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Autore: Luine    10/08/2008    6 recensioni
La strega dell'oscurità guardò di nuovo là, dove vi era stato seduto Riven... lo Specialista continuava a fissare quel pacchetto orrendo regalatogli da Stella. Un San Valentino come tanti da festeggiare per le Winx. Tutto sembra normale, ma cosa succede se le Trix sono in libertà vigilata? E se una di loro usasse un Riven pieno di dubbi per arrivare al proprio scopo?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Era un pomeriggio soleggiato ad Alfea. Benché fosse febbraio, era piacevole fermarsi un attimo, affacciarsi al balcone e assaporare il dolce odore trasporato dal vento pungente. Ma per Stella non aveva importanza se ci fosse il sole o se fosse coperto da nere nuvolacce che minacciavano pioggia, se ci fosse stato profumo o puzza. Per lei era esattamente lo stesso, in quel momento così critico.

“Non so cosa portare!” piagnuccolava, isterica, fermandosi al centro della sua grande camera, mentre vestiti lunghi e semi-trasparenti, eleganti e scintillanti le passavano sopra la testa, mentre due grosse valigie si riempivano e si svuotavano aiutate dalla magia della loro proprietaria. “E' impossibile! Brandon non doveva darmi così poco preavviso. Avrei avuto molto più tempo, se avessi saputo prima che intendeva portarmi su Espero per San Valentino!”

Flora, seduta sul suo letto, accanto a Musa che sfogliava una rivista musicale, la guardava con uno dei suoi dolci sorrisi. “Beh, una settimana è più che sufficiente! E poi devi ammettere che è stato romantico!” disse, ma di colpo si fece triste. “Purtroppo io dovrò rimanere qui... Helia ha da fare a Fonterossa. Saladin gli ha dato un compito molto importante e non potrà portarmi da nessuna parte... tu, Bloom, Tecna e Aisha siete così fortunate...”

“Pensa, Stella...” continuò Musa, alzando lo sguardo su alcuni vestiti vaganti. “Anche Riven ha deciso di non fare niente...” si mise seduta e, chiudendo gli occhi, puntò un dito verso l'alto. “San Valentino è una festa inutile! Esiste solo per far spendere soldi agli sciocchi!” esclamò, in una pessima imitazione di Riven. “Persino Timmy ha portato fuori Tecna... Tu hai Brandon che ti porta, addirittura, su Espero per un fine settimana da sogno... ha ragione Flora: sei fortunatissima!”

“Fortunata!” sbottò Stella, indignata, facendo un gesto secco con le mani e, per sbaglio, interrompendo la folle corsa di un bikini dal cassetto fino alla valigia. Si voltò verso le altre due Winx, con gli occhi fuori dalle orbite. “Fortunata! Fortunata è Bloom che ha quattro vestiti di numero! Ma io... ho appena comprato un abito elegantissimo al centro commerciale e non potrò portarlo perché è da sera e non è nemmeno adatto alla montagna!” si gettò sul letto, tra Flora e Musa, nascondendo il viso nel piumone. “Sono disperata!”

Musa alzò gli occhi al cielo, mentre Flora ridacchiò.

“Dai, Stella!” le posò una mano su un braccio, per cercare di confortarla. “Ti aiutiamo a scegliere qualcosa!”

La Winx voltò la testa verso di lei e, con fare piagnuccoloso, più adatto a una bambina che a una ragazza della sua età, disse: “Davvero?”

La fata dei fiori sorrise. “Certo!” annuì. Stella saltò su e, gridando, la abbracciò stretta.

“Allora per prima cosa, dobbiamo andare al centro commerciale!” esclamò, scattando in piedi e stringendo i pugni, mentre i suoi occhi venivano attraversati da un luccichio sinistro. Musa alzò gli occhi al cielo, esasperata, provò a sfogliare una pagina della sua rivista, ma poi scoppiò a ridere, seguita a ruota dalle altre due, travolte dalla sua ilarità. Ancora una volta, la fata della musica non aveva potuto fare a meno di ridere per la prevedibilità di Stella e dalla sua mania per tutto ciò che poteva essere comprato. “Andiamo?”

Le due Winx si squadrarono, non appena si furono riprese. “Ma parlavi sul serio?” chiese Musa. Stella mosse lievemente la mano e i vestiti che aveva addosso cambiarono.

“Certo! Non vorrete che mi metta una camicia da notte che lui ha già visto, vero?” chiese, come se avessero già dovuto pensarci da sole.

Musa si batté una mano sulla fronte e parlò con forte sarcasmo: “Non sia mai! Stupida io che non l'ho capito subito!”

