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Autore: Fiamma Erin Gaunt    05/08/2014    3 recensioni
Will è alle prese con un vero dilemma: cosa regalare alla sua Eve per il loro primo mesiversario?
Da bravo figlio di Apollo decide di buttarsi sull’arte, ma …
… Bè, avete presente cosa succede quando Apollo si mette a comporre Haiku, no?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Artemide, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Treasure, please, don’t do it again

Will aveva passato un’intera settimana cercando qualcosa che potesse andare bene per Eve. Aveva scartato i gioielli, sicuro che una figlia di Ares avrebbe probabilmente potuto usarli solo come cariche per la balestra o magari la mazzafionda, stessa cosa per vestiti o qualcosa di trendy e alla moda. Aveva pensato poi alle armi, ma Austin gli aveva fatto notare che fosse un regalo un tantino troppo inquietante da fare alla propria ragazza. E poi, sinceramente, Eve era capace di terrorizzarlo con una semplice occhiata, fornirgli anche i mezzi per farlo fuori era un po’ troppo masochista persino per uno come lui.

Ma quella mattina, aprendo gli occhi e fissando una delle gigantesche riproduzioni dorate di Apollo che adornava il pensile di fronte al suo letto, ebbe l’ispirazione.

Suo padre era il Dio delle arti e della musica, quindi perché non sfruttare la cosa a proprio vantaggio?

Restava solo da decidere che tipo di componimento regalarle. Una poesia? No, meglio di no, visto che solo il giorno prima alcuni dei suoi fratelli avevano scagliato una maledizione che aveva costretto i figli di Ares a parlare in rima per tutto il giorno. Ricordarle la scena non sarebbe stata certo un’idea saggia.

Una canzone? E dove accidenti lo trovava il tempo di comporre una melodia e un intero testo?

Ci voleva qualcosa di elegante, breve e d’impatto. L’ispirazione lo folgorò: un Haiku.

Prese carta e penna, mettendosi all’opera.

Un’ora più tardi, quando Austin era tornato alla Casa sette alla ricerca del suo migliore amico, lo aveva trovato con la testa china su un foglio, intento a giocherellare distrattamente con la penna, e con i piedi coperti da una miriade di pallette di carta.

- Ehm, Will? –

- Che c’è? – bofonchiò, alzando appena lo sguardo dal foglio desolatamente bianco.

- Si può sapere perché la nostra Casa è invasa dalla carta? –

- Sto scrivendo. – rispose, come se quello spiegasse tutto.

Bè, non era così.

- Questo lo vedo, ma di solito la carta si usa per scrivere, non per buttarla a terra. –

- Lo so, anche io, grazie tante per l’informazione. Sto provando a scrivere un Haiku per Eve, ma non mi viene in mente niente. –

Si passò una mano tra i capelli, sospirando sconsolato.

- Potresti provare semplicemente a scrivere ciò che provi, senza bisogno di figure retoriche o chissà cos’altro. – suggerì Austin.

Sì, perché scervellarsi con tutte quelle sottigliezze artistiche che non servivano altro che a rendere criptica la realtà? Lui sapeva cosa provava per Eve, doveva solo scriverlo in tre righe.

- Tu sei un genio. – decretò, trovando improvvisamente le parole e scrivendo l’Haiku con la sua calligrafia elegante.

- Ora che hai constatato l’ovvio, fratello, perché non ti decidi a uscire di qui e mi fai pulire prima dell’ispezione? –

Recuperò il foglio di pergamena, attorcigliandolo e legandolo con un nastro dello stesso incredibile verde giada degli occhi di Eve.

Puntò in direzione dell’Arena, sicuro che l’avrebbe trovata lì.

Era intenta ad assestare fendenti precisi a un manichino. Quando lo vide con la coda dell’occhio, rinfoderò la spada e lo raggiunse.

Le onde ramate erano scompigliate e gli occhi verdi scintillavano, accesi dal furore dello scontro. Era assolutamente stupenda.

Lo salutò con un bacio a fior di labbra che fece emettere un suono disgustato da Sherman, poco distante. Lo ignorarono.

