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Autore: bluecoffee    05/08/2014    2 recensioni
“Il problema non sono le domande di tuo nonno o gli sguardi di tua nonna, James. È che c’era troppo caldo e mi sentivo soffocare da tutto, non sono il tipo di persona che riesce a stare in un luogo piccolo ed affollato.” Poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e sospirò pesantemente, perché le sarebbe piaciuto essere un pochino diversa per non dover fuggire dal salotto o dalla cucina con stupide scuse da ragazzina in imbarazzo solamente perché non riusciva a stare in luoghi troppo pieni di persone che non facevano altro che renderla il centro di ogni singolo discorso, che cercavano di coinvolgerla in tutte le loro discussioni.
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Missing moment "Blood's question".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Questioni di sangue e scelte.'
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"Sappi che sceglierei te, sceglierei te mille
volte. Che fosse per me, sarei già lì ad abbracciarti
tutta la notte, o tutta la vita."




 

Un tempo le cose sarebbero andate diversamente, ne era certa, esattamente come era certa che erano un po’ d’anni che aveva imparato a fare piccole magie senza l’uso della bacchetta. Era una sua piccola soddisfazione, nonostante non fossero grandi cose, ma ne andava comunque fiera, perché erano in quei momenti che riusciva a staccare la mente dal resto, dal mondo.
Un tempo le cose sarebbero andate diversamente, “Se fossimo solamente noi le cose sarebbero migliori, se non ci fosse tutto questo casino alle spalle sarebbe meglio. È che mi manca, Arielle, mi manca come l’aria.” Thea non era certa del vero significato di quella frase, ma quella babbana che l’aveva pronunciata, dentro un locale un po’ sporco e che puzzava di sudore ed alcol, aveva detto quelle parole con le lacrime agli occhi, un bicchiere piccolo e pieno di un liquido strano e marroncino in mano ed aveva pianto sulla spalla di una sua probabile amica. Erano parole che un significato particolare lo avevano sicuramente, solo che poteva essere soggettivo, su questo Thea non aveva alcun dubbio.
Un brivido le percorse la schiena, alzò lo sguardo dal prato umido sul quale era seduta fino a guardare le stelle che illuminavano il nero del cielo notturno. Sorrise, senza un motivo, ma sorrise a quelle piccole lucciole bianche che illuminavano irrimediabilmente qualcosa di così buio. Era grazie a quelle piccole lucciole che aveva iniziato ad amare la notte, aveva iniziato ad immaginarle in tutte le cose buie che aveva davanti ed aveva iniziato, grazie a loro, a riuscire a superare la paura del buio che le attanagliava lo stomaco ogni notte.
“Qui abbiamo il cielo migliore del mondo.”
Thea sorrise, lo sguardo ancora ancorato sopra di sé: sapeva a chi apparteneva quella voce. “Veramente, qui avete solamente un’ottima visuale sul cielo. Anche Hogwarts l’aveva, non so, sei mai salito sulla Torre di Astronomia a guardarlo?”
James alzò un angolo della bocca a mo’ di sorriso e si sedette al fianco della ragazza, poggiandole affettuosamente una coperta di lana presa in casa sopra le spalle, per evitare di farle prendere freddo.
Thea cercò di capire come ci erano arrivati a quel punto, a quel momento, a tutto quell’affetto spontaneo, a quei gesti così dolci e così poco da loro. Cercò di capire come mai si trovasse alla Tana, la vecchia casa sperduta chissà dove nella quale vivevano i nonni di James, cercò di capire come mai il ragazzo avesse deciso di presentarla alla sua famiglia, di presentarla come Anthea Nott e non come qualcun altro. Aveva deciso di presentarla come la ragazza che non aveva mai sopportato, come l(a migliore)’amica di Albus, come quella parte di vita che aveva deciso di mostrare solamente a lui, quella parte che aveva mostrato solamente a Scorpius prima di lui.
“Non riesci più a sopportare le domande di mio nonno?” domandò il ragazzo, poggiandole un palmo sul ginocchio coperto da un semplice jeans nero e stringendo leggermente le dita attorno alla rotula.
La mano destra di Thea si posò delicatamente sopra quella del ragazzo e circondò con le proprie dita il proprio ginocchio, incastrandole con quelle di James e voltandosi a guardarlo.
Aveva gli occhi vagamente lucidi, James, le labbra socchiuse ed il naso già arrossato per lo stacco atmosferico tra il freddo esterno ed il caldo quasi soffocante che regnava dentro la Tana. Era bello anche così, Thea lo aveva veramente ammesso a se stessa e non si pentiva, non ce la faceva, mentre incastrava il labbro inferiore tra i denti bianchi.
Aveva i lunghi capelli mossi sciolti sulle spalle, coperti sulla nuca da un cappellino di lana bordeaux, uno di quelli caldi in ogni momento, Thea, invece. Gli occhi vagamenti acquosi e gli zigomi alti e spigolosi rossi, la punta delle dita fredde. James le strinse la mano che aveva poggiato sopra la propria e le sorrise sincero, gli occhi orgogliosi, perché era bellissima e la poteva considerare sua.
“Il problema non sono le domande di tuo nonno o gli sguardi di tua nonna, James. È che c’era troppo caldo e mi sentivo soffocare da tutto, non sono il tipo di persona che riesce a stare in un luogo piccolo ed affollato.” Poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e sospirò pesantemente, perché le sarebbe piaciuto essere un pochino diversa per non dover fuggire dal salotto o dalla cucina con stupide scuse da ragazzina in imbarazzo solamente perché non riusciva a stare in luoghi troppo pieni di persone che non facevano altro che renderla il centro di ogni singolo discorso, che cercavano di coinvolgerla in tutte le loro discussioni. Era cresciuta diversamente, Thea, perché i suoi genitori non facevano altro che ripeterle quanto una bambina non dovesse impicciarsi negli affari adulti, non dovesse mettere bocca in una conversazione nella quale il suo parere veniva chiesto, ma non voleva essere ascoltato veramente.
