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Autore: Lady_Marmalade    10/09/2008    0 recensioni
Quando rimorsi e rimpianti bussano alla tua porta dormire è dura, e i protagonisti lo scopriranno presto...
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Song-fic sulla mia coppia preferita. Il testo è “Nessun rimpianto” degli 883, e lo trovate scritto in corsivo. E’ una storia a due voci e il p.o.v. è alternato. E’ ambientato nel settimo libro, quando Ron decide di lasciare gli altri due. Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, molto graditi ^^.

 

nessun rimpianto

 

 

La ragazza era sveglia. “Ancora” pensò con una punta d’amarezza. I ricci crespi le andavano sulla fronte, dandole fastidio. Con un moto di irritazione si girò poggiando la guancia sulla “parete” della tenda. Era diverse notti che non riusciva a dormire…se non era per la paura era per il dolore, e irritazione e lacrime non sono certo soporiferi. Harry dormiva. Hermione si chiese come ci riuscisse. La sua vita era appesa un filo molto più di quella di lei, o di quell’infame che se ne era andato abbandonandoli, abbandonandola… “Basta!” Ordinò a sé stessa mentalmente. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, pur sapendo che difficilmente ci sarebbe riuscita. E l’intera scena le si parò davanti agli occhi, ancora una volta. Il rosso si alzava come un automa, dopo aver urlato come un pazzo contro Harry, e usciva nella notte, al freddo. Poi sentiva le proprie gambe che gli correvano dietro, la propria voce lo implorava di rimanere con loro. “Ron, Ron ti prego torna indietro” poteva ancora sentirlo, come se quelle parole le avesse appena pronunciate. Ma niente, era stato tutto inutile, il ragazzo non l’aveva ascoltata, o comunque non voleva, e aveva continuato a camminare nell’oscurità, fino a sparire; facendola sentire persa, come una bambola di pezza che viene gettata via, come se la sua voce non esistesse, sola al mondo…Aprì gli occhi di scatto. Come una sonnambula uscì dal sacco a pelo e si diresse verso l’entrata della tenda. Si sedette fuori, sulla terra fredda e umida. Era dicembre e faceva un freddo cane. Avrebbe potuto accendere un fuoco e scaldarsi facilmente, ma il freddo e l’aria gelida che le sollevava i capelli la facevano sentire in qualche modo viva. Alzò gli occhi al cielo “Strano come le stelle siano sempre là, come se non gli importasse niente delle nostre disgrazie, del nostro dolore. Loro continuano a brillare, senza rimpianti, senza rimorsi…” Una specie di lampo le attraversò il cervello, mandandole alle orecchie le parole di una canzone che aveva sentito, quando ancora il rosso era con loro, l’avevano ascoltata insieme, parlandoci sopra, scherzando e ridendo. Sembravano passati secoli…

 

Tutti mi dicevano vedrai, è successo a tutti però poi, ti alzi un giorno e non ci pensi più, la scorderai, ti scorderai di lei.”  Le parole della canzone, di quella canzone gli tornarono all’orecchio così di punto in bianco, mentre guardava le stelle sopra Villa Conchiglia. Non ce l’aveva fatta a dormire quella notte, continuava a pensare a lei, a come si era comportato da vigliacco, a come li aveva (o forse meglio l’aveva) lasciati soli. “Ronald Weasley complimenti, riesci sempre a fare la cosa sbagliata. Sempre” pensava. Se n’era reso conto subito, subito dopo essersi tolto il medaglione, aveva capito di aver sbagliato, ma era sempre troppo orgoglioso, mentre sentiva la sua voce che lo richiamava indietro tentando di fermarlo. Non l’avrebbe mai dimenticata, non importava cosa diceva quella stupida canzone, non sarebbero bastati mille anni per scordarla. L’amore non si dimentica. Non dopo aver passato anni a rendersene conto. E adesso come suo solito era riuscito a rovinare tutto.

