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Autore: Yumeji    05/08/2014    3 recensioni
Ma saalve, un piccolo appunto prima dell'introduzione vera e propria:
- in questa FF la coppia Shizaya è consolidata, anche se si limitano ad un rapporto odio/sesso;
- alcune cose che scriverò potranno non coincidere con l'opera originale (mi riferisco al light novel), ma questo non è un AU, quindi mi scuso in anticipo per i miei eventuali errori *inchino*;
Trama: (quella vera xD )
Si comprende il vero valore di qualcosa solo quando si rischia di perderla...
Di solito si dice cosi, ma esistono persone cosi ottuse (testarde), che non la capiscono neanche in questo caso o, meglio, non lo vogliono ammettere.
Una di queste persone è Shizuo, incapace di comprendere se stesso e ciò che lo spinge verso la persona che giura di odiare di più al mondo.
L'unico motivo per cui si impegna tanto per andare a salvare quella stupida pulce è solo per evitare che la sua scomparsa (essendo l'informatore per eccellenza di tutti i clan yakuza della regione), causi una serie di scontri a fuoco tra mafiosi per tutta la città. E' solo per questo, non c'è altro motivo.
Izaya è stato catturato, Ikebukuro rischia il collasso.
E il rapitore vuole Shizuo.
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti | Coppie: Celty/Shinra, Izaya/Shizuo
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Come dottore, anche se privo di licenza, Shinra aveva il dovere di curare chiunque gli si presentasse di fronte, fosse questi anche l’uomo più terribile, crudele o temuto in circolazione, anzi, solitamente lui aveva proprio quel genere di clientela. Infondo, la sua specialità era di guadagnare dove tutti gli altri esponenti della sua professione, solitamente, voltavano le spalle fingendo di non vedere. Chi veniva da lui era perché non aveva altri a cui rivolgersi, la fedina penale non gli permetteva di presentarsi in ospedale, troppe domande, cosa che Shinra aveva invece imparato, sin dalla più tenera età, a non porre. Da sempre a contatto con un simile ambiente (avendo un padre al quanto “particolare”), era divenuto abile a destreggiarsi con i personaggi oscuri che l’abitavano.
La curiosità uccise il gatto, si era ritrovato a ripetersi più volte nel tentativo di tenere a freno la lingua, nei casi in cui tacere si faceva troppo arduo. Doveva limitarsi a suturare, tamponare, somministrare, era quello il suo lavoro e, finché lo avessero pagato, non doveva importargli di altro.
Una simile regola andava però a farsi benedire quando, alle quattro del mattino del 3 Dicembre, il piccolo dottorino e la sua compagna Dullahan furono brutalmente interrotti, in un momento di intimità, dal suono forsennato di qualcuno che bussava alla porta del loro appartamento - erano rimasti svegli per festeggiare l’anniversario della prima volta in cui Shinra si era dichiarato (la prima di una lunga serie, al tempo aveva solo 10 anni).
Fuori di sé, Shinra aveva minacciato di morte chiunque gli si fosse presentato davanti alla soglia ad un orario così indecente, normalmente lui non accoglieva pazienti in casa, era un medico a domicilio, una chiamata al cellulare e arrivava. Trai suoi clienti non ricordava nessuno talmente idiota da presentarsi lì, era un luogo troppo rintracciabile se ci tenevano a rimanere nascosti.
I suoi intenti da omicida non erano però perseguibili perché, di fronte a lui, stava il suo primo paziente non che amico Shizuo Heiwajima, l’unico essere umano vivente capace di fare l’indifferente con tre proiettili in corpo credendo di essere semplicemente inciampato.
Se anche avesse voluto ammazzarlo sul serio, non ci sarebbe mai riuscito.
- Cosa ci fai qui? – esclamò, meravigliato dal suo aspetto stanco e sconvolto, il biondo aveva il fiato corto, visibilmente stravolto e un poco pallido. Doveva di certo essere accaduto qualcosa di grave se era ridotto in uno stato tanto pietoso, “al Russia Sushi hanno di nuovo dato cibo avariato?” si chiese facendolo entrare, già temendo di essere appena piombato in qualcosa di spiacevole, non sembrava il genere di situazione in cui tutto si poteva sistemare con una semplice chiacchierata in vestaglia sulla porta d’ingresso. Lo accolse in casa accendendo la luce.
