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Autore: Luine    10/09/2008    2 recensioni
La strega dell'oscurità guardò di nuovo là, dove vi era stato seduto Riven... lo Specialista continuava a fissare quel pacchetto orrendo regalatogli da Stella. Un San Valentino come tanti da festeggiare per le Winx. Tutto sembra normale, ma cosa succede se le Trix sono in libertà vigilata? E se una di loro usasse un Riven pieno di dubbi per arrivare al proprio scopo?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


“Grazie infinite!” esclamò, malignamente, Icy, alzando le mani davanti al gioielliere che le aveva tolto dal polso quell'orribile bracciale che i Templari le avevano messo per controllarla e tenere sopita la sua magia. “Adesso ho di nuovo tutti i miei poteri, dunque...”

Le sue mani furono avvolte da un alone bluastro da cui fuoriuscirono centinaia di cristalli di ghiaccio che, posandovisi sopra, congelarono gli spessi vetri dei banconi che proteggevano i gioielli.

L'uomo che l'aveva liberata gridò, nascondendosi dietro a un bancone, trovando il coraggio per minacciarle di chiamare la polizia e ordinare loro, con la poca spavalderia che gli era rimasta, di arrendersi.

“Oh, che paura...” sbottò Stormy, sarcastica, muovendo le mani per far apparire un vortice.

“Aspetta!” la fermò Darcy. “Non devi!”

“E perché?” domandò delusa la strega delle tempeste. “Bisogna fermarlo!”

“Sì, ma non dobbiamo facilitare i Templari nella ricerca!”

“E cosa pensi di fare?” replicò Icy, scettica.

“Dobbiamo evitare di essere troppo vistose e di... colpire qualcun altro!” rispose Darcy, guardando la sorella con aria di rimprovero, ripensando a poco prima, quando, perse le staffe, Icy aveva spaccato un vassoio in testa al proprietario di quel disgustoso locale dove erano state costrette a far da cameriere, facendolo svenire.

“Almeno non parlerà con nessuno!” replicò questa, ma poi si corresse, ripensandoci: “Per un po'.”

“Sì, ma hai anche aggredito due possibili clienti, ricordi? E parlassero con qualcuno?”

Icy sbuffò, annoiata. “Nessuno ci riconoscerà.”

“Se lo dici tu!” Darcy guardò a terra, verso il gioielliere e vide che stava allungando una mano verso il telefono. “Non così in fretta, vecchio!” sogghignò.

Sussurrò un incantesimo e la mano dell'uomo cadde dal bancone congelato, insieme a tutto il resto del suo corpo, con un tonfo. Stormy si sporse, per notare che, con occhi vacui, il proprietario della gioielleria la guardava, senza, in realtà, vederla.

“Ma... che gli hai fatto?” domandò Icy, dubbiosa, sporgendosi anche lei, mentre un sorriso ebete appariva sulla bocca dell'uomo.

“L'ho mandato a farsi un giro per verdi prati e rigogliose colline!” esclamò Darcy, contenta. Icy, però, non lo sembrava altrettanto: la guardò con disgusto.

“Sapevo che Roccaluce ti avrebbe rammollita!” esclamò.

Darcy, però, continuò a sogghignare, stringendosi nelle spalle.

“Ho detto che l'ho mandato tra verdi colline rigogliose, non che cosa nascondano! Farà un bell'incubo dal quale, se non è un mago molto abile, non riuscirà mai ad uscire!”

A quel punto, anche la strega del ghiaccio non poté fare a meno di mostrare una certa soddisfazione.

“Sapevo che avresti fatto una cosa simile!” disse, sfoggiando un sorriso maligno. “Altrimenti non saresti stata la più subdola delle streghe!”

Darcy le rivolse un sorriso molto simile, in risposta. “Non farmi arrossire, Icy!”

“Un momento!” esclamò Stormy, interrompendo lo scambio di battute. Icy alzò gli occhi al cielo: probabilmente si sentiva solo esclusa.

