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Autore: TenthLover    05/08/2014    4 recensioni
-Non passò molto tempo prima che mi accorgessi di provare qualcosa per lui. Era qualcosa che non capivo e che mai mi era stato spiegato. Ci fu un periodo in cui mi trovai davvero in difficoltà e in imbarazzo con lui. Aveva un viso perfetto e quindi era parecchio popolare nella nostra scuola. Frequentò anche parecchie ragazze e mi ritrovai a doverlo sempre sostenere come amico nonostante non mi sentissi a mio agio. In quel periodo non avevo ancora capito cosa mi stesse succedendo. L’unica cosa che sapevo era che tutto ciò mi faceva davvero male.
Partecipante al contest ‘Lo specchio dell’anima’ indetto da peetassmile sul forum
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Mi sono sempre chiesto per quale motivo la società pretenda di generare individui identici tra loro. È come se loro stessi si considerassero prodotti confezionati con precise caratteristiche. Arrivano anche al punto di marcare come difettosi quelli che non sono conformi a queste norme. Ma qual è il criterio su cui tutto si basa? Chi è questo fantomatico fabbricatore che ha deciso i parametri su cui l’intera società cresce? La cultura, la religione, l’orientamento sessuale, i gusti addirittura. Come se fossero tutti una nostra libera scelta. La famiglia cerca di inculcarci una realtà che non ci appartiene e che, probabilmente, non appartiene nemmeno a loro. Tutti seguono ciò che ritengono essere il modello perfetto di cittadino ma, alla fine, nessuno si rivede del tutto in quello che fa o in quello che pensa o che, almeno, sostiene di pensare. Io sono nato in una famiglia – secondo questi canoni – rispettabile che mi ha educato e cresciuto come il perfetto essere umano. Ho sempre seguito ciecamente le loro direttive e sembrava andasse tutto per il meglio. Ero un ottimo studente, rispettoso e sempre attivo. Mi consideravo anche un tipo molto religioso e credo di esserlo tuttora. Avevo molti amici e una famiglia che mi ha sempre voluto molto bene. Ero il prodotto perfetto e ben confezionato.

Adesso mi ritrovo seduto nel mio salotto da solo a cambiare canale per trovare qualcosa di interessante in televisione. Non sono mai stato un grande fan della tv ma odio dover passare le giornate ad ascoltare il silenzio dell’appartamento. Vivo in una casa piccola in un quartiere di cui non posso lamentarmi. Conduco una vita tranquilla e serena. Riesco a provvedere a me stesso e continuo ad andare avanti secondo quello che i miei genitori mi hanno insegnato, come ho sempre fatto. Ormai si tratta più di abitudine che di un volersi adeguare alla società odierna. Tuttavia, non sempre sono riuscito ad andare avanti con questa educazione senza problemi. Certo, ero un ragazzo modello ai miei tempi. I liceali erano sempre un po’ fuori dal prodotto di cittadino perfetto ma veniva considerata una cosa abbastanza normale, si cambia col tempo. Nel mio caso, fu proprio quello il periodo in cui cambiai. Frequentavo il secondo anno quando conobbi Ethan. Era un bravo ragazzo, probabilmente il più vivace e solare che io abbia mai conosciuto. Aveva un sorriso che poteva rallegrare chiunque nel raggio di chilometri e dei lunghi capelli rossi. Fu la prima volta che incontrai un ragazzo così. Lo trovai molto particolare ma interessante allo stesso tempo. Non era solo il suo aspetto a essere singolare ma anche il suo carattere, la parte che ammiravo di più. Sapeva essere amichevole con tutti, compreso me. Anche io ero un tipo socievole ma molto più timido e riservato rispetto a lui. Passò poco tempo prima che diventasse uno dei miei migliori amici. Non avevamo molte cose in comune in realtà ma in sua presenza mi sentivo davvero bene. Riusciva a farmi divertire in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. Per essere un liceale ero un tipo abbastanza serio ma lui riusciva sempre a farmi ridere e a scaldarmi il cuore.  Ricordo quando per il mio compleanno mi regalò quel videogioco che desideravo tanto. Per me, fu un regalo molto prezioso che conservai gelosamente. Passammo notti intere a giocare insieme e ricordo quanto fosse forte nonostante mi lasciasse spesso vincere. A lui non l’ho mai detto, ma capivo quando di proposito perdeva. Era davvero gentile con me. Mi torna ancora in mente il suo sorriso quando dichiarava di aver perso. Non riuscivo a non ricambiarlo e a ridere a mia volta. Passavamo sempre più tempo insieme. Io lo aiutavo a fare i compiti mentre lui mi insegnava a giocare a basket. Era davvero incredibile e lo ammiravo tantissimo. Tuttora non sono riuscito a imparare del tutto quello sport ma quando lo guardavo giocare rimanevo sempre ipnotizzato da tutto ciò che faceva. Nonostante non fossi in grado di raggiungere il suo livello, lui cercava sempre di farmi stare al suo passo e mi divertivo molto. Con lui anche lo studio diventava divertente. Passai ore e ore a cercare di far entrare nella sua testa qualche equazione. Amavo vedere la sua espressione seria e concentrata quando cercava di capire ciò che gli stavo spiegando, mi divertiva. Adoravo vedere il modo in cui faceva roteare la penna tra le dita quando cercava di trattenere il nervosismo a causa di un semplice problema. Mi piacevano anche le forcine che era costretto a mettere per tenere fermi i suoi lunghi capelli rossi. A scuola notavo tutte le volte che cercava di spostare i capelli dagli occhi. Le uniche volte in cui usava le forcine era insieme a me, quando eravamo soli. Lo consideravo un po’ il nostro piccolo segreto. Probabilmente si vergognava di come appariva ma io continuavo a trovarlo fantastico.

