scosse la testa per poi proferire “Domani ne riparliamo”.
 
 
Matty era completamente sul petto di Harry e Louis cercava invano di coprirlo. “Lascia perdere, Lou” mormorò il più piccolo per non svegliare il bambino, quando l’ennesimo movimento addormentato di Matt fece cadere la coperta. Il riccio passò le mani tra i capelli adorabilmente ondulati del figlio, coccolandolo nel sonno. “Tra poco lo metto al centro del letto” il liscio annuì, con un cipiglio preoccupato in viso. “A che pensi?” domandò quindi il minore, distendendo con la punta dell’ indice le sopracciglia aggrottate del marito. “Al fatto che la febbre non sia ancora scesa. Le gocce non hanno fatto effetto” spiegò, sempre mantenendo basso il tono della voce. “Domani andrà meglio, vedrai” lo rassicurò Harry sporgendosi per premergli un bacio delicato sulle labbra. Poi adagiò Matthew al centro del lettone e lo coprì. Si scambiarono solo un sorriso, perché dentro ci lessero tutto l’amore per quella creaturina e per loro stessi.
 
 
Il giorno successivo non andò meglio, comunque. La febbre era ancora alta, e Matty si era impuntato per rimanere nel letto dei suoi perché “È così grande e morbido, papà”. Louis aveva annullato di nuovo gli allenamenti e aveva portato il figlio dal pediatra. Matthew era in vena di capricci quel giorno da quando aveva aperto gli occhi. “Papà! Voglio vedere il film di Peter Pan” urlò per la centesima volta dal piano di sopra; “Matty, lo sai che quel dvd è rotto, scegline un altro” gridò di rimando. E davvero, grazie mille Harry Styles per non controllare mai su cosa ti siedi, cartone animato preferito di tuo figlio incluso. “Ma io voglio vedere quello!”, Louis salì le scale sbuffando con un tazzone di latte caldo per alleviare il dolore alla gola di Matty. “Non fare i capricci, Matt. Guardane un altro e basta” sospirò sedendosi sul letto dal lato di Harry e porgendogli il mug. “Voglio il cacao nel latte” il lisciò spiegò pazientemente che “Devi bere solo latte con un po’ di miele per farti passare il mal di gola, tesoro”, ma il bambino non ne volle sentire. All’ ennesimo capriccio e allo spintone che quasi fece rovesciare tutto il liquido bianco sul letto, Louis perse le staffe: “Ok, Matthew non vuoi bere il latte? Non avrai neanche il pranzo, però. Non vuoi scegliere un altro cartone animato? La tv adesso la spegniamo”. Prese il telecomando e premette il tasto rosso, recuperò la tazza dal comodino e uscì dalla stanza appena in tempo per sentire “Sei cattivo, papà! Io non ti voglio più bene!”. Sospirò e chiuse la porta.
 