L’Heiwajima si sedette sul divano del soggiorno, stringeva qualcosa tra le mani e, sul momento, Shinra credette che volesse accendersi una sigaretta, ciò che teneva aveva la stessa forma e dimensioni di un pacchetto di sigarette.
- Tutto apposto..? Shizuo!? – giunse a quel punto Celty, preoccupata dal silenzio prolungato e dall’assenza del dottore, armata del solito cellulare su cui veloci le dita corsero sullo schermo a comporre le sue parole. Era completamente vestita, come quando doveva uscire per una consegna, ma non c’era da stupirsi, essendo i suoi vestiti composti della stessa ombra che mai l’abbandonava aveva la possibilità di cambiarsi in una manciata di secondi.
- Tutto bene? Cosa ci fai qui?- insistette la motociclista nera rivolgendosi al biondo, ignorando bellamente il compagno (il quale comprendendo l’aria che tirava decise di andare a prepara un caffè), e sedendosi al suo fianco, cosi da mostrargli meglio l’apparecchio che usava per comunicare.
- Ho cercato di chia-marlo… - riuscì recuperare abbastanza fiato da parlare, indicando con un cenno il medico che già tornava portando due tazze fumanti, una per se e l’altra per l’amico inaspettato.
- Eeh..? Mi hai chiamato?- sembrò stupito Shinra, ricordando subito dopo di aver lasciato il cellulare impostato su silenzioso per concedersi una rara seratina  tranquilla con la sua amata,
- L’ho fatto – confermò l’Heiwajima non celando una certa irritazione, la sua rabbia era però velata dalla stanchezza accumulata con il corso delle ore, l’adrenalina riusciva però a tenerlo ancora ben lucido ed attento. – Ho… ho qualcosa da mostrarti – aggiunse appoggiando il pacchetto sul tavolino basso che gli stava di fronte, aprendolo senza troppi complimenti svelandone cosi il macabro contenuto. Sapeva che sia Shinra che la Dullahan avevano visto di peggio e ciò non sarebbe bastato a sconvolgerli.
- L’ho trovato davanti al mio appartamento – specificò prima di creare qualche equivoco,
- Bene! Per un momento ho temuto che lo avessi strappato tu stesso! – si tranquillizzò subito Shinra, la cui mente si era subito volta al peggio, - Visti i segni di morsi deve avertelo portato un animale, probabilmente un cane o un gatto randagio…- l’osservò superficialmente, per poi farsi subito più attento, avvicinandosi e prendendo il pacchetto con l’orecchio tra le mani, - però il taglio che l’ha reciso non è certamente fatto da un animale – seguì con l’indice quella che era stata l’attaccatura, - è stato usato un qualche strumento rudimentale, come un coltello da cucina con la lama seghettata o qualcosa di simile – osservò da specialista, abituato a ferite simili, - Uhg… deve essere stato doloroso – commentò con un espressione sofferente.
Shizuo evitò di dirgli che quei segni di morsi erano causa sua, e non di un cane bastardo, avrebbe perso troppo tempo,
- Quello è l’orecchio di Izaya – gli confidò e fu visibile la meraviglia che attraversò il castano, al quale mancò poco di far cadere il grottesco regalo a terra, sul pavimento. All’improvviso, il medico si sentiva schifato di averlo tenuto cosi vicino, le mani cominciarono a tremargli e velocemente lo rimise sul tavolino, era difficile mantenersi obbiettivo e distaccato quando si trattava di un conoscente (per quanto bastardo fosse). – Era scritto sul biglietto che l’accompagnava – continuò a parlare Shizuo solo per riempire il silenzio in cui era piombata la stanza, persino Celty era rimasta senza nulla da dire, stupita allo stesso modo del compagno, – Non ho idea del motivo per cui io l’abbia ricevuto e non mi interessa neppure saperlo, voglio solo chiederti una cosa…- ma la voce sembrò morirgli in gola, priva di forza.