Non passò molto tempo prima che mi accorgessi di provare qualcosa per lui. Era qualcosa che non capivo e che mai mi era stato spiegato. Ci fu un periodo in cui mi trovai davvero in difficoltà e in imbarazzo con lui. Aveva un viso perfetto e quindi era parecchio popolare nella nostra scuola. Frequentò anche parecchie ragazze e mi ritrovai a doverlo sempre sostenere come amico nonostante non mi sentissi a mio agio. In quel periodo non avevo ancora capito cosa mi stesse succedendo. L’unica cosa che sapevo era che tutto ciò mi faceva davvero male. In qualche modo pensai di essere sbagliato o che ci fosse qualcosa che non andava. Ero anche terrorizzato dall’idea che Ethan potesse intuire qualcosa. Iniziai a studiare ogni mia singola azione in sua presenza, anche la più banale. Non volevo che arrivasse anche a odiarmi per qualcosa che nemmeno io riuscivo a capire fino in fondo. Ricordo che fu durante l’estate che precedeva il quarto anno che mi resi conto di provare un’attrazione fisica nei suoi confronti. Avevo sempre adorato il suo viso ma successivamente iniziai anche a soffermarmi su altro. Notai le sue mani grandi, eppure dai tratti delicati; il naso leggermente incurvato verso l’alto; le sue gambe tanto muscolose grazie al basket. Iniziai anche a percepire le sue azioni diversamente. Quando mi toccava, dava il via a una serie di meccanismi che tuttora non riesco a comprendere. Sentivo la pelle bruciare dove lui osava anche solo sfiorarmi. Probabilmente, fu in quel periodo che iniziai ad allontanarmi da lui. Tutto ciò che provavo mi terrorizzava, mi sembrava sbagliato e mostruoso in qualche modo. Non sapevo nemmeno dare un nome a tutto ciò: non faceva parte della mia educazione. Ogni volta che lo vedevo sorridere, il mio cuore batteva a mille. Non sapevo cosa fare perché in qualche modo ogni sua azione mi rendeva felice. Iniziai pian piano a metterlo sempre al primo posto e a mettere i suoi interessi davanti ai miei. Quanto mi scaldava il cuore vederlo sorridere grazie a me.