 
“Hei fagottino, hai fame?” chiese Harry entrando nella sua stanza da letto con un vassoio in mano. Matty alzò la testa dalle due macchinine che stavano attraversando la montagna (il suo stesso ginocchio…) e annuì debolmente. “Ma papà Lou ha detto che non posso mangiare” disse con il labbro all’ infuori e gli occhietti lucidi. “Papà era solo arrabbiato, tesoro. Sei stato un po’ capriccioso oggi, eh?” fece il riccio, rimproverandolo prima di sedersi affianco a lui con la pasta in bianco che Louis aveva preparato per il bambino. Matty aprì la bocca affamato e inghiottì la prima forchettata, annuendo poco convinto. “Devi capire, amore, che tutto quello che io e papà facciamo è solo per il tuo bene” continuò Harry imboccandolo ancora, “E devi anche capire che le parole hanno un peso”. “Come gli elefanti?” chiese ingenuamente il bambino masticando; “Esatto. Quindi se dici cose brutte fai star male le persone”. “Papà Lou sta male? Perché credo che gli ho detto una cosa brutta” sussurrò mordendosi il labbro con l’ unico incisivo sul davanti. “Gli hai detto una cosa molto brutta, sì. Ma vuoi sapere un’altra cosa su me e papà Louis?” chiese il riccio mettendo da parte il vassoio per un attimo. Matty annuì. “Io e papà ti perdoneremo sempre, capito? E ti vorremo sempre bene. Tantissimo bene” il bambino fece un sorriso tenue, “Quindi Papi mi vuole ancora bene? Anche se sono stato cattivo?”. “Certo che te ne vuole, cuccioletto. Finiamo la pasta e andiamo a scegliere una merendina in cucina, così papà ti da la medicina” Matthew annuì ancora, muovendo il culetto sul letto e saltellando un po’. Louis già sorrise nel sentire dei passettini affrettati scendere le scale, poco dopo. “Papà! Papà!” lo richiamò a gran voce il figlio, e lui si chinò per prenderlo tra le braccia. Matty lo strinse fortissimo e gli posò un bacio appiccicoso sulla guancia. “Non è vero che non ti voglio più bene, papi. Te ne voglio tantissimissimo” il maggiore rise, accarezzando i capelli del suo bambino e poi rivolse un sorriso al suo uomo, che se ne stava poggiato alla porta a godersi la scena con un vassoio vuoto in mano.
 
 
La febbre passò soltanto dopo quattro giorni, con l’ aiuto di tre punture. Ogni giorno che faceva un’ iniezione, Matty voleva un cerottino sul sederino, come quello che adesso campeggiava sul lato destro. Un cerotto dei Gormiti. Al terzo giorno, Niall non aveva più potuto fare a meno di Louis agli allenamenti di calcio e quindi Zio Zayn aveva fatto da babysitter a Matty. Un intero pomeriggio passato tra matite colorate, macchinine e videogiochi. “Posso dormire ancora nel lettone?” chiese il bambino saltellando intorno a Louis, intento a cambiare le lenzuola. “Ormai non hai più febbre, amore. Puoi tornare nel tuo letto” lo rimbeccò il padre. Matthew si imbronciò un po’, ma ritentò “Almeno possiamo mangiare le patatine fritte a cena stasera?”. Louis rise scompigliando i capelli del bambino; “Sì, tesoro. Sì”. Fu in quell’ esatto istante che Matty saltò al centro del letto matrimoniale, vanificando il lavoro di Louis e stropicciando tutte le coperte appena messe. Il liscio si finse arrabbiato, e gattonò anche lui sul letto per afferrarlo dal polpaccio e mordergli il pancino poco pronunciato. “C’è una festa e non mi invitate?” domandò Harry entrando in camera. “Papà! Aiuto! Papà Lou mi vuole mangiare” Harry allora si finse indignato e dopo aver tirato una coperta per crearsi un mantello urlò: “Chi osa minacciare il mio bambino?”. Passarono il pomeriggio a giocare e scherzare sul letto, a cercare di costruire un castello di coperte e per cena mangiarono patatine fritte. Oh! Matty dormì ancora nel lettone, ma solo perché era in convalescenza, sia chiaro.
 
 
“Giallo fosforescente” impose Harry. “Quelle bianche e nere con i tacchetti arancioni” ribatté Louis piccato.  Erano in un negozio sportivo, il giorno prima del compleanno di Niall a cercargli un regalo. L’irlandese aveva spesso lamentato di come le suole delle sue scarpette da calcio fossero rovinate, per tanto Louis aveva subito optato per degli scarponcini nuovi, peccato che suo marito non condividesse i suoi gusti. “Amore, quei tacchetti sono troppo grossi, servono dei tacchetti più piccoli e poi queste qui” continuò con fare da sapientone sollevando una delle scarpe che aveva in mano, “Hanno le suole in fibra di carbonio e quindi sono più resistenti”. Harry lo fissò a bocca aperta, certo il calcio era un campo di pertinenza di suo marito, ma non immaginava ci fossero così tante cose da tenere in considerazione nel comprare delle scarpe. “Uhm…” tentò di ribattere, “Sono gialle e sono visibili anche a grande distanza e con la pioggia?”. Louis scoppiò a ridere e non riuscì a trattenersi dallo sporgersi e lasciare un bacio delicato sul labbro inferiore di Harry. “Mi piace l’arancione” suggerì Matty dalla panchina di prova su cui era seduto, con le gambette penzolanti e un pallone che faceva rotolare sulla superfice liscia della panca. “Visto? Due a uno. Siamo la maggioranza” fece Louis ridacchiando, ma sapeva bene che il riccio si sarebbe arreso al suo volere comunque. “Questa me la paghi, marmocchio” mormorò in direzione di Matt con una finta espressione tradita che fece ridere anche il bambino.
 