“Che c'è?” chiese, annoiata. La strega delle tempeste aveva schioccato le dita, la sua divisa pomposa da cameriera scomparve e, al suo posto, apparve la sua solita tuta violacea.

“Ottima idea, Stormy!” esclamò Darcy, imitandola.

“E così...” disse Icy, non appena si fu anche lei trasformata. “Le Trix sono tornate!”


***


Stella, seduta sul bordo della fontana della piazza principale di Magix, attendeva l'arrivo di Riven.

Le cose dovevano sempre andare storte: era in un ritardo mostruoso e lei doveva partire di lì a pochissimo!

Gli avrebbe dato una bella strigliata, non appena fosse arrivato. Guardò l'orologio che aveva al polso... aspettava da più di un quarto d'ora.

“E dire che Fonterossa non è poi così lontana...” sbuffò la fata, ad alta voce.

“Stella?”

La ragazza, nel sentire il proprio nome, si voltò, ma avrebbe anche potuto non farlo, dato che avrebbe riconosciuto tra mille il proprietario della voce.

“Brandon!” esclamò, stupita, alzandosi. “Che ci fai qui?”

“Che ci faccio qui?” sbottò lui, rabbioso. “Chiedi un appuntamento a Riven e mi chiedi che ci faccio qui?”

Stella non rispose a quella domanda, ma cambiò discorso: “A proposito di Riven... dov'è?”

“Ma... ancora?” sbraitò Brandon. “Che vuoi da Riven?”

“Devo parlargli di una cosa!” rispose vaga Stella, senza capire lo strano comportamento del suo ragazzo. “Ma... perché sei arrabbiato, Ciccino?”

“Hai anche il coraggio di chiedermelo!” replicò lui, indignato.

“Beh, sì...” disse Stella che non ci vedeva davvero niente di male.

Brandon non ci vedeva più dalla rabbia: sembrava che Stella non provasse nemmeno a nascondere il fatto che lei e Riven avessero una relazione.

“Dovevamo andare su Espero!” disse, a voce più alta del normale. Qualche passante si voltò a fissarlo.

Stella, incurante di ciò, continuava a fissare il suo ragazzo, senza capire: “Sì, Ciccino, ci andremo... non appena quel cafone si degnerà di presentarsi!” lo rassicurò, tornando a guardare l'orologio. “Manca ancora... oh cielo, mancano solo tre quarti d'ora e devo ancora finire di fare la valigia!”

“Che... che cosa? Ma... Stella...”

“Dov'è Riven?” riprovò lei. Adesso era ancora più urgente avere sue notizie: che non avesse seguito Brandon?

“A che gioco stai giocando, Stella? Vuoi vedere Riven adesso, ma vuoi anche partire con me!” i suoi occhi si abbassarono e videro le due buste che la sua ragazza teneva in mano. Come non capire? E perché lei continuava a fare come se, in realtà, non lo stesse tradendo sotto i suoi stessi occhi? “Vuoi... vuoi fargli un regalo?”

“Certo che voglio farglielo, Brandon!” esclamò lei, seria. Lui abbassò lo sguardo, mentre Stella si guardava intorno, incurante della sua presenza. Cercava solo Riven... per dargli il suo regalo di San Valentino.

“Potevi dirmelo, invece di illudermi così!” scattò Brandon, guardandola con rabbia. Lei sbatté più volte le palpebre.

“Ma... che stai dicendo, Ciccino?”

“E smettila di chiamarmi Ciccino!” sbottò lui, facendo un gesto secco col braccio. “Se vuoi stare con Riven potevi dirmelo subito, invece di farmi perdere la mia vacanza su Espero, sai? Grazie, Stella, del bel San Valentino che mi farai passare! Davvero molte grazie!”

La cosa più brutta per Brandon era che Stella lo guardava come se fosse impazzito, sembrava quasi avesse paura di lui.

“Brandon, sei sicuro che vada tutto bene?” gli chiese, preoccupata. “Hai la febbre? Stai davvero delirando! Perché dovremmo perdere la vacanza su Espero? Io...”

“Tu vuoi dare un regalo a Riven!” disse lui, come se questo dovesse sistemare la questione.