- Era vivo – lo interruppe Shinra, sbuffando, sedendosi stancamente sulla poltrona, sprofondando in essa nel massaggiarsi le tempie, - Non so cosa gli sia accaduto dopo, ma quando gli è stato tagliato l’orecchio, il sangue scorreva. Izaya era vivo durante l’”operazione”-



[3 Dicembre 20XX – ora sconosciuta -]
La mente offuscata, un dolore sordo in tutto il corpo accompagnato da un emicrania perenne, la quale azzittiva ogni pensiero, qualsiasi ragionamento, sembrava gli dovesse esplodere il cervello.
Il sangue che colava, incessante dalla ferita, senza neppure una pezza a tamponarlo. E poi, mani sconosciute a stringerlo, nel tentativo di bloccarlo, la continua sensazione di essere in pericolo.
Orihara si ritrovò a lottare, nella penombra di quella cella calda e umida, scalciando e urlando nel tentativo di fermare i suoi aguzzini, il taglio che gli avevano lasciato nel strappargli l’orecchio non aveva smesso per un momento di sanguinare, e il corvino si sentiva intontito, come se qualcuno gli avesse riversato una massiccia dose di tranquillanti nel sangue, e forse era proprio cosi, Izaya però non ricordava che lo avessero drogato.
- La smetti di agitarti? Sembri una tortora in gabbia - rise di lui Benri che, dalla soglia della cella osservava i suoi due sottoposti tentare di fermarlo, con ben scarsi risultati, -… finirai per romperti tutte le ossa senza rendertene conto – aggiunse e, a quell’ordine, uno dei suoi uomini afferrò forte il braccio del corvino, facendogli fare un movimento innaturale. L’inquietante schiocco sordo di qualcosa che si spezzava attraversò per un momento l’aria, poi fu il silenzio mentre Izaya avvertiva una scossa di dolore lancinante attraversargli il corpo, lasciandolo senza fiato e strappandolo da quello stato di torpore nel quale era precipitato.
- Brutto ba…- mugolò con voce sofferente, alzando a fatica la testa cercando lo sguardo di quell’uomo che aveva ordinato la sua cattura, ogni volta che lo incrociava doveva ammetterlo, aveva proprio dei bei occhi. Tanto colmi d'oscurità da apparire densi come il catrame, ma con un luccichio di fondo che tradiva, nel suo aspetto serio e ordinario, un radicato e sviluppato sadismo.
- Oh, guarda… la nostra principessa si è svegliata – elemento confermato dal fatto che, nonostante la sua posizione e il numero dei sottoposti che gli obbedivano (e quindi disponendo di tutti i mezzi per adibire a qualcun altro un simile compito), era stato lui stesso a tagliargli l’orecchio, e questo la diceva lunga sulla sua persona. Prima fra tutte: era un avversario temibile, poiché, e questo Izaya l'aveva imparato da anni, chiunque che fosse riuscito a scalare i vertici di un'organizzazione come la sua, partendo dallo scalino più in basso, e fosse ancora disposto a fare i lavori sporchi da cui aveva iniziato non era MAI da sottovalutare. Di solito i vertici o i capi (sopratutto quelli con scarso cervello), tendevano a rammollirsi con il tempo, e diveniva facile manipolarli o trarre informazioni da loro, per questo il potere non rimaneva mai allungo nelle mani di un solo uomo. Ma con Benri questo mutamento non era avvenuto, probabilmente, temendo di essere spodestato in ogni momento, essendo al tempo considerato ancora assai inesperto nell'ambiente, era sempre rimasto in allerta, teneva alta la guardia, e non si era mai adagiato sugli allori. Cosi facendo aveva finito con l'affinare i propri sensi e, a soli 32 anni (anche se Izaya lo considerava già un vecchio), si era creato una spessa rete di forti legami di fiducia con cui aveva costruito le fondamenta di una fortezza inamovibile.
Fortezza a cui ora però era crollato un muro, dopo che una mina vagante di nome Izaya Orihara aveva deciso di verificarne la solidità.
Ma come poteva l'informatore di Ikebukuro essere tanto sconsiderato da andare ad aizzarsi contro la bestia che dorme?
