Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: michiamanoskia    05/08/2014    0 recensioni
Cosa avrà di strano Skiá,la ragazza solitaria con i capelli corvini e gli occhi del colore del mare in tempesta? Ci credereste se vi dicessi che è un Demone che ha accettato di affrontare una sfida, intrufolandosi qui sulla Terra e svolgendo il compito che le ha ordinato il fratello maggiore Azechiel? Beh,è andata proprio così. Scoprite la sua storia in una serie di graffianti capitoli,raccontati in prima persona.
P.s. Un avvertimento agli uomini incauti che leggeranno:attenti a non farvi ammaliare o perderete la testa...letteralmente.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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MI CHIAMANO SKIA-I° CAPITOLO“NOI SIAMO CREATURE D’OMBRA”
Si narra che esistano delle creature chiamate Demoni,in mondo parallelo a quello umano e che siano creature di infinita crudeltà e cattiveria e che,annoiandosi spesso decidano di proporsi sfide a vicenda consistenti nell’intrufolarsi sulla Terra. Io mi chiamo Skiá,in realtà è un gioco di parole,infatti è la pronuncia di “σκιά” che in greco vuol dire “ombra” ma anche “spirito”,infatti anche io sono un Demone e i Demoni sono proprio questo “anime dell’ombra” o più precisamente “creature d’ombra”. Anche per me quindi,venne il giorno in cui Azechiel, il maggiore dei miei fratelli, mi propose una sfida e io,poco furbamente,accettai stringendo un patto con lui. Mi venne così affidato il corpo di una ragazza in fin di vita,con i capelli corvini e gli occhi verdi-azzurri come il mare in tempesta. Mi dovetti abituare a tutto,all’assenza delle ali,al mio aspetto tanto diverso,alla presenza del seno che non avevo mai avuto,a prendermi cura del mio corpo umano,della mia dolce prigione di ossa e carne. Da tutti,in ospedale,venivo riconosciuta come “Skiá,la ventenne sopravvissuta ad un incidente mortale e senza amici né famiglia”,mentre non sapevano che in realtà la ragazza di cui avevo preso il corpo era morta materialmente quando la mia anima si era impossessata di lei. Di giorno,facevo finta di avere un brutto vuoto di memoria e di dover imparare di nuovo tutto per farmi spiegare alcuni abitudini umane come vestirmi,pettinarmi,lavarmi,andare in bagno per rispondere ai miei “bisogni fisiologici” (così i medici e le infermiere li chiamavano)…mentre di notte tornavo in me e giravo i corridoi in cerca di sacche di sangue con cui placare la mia sete che mi punzecchiava costantemente la gola. Nonostante il nuovo corpo,avevo sempre questo bisogno di dissetarmi con il plasma,almeno ogni tanto. In tre settimane il mio corpo,che aveva subito diverse operazioni prima che io arrivassi,era tornato a star bene e tutti mi rassicuravano e mi sorridevano dicendo che sarei potuta tornare ad una vita normale e sulla mia pelle non ci sarebbe stato nemmeno un segno. Tutti mi trattavano con rispetto,mi indicavano e sussurravano “lei è un miracolo. E’ ancora viva nonostante tutto!” ma dentro mi sentivo tormentata. Avevo rubato la possibilità,anche se minima,di riprendersi ad una perfetta sconosciuta per uno stupido gioco. Ma ormai ero lì,mi dissero che presto mi avrebbero dimessa e che mi avevano trovato un luogo dove vivere:un posto in cui si offriva vitto e alloggio a ragazzi soli al mondo e io accettai passivamente la cosa. Ero giovane,avevo solo duecentosettanta anni all’epoca e non sapevo nulla degli umani. Non sapevo cosa fosse l’amicizia,né cosa fosse l’amore..dato che prima d’ora non avevo provato sentimenti. La sfida era proprio quella,non farmi coinvolgere dalle emozioni umane e portare a termine il compito che mi veniva richiesto,solo allora potevo ritornare nel mio mondo. Non mi preoccupai troppo dell’avvenire e dopo quattro rassicuranti settimane da ricoverata mi diedero le dimissioni augurandomi una nuova vita senza problemi. Ad aspettarmi c’era una macchina,da cui io spaventata fuggii sollevando l’ilarità generale. Dopo cinque minuti buoni,in cui mi rassicurarono salii a bordo e venni portata in un enorme struttura dove tantissimi ragazzi miei coetanei (lo capii perché mi somigliavano più o meno,nell’aspetto) parlottavano e ridevano. Solo allora capii in che guaio mi ero cacciata,a cosa andavo incontro..sussurrai tra me e me “Forza Skiá,svolgi il tuo compito e rendi Azechiel fiero di te. Prima ti sbrighi,prima te ne andrai da qui” e mi feci avanti.
TO BE CONTINUED
   
 
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