Flora rise di nuovo. “Dai, andiamo... magari troviamo qualcosa di molto osè da far indossare alla nostra Stella!” disse, infilandosi le scarpe e strizzando l'occhio, complice, alla principessa di Solaria, che arrossì.

“Non voglio niente di volgare... qualcosa che lo stuzzichi... muoviamoci! Mi verrà a prendere tra due ore e abbiamo pochissimo tempo!” Si tolse l'anello di Solaria dal dito e aspettò che le due amiche fossero abbastanza vicine a lei. Materializzò il suo scettro e una luce avvolse le tre fate che si ritrovarono teletrasportate nel reame dello shopping: Magix.

“Abbiamo due ore per trovare quello che cerchiamo!” esclamò Stella, decisa come se avesse dovuto confrontarsi con chissà quale nemico, ritrasformando lo scettro in un anello. “Quindi, mettiamoci al lavoro! Però, prima... prendiamoci qualcosa da bere...” indicò un piccolo localino poco distante dal punto in cui si trovavano.

“Ma, scusa, Stella...” Musa era un po' titubante e guardò dubbiosa verso Flora che aveva la sua stessa espressione. “Non avevi detto che avevamo poco tempo?”

Ma Stella schioccò la lingua e fece un gesto con una mano, come per scacciare una mosca fastidiosa. “Per un caffè c'è sempre tempo!” esclamò, con aria di superiorità, cominciando a camminare verso il locale e voltandosi di un quarto, vedendo che nessuno la seguiva. “Muovetevi!”


***


“Che umiliazione!” esclamò Icy, disgustata, posandosi una mano nei capelli e artigliando una ciocca che sfuggiva dalla sua pettinatura altrimenti perfetta. Era umiliante fino all'esasperazione: lei e le sue sorelle, per colpa di quelle dannate Winx erano finite, non una, ma ben due volte a Roccaluce, il luogo dove venivano mandati i cattivi che, lì, imparavano ad essere “dei disgustosi buoni”.

L'idea faceva così ribrezzo ad Icy che rabbrividì. Adesso si ritrovavano a Magix, senza poteri, sotto la supervisione dei Cavalieri Templari che custodivano Roccaluce. Lei e le sue sorelle negli ultimi tempi si erano comportate particolarmente bene e, credendo nella loro redenzioni, gli stupidi Templari avevano deciso di mandarle di nuovo nella Dimensione Magica per far provare loro a reinserirsi nella società. Se avessero superato il loro mese di prova, allora le Trix sarebbero state libere. E il loro scopo era di comportarsi bene per un mese, al termine del quale, sarebbero tornate il terrore di tutte le fate, prima tra tutte di loro, le Winx.

Il loro unico, vero problema era il modo in cui avrebbero dovuto passare quel mese: servendo ai tavoli di un locale appena aperto a Magix. In quel momento, peraltro, era deserto, come per la maggior parte della giornata, anche se era aperto dalla mattina alla sera. Forse era la poca cordialità sua e delle sorelle che impediva alla gente di entrare, ma non era questo ciò che interessava ad Icy.

Seduta a un tavolo, guardava con orrore il proprio grembiulino azzurro, con la gonna a palloncino e le maniche a sbuffo, rifinite di pizzo bianco. Per non parlare del grembiulino da scolaretta!

“Che umiliazione!” ripeté, disperata.

“Dai, Icy, non fare così...” disse Darcy, avvicinandosi con un vestito viola scuro del tutto identico a quello della sorella e un vassoio vuoto tra le mani. “Ricorda quello che abbiamo programmato e andrà tutto bene... pensa positivo!”

Icy fulminò la sorella con lo sguardo. “Piantala, Darcy! Sono stanca di pensare positivo!”

Darcy si sedette accanto a lei e guardò la porta chiusa. Sospirò. “Quando il capo ha detto di avere delle divise ho pensato a tutto...”

“Tranne che a questo!” sbottò l'altra, rabbiosa, stringendo il pugno così forte che arrivò a ferirsi. “Vorrei tanto avere i miei poteri...”

“Calmati, sorella!” Darcy si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, solo parzialmente consapevole che Stormy era apparsa dal retrobottega. “Altrimenti i Templari non ci libereranno mai!”

La Trix delle tempeste, sentendosi ignorata, intanto, si piantò proprio di fronte a loro e, contenta di avere la loro piena attenzione, fece un giro su se stessa.

“Allora, come sto?” chiese, tutta un trillo. Darcy si esibì nel più falso dei suoi sorrisi.

“Ma stai benissimo!” esclamò, con un tono perfettamente in sintonia con la sua espressione. Peccato che non sembrasse neanche un po' sincera. “Vero, Icy?”

