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Autore: Angelauri    04/08/2014    10 recensioni
A Miami è una splendida giornata estiva. Fa molto caldo e il team Austin e Ally si deve riunire. Il programma sarebbe quello di andare in spiaggia dopo aver discusso del nuovo video di Austin. Ma purtroppo succede qualcosa di inaspettato che trasformerà una bella giornata di sole e divertimento in un incubo per Austin, Ally, Trish e Dez. Come reagiranno i nostri protagonisti?
Dal testo:
"Pensai che al mondo ci sono diversi tipi di persone.
I simili, che vivono cercandosi a vicenda.
Gli opposti, che si attraggono come calamite.
Le anime gemelle, che si trovano sempre, anche se lontane.
E, infine, le persone come me ed Ally, che si cercano, si attraggono e si trovano nello stesso momento. Che sono simili, ma che sono anche agli opposti.
Quelle persone che sono complementari, fondamentali, indispensabili l'uno per l'altra.
Che da sole sono forti, ma che insieme sono indistruttibili, eccezionali.
E non importava se Ally non mi amava come l'amavo io, perché noi due eravamo quell'ultimo genere di persone.
Ci appartenevamo e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo."
Spero di avervi incuriosito e che leggiate questa mia prima fanfiction :-D
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ally Dawson, Austin Moon, Dez, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Incubo ad occhi aperti

Trish

Appena vidi Ally cadere a terra, le corsi accanto.

- Ally... - la chiamai oramai con le lacrime agli occhi mentre le scuotevo leggermente un braccio - Ally, ti prego svegliati...-

Mi voltai verso Austin, disperata.

Era come paralizzato, irrigidito. Lo sguardo incomprensibile. Non poteva andare in panico, non in quel momento. Avevo bisogno del suo aiuto, Ally aveva bisogno di tutti noi.

Mi girai verso Dez.

Bianco in volto, però ancora reattivo. Lo chiamai e lui si avvicinò velocemente.

- Dez, vai a chiedere aiuto! Veloce! - dissi cercando di trattenere i singhiozzi.

Lui annuì non molto convinto, ma cominciò a correre verso l'uscita.

Guardai Ally.

Il suo esile corpo era immobile, solo il suo petto si muoveva leggermente. Respirava, con fatica, i suoi respiri erano irregolari, ma era viva.

Dovevo chiamare un'ambulanza, ma non potevo lasciarla da sola.

- Austin! - gridai - Austin, ti prego! -

Ma era come se non mi sentisse.
 

Austin

Trish mi stava chiamando, ma non riuscivo a muovermi.

Mi sentivo come se nel corpo avessi avuto piombo al posto delle ossa.

Come se, al posto del sangue, mi scorresse ferro fuso nelle vene.

Sentii un forte dolore al petto.

Caddi a terra, in ginocchio.

Avrei solo voluto piangere, in quel momento.

Piangere fino a quando quel dolore, che tormentava il mio cuore, non se ne fosse andato via.

Piangere fino al momento in cui non avrei avuto più lacrime da versare.

Fino a quando non mi fossi svegliato da quell'incubo.

Ma non potevo farlo, perché dovevo aiutare Ally.

Questo pensiero mi risvegliò.

Avrei fatto di tutto per lei.

Di nuovo Trish mi chiamò e finalmente la sua voce non mi arrivò come se fossi in una boccia di vetro piena d'acqua.

Corsi da lei.

- Grazie al cielo! - disse. Il viso era meno teso, ma rigato dalle lacrime.

 

Dez

Corsi a perdifiato fino alla piazza centrale del centro commerciale, ora piena di gente : la riunione dei proprietari dei negozi doveva essere appena finita.

Appena vidi il papà di Ally lo chiamai: - Signor Dawson! Signor Dawson! -

Lui mi raggiunse, un po' titubante, e io gli raccontai tutto.

Il suo volto diventò sempre più cupo e preoccupato. Cominciò a tremare, nonostante fossimo in piena estate.

- E... Ora Ally come sta? - mi chiese cercando di tenere ferma la voce, anche se si sentiva che si stava trattenendo dal piangere.

- Non lo so, quando sono venuto qui era appena caduta a terra. - risposi, dispiaciuto di non poterlo far stare meglio.

Poi tornammo il più velocemente possibile al Sonic Boom.

 

Trish

Austin finalmente tornò alla realtà. Con gli occhi lucidi mi chiese cosa potesse fare per aiutare Ally.

Mi ricordai che, una volta, avevo partecipato a un corso di formazione di pronto soccorso, per poter essere così assunta come bagnina. Anche se venni licenziata il giorno dopo, mi ricordavo di come l'istruttore ci avesse spiegato cosa fare nel caso in cui una persona avesse perso conoscenza. Non sapevo cosa era successo ad Ally, ma fu la migliore idea che mi venne in mente.

- Allora... - dissi con voce tremante - Bisogna sollevarle le gambe, in modo che il sangue circoli meglio... -

Lui fece tutto quello che gli dissi e, mentre metteva un cuscino sotto la testa di Ally, io chiamai il 911.