Era proprio per saperlo che Benri lo aveva cercato, poiché non credeva che qualcuno considerato il "burattinaio di Ikebukuro", conosciuto per la sua scaltrezza ed intelligenza, fosse tanto stupito da venirgli a pestargli i piedi senza un buon motivo. Altrimenti, non si sarebbe spiegato la lunga sopravvivenza di una simile pulce in quell'ambiente.
- Di solito, non si fanno le domande PRIMA delle torture?- ebbe modo di trovare abbastanza voce e autocontrollo Orihara, deglutendo un rivolo di sangue che gli stava risalendo lungo la gola. Aveva la nausea e un bisogno impellente di dare di stomaco, non gli era ben chiaro cosa gli avessero somministrato e in quali dosi, ma aveva sempre mal sopportato le droghe. Se i suoi sequestratori non ci fossero stati attenti, avrebbero anche potuto mandarlo al creatore, e dubitava che volessero farlo così in fretta.
- Torture?.. Cosi mi offendi! - la voce di Benri aveva un che di nauseante, come se qualcosa di viscido e viscoso stesse colando nelle orecchie del suo interlocutore, con quel suo modo di parlare diveniva difficile comprendere se stesse scherzando o facesse sul serio. - Era una semplice vendetta perché hai osato accecare un mio caro scagnozzo - gli ricordò avvicinandosi all'informatore ormai completamente inerme, bloccato dai suoi uomini, schiacciato in ginocchio a terra. - Sai, loro - indicò i due con un gesto della mano, - avevano idea di cavarti gli occhi - gli afferrò i capelli che gli ricadevano sulla fronte, costringendolo ad alzare ancora di più il viso verso di lui, - cosi sareste stati pari. Ma ho pensato che fosse un gesto troppo crudele nei confronti di un ospite - per un istante Izaya, con una smorfia di dolore e uno sguardo accecato dall'odio nel guardalo, si chiese se avesse lo stesso sorriso crudele e divertito del suo aguzzino quando si rivolgeva a Shizuo, perché altrimenti, per la prima e forse ultima volta nella sua esistenza, avrebbe compreso il motivo per cui l'ex-barista si incazzasse tanto al solo vederlo.
- Allora devo ringraziarti, sarebbe al quanto scomodo cadere nella più completa cecità con il mio lavoro - ricambiò il sorriso ma, a causa della nausea, del dolore al braccio e della ferita a lato della testa, gli uscì solo una smorfia indecifrabile. Benri lasciò la presa su di lui,
- Se non vedessi il regalo che ho preparato per te, non sarebbe divertente Izzy - quel nomignolo lo irritava, terribilmente, ma era lo stesso giochetto che faceva a Heiwajima, quindi sapeva che era appunto per fargli perdere le staffe se lo usava. "Spero di non aver altri punti in comune con una serpe simile" pensò Orihara, sin da subito aveva provato un odio viscerale per quell'uomo, e non solo perché lo aveva rapito mentre stava pranzando (per nulla elegante e al quanto maleducato), o perché gli aveva tagliato un orecchio, meglio quello che le dita, si era detto. No, era qualcosa a pelle, proprio non riusciva a non provare una forte repulsione per lui, ma era normale, tra persone simili tra loro.
- Come, hai altre premure nei miei confronti? Ti pregherei di non esagerare, o finirò ucciso da tanta gentilezza - disse divertito, ma non scherzava più di tanto, un sadico simile avrebbe potuto finire con l’ammazzarlo sul serio cercando di trarre da lui più piacere possibile, e se c’era una cosa che al momento Izaya voleva proprio evitarsi era di diventare un suo compagno di letto. L’aveva già fatto godere abbastanza con tutte le urla che aveva lanciato durante “l’operazione”, il bastardo ci aveva messo una cura estrema ed una lentezza estenuante nel mozzargli l’orecchio, assicurandosi che il dolore fosse accentuato, ai limiti tra oblio e veglia, perché non perdesse conoscenza.
- Certo, certo… - si affrettò ad azzittirlo con un gesto della mano, all’improvviso tutti quei convenevoli sembravano venirgli noia, e questo poteva significare un'unica cosa: “non ha più tempo per gingillarsi con me” riflette l’Orihara, era venuto il momento della domande.
Le cose si facevano serie.