Fu all’inizio del quinto anno che cambiò tutto. Continuavamo a vederci anche se sporadicamente. Nonostante ciò, quello che provavo riusciva soltanto a intensificarsi. Una sera ci siamo ritrovati a casa sua per giocare ai videogiochi. Ormai, in qualche modo, conoscevo anche la sua famiglia quindi ero sempre il benvenuto. Anche quella volta mi lasciò vincere. Da quando avevo iniziato ad allontanarmi, lo faceva più spesso come se fosse un modo per avvicinarsi nuovamente a me. Quella sera, però, qualcosa cambiò. Quando vidi quel sorriso così bello, non fu con un altro sorriso che ricambiai. Fu proprio quel momento in cui capii tutto, in cui non avevo più nessun dubbio. Fu quando lo baciai che capii di essermi innamorato del mio migliore amico. Non avevo mai provato una sensazione così bella come in quel momento. Mi sembrò di aver trovato la risposta ad anni di dubbi e preoccupazioni. Le sue labbra erano così morbide e il contatto con esse era davvero piacevole, perfetto. Sentii una leggerezza che mai prima avevo provato ma svanì appena allontanai le mie labbra dalle sue. Quella volta, non avrei saputo descrivere la sua reazione. Era un misto di sorpresa e confusione. Non mi sembrò arrabbiato o disgustato ma in qualche modo è questo che iniziai a provare per me stesso: rabbia e disgusto. L’imbarazzo per ciò che avevo fatto mi fece andare via subito dopo. Quella fu la prima sera che passai chiuso in camera mia a piangere. Mi sentii un idiota e pensai di aver rovinato tutto. Mi sentii davvero… sbagliato e patetico. Nei giorni successivi programmai di ignorarlo ma lui non me lo permise. Continuò a comportarsi come se niente fosse successo e gli fui sempre grato per non avermi respinto. Continuammo a frequentarci ma la differenza si sentiva. Ero costantemente a disagio e non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Ogni volta che incontravo i suoi occhi, distoglievo lo sguardo. Lui, invece, fece tutto il contrario. Non mi permise di ignorarlo e continuò a starmi intorno, forse più di prima. Pensai che fosse solo una mia impressione ma mi sembrò di vederlo sempre più vicino a me. Mentre guardavamo un film a casa mia arrivò anche a prendermi la mano. Io non seppi come reagire e non feci altro che stringerla. Era un momento imbarazzante per me e non sapevo cosa pensare. Non mi guardò né disse niente. Si limitò soltanto a stringere la mia mano. Sperai con tutto il cuore che il nervosismo non mi facesse sudare. Non riuscii nemmeno a seguire il film. Continuai a concentrarmi sul calore che sentivo sul mio palmo. Ero così nervoso che avrei voluto lasciarla ma non volevo si facesse un’idea sbagliata. Così, non feci altro che approfittarmi di quel piccolo momento che in qualche modo Ethan volle donarmi e passai il resto della serata con le dita intrecciate alle sue. Quel contatto, in un modo che tuttora non riesco a spiegarmi, fece scivolare via ogni mia preoccupazione. Lo sentii nuovamente vicino a me, forse più di prima.

Passai così la mia vita da liceale. Rimanemmo per tutto il tempo in bilico su un filo. Non stavamo insieme ma allo stesso tempo non eravamo più nemmeno normali amici. Non sapevo nemmeno cosa lui pensasse di me o di quella situazione. Io lo amavo e non potevo più negarlo a me stesso. Non mi piaceva l’idea e avrei voluto tenerla segreta da tutti, lui incluso. Iniziai anche a rendermi conto di come fossero visti dalla società quelli come me. Arrivai a odiarmi, forse. Probabilmente, per questo ero sicuro che anche lui avrebbe fatto lo stesso se avesse scoperto questo mio oscuro segreto. Non volevo allontanarmi da lui ma allo stesso tempo pensavo che fosse la cosa migliore. Qualcosa, però, me lo impediva. Non passava giorno senza che mi mancasse, senza che io volessi vederlo. Stavo davvero impazzendo. Sperai che quel bacio o qualsiasi sguardo io possa mai avergli donato passassero inosservati e che lui se ne dimenticasse. Ovviamente, era impossibile. Riflettei molto sulla mia situazione e non ero pronto ad accettare quello che stavo diventando. Come ho detto, prima di provare tutte quelle cose non sapevo nemmeno che fosse possibile e non sapevo dargli un nome. Tentai di andare avanti con la mia vita ignorando quel pensiero fisso che vorticava nella mia mente. Per me lui era importante ma non doveva esserlo. Imposi a me stesso di cacciare via questo sentimento, tutte le sensazioni che provavo e qualsiasi altra cosa legata a lui. Non riuscii mai a cancellarli del tutto quindi mi limitai a tenerli sepolti in un angolo del mio cuore.

Dopo il liceo, fui accettato in un’università che sognavo anche da prima di conoscere Ethan. Mi impegnavo molto a scuola quindi non fu difficile entrarci. Il problema era che mi sarei dovuto trasferire altrove. Da una parte vedevo questa come l’occasione di poter lasciare tutti i miei problemi alle spalle, inclusi i miei sentimenti. Dall’altra, continuai insistentemente a pensare che avrei potuto non vedere mai più il viso della persona che era stata e sarà sempre il mio primo amore. Sentivo di avere delle responsabilità e non solo verso me stesso ma anche verso la mia famiglia che si era impegnata tanto per permettermi di studiare e, in qualche modo, anche verso la società. Perché è questo il problema che tutti devono affrontare: il sentirsi in debito con il mondo. Cercavo sempre di comportarmi come gli altri si aspettavano, come credevo di dover essere e tutti, in un modo o nell’altro, facciamo così. Il giorno della partenza fu il giorno in cui tutto ciò in cui credevo fu messo alla prova. Ethan sapeva da tempo della mia partenza ma non fece particolari proteste, non ne aveva il motivo. Sapevo già che mi sarebbe mancato più di chiunque altro e in qualche modo mi sembrò che anche lui avrebbe sentito la mia mancanza anche se non nel mio stesso modo. Quel giorno, molti vennero a salutarmi ma non lui. Sentivo il cuore in pezzi mentre aspettavo il treno. Sentivo gli occhi inumidirsi ma facevo di tutto per ricacciare dentro le lacrime. Continuai a sperare di vederlo, continuai a guardare dietro di me ma nulla. Mi sembrò che tutto ciò che avevamo passato insieme fosse sparito. Magari, fino a quel momento era semplicemente riuscito a sopportare la mia presenza. Forse la nostra relazione si era conclusa il giorno in cui avevo osato baciarlo. Non potevo dirlo con certezza ed era questo a farmi impazzire. Stavo lì seduto, da solo e impotente davanti a ciò che provavo. Tutti i sentimenti che ero riuscito a tenere a bada in quel profondo angolo del mio cuore in quel momento premevano per uscire e io non sapevo cosa fare se non trattenere le lacrime. Mi sentii davvero patetico.

