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Autore: JeyCholties    05/08/2014    5 recensioni
Raccolta di quattro one-shot, una per ogni malandrino, intenerenti al loro ritorno ad Hogwarts dopo la fine della scuola.
Dalla prima one-shot:
Quando varcò la soglia, James rimase ancora una volta senza fiato.
Ogni granello di polvere sembrava essersi cristallizzato nel tempo, aspettando una sua visita.
James si ricordava il suo ultimo giorno di scuola.
Aveva passato due ore intere a vagabondare per il castello, cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio.
«Potter» una voce familiare lo accolse, una nota stranamente divertita.
James si voltò di scatto.
«Professoressa McGranitt!» ruggì James, lanciandosi su di lei e abbracciandola calorosamente.
-
Dalla seconda one-shot:
La Signora Grassa urlò e cercò di spostarsi verso la cornice.
« Fammi entrare » gli occhi di Sirius erano pieni di lacrime.
Stava deturpando la sua casa, stava rovinando un ricordo.
Era entrato lì come un criminale, e si stava comportando come tale.
Sirius si lasciò sfuggire un sospiro rauco.
« Ti prego, Shannon » sussurrò.
« No » gridò la Signora Grassa prima di uscire da quadro.
Quella risposta, secca e netta, lo mandò su tutte le furie.
Affondò nuovamente il coltello nella tela, ancora e ancora.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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SIRIUS

 

31 ottobre.

 

Sirius fissava il castello, gli occhi incavati colmi di lacrime.

Era l'anniversario della loro morte.

E lui non riusciva a respirare.

Aveva creduto che il dolore si sarebbe attenuato davanti a Hogwarts.

Davanti a quel enorme cassetto pieno di ricordi felici.

Non avrebbe potuto sbagliarsi di più.

Tirò su con il naso e si rigirò il coltello, che aveva sgraffignato, fra le dita sudice.

Il suo dolore e la sua malinconia sfumarono in quel gesto.

Una muta rabbia prese il loro posto.

Peter Minus si trovava in quel castello.

Peter Minus si trovava nel suo enorme cassetto pieno di ricordi felici, e lo stava avvelenando.

Peter Minus li aveva traditi, e ora stava minacciando quello che restava di James, Harry.

Sirius alzò lo sguardo verso il cielo nuvoloso, i Dissennatori si stavano avvicinando.

Con un rapido colpo di bacchetta di trasformò in un grosso cane nero e cominciò a correre verso un passaggio segreto.

Un piccolo bagliore di gioia riscaldò Sirius, quando ritrovò un piccolo tunnel segreto, che non usava da un'eternità.

I corridoi della scuola erano deserti, Sirius tornò umano e scivolò lungo le pareti, con passo silenzioso e veloce.

Si guardava intorno, scivolava nelle ombre e sfilava silenzioso lungo le pareti.

Non si permise nemmeno per un istante di assaporare ogni sfumatura di quella casa che lo aveva accolto per sette anni.
Non si premise di ricordare nemmeno un brandello di quella felicità perduta. 

Faceva troppo male.

Quando raggiunse l'entrata della Torre di Grifondoro riconobbe la figura familiare della Signora Grassa.

Finalmente uscì dall'ombra, camminò con lentezza verso il quadro, misurando ogni passo.

« Shannon » chiamò, la voce roca, leggermente divertita.

La signora Grassa che si spazzolava le pieghe del vestito, alzò la testa, sentendo chiamare il suo nome.

 

« Andiamo Sirius, lei non può chiamarsi 'Signora Grassa' » rise James, accanto all'orecchio dell'amico.

Sirius sbuffò e replicò: « Se mi chiamassero Signor Belloccio a me non darebbe fastidio ».

« Avanti andiamo a chiederglielo... Sono troppo curioso » li incitò Peter.

« Signoraaaaaaa » urlò James, correndo e inchinandosi di fronte al ritratto della Signora Grassa « è un piacere rivederla ».

La donna dipinta arrossì un poco.