“E allora?”

Ancora una volta, Brandon ebbe la sensazione di venire colpito allo stomaco. “Co... come allora?” ripeté. Si sentiva un idiota per aver creduto in Stella, per aver pensato che, davvero, avrebbero passato una giornata intera insieme, a divertirsi, ad amarsi.

“Riven dovrà pur fare a Musa un regalo di San Valentino, no?” fu ciò che rispose lei e Brandon si sentì come se Stella, invece di parlare, gli avesse tirato una secchiata d'acqua ghiacciata.

“Cosa?”

“Musa è disperata perché non avrà la sua festa di San Valentino, Ciccino... ops... Brandon!” spiegò Stella, paziente. “E mi dispiace che sia la mia unica amica a non avere il suo giorno di festa, dato che tutte noi saremo molto... felici domani, certo io lo sarò più di tutte quante, ma...” sbuffò. “Riven deve capire che Musa ci tiene! E così ho pensato di prenderle un regalo che lui le regalerà, così domani quel cafone non farà una figuraccia!”

Il ragazzo sbatté le palpebre. Si sentiva uno schifoso verme, si vergognava di se stesso per non essersi fidato di lei.

“Tutto qui?” domandò, con un filo di voce.

“Sì, cosa ti aspettavi?” replicò lei, sbattendo le palpebre, confusa.

“Ecco... io... oh, Stella, sono un vero idiota!” la attirò a sé e la abbracciò.

“Brandon, ma cosa...” Stella non riusciva davvero a capire cosa fosse preso al suo fidanzato: perché prima le urlava contro e poi la abbracciava, ricordandosi, tra le altre cose, di darsi dello stupido? Probabilmente proprio perché aveva urlato contro la sua bellissima fata.

“Perdonami, Ciccina!” esclamò lui, sciogliendo l'abbraccio per guardarla negli occhi. Stella lo scrutò per qualche minuto, sospettosa, poi dichiarò:

“Tu sei strano... Ciccino!”

Si alzò in punta di piedi e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Era un tipo strano, ma era anche troppo carino.

Brandon la strinse di più a sé, voleva farle capire quanto davvero era dispiaciuto per ciò che aveva pensato, per averla accusata di tradimento.

“Mi hai chiamato per farmi vedere come baci Brandon, Stella?” quella voce furente non poteva appartenere che a una persona... l'unica a cui Stella aveva dato un appuntamento e che si era degnato di arrivare così mostruosamente in ritardo. La ragazza si staccò da Brandon e girò la testa verso Riven.

“Ma bene! Finalmente hai avuto la decenza di presentarti!” disse, in tono di rimprovero, mostrandogli eloquentemente l'orologio. “Guarda che io e Ciccino, tra poco, dobbiamo partire! Manca solo mezz'ora alla partenza della navetta!”

Riven rispose con una smorfia. “Ehi, calmati!” sbottò. “Non ho trovato un buco per parcheggiare!”

“Sì, va beh...” tagliò corto Stella, consegnandogli uno dei due pacchettini che si era fatta fare da una commessa. Cominciò a parlare molto velocemente, tanto che Riven non ebbe che il tempo di ascoltare: “Qui c'è un completino intimo per Musa. Glielo devi dare per San Valentino, è da parte tua, ricordati! Musa ci tiene tanto a questa festa e dovresti farlo anche tu, Riven. E non preoccuparti dei soldi, puoi ridarmeli quando vuoi. Un'altra cosa: domani sera, presentati ben vestito ad Alfea. Ho prenotato una camera e un tavolo al Magix Hotel, per voi due. Mi raccomando: devi essere elegante. Non vestirti come al solito: da cafone!”

Riven diventò paonazzo per la rabbia e l'imbarazzo. “Ma come ti...”