- Prima di quello, che ne dici di fare due chiacchiere? - gli propose come se si trattasse di un’uscita tra amici, ma dietro quel sorriso si nascondeva un dente avvelenato pronto a morderlo,
- Mi piacerebbe - stette al gioco Izaya, non che potesse fare altro al momento, avrebbe dovuto chinare il capo sino a quando non avesse intravisto una via di fuga e non dubitò neppure per un secondo che una via d’uscita, alla fine, gli si sarebbe palesata. Infondo, le più grandi opportunità della vita sono sempre brillantemente travestite da problemi insolubili, Izaya era però ancora troppo frastornato per ricordare dove l’avesse letto. - Ma al momento non credo di essere nelle condizioni più adatte a sostenere una conversazione - obbiettò accennando al fatto di essere ancora ben piantato a terra, immobilizzato a tal punto che quasi faticava ad alzare ed abbassare il petto per respirare, e il sapore rameico che aveva sulle labbra non lo aiutava. - … in più, temo di non sentirmi proprio a mio agio con tutte queste persone - insistette tenendo fisso lo sguardo in quello di Benri, il quale sembrò apprezzare tutta quell’arroganza nonostante la situazione svantaggiosa in cui si trovava, e il luccichio nel suo sguardo aveva qualcosa di animale.
No, forse non era una buona idea rimanere solo con quell’uomo. Si ricredette per un momento l’informatore, ricordando che, con il braccio rotto e disarmato, gli sarebbe risultato comunque difficile combatterlo anche se si fossero trovati uno contro uno. “È comunque meglio non avere questi due intorno” si affrettò a ragionare, sforzando di far funzionare gli ingranaggi del suo cervello. D’altronde era un maestro della fuga, non era scampato per tutti quegli anni a Shizuo per nulla.
- Ooh, se desideri un po' di privacy non posso far'altro che accontentarti...- cedette, troppo velocemente, - ma dovrai essere ammanettato - per l'appunto, niente era mai cosi facile, sopratutto se si aveva a che fare con dei mafiosi scrupolosi e minuziosi come Benri. Tutt'al più, se avevano un modo simile di pensare, allora gli diveniva anche più facile intuire le mosse del suo prigioniero, ma questo era un gioco che valeva per entrambi.
- Mi è rimasta un’unica mano sana, cosa temi che possa farti? - gli chiese in tono derisorio, sapendo però che quella piccola frecciatina non l'avrebbe neppure sfiorato,
- Devo ricordarti che come arma hai usato uno stuzzicadenti per abbattere un mio uomo? -
- Stavo pranzando... divento al quanto aggressivo quando vengo interrotto nel bel mezzo di un pasto - si giustificò Izaya alzando le spalle con aria indifferente, - e mi avevano già preso il coltello -
- Visto che ti è bastata una scheggia di legno per diventare pericoloso, sarebbe da sciocchi sottovalutarti a questo punto - osservò mentre faceva un cenno con la testa ai suoi uomini. Questi, veloci, al suo muto ordine liberarono Orihara, l'informatore però non ebbe neppure il tempo di trarre un sospiro di sollievo, finalmente libero di riempire completamente i polmoni d'aria, che due argentei bracciali in metallo gli circondarono i polsi, bloccandoglieli dietro la schiena. L'ennesima fitta gli percorse per intero la spina dorsale, il braccio rotto gli doleva, lasciato sotto sforzo in quella posizione, divenuta innaturale ora che l'osso era stato spezzato.
Senza dire una parole, i sottoposti di Benri lasciarono la cella richiudendosi pesantemente la porta blindata alle spalle con un tonfo, seguito poi dal tintinnio metallico di una chiave che girava nella serratura. "Quel bastardo si è fatto chiudere dentro!" realizzò Izaya avvertendo l'acido della bile riempirgli lo stomaco, per quanto amasse gli esseri umani, odiava le persone troppo previdenti, sopratutto perché solitamente era abituato ad aver a che fare con degli idioti, facili pedine da muovere a piacimento sulla propria scacchiera.