« Non dire sciocchezze, James caro » cinguettò, sventolando la mano.

« Volevamo chiederle una cosa, adorabile Signora » s'intromise Sirius, passandosi una mano fra i capelli.

Il viso della Signora Grassa era in fiamme.

« Certo, ma se si tratta di farvi entrare di nuovo senza parola d'ordine non se ne parla... » farfugliò, torcendosi le dita.

Sirius sorrise, divertito.

« Non succederà più, glielo assicuro » la rassicurò, appoggiandosi alla parete, con un gesto elegante.

« Dunque volevamo chiederle qualcosa » riprese Remus, lievemente scocciato da tutti quei corteggiamenti,

« Esatto, volevamo sapere » cominciò James.

« Qual è il suo nome » concluse Sirius.

La Signora Grassa li fissò sbigottiti, nessuno le aveva mai chiesto il suo nome, tutti si limitavano a chiamarla 'Signora Grassa' per via delle sue curve.

« Volete sapere il mio nome? » sussurrò con voce flebile.

James e Sirius annuirono in simultanea.

« Oh, beh io mi chiamo Shannon » rispose la donna, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito.

« è un nome veramente bello! » annuì Sirius, con forza.

« Le si addice alla perfezione » confermò James, guardandola divertito.

« Oh ma smettetela, piccole canaglie! » rise Shannon, sventolando una mano.

 

« Sirius... Black? » la voce della Signora Grassa si spezzò.

« Ti ricordi di me, vero Shannon?» chiese Sirius, avvicinandosi.

« Come dimenticare il nome di un assassino! » si infiammò la donna.

Sirius la fissò con rabbia.

« Io non ho ucciso nessuno » ringhiò, sbattendo un pugno violento contro una parete accanto al quadro.

« Pensi che io non senta quello che dicono di te? Che ci fai qui? » ululò Shannon, additandolo « Sei venuto per Harry? Tu razza di Troll! »

« STAI ZITTA! » urlò Sirius, estraendo il coltello.

La donna si ammutolì di colpo.

« Ho bisogno di un favore Shannon! » sussurrò Sirius, sfiorando con la lama la cornice del quadro.

« Devi farmi entrare, è di vitale importanza » implorò Sirius, gli occhi colmi di tristezza.

La Signora Grassa strinse le labbra.

« La parola d'ordine » chiese, incrociando le braccia e fissandolo.

« Dannazione! » Sirius tirò un calcio alla parete.

« Non ho la parola d'ordine, stupida donna! » ringhiò, passandosi una mano fra i capelli.

« Non posso lasciarti entrare allora » rispose la donna, risoluta.

« Tu non capisci, DEVI aiutarmi! »

« Io non devo fare proprio nulla »

La risata isterica di Sirius, spaventò un poco la donna.

« Va bene » l'uomo annuì più volte rigirandosi il coltello fra le dita.

« Va bene, molto bene » disse prima di squarciare un pezzo di tela, con il coltello.

La Signora Grassa urlò e cercò di spostarsi verso la cornice.

« Fammi entrare » gli occhi di Sirius erano pieni di lacrime.

Stava deturpando la sua casa, stava rovinando un ricordo.

Era entrato lì come un criminale, e si stava comportando come tale.

Sirius si lasciò sfuggire un sospiro rauco.

« Ti prego, Shannon » sussurrò.

« No » gridò la Signora Grassa prima di uscire da quadro.

Quella risposta, secca e netta, lo mandò su tutte le furie.

Affondò nuovamente il coltello nella tela, ancora e ancora.

Pezzi di carta cadevano ai suoi piedi, aveva il respiro corto e dentro di lui si agitava una furia animalesca.

Si sentiva impotente, ancora una volta.

Un rumore alle sue spalle lo indusse a fermarsi, si voltò, ma non vide nessuno.

Abbandonò il ritratto squarciato e ritornò sui proprio passi.

Lo sguardo annebbiato dalle lacrime e il respiro quasi nullo.

Quando uscì dal castello riprese a respirare. 

  
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