Ma Icy guardava il vestito violaceo di Stormy con la stessa smorfia di disgusto che aveva riservato al proprio e non accennava a parlare. Darcy la richiamò, per farle dire qualcosa di carino, ma, vedendo che la sorella non reagiva, le diede una lieve gomitata.

“Eh?” fece a quel punto Icy, voltandosi a guardare la sorella che aveva inarcato le sopracciglia, per farle capire che toccava a lei fare un complimento a Stormy.

“Ah...” Icy fece una smorfia annoiata e prese a parlare, per niente convinta: “D'accordo... stai bene, sorellina! Sembri una vera...” l'immagine di una ragazza dai lunghi capelli biondi catturò il suo sguardo dal vetro del locale, un'immagine che non avrebbe mai voluto dover vedere, prima di un mese.

“Muovetevi!” stava dicendo la ragazza dai capelli biondi, scuotendo una mano.

“Stella!” completò la strega, senza alcuna enfasi. Darcy e Stormy sussultarono.

“Oh... nessuno mi aveva mai insultata così!” esclamò Stormy, sull'orlo delle lacrime, scappando dietro il bancone. Darcy, invece, aveva una mano sul petto, come se avesse avuto uno spavento.

“Sei stata crudele!” esclamò, inorridita. Icy le lanciò un'occhiataccia e, con una mano, ferocemente, le afferrò la nuca e la costrinse a guardare fuori. La strega dell'oscurità spalancò gli occhi.

“Oh, no... loro no!” gemette, alzandosi.

“E invece sì...”

“Preghiamo perché sia solo un caso... perché se ne vadano!”

Icy, però, sentiva qualcosa dentro che le diceva che Stella sarebbe entrata nel locale e che le avrebbe viste conciate a quel modo.

“No! Non posso permetterlo!” esclamò, con foga, sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi contemporaneamente, ma, proprio mentre lo diceva, capì di essere in trappola: Stella aprì la porta e, guardando fuori, Icy vide Musa e Flora che la seguivano.

“Ve lo dico chiaramente: ho intenzione di comprare un completino intimo che ho visto da Tezenix!” stava dicendo la fata del Sole e della Luna, allegramente. Icy e Stormy si lanciavano degli sguardi ben poco tranquilli, ma la strega dell'oscurità aveva ripreso la sua maschera di falsità e, lentamente, aveva aggirato il tavolo dietro a cui era paralizzata Icy. Gli angoli della sua bocca si curvarono all'insù, i suoi occhi si illuminarono di una luce tutt'altro che amichevole, ma chi mai avrebbe potuto accorgersene dietro tutta quella falsa cortesia?

“Benvenute!” esclamò, con enfasi. Al sentire un suono diverso da quello della propria voce, Stella si zittì e guardò verso la cameriera che le porgeva il benvenuto. E i suoi grandi occhi marroni divennero ancora più grandi. Ma non fu l'unica ad avere questa reazione: Musa e Flora rimasero paralizzate dalla sorpresa. “Prego, volete accomodarvi?”

La Trix fece un ampio gesto col braccio per indicare loro il tavolo appena lasciato da Icy.

“Darcy?” domandò Stella, incerta. La strega aprì gli occhi che si riempirono di stupore.

“Stella!” esclamò, come se non l'avesse riconosciuta che in quel momento. “Musa, Flora! Anche voi qui! Come state?”

Icy si sentiva intorpidita: non riusciva a capire gli intenti di sua sorella, soprattutto se faceva la smorfiosa con le Winx.

“Darcy... dimmi, sei sicura di stare bene?” chiese Musa, ancora più incerta di Stella. Per una volta, Icy dovette confessare persino a se stessa che la fatina aveva ragione.

“Ma certo che sto bene!” replicò la strega dell'oscurità, giuliva. Sul volto di Flora si formò un'espressione consapevole.

“Ah...” sorrise, felice. “Allora il tuo soggiorno a Roccaluce è finito! Com'è bello!”

Icy sentì il proprio stomaco far risalire tutto ciò che aveva mangiato. Voleva vomitare e nemmeno le sue sorelle erano da meno: Darcy quasi riuscì a rompere la propria maschera e Stormy, la più imbranata, si fece scivolare un bicchiere dalla mano e lo sguardo delle tre Winx si portò verso il bancone.

“Oh...” fece Stella, incrociando le braccia al petto. “Ci sono anche le tue sorelle... se siete venute via da Roccaluce, vuol dire che c'è qualcuno che vi controlla, giusto? L'ultima volta con Lord Darkar...”

