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Autore: FairySweet    06/08/2014    1 recensioni
... La sua colpa era semplicemente quella di amare troppo, amava sé stessa, amava quell'uomo ostinato e testardo che la sfiorava con la delicatezza di un angelo, amava sua figlia, la sua vita, semplicemente ... amava troppo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                    Pura come il Sole 




“Cosa stai pensando?” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra “Cosa sogni amore mio?” posò la fronte sulla sua sospirando “Ti porterei lontano Anna, lontano da tutti, da tutto il dolore. In un posto dove le stelle brillano così forte da fare male agli occhi. Vorrei vederti sorridere di nuovo amore mio mentre conti le stelle nella notte mentre il cielo riposa. Vorrei stringerti tra le braccia senza la paura di romperti, senza il terrore che tu smetta di respirare” un debolissimo sorriso gli colorò le labbra mentre uno sprazzo di passato tornava a galla.
Una ragazza sorridente che spiava il cielo notturno pieno di stelle. Era giovane e bella, con la pelle di pesca e gli occhi pieni di speranza.
Restava immobile accanto a lui con le labbra schiuse e lo sguardo fisso su quel cielo trapunto di diamanti sorridendo di tanto in tanto, stringendosi a lui mentre il suo giovane cuore chiedeva ancora più vita.
“Mi sono sempre chiesto cosa ci trovassi di speciale in quel cielo. Perché quelle stelle ti attiravano così tanto … ricordi cosa mi rispondesti?” le sfiorò le labbra con un dito seguendone i contorni “Lassù sono custoditi i sogni” lasciò cadere nel silenzio quella frase carica di passato ma nessuna risposta arrivò da quel corpo freddo e lontano.
Tirò più su la coperta nascondendola dal gelo di quel dolore che sembrava sempre più vicino. La teneva al caldo come se d'improvviso quel tepore delicato ne riscaldasse la carne, il cuore costringendola a vivere.
L'avrebbe fatto, l'avrebbe costretta in ogni modo a restare lì, aggrappata alla vita per lottare, per vivere, per meritare quella felicità che troppe volte gli aveva portato via.
Non gli importava niente del passato, del futuro, voleva solo rivedere il suo sorriso, i suoi occhi carichi di dolcezza e poco importava quello che lei avrebbe scelto.
Per tutta la sua vita, aveva dedicato anima e corpo alla medicina, a quella stessa scienza che ora sembrava così inutile.
Aveva sacrificato la sua famiglia, il suo titolo, il suo amore e solo per quegli ideali che ancora bruciavano dentro di lui ma ora, davanti a lei, davanti a quel respiro quasi impercettibile tutto si sgretolava.
Come un castello costruito sulla sabbia, troppo vicino all'acqua per resistere così le sue certezze crollavano una dopo l'altra lasciando solo dubbi e paure dietro di sé.
Non era riuscito ad amarla come meritava, non l'aveva protetta, non era in grado di guarirla e prendersela con quel Dio a cui troppe volte aveva affidato l'anima dei propri pazienti, sembrava l'unica cosa in grado di dargli pace.
Non gli importava quello che sarebbe successo, se fosse scappata lontano da lui, se avesse deciso di amarlo di nuovo, se il suo cuore non avesse mai più scelto di battere solo per loro, non gli importava niente, voleva solo rivederla, sentire di nuovo la sua voce, vederla camminare, correre, giocare di nuovo con la luce del sole perché Anna era la luce del sole.