- Visto, sei stato accontentato, ora possiamo parlare? - per la prima volta però, colui che aveva davanti, non era una pedina, - Che mi puoi dire di Shizuo Heiwajima? - ma un giocatore, qualcuno capace di partecipare alla partita al suo stesso livello. Peccato solo che in quel caso non si trattasse di un confronto perché, finendo rinchiuso in quello scantinato, in una cella posta proprio di fianco alla caldaia, Izaya si era ritrovato nella parte sbagliata della scacchiera.
Da molto il corvino aveva dimenticato cosa significasse non essere il conduttore del gioco, ma adesso che lo ricordava, non gli piaceva affatto.
- Solo quello che sai già: è un energumeno dalla forza ercolina e il cervello da protozoo - ma anche da semplice pezzo, Orihara si sarebbe tolto qualche soddisfazione, ne andava del suo orgoglio.
- Non capisci che, con risposte simili, mi rendi solo le cose più facili? -
- Non capisci che, anche interessandoti a quell'idiota, non otterrai nulla? - rimbeccò sfrontato,
- Chi può dirlo. Infondo, non sei a conoscenza di tutto quello che credi - e qui l'informatore non poteva dargli torto, la famiglia di Benri era nata e cresciuta fuori dal territorio del kanto e, non essendo nella regione di competenza in cui aveva creato il proprio potere e la propria fama, le informazioni che Izaya aveva potuto reperire, per quanto non fossero poche, non erano del tutto verificate. Nulla lo assicurava che, in ciò che gli era pervenuto, vi fossero delle enormi falle, menzogne messe in giro dalla stessa famiglia.
- So che lì in Hokkaido fa freddo, che gli orsi sono un pericolo serio quando si fa una passeggiata in montagna...- deviò la conversazione prendendo un aria naturale ed innocente, -... e che i russi sono di buona compagnia - di una cosa però poteva essere certo, Simon non mentiva, ne poteva sbagliarsi sui traffici tenuti dai suoi compatrioti.
- Sai del mio legami con la mafia russa..? Ti avevo giudicato male, sei più seccante di quel che sembri -
- Me lo dicono spesso - e, come si aspettava, il primo colpo non tardò ad arrivare.
Una ginocchiata nello stomaco svuotò i polmoni di Izaya lasciandolo per un momento privo di fiato, ributtandolo a terra, le spalle tremanti e una leggera strisciolina di bava che gli sfuggiva dalla bocca. Tossì più volte, sputando sangue, avvertendo dei conati di vomito risalirgli su lungo la gola,
- Shizuo Heiwajima è un punto dolente?.. Bhé, allora cambiamo domanda: dove l'hai nascosto? – godeva, eccitato da quella sensazione di supremazia che, l'aver un avversario indifeso, gli procurava.
- Dei miei conoscenti si sono premurati di farlo finire in fondo al mare - il sorriso di Izaya rimaneva sprezzante, per nulla intaccato dal dolore o dall’umiliazione. Sta volta Benri lo colpì in faccia, un pugno dritto sul setto nasale, non glielo ruppe, ma bastò a farlo sanguinare e a spaccargli il labbro.
- Non credere che un simile dispetto sia un problema per noi, solo che, comunque, mi fa incazzare - si premurò di specificargli scrocchiandosi le dita, - a causa del tuo giochetto mi hai fatto perdere un sacco di tempo -
- E il tempo è denaro?.. Che frase scontata - commentò Orihara, ormai non rideva più, anzi, si sentiva stanco, spossato, il colpo alla testa lo aveva frastornato, ricordandogli della ferita al lato della testa, dove prima c’era il suo orecchio. Non avrebbe già dovuto smettere di sanguinare? Si chiese ritrovandosi a soccombere all'oblio dell'incoscienza.




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Ringraziate pinky_neko, senza di lei probabilmente questa FF sarebbe finita nel dimenticatoio...
Scusatemi, ma per me il tempo non ha valore, non mi ero accorta che fosse trascorso più di un anno, il motivo principale per cui temevo di proseguire era per il "Cattivo" (chiamiamolo cosi), della mia FF.
Si, Benri è un personaggio orginale, un sadico bastardo il cui aspetto verrà pian piano esposto durante i capitoli.
Concluso questo, sono pronta al linciaggio (ma niente ferite alle mani, o come faro a scrivere xD xD),

a presto (spero) ^3^/
  
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