“Eh... eh...” annuì Darcy, sorridendo in modo più tirato. Non ce la faceva... odiav... no... i Templari avrebbero potuto sentire qualcosa e decidere che, per lei, il periodo di detenzione non era finito. Chiuse gli occhi e inspirò ed espirò più volte, decisa a calmarsi, poi scattò un po' in avanti e tornò a sorridere come prima. “No... stavolta siamo qui per buona condotta... libertà vigilata!”

“Ah, quindi... ora dovreste essere buone...” Musa guardò Icy, stringendo gli occhi, sospettosa.

“Degli zuccherini!” esclamò questa, freddamente. Stella le rivolse un'occhiata scrutatrice: non sembrava proprio convinta che, davvero, le Trix si fossero redente.

“A me non sembrano molto cambiate, voi che dite?” disse, tenendo ancora le braccia al petto.

“Ma sì che siamo buone!” esclamò Stormy, balzando in piedi coi cocci del bicchiere tra le mani, mentre Icy alzava gli occhi al cielo, incapace di trattenersi. “Roccaluce ci ha... ehm... come si dice... ah, sì... ci ha aperto gli occhi! E ora siamo dalla parte del... ehm... posso dirlo, posso dirlo...”

“Del bene, Stormy?” concluse Icy, sarcastica.

“Sì, volevo proprio dire quello!” annuì la Trix, ben poco convinta.

La smorfia sul viso di Stella si accentuò, ma anche su quello di Icy.

“Neanche io ci credo!” esclamò Musa che aveva visto la reazione della Trix.

“Ma... sarebbe così bello, se fosse vero...” fu il commento di Flora.

“Ma è vero!” annuì ancora Darcy, cercando l'appoggio delle altre con uno sguardo ben poco amichevole. “Adesso lavoriamo qui come cameriere...” si bloccò, sentendo un brivido percorrerle la schiena: l'onta, lo sguardo sorpreso delle fate bruciava il suo orgoglio. “Serviamo ai tavoli! Non vi piacciono i nostri completini?”

Stella diede una breve occhiata al vestito della strega, un'occhiata tutt'altro che lusinghiera. “Dozzinali!” disse, alla fine, altezzosa.

“Sì, sembrate delle uova pasquali!” scherzò Musa. Gli occhi di Darcy si ridussero a due pericolose fessure, mentre le sue guance si imporporavano per la crescente vergogna. Icy avrebbe dato qualunque cosa per riavere i poteri e per far tacere per sempre quelle piccole smorfiose.

E Stormy, schiumante di rabbia, si ferì le mani coi cocci del bicchiere che non aveva ancora buttato.

“Sono rimaste un po' permalosette, direi!” Stella si sistemò i capelli. “Andiamo, ragazze!”

“Poverine, come sono cadute in basso!” commentò Musa, mentre riaprivano la porta.

“Come mi dispiace!” rincarò la dose Flora.

Darcy le guardò andare via, ferita nell'orgoglio, mentre ridevano di lei.

“IO LE ODIO! LE ODIO!” gridò Darcy, non appena furono fuori portata. “COSA DAREI PER...”

Icy, però, sembrava avercela con lei, più che con Stella. “Ben ti sta, sorellina! Così la prossima volta, vai a chiedere consigli di moda a quella fanatica principessina fatata! Ti giuro che quando avrò i miei poteri, la prima cosa che farò sarà...”

“Io le disintegro... le dispiace? Io... io...” ringhiava Stormy.

Una voce disincarnata parlò, come se attraversasse l'aria, diretto a loro tre. Icy, Darcy, Stormy... questi sono pensieri negativi. Ricordate: cordialità e calore umano.

La rabbia di Icy, a quelle parole, non poté che crescere, mentre Darcy si calmò davvero, ma non per le parole del Templare, solo perché capiva che le avrebbero rimandate a Roccaluce, senza possibilità di scampo. Stormy gridò, istericamente.

“E STAI ZITTO!”

Icy, calmati, Icy. Non è successo niente. Impara a rispettare il pensiero altrui. Guarda Darcy come è tranquilla. Prendi esempio da lei e cura le ferite di Stormy.

“Curare le ferite di Stormy?” sbottò lei. “Si può benissimo curare da sola, la mia cara sorellina! Dannazione, quanto ti odio, Stella!”

Icy, rispetta il pensiero altrui. Stormy, tranquillizzati. Va tutto bene.

“Non va tutto bene, dannato Templare, non va affatto bene!” gridò la strega delle tempeste, ancora più forte.

“Rispettare il pensiero altrui?” sibilò la strega del ghiaccio. “Mi vendicherò, Stella. Mi vendicherò per la tua strafottenza!”

