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Autore: elisabetta_    05/08/2014    1 recensioni
"Louis era assorto nei suoi pensieri, quando sentì il familiare odore della cioccolata calda. Si voltò, così, verso un ragazzo, che sostava al fianco del proprio tavolo. Aveva un ridicolo grembiule legato in vita, che Louis riconobbe come la divisa dei dipendenti. Spostò rapidamente lo sguardo verso la tazza di cioccolata fumante che lo sconosciuto aveva posato sul proprio tavolo. Confuso, alzò lo sguardo, pronto per chiedere spiegazioni. Le sue labbra erano già socchiuse, quando i propri occhi verdemare incontrarono degli occhi nocciola."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Le strade di Londra, quel pomeriggio, erano affollate di turisti. Mentre i più grandi si affrettavano a comprare gli ultimi regali, i bambini si divertivano a giocare con la neve, che fioccava ormai da giorni. Louis Tomlinson amava la sua città nel periodo natalizio, sebbene ogni anno lo riempisse di malinconia: passeggiare per le strade, avvolto nel suo cappotto nero -con il colletto rigorosamente alzato- era il suo passatempo preferito. Solitamente vagava senza una meta precisa; stava fuori casa per un'ora o due, fino a quando le sue mani resistevano al freddo invernale, poi tornava a rinchiudersi nel suo piccolo appartamento, al terzo piano di un malconcio, ma grazioso, palazzo di periferia. Quel pomeriggio, però, il giovane studente di medicina aveva altri progetti. "Fatti trovare alle 18:00 all'uscita di Hyde Park, ti offro una cioccolata. Sii puntuale!" Così recitava il messaggio che Janelle, la sua amica dai tempi delle elementari, e che non vedeva da secoli, gli aveva scritto qualche ora prima, e così Louis, seppur di malavoglia, aveva abbandonato il tepore casalingo, consolandosi tra sé e sé, pregustando la deliziosa bevanda che avrebbe ordinato di lì a poco, nel famoso bar vicino ad Hyde Park. Ed é proprio lì davanti che il castano decise di fermarsi, bocciando mentalmente l'idea di aspettare la ragazza per strada. Le proprie mani, infatti, cominciavano a dolere, quindi il ragazzo entrò nel bar, spingendo delicatamente la porta in vetro, cercando con lo sguardo la chioma scura della sua amica. Non riuscendo a individuarla, prese posto al tavolo più isolato tra tutti, quello a cui era solito sedersi quando le mura di casa risultavano troppo opprimenti per riuscire a concentrarsi sulle lezioni da studiare. Frequentava l'università di medicina, Louis. Era molto impegnativa, ma per il giovane, studiare era quasi piacevole, per questo metteva tutto se stesso per ottenere i punteggi massimi. Dopo essersi accomodato, rivolse un sorriso al ragazzo che, in quel momento, era in cassa.
"Ciao, Joe."
"Ciao Lou! Ti porto qualcosa?"
"Aspetto un'amica, grazie." Il biondo rivolse un sorriso al minore, che però aveva già spostato lo sguardo sulla grande vetrina che dava sulla strada, tamburellando sul tavolo con le dita, sospirando leggermente. Dopo un'ora, il castano era ancora seduto al tavolo, da solo. La ragazza non si era presentata all'appuntamento, e, come al solito, Louis stava rimuginando sulla delusione che lo aveva pervaso, e che continuava ad aumentare, secondo dopo secondo.
Louis era assorto nei suoi pensieri, quando sentì il familiare odore della cioccolata calda. Si voltò, così, verso un ragazzo, che sostava al fianco del proprio tavolo. Aveva un ridicolo grembiule legato in vita, che Louis riconobbe come la divisa dei dipendenti. Spostò rapidamente lo sguardo verso la tazza di cioccolata fumante che lo sconosciuto aveva posato sul proprio tavolo. Confuso, alzò lo sguardo, pronto per chiedere spiegazioni. Le sue labbra erano già socchiuse, quando i propri occhi verdemare incontrarono degli occhi nocciola. Louis rimase interdetto, come paralizzato. Di solito era lui a mettere in soggezione gli altri, il suo sguardo era freddo e penetrante, ma in quel momento, davanti a quegli occhi, si sentiva completamente privo di difese. Dopo qualche istante, distolse lo sguardo, sentendo le proprie gote arrossarsi. 'Ho fatto di nuovo la figura dello stupido', pensò il castano. Dopo essersi schiarito la voce, abbassò lo sguardo sulla tazza di cioccolata, rigirandosela lentamente tra le mani.