 
Louis assicurò i pantaloni beige del suo bambino con delle bretelle  blu coordinate alla piccola t-shirt a righe bianca e blu ben rimboccata nei pantaloni chiari. Gli allacciò le piccole scarpette e poi si sistemò la sua semplice maglietta bianca celata da una giacca elegante scura. “Siamo pronti” annunciò a suo marito entrando nella camera da letto. Harry era ancora intento a scegliere la camicia, mentre rovistava a petto nudo nell’ armadio, con gli skinny jeans ancora sbottonati. “Ma siete bellissimi!” disse guardandoli, “Fai una bella giravolta” fece poi in direzione del figlio. Matty girò su se stesso e sorrise ritornando al punto di partenza, mostrando con un certo orgoglio i suoi vestiti e il suo dentino mancante. “Amore sei proprio un ometto” il riccio gli scompigliò i capelli amorevolmente. Louis sorrise alla scena, per poi rovistare al posto del marito nell’ armadio. “Che ne dici di questa?” propose estraendo una camicia a fantasia grigia e nera; Harry annuì, avvicinandosi per prendere l’indumento dalle mani di Louis. “Sei stupendo” gli sussurrò nell’ orecchio e dopo tutti quegli anni, il maggiore arrossì, come faceva all’ inizio. Allora il riccio non riuscì a trattenersi e tirandolo dalla nuca lo baciò, bisognoso e a bocca aperta. “Bleah! Papà” commentò Matty portandosi le mani a coprire gli occhi e i due ridacchiarono. Dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa, corsero incontro a loro figlio e lo sommersero di bacetti sulle guance e tra i capelli mentre esili (e falsi) lamenti affioravano dalla piccola boccuccia di Matthew.
 
 
“Ragazzi! Ben arrivati” li salutò Niall all’ ingresso della sala del ristorante che aveva prenotato per l’occasione. “Buon compleanno, zio!” urlò Matt attaccandosi alla sua gamba. L’irlandese lo sollevò e lo prese in braccio per ricevere un bacetto sulla guancia. Fu il turno di Harry e Louis per gli auguri e poi il bambino mostrò a suo zio un pacchetto incartato con una lucente carta argentata. “Questo è il tuo regalo. Se ti piace, l’ho scelto io. Se non ti piace è stato papà Lou”, Niall accettò il pacco sorridendo e schioccando un bacio sulla fronte del bambino. “Se volete iniziare a sedervi, l’antipasto è già in tavola” suggerì il biondo. “Prima aprilo!” pretese Matt, e Harry gli tirò una bretella in modo scherzoso. “No! Grazie ragazzi! Sono stupende… Fibra di carbonio? Lou, sei il migliore” disse Niall abbracciandolo. “L’ ho scelto io” saltellò contento Matthew, “Io volevo quelle giallo evidenziatore” Harry fece spallucce e tutti scoppiarono a ridere. “Accomodatevi dentro, a dopo” li salutò Niall, per accogliere altri ospiti.
 