Ma Stella non gli permise di finire, non lo ascoltava nemmeno. “E non preoccuparti del conto: è già tutto pagato. Musa è una mia amica e voglio che il suo San Valentino sia bello quanto il mio e quello delle altre, anche se quello di nessuna di loro sarà mai all'altezza del mio!” guardò Brandon, sbattendo gli occhi e facendo arrossire lui, che, in risposta, abbassò lo sguardo. “Bloom e Sky, Tecna e Timmy, Aisha e Nabu sono tutti fuori Magix e so per certo che Helia sta preparando una sorpresa a Flora! Tu sei l'unico anti-romantico che fa soffrire la mia amica Musa!” prese di nuovo fiato. “Il ristorante è prenotato per le otto.” tornò a guardare l'orologio e poi si rivolse a Brandon. “Su, sbrighiamoci o perderemo la navetta!”

“Ma...” Brandon e Riven si scambiarono un'occhiata, il primo confuso e l'altro furibondo, ma ammutolito. “Dobbiamo prendere le valigie!”

“Sciocchezze! Espero ci aspetta e non intendo in alcun modo perdermi la mia meritata vacanza!” Stella lo prese per mano e cominciò a tirarlo verso la fermata degli autobus transdimensionali. “Fregatene delle valigie: compriamo tutto lì. Mio padre mi ha regalato dei soldi in più apposta per il fine settimana! Fate i bravi tu e Musa, Riven! Ciao e buon San Valentino!”

Riven non rispose, ma rimase con gli occhi bassi, a contemplare il pacchetto che aveva tra le mani. Non li vide scomparire in una delle vie laterali, non vide nemmeno le Trix, alle sue spalle, quando si buttò a sedere sul bordo della fontana.

“Ma... sei sicura, Stella, di voler comprare tutto appena arriviamo?” Brandon continuava a sentirsi in colpa per i suoi pensieri e per la sua sciocca gelosia e non voleva che lei gli comprasse qualcosa, facendolo stare ancora più male di quanto non stesse.

“Sicurissima!” Stella si sedette sotto la pensilina e gli rivolse un sorriso malizioso. “E poi ho quello che ci serve per stasera!”

Gli fece dondolare sotto il naso il pacchettino con il completino intimo che aveva comprato per sé. Brandon avvampò, già immaginando come si sarebbe evoluta quella serata.


***


“Avete capito, sorelle?” fece Icy, con una smorfia maligna stampata sul volto, nascosta dietro la fontana, alle spalle della fata e dei due Specialisti. “La cara Stella va su Espero con quel suo stupido ragazzo!”

“Oh, mi piacerebbe rovinarle la festa!” esclamò Stormy, eccitata.

“Lo faremo!” assicurò loro Darcy. Il suo sguardo, però, a differenza delle altre due che guardavano Stella sparire in una via laterale, era posato su Riven, che, due anni prima, aveva sfruttato per spiare i patetici Specialisti di Fonterossa e le care Winx. “Ascoltate la mia idea, sorelle...” disse, in un sussuro appena udibile. “Secondo me, ognuna deve affrontare una Winx per conto suo!”

“Che dici, Darcy?” sbottò Icy. “E' una pessima idea!”

“Invece no! Se ci disperdiamo, sarà anche più difficile per i Templari ritrovarci e riportarci a Roccaluce, non vi pare?” Darcy squadrò entrambe le sorelle, rivolgendo loro un sorriso maligno. “Io mi occuperò di Musa!”

Icy ci pensò su un attimo, poi approvò. “E io di Stella! Sai, sorellina, che sei proprio un'astuta, intrigante bugiarda?”

Darcy rispose con un semplice ghigno.

“Purtroppo, finché non sappiamo dove sono le altre, dobbiamo accontentarci di queste tre!” commentò Stormy, delusa.

“Non importa! Rovinerò la festa a Stella, fosse l'ultima cosa che faccio!” replicò Icy, stringendo le unghie nei palmi delle mani, ferendosi leggermente, furibonda. “Gliela farò pagare cara per l'umiliazione di oggi!”

Solo la strega delle tempeste sembrava avere qualcosa in contrario per quanto riguardava il piano: “Ma così a me toccherà quella noiosona di Flora!”