"Io non ho ordinato niente." mormorò il ragazzo, rivolgendo poi nuovamente lo sguardo al cameriere. Se prima era rimasto senza parole per i suoi occhi, adesso il suo cuore si era fermato, nel vedere il suo viso. Era magro, le guance erano leggermente incavate, gli zigomi si notavano facilmente. Aveva il naso sottile, non troppo grande. I suoi capelli erano mori, alzati in un ciuffo, e, qua e là, sul suo corpo, si potevano notare svariati tatuaggi. Le sue labbra erano carnose, gli occhi erano nocciola, e le ciglia erano lunghe, troppo lunghe, per l'autocontrollo di Louis.
"Joe mi ha detto di portartela comunque. Ha detto che te l'offre lui." Il castano annuì debolmente. Non era affatto dell'umore giusto per bere quella cioccolata, ma non poteva di certo rimandarla indietro: prese la tazza fra le mani, soffiando sulla bevanda, per raffreddarla, avvicinando poi la tazza alle labbra, che bagnò appena di cioccolata, leccandole per sentirne il sapore. Era dolciastro, come al solito.
"Grazie."
"Non ho fatto niente di che. Vuoi altro?" Il castano esitò, prima di scuotere la testa, ricominciando a osservare la gente che entrava o usciva da Hyde Park. Tenne d'occhio, senza farsi notare, il ragazzo appena conosciuto, ripensando ai suoi occhi, e all'effetto che gli avevano fatto. Era stranito, e confuso. Voleva saperne di più, di quel ragazzo, perché nessuno aveva mai avuto un effetto così su di lui, si sentiva scombussolato, e questo non gli piaceva affatto. Nessuno doveva abbattere le sue protezioni, specialmente uno sconosciuto.
Louis passò il resto del pomeriggio a scacciare il viso del cameriere dalla propria mente, anche se quello puntualmente ritornava. Il moro, d'altra parte, aveva continuato tranquillamente il suo primo giorno di lavoro, servendo dolci ai tavoli e preparando caffè o aperitivi per le signore al bancone. All'orario di chiusura, il locale era deserto, fatta eccezione per Louis e due camerieri, tra cui il moro, che stava lavando i pavimenti nella sala.
"Amico, noi stiamo chiudendo.”
“Di già?”
“Sì, oggi chiudiamo prima, e siamo chiusi fino al ventisette di Dicembre.” Il castano annuì con un sospiro, alzandosi e lasciando cadere qualche monetina sul tavolo.
“Ringrazia comunque Joe.” Disse il ragazzo, dirigendosi verso l’uscita del locale. ‘Parli del diavolo e spuntano le corna.’ Pensò Louis sbuffando appena, nel vedere avvicinarsi il suo amico, con le monetine in mano.
“Louis, non le accetto. Consideralo il mio regalo di compleanno.” Louis rimase interdetto, non pensava che qualcuno si sarebbe ricordato che quel giorno era il suo compleanno. “E’ il tuo compleanno oggi?” S’inserì il ragazzo misterioso, avvicinandosi ai due amici. Il castano annuì debolmente, e sul viso del moro comparve un ampio sorriso. “Dobbiamo festeggiare! Andiamo questa sera al pub, chiamo un paio di amici!”
“Veramente pensavo di rimanere a casa.” Mormorò il castano, inutilmente, dato che il moro si era già allontanato con il telefono all’orecchio. Dopo un po’ si riavvicinò a loro, con uno scintillio negli occhi che incantò Louis per una buona manciata di secondi.
“Stasera alle undici davanti al pub. Ho chiamato solo due o tre persone. Ah, comunque io sono Zayn.” Il moro, che finalmente aveva un nome, tese gentilmente la mano verso quella del castano, che la strinse per pochi istanti, mormorando il proprio nome e riportando poi le mani in tasca.
“Allora a stasera!” Si congedò Zayn, uscendo con passo svelto dal locale, indossando la sua giacca di pelle, e sparendo rapidamente dietro l’angolo. Louis lo seguì con lo sguardo, mordendosi appena il labbro quando lo vide sparire.


Alle undici meno dieci, la piccola via di fronte al pub in cui si sarebbe tenuta la festa era piena di gente. Louis si era intrufolato nel locale, nascondendosi in bagno, sebbene gli invitati lo stessero aspettando. Non gli era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, specialmente con così tante persone sconosciute, e l’idea di passare un’intera serata così non lo allettava per niente. Si piegò sul lavandino, aprendo il rubinetto e lasciando scorrere l’acqua sulle mani, raccogliendone poi qualche goccia e passandosela sul viso, nel tentativo di calmare il nervoso che gli aveva causato un nodo alla base dello stomaco. Si rialzò osservando il proprio riflesso. In fondo, era un bel ragazzo. Aveva i capelli castani, generalmente alzati in un ciuffo, o, quando diventavano troppo lunghi, portati all’indietro. Il naso era sottile, non troppo pronunciato, a differenza degli zigomi, che, anche a causa del modesto peso del ragazzo, erano piuttosto evidenziati. Le labbra erano sottili ma rosee, mentre gli occhi del ragazzo erano verdemare, ma cambiavano a seconda della luce. A volte grigi, a volte azzurri. Neanche Louis sapeva dire di che colore fossero. Quella sera, indossava una semplice camicia bianca, dei pantaloni neri aderenti e un paio di scarpe dello stesso colore. L’unico accessorio che aveva era un Rolex al polso, che il ragazzo non toglieva mai, se non per fare uno dei suoi lunghi bagni immerso nella schiuma.