 
Louis coprì Matt con un tovagliolo, che gli legò poi intorno al collo, per evitare che il bambino si sporcasse. Harry intanto, seduto affianco al figlio, versò del vino rosso nel bicchiere del marito che lo ricambiò con un sorriso radioso. Matty impugnò la forchetta e raccolse dei chicchi di  riso dal piatto: molti si persero lungo la strada dal piatto alla sua bocca, rotolando sulla tovaglia e sulla sua bavetta improvvisata. “Ho sete, papà” si lamentò il bambino, e il riccio provvide subito a riempirgli il bicchiere di acqua liscia. Louis stava raccontando ad Harry un episodio riguardante un ragazzino che era avvenuto proprio quel pomeriggio agli allenamenti, mentre teneva d’occhio Matty e la forchetta che centrava la bocca sempre più difficilmente. “Indovina chi sono?” due mani grandi si posarono sugli occhi di Matt e il bambino abbandonò il risotto per portare le manine minute a tastare quelle che gli coprivano la vista. “Zio Zay!” esclamò dopo aver toccato uno degli inseparabili anelli che adornavano le mani del mulatto. “Ciao, mostriciattolo” lo salutò lo zio e Louis storse il naso a quel soprannome. “Puoi evitare di paragonare mio figlio a creature mitologiche o mostruose?” rise Harry, dandogli una pacca sulla spalla. Zayn lo ignorò, per poi rivolgersi ancora al bambino, “Piccoletto, ma lo sai che nel giardino del ristorante c’è un parco giochi con tanto di scivolo e altalene?”. Matty sembrò pregare i suoi genitori con gli occhi e allora Louis sbuffò slacciandogli il tovagliolo dal collo; “Ma cerca di non cadere o di sporcarti. E non prendere troppo freddo che sei appena guarito” puntualizzò il liscio. Il bambino annuì dando la manina allo zio e incamminandosi. “È instancabile, non è vero?” sussurrò Harry occupando il posto che prima era di Matt, sedendosi vicino al marito. “Tutto suo padre” lo prese in giro Louis, schioccandogli un bacio sulle labbra carnose.
 
 
Nonostante le danze si fossero aperte già da un quarto d’ora, Louis e Harry erano seduti al loro tavolo a tentare di far ingoiare a Matt un po’ di carne, camuffandola con un contorno di patate al forno. Quando il festeggiato stesso, però, li chiamò per unirsi a loro non poterono davvero tirarsi indietro e dopo che Harry ebbe allacciato le scarpette di Matthew si diressero verso la pista da ballo. Ballarono un po’ facendo ruotare il bambino tra loro, e Matty rise felice e spensierato, almeno finché Zayn non lo sollevò di peso costringendolo ad essere il suo cavaliere per un lento. Louis allora allacciò le braccia intorno al collo di Harry e si lasciò guidare da suo marito, come faceva da sempre in realtà. “Ti amo” gli sussurrò il riccio nell’ orecchio, e il maggiore sorrise posando la testa sul suo petto. La musica cambiò in fretta ed un twist anni sessanta prese il posto della note dolci. Harry recuperò Matty, facendolo girare e saltare a tempo di musica, mentre Louis andò a posare la giacca sul tavolo. Rimase per un po’ in disparte ad osservare suo marito che sorrideva e faceva scuotere i fianchetti minuti del suo bambino. A quella visione, il cuore gli si riempì di gioia, si sentiva così felice che immaginò potesse scoppiare da un momento all’altro. Quei due erano la cosa più importante che avesse al mondo, e vederli così sorridenti faceva sorridere lui di rimando. Louis non aveva mai creduto che fosse possibile amare due uomini contemporaneamente, ma eccolo lì, profondamente innamorato di entrambi: uno lo aveva sposato e uno lo aveva messo al mondo. Rise a quelle considerazioni e poi quando Harry si avvicinò tendendogli la mano e Matty lo chiamò a gran voce per unirsi a loro, smise di pensare e semplicemente si godette quel meraviglioso paradiso che era la sua famiglia.
 
 
THE END.
 
  
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