“Beh, non si può avere sempre tutto quello che si vuole!” esclamò Icy, stufa. “Ci vediamo, sorelle!”

Si teletrasportò su Espero, mentre Darcy guardò la strega delle tempeste, esibendo un sorriso ipocrita.

“Ho bisogno del tuo aiuto, sorellina.” disse. “Mettiamoci in società... dobbiamo colpire insieme le fatine rimaste a Magix!”

La strega dell'oscurità guardò di nuovo là, dove vi era stato seduto Riven... lo Specialista continuava a fissare quel pacchetto orrendo regalatogli da Stella. Perché non sembrava contento di aver avuto una così valida occasione per vedere e far felice la sua adorata fatina? Perché era stato arrabbiato, quando Stella gli aveva detto di aver prenotato all'hotel più costoso di Magix?

Che le cose tra i due piccioncini non stessero andando più tanto bene? L'unico modo per saperlo era chiederglielo...

“Che avresti in mente?” domandò Stormy, sospettosa. Darcy sorrise.

“Ora ti spiego...”


***


Dannata Stella! Ma di che andava ad impicciarsi? Musa voleva un bel San Valentino... già, anche lui voleva trovare una soluzione ai suoi problemi, ma non per questo andava a mettere in subbuglio la vita degli altri!

Non gli andava di prendere in giro Musa in giro più di quanto non fosse necessario. Già rimanere con lei, continuando a chiedersi se l'amava davvero, era tremendo, non solo per lei, ma anche per lui.

Era innegabile che si trovasse bene in sua compagnia, ma aveva cominciato a sentire che tra loro mancava qualcosa. Ci aveva messo un po' per capirlo e solo quel pomeriggio, guardando la reazione esagerata di Brandon per quella telefonata, aveva capito cosa era quel qualcosa: la passione. La passione che univa il suo compagno di stanza a Stella o Sky a Bloom... lui non la sentiva.

E la gelosia. Sì, lo era stato in passato, ma, in quel momento, era sicuro che, se Musa avesse passato il giorno successivo con qualcun altro, dopotutto, non gliene sarebbe importato poi molto.

Si girò e rigirò il pacchetto con il completino intimo tra le mani, chiedendosi cosa farne: andare da Musa, regalarglielo e farle passare un buon San Valentino o lasciare che quel giorno passasse, senza neanche farsi sentire? Lei si sarebbe sentita ferita, lo sapeva. E non voleva ferirla ancora. Ma non voleva neanche illuderla più di quanto stesse facendo.

Stella gli aveva prenotato una camera d'albergo... il messaggio che aveva voluto mandargli era chiarissimo. Ma Riven non sapeva nemmeno se voleva cogliere la palla al balzo. Il pensiero non gli faceva né caldo né freddo.

Il giorno stava scemando, lasciando spazio a una notte senza nuvole; intorno a lui, i lampioni cominciavano ad accendersi.

Lo Specialista si passò una mano sulla fronte. Forse doveva tornare a Fonterossa e dimenticare San Valentino, Musa, il regalo e la camera d'albergo. Si alzò, cercando un cestino: avrebbe gettato il completino. Stella non si sarebbe intromessa un'altra volta nella sua vita.

Ed eccolo lì, il cestino. Illuminato da un lampione, come se lo stesse invitando a farlo, per non fargli avere altri ripensamenti.

Camminò verso di esso, lentamente, ripensando al passato, a Musa, a come si erano conosciuti... era stato innamorato, sì, ma in quel momento, cominciava a pensare di no.

Si fermò di fronte al cestino e le parole di Stella gli tornarono in mente, insistenti, con la voce odiosa della fata del Sole e della Luna: Presentati ben vestito ad Alfea: ho prenotato una camera e un tavolo al Magix Hotel, per voi due.

Serrò le mascelle, furibondo.

Che diritto aveva Stella di interferire con la vita tra lui e Musa? Che diritto aveva di prendere certe iniziative senza consultare nessuno dei due interessati?

Ma... era davvero sicuro che non fosse stata Musa ad avere l'idea e che Stella fosse solo l'esecutrice materiale?