Era perso nei propri pensieri, quando la porta del bagno si aprì di colpo. Il castano si voltò rapidamente, e arrossì violentemente nel vedere la figura di Zayn sulla porta del bagno, che lo osservava con le sopracciglia aggrottate.
“Non dovresti essere di là?”
“Sì, mi stavo..rinfrescando.” Il moro indicò il lavandino, sentendo le proprie guance avvampare, sapendo che la propria bugia non avrebbe convinto il ragazzo davanti a sé.
“Dai, Lou! Ci stanno aspettando tutti!” Zayn intrecciò rapidamente la mano alla sua, trascinando il ragazzo, ancora scombussolato dal contatto con la pelle del ragazzo, fuori dal bagno, raggiungendo il bancone, in mezzo a tutti i suoi amici. Cominciò a presentarlo rapidamente a ognuno di loro, senza lasciare la sua mano neanche un istante. Louis era grato al biondo per non aver lasciato andare la propria mano, sapeva che, in mezzo a tutta quella gente, se fosse stato solo, sarebbe scappato a gambe levate e non si sarebbe calmato sino al mattino dopo. Sentire la propria mano stretta alla sua, invece, lo calmava, lo rassicurava, si sentiva protetto.
Mezz’ora dopo, uno stravolto Louis e un entusiasta Zayn erano seduti l’uno di fianco all’altro sui minuscoli sgabelli davanti al bancone. Il secondo stava ordinando da bere per entrambi, dato che il castano se ne intendeva poco di drink. A lui, bastava che ci fosse il più alto quantitativo di alcol possibile, e così il moro gli ordinò un Quattro Bianchi, mentre per sé prese un Angelo Azzurro.
“Da quanto lavori da Joe? Ci vado da anni, e non ti ho mai visto prima.”
“Solo da qualche settimana, a dire il vero. E’ un gran bel posto, e Joe è un grande!” asserì il moro con una risata, e Louis sentì il proprio stomaco contorcersi. Gli rivolse dunque un sorriso appena accennato, prima di portare alle labbra il bicchiere, scolandosi tutto il drink in pochi istanti. Osservando poi le bottiglie sui ripiani del bar, ordinò un bicchiere di Assenzio puro, mentre Zayn continuava a sorseggiare il suo drink, in maniera sicuramente più elegante del festeggiato. Dopo aver bevuto pochi sorsi della bevanda, nella quale aveva sciolto dello zucchero di canna, per renderla meno dannosa per il proprio stomaco, Louis iniziò a sentire la propria testa girare vorticosamente, e, forse grazie all’alcol in circolo nel proprio corpo, prese la mano al ragazzo, dirigendosi al centro della pista e allacciando le braccia attorno al suo collo, iniziando a ballare davanti a lui, con movimenti sinuosi, ma non eccessivi. Non era male come ballerino, e per questo svariate persone si avvicinarono, chiedendogli di ballare. Lui, però, ignorò chiunque, a parte Zayn, che aveva poggiato le mani sui fianchi del castano e lo aveva attirato a sé, facendo aderire i loro corpi, e muovendosi insieme al ragazzo. Continuarono a ballare a lungo, sin quando Louis, presa nuovamente la mano di Zayn, si diresse verso l’uscita del locale, raggiungendo a passo svelto un piccolo e deserto parco lì vicino. Si sistemò sulla panchina, sedendosi sul bordo dello schienale e poggiando i piedi sulla parte della seduta. Il moro, invece, si sedette a terra, davanti a lui, osservandolo leggermente confuso.
“Cosa facciamo qui? Ti annoiavi?”
“No, ma avevo voglia di fumare.” Mormorò il castano, estraendo un piccolo sacchettino trasparente, contenente della marijuana, e delle cartine. Alla vista del contenuto, il moro sorrise divertito, scuotendo la testa ed estraendo dalla tasca interna della giacca una bustina simile a quella posseduta dal castano, contenente la stessa sostanza, in maggiore quantità.
“Se permetti, offro io. Sono il migliore, in questo campo.” Il castano sorrise lievemente, riponendo in tasca il sacchettino e rimanendo, con le labbra socchiuse, ad osservare Zayn che grindava la sostanza, dividendola poi tra le due cartine, sulle quali sistema del tabacco, inserendo il filtro, e leccando la cartina, prima di incollarla. Louis prese tra le dita la propria canna, girata perfettamente, sistemandosela tra le labbra e accendendola, prima di fare un tiro piuttosto lungo.
