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Autore: YlariaJongIn    05/08/2014    2 recensioni
"L’unica cosa che potei fare in quel momento, era quello di andarsene a gambe elevate, sperando di arrivare in tempo, anche se ci voleva qualche minuto. Eppure, proprio quando decisi di farlo, sentì un forte dolore alla nuca, che mi fece cadere ancora una volta.
Mckenna si accucciò disponendosi di fronte a me.
Il solo ricordo che ho di quell’attimo di secondo, era il sasso che teneva stretto nel pugno e il suo atteggiamento da omicida psicopatica.
Subito dopo non vidi più nulla..."
~Tratto dal 3 capitolo~
Una ragazza di nome Hyllary, decide di fare un'escursione in un bosco con la sua migliore amica Mckenna, alla quale fa grande affidamento. Improvvisamente, qualcosa di terribile accade alla giovane, ritrovandosi da sola in una grotta particolarmente misteriosa e inquietante, che metterà alla prova le sue più grandi fobie.
~Personaggi~
LAY-KAI-MINHO(Shinee)-TAO-KIM JAEJOONG-MAX CHANGMIN-ZELO-SUNGJAE (Btob)-KIM MYUNGSOO- VIXX (N)
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kai, Kai, Lay, Lay, Nuovo personaggio, Tao, Tao
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 36
Acluophobia (Paura del buio)

 
 
E’ possibile che l’oscurità abbia un nome?”
-L
“Mi dispiace confessartelo,
ma per me l’oscurità equivale al nulla.”
-Hyllary
“Ti senti sola, mmh?
Perdere la cognizione del tempo…dello spazio..
Come ci si sente ad essere tormentati da ciò che non si può vedere?”
-L
 
 
Quando decisi finalmente di aprire la porta,
avanzai di qualche passo tentando di entrare in quella misteriosa stanza.
Credetemi, non avrei mai voluto conoscere ciò che quella porta mi stava nascondendo,
ma quando il cuore iniziò a pompare sangue molto velocemente,
ebbi quella sensazione che mi stavo portando sin dall’inizio.
Ormai, il mio fisico non avrebbe resistito a lungo
e di certo non sarei riuscita proseguire ancora per molto.
Che fosse angoscia oppure l’adrenalina,
tutto ciò non mi era bastato.
Che cosa volevo oltre a quello che mi era successo in quelle ore?
Che c’era di altro importante da dover sconfiggere?
 
Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere sulle mie parole,
che una nube completamente priva di colore, iniziò ad avvolgermi sempre di più.
Una nube priva di sensazioni, di profumi e rumori,
che solo la mente sarebbe riuscita a scolpirne un’immagine.
Tutto susseguito da un imponente tuono di temporale, il fruscio del mio anfibio,
un deciso battito del cuore e un crudele senso del vuoto.
Sarebbe stato semplice disorientarsi subito dopo che la lanterna avrebbe deciso di abbandonarmi?
Nemmeno un filo di luce.
Nemmeno un pizzico di colore.
Nemmeno un briciolo di speranza.
Sarei realmente arrivata a quel punto?
 
§§§
 
I minuti che costituivano la via, scorrevano inarrestabili, veloci e decisi,
attimi di una parte di te che vivono in pochi battiti, che toccano il tempo.
Quei pensieri che vorresti che svanissero, ma che non se ne vanno, non si cancellano e rimangono nel profondo del tuo cuore, nell’attesa che arrivi quel momento.
“Aprila Hyllary”
Commentai, completamente sconvolta, in preda al sudore freddo,
che iniziò a bagnare le mie guance.  
Non avevo scelta.
Come prima cosa, percepii il freddo metallo della maniglia a contatto con la mia pelle
e la tensione che avevo dato ad essa per inoltrare all’interno di quella porta.
Quella struttura che sin dall’inizio mi stava trattenendo,
come se avessi realmente timore di quello che mi stava aspettando.
 
§§§
 
Ben presto però, mi accorsi di essere all’interno di una stanza
ambigua e crudelmente lunga.
Essa era completamente bianca, talmente bianca da farti bruciare gli occhi.
Pavimento, pareti, soffitto,
 non c’era nulla in tutto questo che fosse caratterizzato da un colore differente.
Costituita quasi a forma di un rettangolo,
dava l’impressione che non potesse mai terminare.
Infinita, fredda e priva di personalità.
L’unica cosa che dava un forte distacco,
era una sedia di metallo verso la parte finale della struttura
e dei libri gettati a terra interamente bruciati che percorrevano lungo la stanza,
segnando quasi una via d’attraversare.
In poche parole, questo era quel poco arrendamento che era stato capace di contenere in uno spazio talmente vasto che non avete nemmeno idea di quanto potesse contenere.
Ma dopotutto, per la prima volta non avrei potuto dire di aver provato disgusto.
Non c’era nulla di sanguinoso e animalesco,
come avrei potuto pensare.
Nulla di scioccante.
Niente di spaventoso.
 
L’aria che scorreva per la stanza non era esattamente come quella precedente.
Non era distaccata e furiosa,
Non era orgogliosa e pazza, nemmeno soffocante e crudele.
Essa invece, mi avvolgeva in un mondo nuovo stracolmo di pace e serenità,
possibilmente paragonabile ad un profumo fresco e genuino,
che ti dava uno slancio, una spinta, un sostegno.
 
Fino a quando, qualcosa o per dirla meglio, qualcuno,
fece assecondare questa perfetta e incomparabile sensazione,
 con la sua propria immagine.
 
“E’ possibile che l’oscurità abbia un nome?”
Chiese tutto d’un tratto, un giovane ragazzo,
seduto in quell’unica struttura di metallo in fondo alla camera.
 
“Mi dispiace confessartelo così apertamente,
ma per me l’oscurità equivale al nulla.”
Risposi, guardando verso la sua direzione,
pienamente convinta ma allo stesso tempo preoccupata
per ciò che avrebbe detto in seguito.
 
Prima che me ne potessi accorgere, notai un ghigno sulle sue labbra,
e successivamente riuscii a percepire un respiro corto fuoriuscire dalla sua bocca.
“Ti senti sola, mmh?”
Perdere la cognizione del tempo…dello spazio..
Dimmi…
Come ci si sente ad essere tormentati da ciò che non si può vedere?”
 
“A dir la verità, non lo so.” Affermai con tutto il fiato che avevo in corpo.
“Non ho mai visto l’oscurità da questo punto di vista.”
Proseguii, iniziando ad agitarmi molto velocemente.
 
“Beh, sarebbe arrivato il momento di conoscere meglio questo aspetto,
non credi?” Concluse, indirizzando il suo soffocante e penetrante sguardo verso il mio, esattamente qualche secondo prima di guardarsi le sue dita
che tamburellavano impazientemente lungo i braccioli della sedia.
Un po’ di rumore, giusto per rompere quel dannato silenzio
a cui non era evidentemente abituato a percepire.
Cosa voleva fare?
 
Un attimo dopo, mi accorsi che tutto quello che mi sembrava essere definito dal bianco,
divenne completamente rivestito da qualcosa di molto più scuro,
che inizialmente si presentò a tratti, ma che in un batter d’occhio si trasformò definitivamente nel buio intenso e profondo, che ti faceva sentire disorientato e timoroso da quello che doveva esserci realmente sotto quel lungo telo che copriva la vista.
Uno dei sensi principali, più utili e più difficili da non prendere in considerazione.
  
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