- Non ti ho visto a colazione. –

- Ero impegnato, stavo preparando una cosa per te. – ammise.

Eve inarcò un sopracciglio, sorpresa. – Di che si tratta? –

- Preferirei dartelo da un’altra parte, magari dove non ci sia un gruppo di figlio d’Ares desiderosi di farmi lo scalpo. –

Rise, ma non negò la veridicità delle sue parole. La faida tra le due Case era costantemente accesa.

- D’accordo. –

Will la prese per mano, dirigendosi verso il lago.

Quello era stato il luogo del loro primo bacio, sembrava il posto giusto per darle il regalo.

Le porse la pergamena, osservandola mentre la srotolava e la leggeva con attenzione.

Dopo un minuto abbondante, notando che non diceva nulla, si lasciò prendere dal panico. Avrebbe ammazzato Austin per avergli suggerito di mettere semplicemente i suoi sentimenti, senza abbellimenti o quant’altro.

- Non … non ti piace? – azzardò.

Eve si mordicchiò il labbro inferiore, accigliata. – Non è questo … magari sono io che non ne capisco niente, ma il primo verso degli Haiku non dovrebbe avere cinque sillabe? –

- Sì, infatti sono cinque sillabe. –

- No, sono sei. –

- No, non è possibile, sono sicuramente cinque. – insistè.

- Tieni, lampadina, contali. – lo esortò, porgendogli la pergamena.

Will rilesse la frase, contando le sillabe sulla punta delle dita. – Uno, due, tre, quattro, cinque e sei … Sei?! –

Aveva ragione e lui era un perfetto imbecille. Per un volta che voleva fare qualcosa di dolce e romantico finiva con il rovinare tutto perché non si prendeva la briga di controllare.

Abbassò lo sguardo, sentendo le guance che gli andavano letteralmente a fuoco. – Un figlio di Apollo che non riesce neanche a scrivere un Haiku, sono un disastro. – decretò, sconsolato.

Eve lo guardò intenerita, alzandosi in punta di piedi per cingergli il collo con le braccia e baciarlo dolcemente.

- Ehy, non fa niente, era un’idea carina. –

- Lo pensi davvero? – domandò, scrutandola dubbioso.

- Assolutamente. Ma se dici in giro che ho trovato carino un Haiku ti uccido. –

Will rise, cingendole i fianchi con le braccia e stringendola ancora più a sé. Si baciarono nuovamente, finchè Eve non si separò lievemente.

- Mi giuri una cosa? –

- Cosa? –

- Niente più Haiku. – disse, fissandolo a metà tra il serio e lo scherzoso.

- Sì, questo credo di poterlo fare. Niente più Haiku, lo giuro sullo Stige. – decretò, sancendo la promessa con un nuovo bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Dall’alto dell’Olimpo Artemide e Apollo avevano assistito alla scena.

- Bè, suppongo che non ci siano davvero più dubbi: Will è proprio figlio tuo. – decretò la dea della caccia.

- Sì, ha decisamente buon gusto in fatto di ragazze, proprio come me. – concordò.

- Veramente non intendevo quello. –

Apollo inarcò un sopracciglio, perplesso, ma subito dopo parve trovare un’altra spiegazione alle parole della sorella. – Ti riferisci al fatto che è quasi bello quanto me? –

Artemide alzò gli occhi al cielo. Che male aveva fatto per avere un gemello così narcisista?

- No. È tuo figlio perché con gli Haiku è un disastro. – spiegò.

L’espressione perplessa tornò a capeggiare sul bel volto del Dio. – Non vedo il nesso, i miei Haiku sono meravigliosi. –

- Sì, probabilmente lo sono per tutti quelli che non hanno orecchie per sentirli. – borbottò la sorella.

- Che vorresti insinuare? –

Si passò una mano sulla fronte, sconfitta. – Niente, lasciamo perdere, eh? –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1.101 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Vi avevo promesso un’altra OS con il mio Will e io mantengo sempre le promesse! Eccoci qui, spero che vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

              Fiamma Erin Gaunt

  
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