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Autore: Despicable Meggs    06/08/2014    7 recensioni
Tony e Ziva sono sposati. Hanno una bella casa, il lavoro all'NCIS con i loro amici e anche una bella bambina di nome Becky. Tutto procede serenamente nelle loro vite finché un giorno un'oscura presenza dal passato si rifà viva minacciando la loro tranquillità.
Riusciranno i nostri agenti, la nostra squadra, a fermare questa minacciosa presenza? Cosa succederà alla famiglia DiNozzo e ai loro amici?
Ecco la mia nuova storia del mercoledì XD Spero vi piaccia... Anche se leggendo il primo capitolo potreste pensare il contrario, ci sarà molto TIVA! :D Anche perché, ho mai scritto qualcosa che non sia TIVA? XD Attenzione: molto ANGST in vista!! Buona lettura :D
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11

"Becky, questa nuova divisa ti sta che è una meraviglia" le disse Tony finendo di sistemarle i vestiti.

Erano andati a fare shopping per la scuola la settimana prima, avevano bisogno di tutto quello che, quella che sarebbe stata l'insegnate di Becky, gli aveva scritto sulla lista.
E ora erano pronti. Era lunedì mattina, Becky era vestita e stava per andare al suo primo giorno di scuola.

Certo a dirlo poteva sembrare eccitante, ma né Becky né Tony erano particolarmente felici. Mancava una persona importante, mancava Ziva in tutto questo.

"Forza, fammi un bel sorriso che ti scatto una foto. La mettiamo nell'album" aggiunse Tony.

Becky si sforzò e sorrise per il padre, anche se in quel momento l'unica cosa che voleva fare era piangere.

"E ora ho una cosa per te" disse Tony.

Aprì una scatolina da gioielleria e tirò fuori una collanina.

"È come quella che aveva mamma, Becky. L'avevamo comprate per dartela per il tuo primo giorno di scuola. La mamma sapeva quanto ti piacesse la sua e voleva che ne avessi una anche tu" spiegò Tony mettendogliela al collo.
"Ti piace?" le chiese.

Becky prese il ciondolo tra le mani e lo guardò. Era uguale a quello di Ziva e ne fu felice. Aveva una cosa uguale alla sua mamma.

"È quello di mamma questo?" chiese lei.
"No questa è tutta nuova, per te. Quello di mamma è ancora con la mamma" rispose Tony.

In realtà Tony non sapeva che fine avesse fatto il ciondolo, ma suppose che fosse rimasto attorno al collo di Ziva o che fosse andato distrutto nell'incendio della macchina.
In realtà non voleva nemmeno saperlo, né pensarci.

Becky guardò per un po' il ciondolo, poi alzò gli occhi e parlò di nuovo.

"Io non ci voglio andare, papà" disse subito dopo che lui le aveva messo la collana.
"Perché? Ci saranno tanti bambini e ti farai dei nuovi amici. E imparerai a leggere e scrivere" la incoraggiò Tony.
"Ma io voglio stare solo con te" rispose lei.
"Non si può... Come fai ad imparare tutte le cose?" le disse lui avvicinandosi e mettendosi alla sua altezza.
"Me le insegni tu" rispose Becky con le lacrime agli occhi.
"Papà non è capace amore" le disse prendendole la manina.
"Ma tu sai sempre tutto! Tu sai fare tutto" rispose la bambina.
"Non è vero e comunque devo lavorare, tesorino. Però papà ti viene a prendere al pomeriggio e poi vieni con me all'NCIS" cercò di tranquillizzarla lui.

Lei lo guardò, scuotendo la testa.

"No, ti prego non portarmi là" lo implorò.
"Tesoro, non è poi così male... Vedrai" insistette Tony.

Ma quelle parole non servirono, Becky fissò il padre per un attimo prima di scoppiare a piangere.

"Becky non fare così andiamo" le disse Tony prendendola in braccio.
"Perché non vuoi andare? A te piace stare con gli altri bambini! Sarà come all'asilo, solo con bambini diversi" aggiunse mentre la coccolava un po' per calmarla.

Becky al contrario continuò a piangere e a pregarlo di farla stare a casa. A Tony si spezzò il cuore, l'avrebbe tenuta con sé a vita se avesse potuto. Ma sapeva che non era la cosa giusta per Becky e soprattutto sapeva che lei non voleva andare a scuola non perché non le piacesse ma perché non c'era Ziva.