“Ehm...” Darcy guardò inorridita verso i due clienti che, mentre la sorella parlava, erano entrati, aprendo la porta. “Icy?”

“Cosa diavolo vuoi, Darcy?”

La sorella chiuse gli occhi e fece un sorriso incerto. “So... sono arrivati dei clienti!” disse, velocemente e ridacchiando. Ma Icy, ormai, era arrivata alla stessa conclusione della sorella.

“Non me ne frega niente!” disse, aprendo lentamente gli occhi e con una calma che non era da lei. Prese una bottiglia da sotto il bancone e la lanciò contro la coppietta che, urlando, si abbassò e portò le mani sulle testa, per proteggersi. La strega ignorò la voce del Templare che le diceva di calmarsi. “Ecco... questo è solo un assaggio!” gridò ancora, lanciando un'altra bottiglia e facendo scappare i due.

“Questi sono pazzi!” gridavano.

“Ora sì che posso placare la mia ira...” sbottò, invece, Icy, sentendosi un po' meno intorpidita.

“Non so perché...” disse Stormy, in tono preoccupato. “Ma credo che sarà un'altra ira quella che dovremo placare...”

“Ah, sì? E di chi?” Icy guardò verso il punto indicato dalla sorella e fece una smorfia carica di disgusto, nel notare che si trattava del grasso e basso padrone del locale. Darcy aveva aperto la bocca e guardava la scena come se ancora non credesse a ciò che stava accadendo. Sarebbero tornate a Roccaluce, poteva metterci la mano sul fuoco. Per questo aveva bisogno di un piano malvagio. Tanto, comunque fosse andata lei e le sue sorelle erano spacciate. Cosa avevano da perdere?

“Cosa avete fatto, dannate streghe?” gridò il proprietario del locale, alla vista della bottiglia a terra e dei vetri in mano a Stormy. “Mi avete mandato in malora gli affari! Non farò più accordi con i Templari di Roccaluce! Mai più! E ripulite tutto.”

“Certo, come no!” replicò Icy, sarcastica. Si strappò il grembiulino di dosso e glielo gettò ai piedi, prima di percorrere a grandi passi il locale e afferrare Darcy per i capelli, che le colpì la mano, gridandole di lasciarla. Il proprietario del locale non riusciva a dire niente. Le guardava, apriva e chiudeva la bocca come un pesce fuor d'acqua.

Icy, stai facendo pensieri molto negativi...

“Sbagliato, cocco! Sto facendo azioni molto negative! Che fai, Stormy, ti trattieni?” sbottò Icy, non appena Darcy si fu rimessa in piedi e stracciata di dosso il grembiulino.

“Ecco. Ora sono un mucchio di stracci!” disse, soddisfatta.

Darcy, non stai formulando pensieri positivi. E tu sei sempre stata quella più brava.

“Sì, lo so...” rispose Darcy alla voce disincarnata. “Ma adesso non ho più voglia di fare la brava bambina!”

La strega delle tempeste sembrava voler fare altrettanto.

“Un momento!” esclamò, agguantando quanti più bicchieri possibile, là dove Icy aveva trovato la bottiglia. A quel punto, sotto lo sguardo atterrito del proprietario, li fece cadere tutti a terra e rise sguaiatamente. “Ecco, stupido vecchio! Così impari a proporre certi grembiuli a delle streghe come noi!”

Stormy, lo vedi che, con la violenza non si ottiene nulla?

“Tu dici? Ho ottenuto più di quanto non abbia ottenuto tu in tre mesi!” ridacchiò la strega.

“Ma... ma... che cosa...” balbettava, intanto, il proprietario del locale, disperato e gli occhi fuori dalle orbite. “Che state facendo?”

“Mi sembrava fosse chiaro, vecchio!” sbottò Icy, sorridendo malignamente. “Ci stiamo licenziando! Andiamo, sorelle! Ci aspettano compere interessanti, oggi!”


***


“Avete visto le Trix?” ridacchiò ancora Musa, mentre, insieme a Flora, aspettava che Stella avesse finito di provarsi l'ennesimo completino intimo. “Ho tentato in tutti i modi di trattenermi dal ridere loro in faccia!”

“Poverine!” le compatì Flora che stava sfogliando un catalogo magico. “Scommetto che erano molto a disagio... e voi non siete state molto carine!”

“Ma le hai viste?” sbottò Stella, da dentro il camerino. “No, dico... avete visto quei vestiti? Comincio a preferire quelle stupide tute con le iniziali del loro nome, davvero! Non ho mai visto un affronto alla moda come in quel momento!”

