Note:
Song-fic sulla mia coppia preferita. Il testo è “Nessun rimpianto” degli 883, e
lo trovate scritto in corsivo. E’ una storia a due voci e il p.o.v. è alternato.
E’ ambientato nel settimo libro, quando Ron decide di lasciare gli altri due.
Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia,
molto graditi ^^.
nessun
rimpianto
La
ragazza era sveglia. “Ancora” pensò con una punta d’amarezza. I ricci crespi le
andavano sulla fronte, dandole fastidio. Con un moto di irritazione si girò
poggiando la guancia sulla “parete” della tenda. Era diverse notti che non
riusciva a dormire…se non era per la paura era per il dolore, e irritazione e
lacrime non sono certo soporiferi. Harry dormiva. Hermione si chiese come ci
riuscisse. La sua vita era appesa un filo molto più di quella di lei, o di
quell’infame che se ne era andato abbandonandoli, abbandonandola… “Basta!”
Ordinò a sé stessa mentalmente. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, pur
sapendo che difficilmente ci sarebbe riuscita. E l’intera scena le si parò
davanti agli occhi, ancora una volta. Il rosso si alzava come un automa, dopo
aver urlato come un pazzo contro Harry, e usciva nella notte, al freddo. Poi
sentiva le proprie gambe che gli correvano dietro, la propria voce lo implorava
di rimanere con loro. “Ron, Ron ti prego torna indietro” poteva ancora sentirlo,
come se quelle parole le avesse appena pronunciate. Ma niente, era stato tutto
inutile, il ragazzo non l’aveva ascoltata, o comunque non voleva, e aveva
continuato a camminare nell’oscurità, fino a sparire; facendola sentire persa,
come una bambola di pezza che viene gettata via, come se la sua voce non
esistesse, sola al mondo…Aprì gli occhi di scatto. Come una sonnambula uscì dal
sacco a pelo e si diresse verso l’entrata della tenda. Si sedette fuori, sulla
terra fredda e umida. Era dicembre e faceva un freddo cane. Avrebbe potuto
accendere un fuoco e scaldarsi facilmente, ma il freddo e l’aria gelida che le
sollevava i capelli la facevano sentire in qualche modo viva. Alzò gli occhi al
cielo “Strano come le stelle siano sempre là, come se non gli importasse niente
delle nostre disgrazie, del nostro dolore. Loro continuano a brillare, senza
rimpianti, senza rimorsi…” Una specie di lampo le attraversò il cervello,
mandandole alle orecchie le parole di una canzone che aveva sentito, quando
ancora il rosso era con loro, l’avevano ascoltata insieme, parlandoci sopra,
scherzando e ridendo. Sembravano passati secoli…
“Tutti mi dicevano vedrai, è successo a tutti però poi, ti alzi
un giorno e non ci pensi più, la scorderai, ti scorderai di lei.” Le parole della canzone, di
quella canzone gli tornarono all’orecchio così di punto in bianco, mentre
guardava le stelle sopra Villa Conchiglia. Non ce l’aveva fatta a dormire quella
notte, continuava a pensare a lei, a come si era comportato da vigliacco, a come
li aveva (o forse meglio l’aveva) lasciati soli. “Ronald Weasley complimenti,
riesci sempre a fare la cosa sbagliata. Sempre” pensava. Se n’era reso conto
subito, subito dopo essersi tolto il medaglione, aveva capito di aver sbagliato,
ma era sempre troppo orgoglioso, mentre sentiva la sua voce che lo richiamava
indietro tentando di fermarlo. Non l’avrebbe mai dimenticata, non importava cosa
diceva quella stupida canzone, non sarebbero bastati mille anni per scordarla.
L’amore non si dimentica. Non dopo aver passato anni a rendersene conto. E
adesso come suo solito era riuscito a rovinare tutto.
“Solo che non va
proprio così, ore spese a guardare gli ultimi attimi in cui tu eri qui con me,
dove ho sbagliato e perché” Quando lui le aveva
urlato dietro al quarto anno perché era geloso di Krum dopo il ballo del
ceppo… quando gli aveva dato un bacio sulla guancia al
quinto anno prima della partita di Quidditch…quando l’aveva invitato alla festa
di Lumacorno l’anno prima…quando si era sentita morire perché si era messo con
quell’oca di Lavanda…quando avevano ballato insieme al matrimonio di
Bill…Sembrava che tutti i frammenti della loro amicizia si fossero riuniti
formando un film a spezzoni, dove lei riusciva a intravedere per pochi attimi il
suo sorriso, quegli occhi blu capaci di toglierle il respiro. Ma durava poco e
quella sensazione la lasciava più sola di prima, perché la illudeva che lui
potesse tornare, che potesse essere ancora con loro. “Ma dove ho sbagliato?” si
chiedeva la ragazza, mentre le lacrime spuntavano dolorose agli angoli degli
occhi pungendole la pelle resa perlacea dal gelo. E la risposta venne troppo
presto.