Ma no... Stella era un'impicciona e lei, sicuramente, aveva preso l'iniziativa... però, Musa avrebbe dovuto anche essersi confidita con lei perché Stella prendesse la decisione.

Allungò il braccio, pronto a lasciar cadere quel pacchetto senza valore.

“Riven?”

Quella voce interruppe il filo dei suoi pensieri. Si voltò di scatto, chiedendosi chi mai fosse, cosa mai volesse. Quasi sussultò, vedendo proprio lei.

“Darcy!” esclamò, sorpreso.

“E' un pezzo che non ci si vede!” replicò lei, con un mezzo sorriso. Aveva qualcosa di strano, pensò Riven. Uno sguardo diverso dal solito, un sorriso che si discostava da quelli che gli aveva dispensato tempo prima, quando lui era stato usato come un foglio di carta. O forse era solo il gioco di luci, cosa molto più probabile.

“Tu non dovresti essere a Roccaluce?” domandò, bruscamente.

“Sì...” sospirò lei. Riven si mise sottobraccio il pacchetto, mentre il suo sguardo, puntato sulla strega, rimaneva minaccioso e ostile.

“Non ho voglia di combattere, Darcy! Dimmi cosa vuoi e sparisci!”

Sul volto della strega apparve un'espressione turbata. Eppure lui non aveva detto niente di strano...

“Perché mi tratti così?” chiese lei.

Riven rimase spiazzato da quella domanda, poi scosse la testa, ragionando su quel comportamento. Stava recitando: lei era molto brava. Era riuscita a ingannarlo per così tanto tempo che, ormai, Riven riconosceva le sue tattiche.

“E come dovrei trattarti?” sbottò.

“Beh...” Darcy sospirò, abbassando lo sguardo. Così facendo, spiazzò Riven ancora più di prima: lei e le sue sorelle non l'avrebbero mai fatto... erano troppo orgogliose per cedere in quel modo. Cosa c'era dietro tutto quello? “Sai, il periodo passato a Roccaluce mi ha aperto gli occhi. Ora sono in libertà vigilata. E voglio mettere a posto le cose.”

Riven inarcò un sopracciglio, ma non disse niente. Continuava a non crederle.

Darcy tornò a guardarlo negli occhi.

“So che ti sembrerà assurdo, dopo tutto quello che ti ho fatto!” esclamò, con fervore. “Dopo tutto quello che ho fatto alle Winx, a te e agli altri Specialisti e a tutta Magix. Sono successe tante cose, prima l'esercito dell'oscurità, poi Lord Darkar e, infine, Valtor! Ma ho capito i miei errori e sto tentando di porvi rimedio! Sai, capisco la tua titubanza... anche io non mi crederei, nella tua situazione!”

Riven si guardò intorno, come se si aspettasse una trappola. Tutti i suoi sensi erano tesi, in attesa di un qualcosa che gli rivelasse la presenza di un pericolo.

“Dove sono Icy e Stormy?” domandò, ignorando i suoi discorsi.

“Non qui!” replicò la strega. Riven tornò a guardare sui tetti, nell'aria. “Ed è inutile che le cerchi. Nessuno ti sta tendendo un'imboscata!”

“E come sai che pensavo proprio a quello, strega? Hai la coda di paglia?” la aggredì Riven, fissandola con occhi ardenti.

Darcy sorrise. “E' per come ti guardavi intorno, Riven... solo per come ti guardavi intorno!” si giustificò, con calma, scuotendo lievemente la testa. “Non sei cambiato per niente, sei sempre troppo sospettoso!”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. “Non puoi biasimarmi...”

“Sì, probabilmente hai ragione!”

Di certo, benché lo fosse il suo sguardo, i modi di Darcy non erano mutati. Affabile, gentile, intuitiva. Come poteva Riven a fidarsi di lei?

Strinse più forte il pacchetto che aveva sotto il braccio e guardò Darcy toccarsi lievemente i lunghi capelli scuri e sorridere ancora, stavolta amaramente.

“Allora...” disse, per prendere tempo. “Cosa vuoi?”