 

Austin

Trish si allontanò col telefono in mano.

Io presi una mano di Ally tra le mie e le scostai dal viso una ciocca di capelli color caramello.

Il suo cuore batteva più veloce del dovuto, è vero, ma almeno batteva.

Vedendola a terra, priva di sensi, avevo subito pensato al peggio, ovvero che fosse... beh potete immaginarlo. Non riesco nemmeno a dirlo a causa del terrore che quel pensiero aveva provocato in me.

Ally era così bella, anche se stava male.

Le labbra rosee, il viso di carnagione chiara, i lineamenti delicati.

Era come addormentata.

Mi tornarono alla mente le fiabe che, quando ero piccolo, mia mamma raccontava a me e alle mie cugine : Biancaneve, la Bella Addormentata...

A me non piacevano tanto, perché erano più per bambine, ma in entrambe i valorosi principi salvavano le loro principesse dal sonno eterno con un “bacio del vero amore”.

- La cosa più potente del mondo intero! Più forte anche del maleficio della strega \ regina cattiva (a seconda della storia)! - diceva sempre mia mamma con aria sognante.

Guardai Ally.

Lei poteva essere la mia bellissima principessa ed io il suo coraggioso principe. Forse se l'avessi baciata, lei si sarebbe svegliata.

Ma io non ero stato abbastanza coraggioso, perché ero andato nel panico quando le serviva il mio aiuto.

Sentii Trish parlare al telefono. In un ospedale qualcuno, un dottore o un infermiere forse, le stava chiedendo di Ally.

Questa era la realtà, non poteva essere una fiaba.

Era la realtà, non un racconto a lieto fine, come quelli che mi raccontavano e che mi facevano addormentare sereno.

Era la realtà e io non avrei svegliato Ally con un bacio, anche se quello che provavo per lei era vero amore.

 

Trish

- Cosa è successo di preciso? - mi chiese una voce femminile all'altro capo del telefono.

Io le avevo già spiegato dove ci trovavamo, chi era la persona che stava male e che cosa avevamo fatto.

L'ambulanza sarebbe arrivata a momenti.

- La mia amica è caduta a terra e... io... - stavo ricominciando a piangere - Io non lo so che cosa le è accaduto di preciso... -

- Va bene. Da quel che mi racconta è stata già in grado di effettuare le prime manovre necessarie. A momenti arriveranno i paramedici. Stia tranquilla. -

- Okay... -

La chiamata si concluse.

Mi accovacciai vicino ad Austin. Entrambi piangevamo in silenzio. Gli strinsi la mano e fu come se ci stessimo infondendo un po' di forza a vicenda.

La porta si aprì di colpo. Sobbalzammo, ma poi ci accorgemmo che erano solo Dez e Lester che, avvicinandosi alla figlia, cominciò a singhiozzare.

Chissà quanto dolore stava provando in quel momento... Se noi, che eravamo i migliori amici di Ally, stavamo così male, per lui era sicuramente mille volte peggio.

Ricordai quando, a scuola, la professoressa di letteratura ci spiegò cosa era la vita.

- È come una strada a senso unico, come un treno che non può tornare indietro e che si ferma una sola volta, per sempre. Durante il nostro percorso potremmo trovare difficoltà, pericoli, sofferenze. Ma incontreremo anche persone che ci aiuteranno, che ci saranno amiche, che ci ameranno per quello che siamo. - disse.

Ci spiegò anche che tutti quanti nel corso delle nostre esistenze facciamo scelte, viviamo esperienze, proviamo emozioni, che saranno sempre diverse da quelle degli altri. Che ognuno di noi avrebbe cominciato a tenere a qualcosa, a combattere, ad amare, a soffrire per quel qualcosa.

Ci avvertì però che, se avessimo perso quello a cui tenevamo di più, la vita ci sarebbe sembrata senza senso, ma che in qualche modo saremmo dovuti andare avanti.

Svelò a me e al resto della classe che la persona che aveva amato di più al mondo era il suo unico figlio, che aveva perso la vita in un incidente stradale.

La sua espressione era così triste mentre ci parlava che la ricordo ancora...

Disse che (nella maggior parte dei casi) la cosa peggiore che potrebbe capitare a dei genitori sarebbe perdere i propri figli, perché è contro natura e perché morirebbero loro stessi pur di farli star bene e renderli felici.

Guardando il signor Dawson rividi la mia professoressa, con la sua stessa tristezza nel volto, anche se Ally era viva.

Distolsi lo sguardo, incapace di sopportare ulteriore sofferenza.

In quel momento arrivò l'ambulanza con tre paramedici, che dopo averci fatto allontanare, misurarono la pressione e il battito cardiaco di Ally. Poi uno dei tre ci si avvicinò e ci disse che Ally non era in pericolo di vita, che si sarebbe ripresa presto, ma che sarebbe stato meglio portarla in ospedale per farle specifici accertamenti. Ci sentimmo tutti un pochino meglio, ma la nostra amica non si era ancora svegliata, è ciò non mi era sembrato un buon segno.