“Allora, Louis. Parlami di te.”
“Su di me non c’è nulla da dire.”
“Io sono sicuro di sì, invece. Sei fidanzato?”
“No, no. E tu? Sono sicuro di sì.”
“Perché pensi che io sia fidanzato?” Domandò il moro, aprendosi in un sorriso compiaciuto. Il castano arrossì, trovandosi senza risposta. Esitò qualche istante, prima di rispondere.
“Ho solo immaginato.”
“No, Louis. Non sono fidanzato.” Senza un motivo apparente, il castano sorrise, espirando il fumo del quarto tiro fatto dalla propria canna. Spostò, poi, lo sguardo sull’orologio, sorridendo malinconicamente.
“Buon Natale, Zayn.”
“E’ già mezzanotte? Buon Natale! Dove andrai oggi?”
“Probabilmente sull’amaca di casa mia, a leggere, con del cibo cinese. E tu?”
“Non amo festeggiare il Natale.” Zayn alzò le spalle con noncuranza. A quelle parole, Louis, dopo aver spento la propria canna contro la panchina, alzò lo sguardo verso il viso del moro, sospirando.
“Sarà meglio che vada a casa. Grazie per la festa, Zayn. Ci vediamo.” Il castano si alzò dalla panchina, ripulendosi i pantaloni con un rapido gesto, incamminandosi poi verso casa propria. Era già perso nei propri pensieri, quando sentì una stretta sul proprio braccio.
“Aspetta.”
“Che c’è?”
“Mi chiedevo..magari ti andava di passare il Natale insieme.” Il castano sorrise debolmente, annuendo, mormorando un ringraziamento. Le labbra del moro si poggiarono sulla guancia di Louis, che avvampò, mordendosi appena il labbro inferiore.
“Mi faccio dare il tuo numero da Joe, e ti scrivo oggi pomeriggio, così ci mettiamo d’accordo. Buonanotte, Lou.” Concluse il ragazzo, dirigendosi verso la propria auto e sfrecciando verso casa propria.

br>Il moro suonò il campanello della piccola villetta in cui abitava Louis. Si erano accordati di vedersi quella sera, a casa del castano, che era sufficientemente vicina al centro, in caso avessero voluto uscire a fare due passi. Quest’ultimo aveva organizzato ogni cosa. Si era applicato in cucina, preparando un ottimo piatto a base di carne, contornato con patate al forno, e, ovviamente, una bottiglia di Champagne, conservata al fresco.
Louis si diresse alla porta, ricontrollandosi nervosamente allo specchio, sistemando i capelli con un gesto rapido, prima di aprire la porta d’ingresso, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
“Zayn! Vieni, entra pure. Puoi darmi la giacca, se vuoi.” Il moro gli porse la propria giacca, guardandosi intorno curiosamente, mentre il castano sistemava il suo soprabito su un appendino.
“Hai davvero una bella casa.”
“Oh, grazie. Ho una passione per il design d’interni.” La casa, dalla porta d’ingresso, si apriva su un salotto, con un divano al centro, due poltrone ai lati, e la televisione al muro, di fronte al divano. A destra del salotto, si trovava la cucina, con una grossa isola centrale, mentre, salite le scale, si trovavano la camera da letto, il bagno e una piccola stanza con gli strumenti musicali del ragazzo.
“Vieni, mettiamoci a tavola.” Mormorò Louis, conducendo Zayn in cucina, dove si sedettero, conversando allegramente per un’ora buona, gustando i piatti cucinati dal più piccolo. Terminata la cena, si diressero verso il salotto, dove si accomodarono sul divano.
“Ti va un po’ di musica?” domandò Louis incerto.
“Sì, scegli tu.” Il castano selezionò un vinile di Armstrong, che iniziò a risuonare nella stanza. L’ambiente era natalizio, una ghirlanda adornava il caminetto in marmo, e un grosso albero di Natale occupava un angolo della sala. Su di esso, palline rosse e oro, una stella brillante in cima. Louis si sedette al fianco del moro, versando dello champagne in due calici, poggiando la bottiglia sul tavolino in vetro davanti a loro. Porse uno dei due calici a Zayn, che lo accettò volentieri. I due fecero scontrare delicatamente i bicchieri, producendo un lieve tintinnio, che risuonò per una frazione di secondo nella stanza.
“Buon Natale, Lou.”
“Buon Natale, Zayn.” Mormorarono i due, prima che le loro labbra entrarono a contatto, dimenticandosi così del brindisi, mentre piccoli fiocchi di neve iniziavano a scendere, ancora una volta, sulle strade di Londra.




Note Autore: vorrei solo precisare che in questa One Shot, Louis è più piccolo di Zayn. Buona lettura!
  
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