Musa alzò gli occhi al cielo, prima di riabbassarlo su un completo nel catalogo. “Ehi, questo è carino! Costa anche poco. Quasi quasi lo prendo!” disse, puntando il dito e toccando la pagina. Dal dito si propagò una leggera luce dorata e, un attimo dopo, lo stesso completino della fotografia si materializzò tra le sue mani. Stella uscì dal camerino.

“Che ne dite?” domandò, facendo un giro completo su se stessa e rimanendo in attesa di complimenti. Flora fu attirata dall'ombra di qualcuno che si era fermato a pochi metri da loro. Questo qualcuno era un ragazzo e guardava Stella con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca semiaperta. La fata dei fiori arrossì, mettendosi nei panni dell'amica mezza nuda che si mostrava come se, nel negozio, non ci fossero state che loro.

“Dico che a lui è piaciuto!” esclamò Musa, indicando il ragazzo che arrossì di botto, quando Stella gli fece l'occhiolino, per niente imbarazzata.

“Stella!” la rimproverò Flora. “E Brandon?”

“Oh, calmati, Flora! Brandon è il mio ciccino, che domande!” poi abbassò lo sguardo, ancora sorridendo, lusingata da tutte le attenzioni che i ragazzi le rivolgevano e così, i suoi occhi si illuminarono. “Ma è meraviglioso!”

“Cosa?” Musa guardò a terra, dove la fata del Sole puntava lo sguardo, cercando la cosa meravigliosa e ignorando il ragazzo che, non sentendosi più considerato, si allontanò, sconsolato.

“Poverino!” fu il commento, dispiaciuto e inascoltato, di Flora.

“Quello che hai in mano!” Stella indicò il completino che la fata della musica voleva comprare per sé. “E' bellissimo!”

“Sì, ma...”

Stella non le permise di continuare che glielo strappò di mano e si fiondò di nuovo verso il camerino. Flora rise, nel guardare l'espressione sconcertata sul volto di Musa.

“Questo è troppo!” sbottò quest'ultima. “Stella! L'avevo visto prima io!”

“Suvvia, puoi prenderne un altro... e questo è anche della mia taglia! Ho deciso! Li prendo tutti e due!”

Musa scosse la testa, infastidita dal comportamento dell'amica, ma andò di nuovo al catalogo e toccò ancora la pagina con l'immagine. Peccato che apparve sotto una scritta rossa che recitava un messaggio inequivocabile: Esaurito.

“E quale indosserai stasera... per Ciccino?” chiese, acida e delusa. Adesso era più che infastidita: era arrabbiata.

“Beh, potrei indossarli tutti e due...” rispose Stella che non si accorse del tono dell'altra. “Dopotutto, la notte è lunga!”

“Potresti indossarli uno sopra l'altro, magari!” ringhiò Musa; non attese una risposta. Piantò capra e cavoli e uscì dal negozio, per sbollire la rabbia, perché Stella doveva prendere tutto, senza mai chiedersi se il suo comportamento potesse ferire o meno.

“No, Musa... aspetta!” gridò Flora, facendo qualche passo verso l'uscita, ma senza allontanarsi dal camerino. “Se n'è andata!” comunicò. Stella uscì dal camerino, completamente rivestita e con i due completini intimi tra le mani.

“Finalmente!” esclamò. “Credevo volesse mettere radici! E' stata fantastica la mia idea di confondere il catalogo!”

Flora aggrottò la fronte. “Spero che il tuo piano funzioni!” replicò. Stella fece un gesto con la mano, come per scacciare una mosca.

“Seguila!” disse, autoritaria. “E non farla avvicinare a queste parti o scoprirà tutto!”

L'altra annuì e, complice, le fece l'occhiolino, prima di correre dietro a Musa. Stella, intanto, prendeva il telefono e, mentre correva alla cassa per pagare, compose un numero.


***


“Allora, crema per la notte, pigiama, pantofole, lacca per capelli...” elencava Brandon, indicando ciò che aveva infilato dentro la valigia.

“Vestiti, scarpe, deodorante...” completò Riven, disteso sul letto, a contemplare il soffitto. Mentre parlava, però, si voltò a guardare il suo compagno di camera. “Scusami, amico, ma tu e Stella andate sul pianeta della tranquillità e delle vacanze e... rimarrete davvero in camera tutto il giorno?”

Brandon ghignò, malizioso. “ San Valentino va festeggiato alla grande! La compagnia non sarà noiosa!”

“No, di certo...” replicò l'altro, annoiato, portandosi le mani dietro la nuca. “Basta che lei non si metta a raccontare barzellette!”