“Nessun rimpianto, nessun rimorso, soltanto certe volte capita
che appena prima di dormire mi sembra di sentire il tuo ricordo che mi bussa e
mi fa male un po’” Nessun rimpianto, come avrebbe voluto non averne anche
lui. Invece ne aveva troppi. L’aveva sempre data per scontata, sicuro che
sarebbe stata sempre lì per lui. Ma come capita sempre, Ron, non si era accorto
del valore della ragazza finchè era stato troppo tardi. “Ci accorgiamo del vero
valore delle cose che abbiamo solo quando ormai non sono più nostre” pensò
tristemente. Di occasioni ne aveva avute tante, e le aveva sempre gettate vie.
“Al quarto anno l’ho lasciata con quel bamboccio di Krum, al quinto avevo tutto
il tempo che volevo e non ho combinato nulla, l’anno scorso ho preferito quella
piovra di Lavanda, mentre lei mi aveva invitato…Miseriaccia che idiota!” Il
ricordo di Hermione lo tormentava, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere ancora
con lei, anche se sapeva di essersi comportato da idiota, e la ragazza
probabilmente e a ragione non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Ma sapeva
anche che avrebbe fatto di tutto pur di vedere un ultima volta quel sorriso,
quegli occhi color cioccolato e quella massa incredibile di capelli crespi…
“Come dicon tutti il tempo è l’unica cura possibile, solo
l’orgoglio ci mette un po’, un po’ di più per ritirarsi su” la canzone
continuava così, ma lui l’orgoglio se lo sarebbe rimangiato tutto, anche subito
pur di tornare con lei. Ma era troppo tardi. Hermione l’aveva sempre accusato di
essere orgoglioso e immaturo fino all’inverosimile e lui aveva sempre risposto
con un’alzata di spalle o un sorriso accondiscendente. Lei aveva ragione. “Come
sempre” pensò rivolgendo un sorriso stiracchiato al cielo che pian piano da nero
e trapunto di stelle, stava passando a un bel blu…
“Però mi ha aiutata a
chiedermi se era giusto essere trattata così, da una persona che diceva di
amarmi e proteggermi, prima di abbandonarmi qui” Già se l'era chiesto
tante di quelle volte se valeva la pena continuare ad amarlo che aveva perso il
conto. Ma la risposta era sempre stata sì, fino a quel momento. Alzò lo sguardo
al cielo, diventato blu come gli occhi di Ron, quegli occhi che tutte le notti
ricordava nei sogni, che avrebbe voluto vedere di nuovo… “Forse è meglio se me
lo dimentico. Dopotutto mi ha abbandonata, sarebbe potuto restare, invece non
l’ha fatto. Si vede che per lui io non ero abbastanza importante. Non ha senso
continuare a perdere tempo per una persona del genere” pensò Hermione: dopotutto
non poteva fare a meno di pensare razionalmente perfino nei momenti peggiori,
era la sua natura. Ma il cuore, nelle discussioni mentali, vince sempre. “Ma chi
voglio imbrogliare? Non lo dimenticherò mai nonostante tutto” concluse
passandosi una mano tra i capelli crespi, che il vento aveva pensato bene di
annodare ulteriormente “E se penso che avremmo potuto essere più che amici, che
a quest’ora lui poteva essere ancora qui…” Già se ci pensava…ma preferiva non
pensarci e chiuse gli occhi, sconfitta. Quando li riaprì stava albeggiando. Uno
spettacolo che, se non fosse stata dell’umore in cui era, avrebbe potuto essere
un’esperienza magnifica. Il sole era una palla di fuoco incandescente, rosso
come i capelli di quella persona.
Quella persona si alzò, togliendosi la polvere di dosso. Anche la ragazza seduta fuori dalla tenda sì sollevò, asciugandosi le lacrime e stiracchiandosi. Un'altra alba. Un'altro giorno. Pieno di rimorsi e di rimpianti. Per tutti e due.