Erano tre e un quarto. In teoria sarebbe dovuto arrivare Josh, il bambino del quale mi sarei dovuta prendere cura quel pomeriggio, ma visto che diluviava non credevo che sarebbe venuto. Il lavoro di babysitter mi piaceva molto. Lo trovavo abbastanza gratificante. Come sospettavo, mi arrivó un messaggio del papá del bimbo, Rick, che non lo avrebbe portato a casa mia. Avevo il pomeriggio libero. In effetti mi accorsi che dovevo sbrigare delle faccende, fare la spesa, fare andare la lavatrice. Cose noiose, ma che dovevo fare. Misi la roba da lavare al suo posto e feci partire la macchina, mentre il mio Ipod faceva uscire dalle casse la mia musica. Finiro di sistemare, mi misi i jeans e le Converse blu con una maglietta verde. Uscii con la mia giacca e le chiavi in mano. Salita in macchina accesi l'aria calda. Stavo letteralmente congelando. Uscii dal supermercato con solo due buste e salii in macchina. A metá strada la macchina fece un rumore strano e si fermó di colpo. Imprecai e mi sfogai sul volante. Scesi sotto la pioggia cercando di vederci qualcosa. Aprii il cofano ma non notavo niente di danneggiato. «Perchè sempre a me?!» gridai guardando il cielo. Mi diressi verso la strada cercando di fermare una macchina, ma nessuno stronzo si fermò. Mi stava venendo un attacco isterico. Ero bagnata fino alle ossa, avevo freddo e la mia macchina non aveva intenzione di collaborare. Ci rinunciai. Controllai ancora una volta il cuore del veicolo e vidi dei fari puntati verso di me. Lodai mentalmente chiunque si fosse nascosto dietro il finestrino. Corsi verso l'auto, e vidi un ragazzo biondo con gli occhi interrogativi. «Serve aiuto?» «Sì, mi servirebbe una mano, grazie». Il ragazzo scese dalla macchina con un ombrello e controlló la macchina. Dopo diversi minuti non riuscì a trovare niente che non andasse. «Ti do uno strappo a casa iose ti va, mi chiamo Niall» «Piacere, Jenna.. Grazie ancora e scusa se sono tutta bagnata..» «Ho un asciugamano nel sedile dietro. Dimmi solo l'indirizzo». Il viaggio sarebbe durato quindici minuti. Parlammo del piú e del meno mentre mi riscaldavo grazie alla piacevole sensazione di aria calda sulle guance. Arrivati lo invitai ad entrare per una tazza di tè caldo. Lui accettó. Non so per quale motivo, maquel ragazzo mi faceva parlare meno del solito. Beh, era dannatamente bello, devo ammetterlo. Troppo bello per una ragazza come me. Avevo impressione che la sinpatia tra di noi non sarebbe durata. Ma volevo godermi un pomeriggio in compagnia del mio "salvatore".