Non cambierà” “Non puoi saperlo” “E tu perché ne sei così convinta?” sbottò ironico piantando gli occhi nei suoi “Perché ha paura di perdermi” “Se è per questo, beh, non credo abbia mai avuto paura di perderti” esclamò infastidito tornando a fissare l'uomo “Non è giusto e tu lo sai” “La vita non è mai giusta! Credi che il mio sogno fosse finire in quel letto? Credi che se avessi avuto la facoltà di decidere del mio futuro ora sarei qui? In questa stanza?” “Ti sei lanciata davanti a lui Anna, hai offerto il tuo cuore ad un proiettile e per cosa? Per lui?” “Perché sei tanto arrabbiato?” si bloccò di colpo sconvolto da quella domanda nata dal nulla “Perché?” “Anna non …” “Andavi più che d'accordo con lui, eravate buoni amici e ora, d'improvviso è diventato un mostro. Perché?” “Ricordi le favole che ti raccontavo?” “Quelle per cui non dormivo la notte?” ribatté gelida perdendosi con lo sguardo oltre il vetro della finestra “Ricordi quei mostri orrendi?” un debole si uscì dalle labbra costringendolo a continuare “E ricordi da cosa erano mascherati?” “Da angelli” “Esatto” sussurrò avvicinandosi a lei “Le persone non riesci mai a conoscerle fino in fondo Anna. Sono passati vent'anni. Tu sei diventata una donna stupenda e lui è un uomo ormai. Siete diversi, troppo diversi per restare assieme” “Questa continua a non essere la tua vita Fabrizio!” “Ma tu continui ad essere mia sorella” esclamò afferrandola per le spalle “Qui o in un'altra vita resti mia sorella. Ammiro la sua dedizione alla scienza, davvero Anna, è così, ma non riesco e non posso perdonare quelle lacrime!” “Quali …” la mano si posò sulla sua guancia cancellando due perle gelide di egual tenerezza “Queste lacrime Anna. Queste lacrime violente che non ti hanno mai lasciato, che ti hanno costretto a soffrire per qualcun'altro” “Sono innamorata di lui, lo amo Fabrizio, lo amo davvero e non è così facile staccarsi da …” “Da un sogno?” “Anche i sogni a volte si realizzano” “A volte diventando incubi” “Altre semplici traguardi” “E dimmi …” mormorò allontanandosi leggermente da lei “ … essere abbandonata per una serva come lo chiami? Affrontare la solitudine cos'è? Essere lasciate di colpo da un uomo che giura di amarti e poi in carcere decide che la vita, la vita con te non ha più senso come lo chiami!” la vide tremare leggermente stringendosi nelle spalle “Credi che mi diverta Anna? Credi che voglia ferirti ricordandoti il passato? Non voglio vederti piangere di nuovo per lui e se resti qui, se resti con lui ...” “E se non restassi con lui?” “Cosa?” “Se me ne andassi via, lontano da lui? Cosa accadrebbe allora?” restò qualche secondo immobile a studiare il volto della sorella, negli occhi c'era la stessa aria furbetta e birichina che da piccola le colorava il sorriso “Davvero?” domandò divertito “Credi che nascondere una bugia dietro a quello sguardo triste e solo riesca ad ingannarmi?” “Oh andiamo!” sbottò alzando gli occhi al cielo “Non ci riuscivi da piccola e non ci riuscirai ora. Devi fare la tua scelta sorellina e devi farla ora perché non hai più tempo” seguì lo sguardo del fratello fino al letto, fino a quel corpo pallido e ormai perfino irreale.
Un passo, un altro ancora fino a quell'uomo ormai arreso e solo che le stringeva la mano.
Seduto sul bordo del letto cercava di trattenere le lacrime ma gli occhi arrossati erano custodi di pianti lunghi e dolorosi che per ore lo avevano massacrato lasciandolo solo e indifeso.
Le sfiorava il viso con la mano libera sorridendo di tanto in tanto, come se quegli occhi troppo a lungo chiusi si aprissero dolcemente sotto i raggi del sole “Credi che soffrirà? Se me ne vado, soffrirà?” si voltò verso il fratello cercando il suo viso ma non c'era nessuno nella stanza.
Era sola, sola con sé stessa e con lo stesso uomo che per anni aveva invaso i suoi sogni.
  
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