“Non sono male le barzellette di Stella!” esclamò Brandon, piccato, mentre apriva un cassetto e ne tirava fuori un flacone di gel, più un paio di magliette.

“No... fanno solo cadere le braccia!” rispose ancora Riven, sarcastico. Il suo compagno di stanza non riuscì più a trattenersi: conosceva l'antipatia che Riven provava nei confronti di Stella e lo accettava, ma non accettava il fatto che parlasse male di lei in sua presenza! Era una cosa che detestava, così come detestava lui. Perché Codatorta li aveva messi nella stessa stanza? E perché Sky era dovuto partire con due giorni di anticipo? Persino Timmy e Helia se ne erano andati prima di lui... e non aveva nessuna camera in cui rifugiarsi, se non quella in cui c'era quel palestrato ignorante.

“Invece di insultare Stella...” sbottò.

“Non stavo insultando Stella!” Riven si mise seduto sul letto, interrompendo l'invettiva del compagno di stanza. “Stavo solo dicendo che le sue battute fanno schifo!”

Brandon gli lanciò un'occhiataccia, ma decise di ignorarlo, per non doversi far venire il sangue amaro proprio a poco più di un'ora dal suo viaggio con Stella. Si voltò e riprese a sistemare la valigia. “Mancano i vestiti di stasera...” disse, scrutando la valigia e correndo verso l'armadio.

“Non vedo l'ora che quest'aria di smancerie sia finita!” sbottò Riven, nel sentire quelle parole. Brandon fermò la mano ad un passo dalla maniglia dell'armadio.

“Perché mai? San Valentino è una scusa ottima per passare più tempo con Musa...”

“San Valentino è una festa da idioti!”

Brandon ghignò: “Lo sai che ti stai dando dell'idiota?”

“Non mi sembra proprio!”

“E' la festa degli innamorati, Riven! Dovresti essere innamorato anche tu, a quanto ne so!” replicò l'altro, acido, aprendo l'anta dell'armadio e tirando fuori gli abiti che si era prefissato di indossare quella sera.

Ma Riven si ributtò sul letto e sospirò. “Mah, non lo so...”

“Che dici?” gli chiese il compagno di stanza, facendo capolino da dietro l'anta.

“E' che... è un po' che ci penso...” Riven aveva perso tutta la sua solita aria strafottente e ora sembrava preoccupato.

“A cosa?”

Quella di Brandon era una domanda fatta più per curiosità che per solidarietà.

“Non so se sono davvero innamorato!” esclamò l'altro, scattando a sedere. Lo scudiero di Eraklyon si sentì come se Riven, invece di parlare, gli avesse dato un pugno nello stomaco.

“Cosa?” fece, inorridito. L'altro si alzò, sospirando.

“Hai capito benissimo!” esclamò, mogio. “E non mi va di illudere Musa!”

Brandon non sapeva cosa dire. Si guardava intorno, come in cerca di ispirazione, poi tornò a guardare il compagno di stanza; un sorriso si delineò sul suo volto, un sorriso che si fece sempre più largo, fino a che non si trasformò in una sonora risata.

“Cos'hai da ridere?” sbottò Riven. “Non mi sembra sia divertente!”

“Ma sì, è evidente! Sei così innamorato che hai paura dei tuoi stessi sentimenti e vorresti allontanarti da lei! E'... è chiaro!” replicò Brandon, senza riuscire a smettere di ridere. “Dai, non fare così! Domani sera, invita Musa a cena, così la smetterai di farti tante paranoie!”

Ma Riven non ci trovava proprio niente da ridere, anzi. “Tu fai discorsi da checca, Brandon, fattelo dire!” esclamò, rabbioso, ributtandosi sul letto. In quel momento, il suo telefono squillò, ma la sua voglia di rispondere era pari a zero: dover scoprire che, probabilmente, era Musa, non lo confortava di certo.

Brandon aveva ripreso a sistemare la valigia e aspettava solo di sapere chi fosse.

“Beh, non rispondi?” chiese, dopo che il telefono aveva già squillato sei volte.

“No!”

“Ma quella suoneria mi dà fastidio!”

“Allora spegnilo!”

“E se fosse Musa? Le sbatto il telefono in faccia?”

“Sì!”

“Sei un gran maleducato, Riven, fattelo dire!” sbottò Brandon, chinandosi a prendere il telefono di Riven. Guardò il display... quel numero... era sicuro di conoscerlo. Premette il pulsante di risposta. “Pronto?”

“Che stai facendo, idiota?” gridò Riven, balzando in piedi e scattando verso il compagno di stanza che, però, aveva fatto un balzo indietro. Continuarono a lottare per un po', ma Brandon riuscì a tenere il telefono attaccato all'orecchio.