Arrivò il treno e io non ebbi nemmeno la forza di lasciare quella panchina. Tutta la folla intorno a me si avviò verso l’entrata e io diedi un’ultima speranzosa occhiata dietro di me. Ormai non ci speravo più tanto che mi voltai nuovamente verso il treno. Un secondo dopo, però, mi si accese una lampadina e guardai nuovamente dietro di me. In mezzo alla folla vidi una folta chioma rossa. Era lì fermo a fissarmi col fiatone. Quando finalmente lo guardai, mi sorrise. Mentre sentii che le porte del treno stavano per chiudersi, mi precipitai verso Ethan e lo abbracciai come mai fino a quel momento avevo avuto il coraggio di fare. Ero così felice e sentii le nostre labbra incontrarsi. Non ricordo nemmeno chi dei due fu a dare il bacio. Ricordo soltanto che nonostante tutti gli occhi che sentivo su di noi, nonostante i commenti altrui e la vergogna che provai in quel momento, non mi importava. Per la prima volta, l’unica cosa di cui mi importava era la persona che stavo stringendo tra le mie braccia. Dopo tanto tempo, sentii di aver fatto qualcosa che desideravo dal più profondo del cuore e non perché era giusto farlo ma perché era ciò che più volevo. Conservo ancora il ricordo di quel momento come uno dei più belli. Sentii che non mi avrebbe odiato e che, addirittura, probabilmente lui provava ciò che anch’io provavo. Ero così felice e capii di poter esprimere liberamente ciò che sentivo senza più limitazioni. Rimanemmo seduti su quella panchina a parlare per molto tempo e ci tenevamo per mano. Quel suo meraviglioso sorriso riuscì a tirarmi su ancora una volta. Non saprei descrivere come mi sentii quel giorno. Finalmente, ero nel posto giusto.

Da lì a poco sarebbe arrivato un altro treno e non avrei potuto più vedere Ethan. Quel giorno probabilmente presi la decisione più importante della mia vita che mi ha portato qui dove sono oggi. Era una scelta importante  e probabilmente ero troppo giovane per capire quale fosse quella giusta. Avrei potuto pentirmene per sempre.

“Ehi, non hai sempre detto che questo programma non ti piace?”

Una voce dietro di me interrompe la mia riflessione. Sorrido vedendo il volto di Ethan avvicinarsi per lasciarmi un bacio sulla fronte. Dopo essersi seduto accanto a me, lo abbraccio proprio come feci quel giorno.

“In vena di coccole oggi?”

Mi sorride mentre mi lascio andare tra le sue braccia.

“Non c’era nient’altro in tv. Ti stavo aspettando.”

Se quel giorno non avessi scelto di rimanere con lui, se non avessi deciso di rinnegare ciò che mi avevano inculcato fino a quel momento, adesso non sarei qui. Ogni giorno della mia vita sento di aver preso la decisione giusta e credo di essere dove dovrei stare. Anche se la società fa di tutto per far sentire me, Ethan e tutti gli altri fuori posto, mi accorgo di come sia un tentativo vano. Quando sono tra le braccia di quest’uomo sento di essere nell’unico luogo in cui dovrei essere. Mi sento al sicuro e felice come mai prima di conoscerlo. Io lo amo e non mi importa se il prodotto perfetto che ero da giovane col tempo ha iniziato a sviluppare caratteristiche inaccettabili per questa società. I canoni scritti sulla confezione che mi avvolgeva non valgono più ormai. Noi stessi permettiamo che ci circondi ma adesso non c’è più. Perché, francamente, l’unico che riesce a farmi sentire felice, un prodotto perfetto e un uomo completo… è proprio un altro uomo.

E io lo amo.

 

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Una piccola one-shot che mi ha dato un po' da lavorare! Il mio obbiettivo è quello di riuscire a scrivere sottolineando ciò che i miei personaggi provano. Non sono ancora soddisfatta del risultato ma spero che sia una lettura piacevole ^^ Sono aperta a qualsiasi consiglio ^^

  
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