 

Solo che non va proprio così, ore spese a guardare gli ultimi attimi in cui tu eri qui con me, dove ho sbagliato e perché” Quando lui le aveva urlato dietro al quarto anno perché era geloso di Krum dopo il ballo del ceppo… quando gli aveva dato un bacio sulla guancia al quinto anno prima della partita di Quidditch…quando l’aveva invitato alla festa di Lumacorno l’anno prima…quando si era sentita morire perché si era messo con quell’oca di Lavanda…quando avevano ballato insieme al matrimonio di Bill…Sembrava che tutti i frammenti della loro amicizia si fossero riuniti formando un film a spezzoni, dove lei riusciva a intravedere per pochi attimi il suo sorriso, quegli occhi blu capaci di toglierle il respiro. Ma durava poco e quella sensazione la lasciava più sola di prima, perché la illudeva che lui potesse tornare, che potesse essere ancora con loro. “Ma dove ho sbagliato?” si chiedeva la ragazza, mentre le lacrime spuntavano dolorose agli angoli degli occhi pungendole la pelle resa perlacea dal gelo. E la risposta venne troppo presto.

 

Nessun rimpianto, nessun rimorso, soltanto certe volte capita che appena prima di dormire mi sembra di sentire il tuo ricordo che mi bussa e mi fa male un po’” Nessun rimpianto, come avrebbe voluto non averne anche lui. Invece ne aveva troppi. L’aveva sempre data per scontata, sicuro che sarebbe stata sempre lì per lui. Ma come capita sempre, Ron, non si era accorto del valore della ragazza finchè era stato troppo tardi. “Ci accorgiamo del vero valore delle cose che abbiamo solo quando ormai non sono più nostre” pensò tristemente. Di occasioni ne aveva avute tante, e le aveva sempre gettate vie. “Al quarto anno l’ho lasciata con quel bamboccio di Krum, al quinto avevo tutto il tempo che volevo e non ho combinato nulla, l’anno scorso ho preferito quella piovra di Lavanda, mentre lei mi aveva invitato…Miseriaccia che idiota!” Il ricordo di Hermione lo tormentava, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere ancora con lei, anche se sapeva di essersi comportato da idiota, e la ragazza probabilmente e a ragione non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Ma sapeva anche che avrebbe fatto di tutto pur di vedere un ultima volta quel sorriso, quegli occhi color cioccolato e quella massa incredibile di capelli crespi…

Come dicon tutti il tempo è l’unica cura possibile, solo l’orgoglio ci mette un po’, un po’ di più per ritirarsi su” la canzone continuava così, ma lui l’orgoglio se lo sarebbe rimangiato tutto, anche subito pur di tornare con lei. Ma era troppo tardi. Hermione l’aveva sempre accusato di essere orgoglioso e immaturo fino all’inverosimile e lui aveva sempre risposto con un’alzata di spalle o un sorriso accondiscendente. Lei aveva ragione. “Come sempre” pensò rivolgendo un sorriso stiracchiato al cielo che pian piano da nero e trapunto di stelle, stava passando a un bel blu…

 

“Però mi ha aiutata a chiedermi se era giusto essere trattata così, da una persona che diceva di amarmi e proteggermi, prima di abbandonarmi qui” Già se l'era chiesto tante di quelle volte se valeva la pena continuare ad amarlo che aveva perso il conto. Ma la risposta era sempre stata sì, fino a quel momento. Alzò lo sguardo al cielo, diventato blu come gli occhi di Ron, quegli occhi che tutte le notti ricordava nei sogni, che avrebbe voluto vedere di nuovo… “Forse è meglio se me lo dimentico. Dopotutto mi ha abbandonata, sarebbe potuto restare, invece non l’ha fatto. Si vede che per lui io non ero abbastanza importante. Non ha senso continuare a perdere tempo per una persona del genere” pensò Hermione: dopotutto non poteva fare a meno di pensare razionalmente perfino nei momenti peggiori, era la sua natura. Ma il cuore, nelle discussioni mentali, vince sempre. “Ma chi voglio imbrogliare? Non lo dimenticherò mai nonostante tutto” concluse passandosi una mano tra i capelli crespi, che il vento aveva pensato bene di annodare ulteriormente “E se penso che avremmo potuto essere più che amici, che a quest’ora lui poteva essere ancora qui…” Già se ci pensava…ma preferiva non pensarci e chiuse gli occhi, sconfitta. Quando li riaprì stava albeggiando. Uno spettacolo che, se non fosse stata dell’umore in cui era, avrebbe potuto essere un’esperienza magnifica. Il sole era una palla di fuoco incandescente, rosso come i capelli di quella persona.

 

Quella persona si alzò, togliendosi la polvere di dosso. Anche la ragazza seduta fuori dalla tenda sì sollevò, asciugandosi le lacrime e stiracchiandosi. Un'altra alba. Un'altro giorno. Pieno di rimorsi e di rimpianti. Per tutti e due.

  
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