“Ma chi è?” chiedeva la voce femminile al telefono. Brandon, sentendola, si bloccò.

“Stella?” sbottò. Riven, che stava per balzargli addosso, nel sentire il nome della fidanzata di Brandon, ci ripensò: perché mai telefonava a lui e non al suo adorato Ciccino? “Ho il telefono scarico?”

“Ma io che ne so?” sbuffò Stella, all'altro capo. Sembrava stupita della domanda.

“Co... come che ne sai?”

Brandon sentì un'altro sbuffo da parte della sua ragazza, incapace di credere a ciò che stava succedendo.

“Senti, Ciccino, mi passi Riven, per piacere?” Stella sembrava così fredda... che era successo?

“Ciccina, non dovevamo... partire più tardi?”

“Sì, ma che c'entra? Passami Riven!”

Sconvolto e pieno di dubbi, come in trance, Brandon passò il telefono al suo legittimo proprietario.

“E'... è per te!” fu l'unica cosa che riuscì a dire. Riven glielo prese dalle mani in malo modo.

“Ma non mi dire!” replicò, portandosi il telefono all'orecchio. “Pronto?” Brandon lo scrutava torvo, come se lo avesse insultato. “Che... mmm... mmm...” lo scudiero era sicuro che Riven lo facesse apposta: faceva il vago solo per non fargli scoprire ciò che Stella gli stava dicendo. E lui era geloso: perché la sua ragazza sentiva il bisogno di parlare con Riven, a un'ora dalla loro partenza per Espero? E Riven, adesso, gli stava pure lanciando un'occhiata. “Mmm... Uff, sì va bene. Arrivo!” disse, prima di chiudere la chiamata, più scocciato di quanto non fosse stato fino ad allora.

“Che ti ha detto Stella?” lo aggredì Brandon.

“Vuole vedermi!” rispose, sempre annoiato, il suo compagno di stanza, gettando il telefono sul letto. Quello era il secondo pugno nello stomaco che lo scudiero riceveva quel giorno, senza che fosse stato toccato da nessuno.

“Co... come vuole vederti?”

Riven lo guardò. “Con gli occhi!” specificò, facendo crescere la rabbia di Brandon.

“Lo so benissimo!” sbottò, acido.

“E allora che domande fai?”

“Ti ha proprio detto: -Riven, vediamoci-?”

Riven sbuffò di nuovo, alzando gli occhi al cielo, esasperato. “Mi ha detto di vederci a Magix perché mi deve parlare!” replicò, ma non tranquillizzò di certo l'altro, la cui mente lavorava veloce: non era che il motivo della titubanza di Riven nei confronti di Musa fosse proprio... Stella? Non era che, per caso, Riven si era innamorato di Stella? E che Stella... Brandon scosse la testa.

“Vengo anche io!” esclamò, con veemenza, guardando il compagno di stanza con astio.

Riven si strinse nelle spalle. “Fai come ti pare!” rispose, incurante, spiazzandolo.

Brandon non era sicuro di aver capito bene: “D-davvero?”

“Vuoi venire o no?” sbottò l'altro, aprendo le braccia, esasperato.

“Sì...”

“E allora infilati le scarpe!”

Brandon guardò i propri piedi... effettivamente era ancora scalzo...



Salve! Questa è la mia prima fanfiction sulle Winx che scrivo. A dire il vero, all'inizio, avevo programmato di scrivere una one-shot, ma, durante la stesura, ho capito che era troppo lunga per poterla inserire in un unico capitolo e che avrebbe potuto risultare pesante.

L'idea mi è venuta in mente perché amo particolarmente una coppia “presente” nella prima serie e la mia testolina bacata e maliziosa ha cominciato a elaborare questa cosa. A voi scoprire di che coppia si tratta, ma quando succederà, non mi uccidete.

La storia è ambietata tra la terza serie e “Il Segreto del Regno Perduto”, ma non tiene conto degli eventi presenti in quest'ultimo.

Tra gli avvertimenti ho inserito OOC, anche se ho cercato di mantenere i personaggi il più possibile in linea con l'originale. Purtroppo, per alcuni aspetti, ho dovuto cambiare qualcosa per esigenze di trama.

Allora, cosa ne pensate di questo primo capitolo?

Lasciatemi i vostri pareri, ditemi se vi è piaciuto oppure no, magari aggiungendo il perché, così che possa migliorarmi e capire meglio i vostri gusti. ^^

Le critiche sono bene accette, sono alle prime armi e desidero migliorarmi.


Ci vediamo per il prossimo capitolo,

Luine

  
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