“Non molto, in realtà. Ti ho visto dall'altra parte della strada e...” guardò il punto che stava indicando e così fece Riven, credendo che ci fosse qualcuno, come, per esempio, le altre Trix. “Ho pensato di farti un salutino... da amica...”

“Amica...” sbuffò Riven, sarcastico. “Senti, noi due non siamo mai stati amici e non vedo perché dovremmo cominciare adesso!”

“Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità.” Darcy lo guardò con convinzione.

Riven non capiva: “Ma perché venire proprio da me? E' alle Winx che devi chiedere la tua seconda possibilità!”

La strega emise una risatina gutturale, molto amara, prima di stringersi nelle spalle. “E' quello che ho fatto. Ma loro hanno pensato solo a prendermi in giro! Immagino di meritarlo...” si zittì e abbassò lo sguardo, rabbuiandosi. Tra loro calò un silenzio imbarazzato che Darcy spezzò alzando la testa di scatto, guardandolo con convinzione. “E, comunque, ho fatto del male anche a te. Anche a te voglio chiederla...”

Riven distolse lo sguardo. “Sprechi il tuo tempo!”

La strega sospirò, amareggiata. Si strinse nelle spalle e Riven, guardandola per un secondo, notò i suoi occhi lucidi. Si sentì leggermente a disagio.

“Beh, è... è chiaro che non ti convincerò in nessun modo del mio cambiamento, ma...” Darcy chiuse gli occhi e sorrise debolmente. “Ma spero che, un giorno, tu possa ricrederti, Riven. Ciao!”

Si voltò e, senza dire altro, senza attendere una risposta, se ne andò, non senza tirare su col naso.

Riven la lasciò fare, non gli andava proprio di parlare, soprattutto con lei. Tornò a guardarsi intorno, ancora cercando le Trix, magari nascoste da qualche parte.

Rimase solo un altro minuto sotto quel lampione, in attesa di qualcosa che non si manifestò, poi, ancora con il pacchetto sottobraccio e mille domande in testa, tornò alla sua moto.

Il parcheggio che prima era stato pieno, adesso era quasi deserto. Si sedette sulla sella e posò i piedi sul manubrio, ricominciando a guardare nella penombra dei lampioni il pacchetto che, alla fine, non aveva gettato. Se non fosse stato per Darcy l'avrebbe fatto, se non fosse stato per lei, allora sarebbe tornato a Fonterossa per tormentarsi ancora su Musa e su di sé.

Si chiedeva se, davvero, Darcy si fosse redenta come gli aveva detto. Era stata piuttosto strana, aveva parlato come, da strega quale era, non avrebbe mai fatto. E si era anche messa a piangere...

Ma avrebbe anche potuto essere una trappola, un altro dei suoi sordidi inganni. E si chiedeva la ragione per cui voleva nuovamente avvicinarlo.

Nascose il pacchetto dentro il baule della moto, prendendo una decisione: avrebbe seguito Darcy anche in capo al mondo e avrebbe scoperto quali erano le sue reali intenzioni.



Eccoci alla fine del secondo capitolo. E anche questa è fatta.

Cosa succederà, cosa non succederà? Mumble mumble.


Ma rispondiamo alla recensione di...

Daidouji: beh... hai azzeccato la coppia, potrai ritirare alla cassa la tua Winx preferita (o anche una Pixie o una Trix, a tua scelta). ^^
Sai, la mia idea era rendere i personaggi per come sono nel cartone, ma ho inserito OOC tra gli avvertimenti perché penso che Riven non potrebbe mai tradire Musa, neanche se ne andasse della sua vita. Non mi sembra da lui.
Che altro dire? Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento e che ti abbia spinto a continuare a seguire questa storia.
A (spero) presto.


Infine, ringrazio coloro che hanno letto il primo capitolo. Ci vediamo tra un mesetto (spero di poter continuare la sequenza dei dieci) con il capitolo tre.

Nel frattempo, consigli e critiche sono sempre bene accetti. ^^


Saluti,

Luine.

  
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