Fece tutto quello che doveva fare tenendo la figlia in braccio. Si stava lentamente calmando e non voleva farla agitare ancora.
Quando si rese conto che aveva smesso di piangere la rimise a terra e le risistemò il vestito.

"Papà, io non ci voglio andare" ripeté ancora una volta.
"Non posso perché mi fa male la pancia" aggiunse cercando di convincerlo.

Tony sapeva che quella era una scusa. O meglio, Becky probabilmente aveva male alla pancia ma non perché fosse malata, era semplicemente troppo agitata. E questa non era una scusa per stare a casa. Se non fosse andata ogni giorno avrebbe avuto male e così nulla sarebbe mai cambiato.

"Non è vero, amore. Sei solo agitata, se ti calmi passerà" le disse Tony.
"Invece si. Infatti mi sento male, mi viene il vomito" rispose lei.

A quel punto Tony la prese di nuovo in braccio, si sedette sul divano e iniziò a massaggiarle lo stomaco e parlarle.

"Respira a fondo, forza" le disse.

Sapeva che se avesse continuato ad essere così nervosa sarebbe stata male veramente e doveva assolutamente evitarlo se voleva riuscire a mandarla a scuola.
Meno male aveva avuto l'idea di alzarsi presto, almeno così avevano più tempo.

"Adesso io e te andiamo a scuola, papà ti accompagna in classe e ti trova un posto di fianco a qualche bambino simpatico. Tu ti divertirai tantissimo, talmente tanto che quando oggi ti verrò a prendere non vorrai tornare a casa" le spiegò lui cercando di farle capire che non era nulla di brutto.
"E se sto male?" chiese preoccupata.
"Non succederà. Ma nel caso non ti sentissi bene la maestra mi chiamerà e io verrò a prenderti" rispose.

Lei ci pensò un attimo, poi per nulla convinta abbracciò Tony e riprese a piangere.

"No, portami al lavoro con te" rispose.
"Non si può, Becky. E ora dobbiamo andare" le disse alzandosi e andando alla macchina.

Si era immaginato che sarebbe stato uno strazio, ma stava andando peggio di quello che aveva previsto.
La fece sedere in macchina nel posto davanti, invece che sul seggiolino. Le voleva stare vicino e tenerla d'occhio visto che stava ancora piangendo.
La sentiva singhiozzare di fianco e l'unica cosa che poté fare fu accarezzarle i capelli di tanto in tanto dicendole che sarebbe andato tutto bene.

Quando parcheggiò davanti alla scuola, Becky fece di tutto per non scendere dalla macchina. Si aggrappò al sedile e si rifiutò di muoversi.
Fu Tony a doverla trascinare giù dalla macchina e portarla verso l'edificio.

"Papà, non farmi questo" lo implorò.
"Piccolina, pensi che per me sia facile? Lo so che ti sto facendo piangere ma a scuola bisogno andarci per forza" le disse smettendo di farla camminare e guardandola.

"Abba... Tu non capisci. È che la mamma..." iniziò Becky.
"Lo so che la mamma ti aveva promesso che ti avrebbe accompagnato oggi. Lo so che ti manca, tesoro. Ma io non posso fare nulla se non fare quello che avrebbe fatto mamma" concluse la sua frase Tony.
"Io non ci vado a scuola senza la mamma. Guarda tutti hanno la mamma qui, e io no! Non è giusto" si disperò lei aggrappandosi alla giacca del completo di Tony.
"Amore mio, lo so che è difficile" le disse capendola.
"E allora portami via" rispose lei.

In quel momento l'avrebbe riportata volentieri a casa e avrebbe passato la giornata con lei. Avrebbe fatto di tutto pur di non vederla più piangere.
Ma non poteva. Lui era il padre e doveva comportarsi responsabilmente.
Inoltre una cosa che lo incoraggiò fu vedere che praticamente tutti gli altri genitori erano nella stessa situazione con i loro bambini.

Quando l'insegnate arrivò in giardino, Becky vedendola si strinse attorno alle gambe di Tony. Stava facendo di tutto per non andare, ma con scarsi risultati.
Tony, a malincuore, dovette staccarla. Le prese la mano e insieme camminarono verso la scuola fin dentro la classe di Becky.

"Siediti qui" le disse.
"Vicino alla porta, così quando la campanella suonerà sarai la prima ad uscire e mi vedrai che ti aspetto in giardino" aggiunse.
"No..." rispose lei.

Stava già per ricominciare a piangere, non che fosse l'unica. Praticamente tutta la classe era in lacrime. Ma Tony voleva evitarlo o sarebbe stato ancora più difficile per lui andare via.