 

Austin

La misero su una barella e la portarono via.

Via da noi.

Via da me.

Senza neanche dirci cosa le era successo.

Il signor Dawson salì in ambulanza insieme a lei, ma noi non potemmo seguirla.

Era così ingiusto.

Non potevano portarla lontano da me.

Uno dei paramedici accese il motore, dopodiché partirono in direzione dell'ospedale.

Feci per rincorrerli, ma Trish e Dez mi fermarono.

- Ally! - urlai con tutta la voce che avevo in corpo, come se lei potesse sentirmi.

Ma lei non poteva. Era questa la crudele verità.

Ci abbracciammo a vicenda.

Non volevo piangere, non di nuovo, perché farlo avrebbe confermato che tutto questo era accaduto veramente.

Non volevo piangere, perché dovevo essere coraggioso e dare forza ai miei amici.

Ma piansi ugualmente, perché era più forte di me.

Quando ci staccammo gli uni dagli altri, rimanemmo immobili, sulla porta del Sonic Boom.

- Tornate a casa ragazzi. - ci aveva detto uno dei medici.

Ma io non mi sarei mosso di lì fino al ritorno di Ally.

 

Trish

Quando l'ambulanza se ne era andata via, nessuno dei tre voleva tornare a casa.

Volevamo stare insieme, convinti che, così, saremmo stati meglio.

Ma poi quando i nostri genitori vennero a sapere dal signor Dawson cosa era successo, ci vennero a prendere.

Austin oppose un po' resistenza inizialmente, ma alla fine tornò a casa, con gli occhi gonfi e rossi e il viso rigato da lacrime amare. Nello stesso stato in cui anche io e Dez ci trovavamo, del resto. Non ebbi nessuna notizia di Ally quel tardo pomeriggio, nessun indizio che mi facesse anche solo avere speranze per la sua condizione. Inutile dire che non riuscii a chiudere occhio quella notte. La mia migliore amica era appena stata male davanti ai miei occhi... non sarei mai riuscita a dormire.

 

Austin

Tornato a casa mi chiusi in camera mia.

Mia madre cercò di consolarmi, ma invano.

Non toccai cibo.

Non riposai.

Il mio mondo avrebbe ricominciato a girare solo nel caso in cui avessi saputo che Ally stava meglio. Ma quella sera nessuno mi disse come stava. Provai a chiamare suo padre, ma non mi rispose. Anche l'ospedale si rifiutò di comunicarmi qualcosa, in quanto non ero un parente della paziente. Lanciai il telefono contro la parete e mi stesi sul mio letto. I ricordi più felici di quegli anni cominciarono a vorticarmi in testa, uno dopo l'altro. E più pensavo ad Ally, più stavo male perché non potevo stare con lei nel momento in cui aveva bisogno. Mentre lei, per me, c'era sempre stata.

Quel giorno fu uno dei più brutti della mia vita. Avrei voluto soltanto dimenticarlo. Ma non potevo, mi era impossibile farlo.

Verso le undici mia madre tornò in camera mia e si sedette vicino a me.

- Dormi tesoro mio, vedrai che domani Ally starà meglio e potrai vederla di nuovo. Ti prometto che appena potrai, ti accompagneremo a trovarla. - mi disse.

Poi mi abbracciò, con uno di quegli abbracci materni pieni di affetto e comprensione che ti fanno stare meglio anche quando il tuo mondo crolla.

Io ricominciai a piangere, silenziosamente, cercando di nascondere la testa tra i suoi capelli. Non perché mi vergognassi, ma perché avevo paura che, se mi fossi lasciato andare con tutta la disperazione che avevo in corpo, sarei potuto annegare nelle mie stesse lacrime.

- La vita ci ferisce, tutti quanti. Lo sai? - mi sussurrò nell'orecchio - E non si può sfuggire ai suoi colpi. -

Mi accarezzò i capelli e io la guardai negli occhi.

- E allora come facciamo a stare meglio? - le chiesi con la voce che mi tremava.

- Imparerai che col tempo si può guarire, se ci prendiamo cura gli uni degli altri. - mi rispose dandomi un bacio in fronte - Ora riposati. -

Mi lasciò di nuovo da solo, a guardare il soffitto della mia stanza.

Non volevo dormire.

E non ci sarei riuscito, in ogni caso.

Perché sapevo che se mi fossi addormentato, quella terribile giornata che era stata un incubo ad occhi aperti, si sarebbe ripresentata anche durante il sonno.

Un incubo che io non sarei riuscito a rivivere tutto da capo.

 

Angolo Autrice

Ecco il terzo capitolo della mia fan fiction. Scusatemi, sono un po' in ritardo, lo so... Vi avevo promesso di pubblicare il seguito della storia entro ieri, ma ho avuto dei problemi col computer. In più questo capitolo non è molto bello secondo me... Quindi scusate ancora.

Ringrazio di tutto cuore tutti i lettori e chi ha recensito. Grazie mille, davvero. Siete fantastici e gentilissimi :-)

   
 
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