James continuò ad accarezzarle la mano e sorrise tristemente al cielo sopra di loro, perché avrebbe voluto che, in situazioni del genere, Thea fosse diversa, avrebbe voluto che riuscisse a reggere un po’ di più la vera compagnia e che non preferisse sempre e solo la solitudine o la stretta compagnia, perché lui non era così. Adorava stare in famiglia, adorava passare intere giornate alla Tana, soprattutto se questa era piena dei cugini e degli zii, anche i più lontani, perché non riusciva a concepire a pieno la solitudine vista positivamente. Aveva passato momenti in cui c’erano solamente lui e Thea, ma tutto il contesto era differente, ora avrebbe solamente voluto stare seduto in una poltrona della sala, Thea sopra le sue ginocchia e le chiacchiere dei suoi familiari che gli riempivano la testa.
Thea alzò la testa e lo guardò con gli occhi azzurri e sinceri: “Se vuoi andare dai tuoi parenti non mi offendo.”
“Non è questo.”
“Che cos’è, allora?”
James sospirò, titubante: non sapeva se era il caso di dirlo apertamente, non in quell’istante, dove tutto con Thea sembrava andare perfettamente.
“James, parla.” La voce della ragazza era seria, quasi severa, carica della classica persuasione che aveva sempre avuto.
“È che, non so, mi sarei aspettato tutto diverso arrivati a questo punto. Mi sarei aspettato che non fuggissi, che non cercassi di stare sola, che accettassi il fatto che praticamente tutta la mia famiglia è invadente. Ti giuro che va comunque bene, però.”
Thea accennò una scrollata di spalle e si sdraiò completamente sull’erba fresca ed umida, la coperta che aveva sulle spalle che si era completamente allargata dietro di lei ed il cappello di lana che le scopriva la fronte maggiormente di come aveva fatto prima di quel momento. James si voltò a guardarla e le sorrise, scuotendo appena la testa.
“Vieni qui” lo invitò la ragazza, gli occhi fissi in quelli scuri del ragazzo.
James si sdraiò lentamente al suo fianco, attento a non schiacciarle il braccio e a non allontanarsi troppo dal corpo leggermente più caldo del proprio dalla ragazza. Una volta tornato al suo fianco, lo sguardo rivolto verso di lei, le accarezzò dolcemente una guancia e le contornò il profilo con l’indice, il tocco delicato.
“Perché hai accettato di venire qui?” domandò, curioso, col tono macchiato, però, di serietà.
Thea si morse il labbro inferiore e fece spallucce: “Fondamentalmente non ne ho idea. Forse per saltare una cena con i miei, forse perché dovevo vedere come mi avresti presentata alla tua famiglia, forse perché non avevo nulla di meglio da fare.”
“Tutto qui? Niente frasi ad affetto? Niente perché ti amo alla fine?”
Thea scoppiò a ridere, la risata cristallina e un pochino più rumorosa di quando era ad Hogwarts che si espandeva attorno a loro accompagnata da una piccola nuvoletta densa e bianca. “Potrei dire che sia qui perché, in fondo, sono felice che tu mi abbia invitato di tua spontanea volontà, perché si vede che nessun parente te lo aveva chiesto. Potrei dire che sia qui perché Albus mi ha parlato della Tana e la volevo vedere con i miei occhi, potrei dire un sacco di cose, James. Sì, potrei anche dire uno stupido e sdolcinato motivo come il perché ti amo, ma sai che non sono il tipo. La sola certezza è che sono felice di essere qui, anche se ho accettato senza un motivo preciso, sono felice di essere sdraiata sull’erba bagnaticcia del prato di fronte la casa che ti ha visto crescere sotto gli occhi di una nonna attenta e premuroso ed un nonno fissato con gli oggetti babbani e il buon rendimento scolastico solamente dei nipoti più piccoli. Sono felice di essere qui fuori, al freddo, con una coperta cucita a mano sulle spalle e le stelle sopra di noi, come sono felice che ci sia tu qui vicino.”
James si mordicchiò il labbro inferiore, indeciso se sorridere e basta, se ringraziarla e sorridere o se baciarla all’improvviso. Alla fine, le sorrise, le sfiorò le labbra per un paio di secondi con le proprie e tornò a guardare le stelle e a stringerle la mano piccola e fredda, facendo intrecciare le loro dita. Quella risposta gli stava bene, perché era pienamente in stile Thea.
La osservò un po’, dopo aver contato una ventina di stelle per un paio di volte, si soffermò sui piccoli dettagli che conosceva a memoria da un paio d’anni.
Era bellissima e la poteva considerare sua.
Anche senza il motivo più banale del mondo.





 
sono tornata! James e Thea tornano!
okay, ho finito di fare la rincoglionita ahahaha
sì, ecco qui il piccolo missing moment dei miei due piccoli bambini. era pronto da un po', però ho voluto aspettare prima di postare.
avrei un sacco di cose da dire su questa one shot, ma mi esprimo dicendo solamente che è ambientata una cosa come tre/quattro anni dopo Hogwarts, James trova il coraggio di presentare Thea alla sua famiglia e Thea non è cambiata poi molto. però entrambi resistono e sono ancora assieme.
sono di fretta perché c'è un'amica d'infanzia di mia madre qui a casa dopo trent'anni che non si vedevano e quindi mi dispiace lasciarle sole :)
al prossimo missing moment (ci sarà, su personaggi diversi),
bluecoffee ((nick diverso perché sì)) <3

 
  
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