"Non piangere, amore. Fallo per papà" le chiese dandole un bacio sulla fronte.
"Abba..." rispose lei abbracciandolo.

Fu poco dopo che l'insegnate annunciò che tutti i genitori dovevano uscire dall'aula e fu in quel momento che si scatenò il panico.
Anche Becky che da quando era entrata in classe si era trattenuta dal piangere, ora era disperata e chiamava Tony mentre lui usciva.

Si voltò a guardarla una volta sola, per farle un sorriso e mandarle un bacio. Poi uscì velocemente, un po' per evitare di far soffrire di più Becky, un po' perché non ce la faceva a vederla così senza poter fare nulla.

"È la sua prima volta?" chiese un altro padre vedendo Tony sconvolto.
"Si. Si e spero che da domani vada meglio, perché non posso vederla così" rispose.
"Là capisco, questo è il mio secondo figlio che lasciò in lacrime in classe. Ma non si preoccupi, da domani andrà meglio" gli disse.
"Dov'è sua moglie?" chiese Tony.
"In missione, in Iraq. Si è persa i primi giorni di scuola di entrambi i nostri figli" commentò lui.
"Ma va bene lo stesso, dovrebbe tornare presto. E sua moglie?" chiese l'uomo non sapendo. Ma in fondo era stato Tony ad iniziare la conversazione.
"Mia moglie è morta, non tornerà mai" commentò Tony.

Tutte le emozioni di quella mattinata gli stavano facendo venir voglia di piangere.

"Mi dispiace. Morta in missione?" chiese.
"No... Lavoriamo all'NCIS, lei è stata uccisa da un pazzo" rispose Tony.

Rimase sul vago, voleva andarsene il prima possibile.
L'uomo lo guardò, con un po' di compassione e capì che doveva essere successo da poco se Tony parlandone era ancora così sconvolto. Così smise di fare domande e lo salutò.

"Ci vediamo oggi pomeriggio all'uscita" gli disse dandogli una pacca sulla spalla.
"Certo... Lei è?" chiese.
"Mark" si presentò l'uomo allungando la mano.
"Tony" rispose lui.

Si congedarono e Tony corse alla sua macchina. Non appena salito mise in moto e partì verso l'NCIS. Durante il viaggio pianse. Pianse perché gli mancava Ziva, perché aveva dovuto lasciare Becky a scuola nonostante fosse disperata. Pianse perché quello era l'unico momento che aveva da solo in cui poteva lasciarsi andare.
Fece in modo di calmarsi prima di arrivare in ufficio. Non che i suoi colleghi non si sarebbero accorti comunque che era sconvolto.

"Non fate domande, per favore" disse Tony sedendosi alla scrivania.
"Deduco che sia andata peggio di quello che avevamo previsto" commentò Gibbs avvicinandosi a lui.
"Dire peggio e dire poco, capo" commentò.
"E dire che è una scuola apposta per i figli dei dipendenti, doveva sentirsi più a suo agio in un ambiente ristretto" disse Tim.
"Non è quello. Lei non voleva andarci perché non c'era Ziva, come avevo previsto" rispose.
"Non era l'unica a non avere la mamma lì" disse Gibbs.
"No infatti. Ma sa che quasi tutti quei bambini la mamma l'hanno ancora. E lo sa perché Ziva glielo spiegò e in quello stesso momento le promise che sarebbe stata lì il suo primo giorno di scuola. Quindi capisci che era più che sconvolta" rispose Tony.

Mise la testa tra le mani appoggiandosi alla scrivania.

"Tim" lo chiama Gibbs.
"Si capo. Un bicchiere d'acqua e un'aspirina prima che Tony si senta male" rispose sapendo già che fare.

Diedero un po' di tempo a Tony per riprendersi prima di iniziare il lavoro.
Poi quando si sentì pronto si misero di nuovo ad indagare.

Avevano fatto progressi in quei giorni, indagando sui due possibili sospettati. E ora sembrava che fossero arrivati ad una svolta.

"Capo credo proprio che ci siamo" dichiarò McGee alzandosi in piedi.
"Che hai scoperto?" chiese Gibbs.

Si riunirono davanti allo schermo al plasma e aspettarono le spiegazioni di McGee. Il cuore di Tony batteva forte. Forse erano arrivati al momento che Tony aspettava dal giorno in cui gli avevano detto che Ziva era morta.
Erano al punto di scoprire chi fosse stato ad ucciderla. Certo non era come averlo davanti e poterlo massacrare di botte, ma era un grande passo avanti che li avrebbe portati a prenderlo.
Beh, prenderlo. Per Tony era di più un ucciderlo, ma si sarebbe anche accontentato di vederlo morire per mano di Gibbs. L'importante è che sparisse dalla faccia della terra.

"Ok. L'uomo su cui ho indagato in questi giorni, Hassan Bouda. Io credo che sia il nostro uomo" disse McGee.
"Spiegaci McSoTuttoIo. Perché ancora non sappiamo leggere nella mente" rispose Tony alterato. Voleva sapere.
"Muoviti, McGee" lo incoraggiò Gibbs sapendo che Tony voleva sapere e non aveva intenzione di aspettare.

"Va bene. Ho comparato la lista degli spostamenti che tu mi hai dato, con i luoghi in cui Hassan è stato visto e immortalato dalle telecamere" iniziò McGee rivolgendosi a Tony.

Tony e Gibbs lo ascoltarono con molta attenzione, impazienti di sapere.

"Beh, è sorprendente. E non in modo positivo, direi più sorprendente raccapricciante. Hassan è stato in moltissimi dei luoghi dove eravate voi nel vostro stesso momento" aggiunse.
"Fai un esempio, McGee" chiese Tony.

Tim prese alcuni fogli sui quali aveva stampato le sue ricerche.

"Ecco... Per esempio tre mesi prima che Ziva morisse, siete stati al centro commerciale. Quello fuori città, dove presentavano il nuovo film per bambini" disse Tim.
"Si mi ricordo, io e Ziva ci portammo Becky perché anche tutti i suoi amici della scuola ci andavano" rispose Tony.
"Esatto. E lui era lì, nemmeno troppo distante da voi" disse McGee mostrando una foto della riprese delle telecamere di sorveglianza in cui si vedevano lui e Ziva e poco distante quell'uomo.

Tony guardò le immagini. Loro erano soli, Becky era in prima fila a vedere il video del nuovo film. Lui stava abbracciando Ziva di dietro mentre entrambi tenevano un occhio sul video e uno su Becky.
Gli venne in mente tutto quello che avevano fatto insieme quel giorno e pensare che l'assassino di sua moglie fosse con loro gli fece accapponare la pelle.

"Oppure" continuò McGee ridestando Tony dai suoi pensiri.
"Una mattina di poco tempo fa, Ziva era in banca e lui è stato riprese più volte nel parcheggio. Si vede anche mentre Ziva va via e lui la segue" concluse.

Tony lo guardò a metà tra il terrorizzato e il furioso. Come aveva fatto a non accorgersene, si supponeva che lui dovesse proteggere Ziva.

"E ne ho moltissime altre di corrispondenze" aggiunse.
"Ok, McGee. Sei stato chiaro. Abbiamo appena trovato il nostro uomo" lo bloccò Gibbs capendo che se avesse continuato con le sue scoperte avrebbe provocato un crollo nervoso a Tony.

"Pausa caffè" dichiarò Gibbs.
"No, continuiamo" rispose Tony.
"Ho detto pausa caffè, e se non lo vuoi bere tu almeno portalo ad Abby" comandò lui.

Tony ormai aveva capito che doveva ascoltare Gibbs e quel giorno non era in vena di discussioni, quindi andò a prendere un Caf Pow e lo portò ad Abby.
Gibbs lo aveva fatto apposta. Avrebbe fatto rilassare un attimo i suoi agenti e in questo modo Tony avrebbe parlato con Abby e si sarebbe un po' sfogato.
Sapevano tutti che con Abby non puoi non parlare e per una volta questo era un bene.

Abby chiese subito a Tony come andavano le indagini e lui l'aggiornò. Poté notare l'ansia sul volto dell'amico e fece quello che le riusciva meglio. Lo abbracciò stritolandolo.
Poi si ricordò che era stato il primo giorno di scuola di Becky, così chiese come fosse andato anche se poteva immaginarlo.

"Male, è andato male Abby" disse Tony arrabbiato.
"Povera piccola" commentò lei pensando a come potesse essere stato per Becky.
"Posso fare qualcosa?" aggiunse.
"Sai riportare in vita i morti? Perché questa sarebbe l'unica cosa per aiutare lei... E anche me" rispose Tony.
"Oh Tony. Hai bisogno di un altro abbraccio" disse lei.

Lo strinse, questa volta più dolcemente di prima lasciando che si rilassasse un po'.

"Volete venire a cena da me, questa sera?" propose lei. Cercava di distrarli un po'.
"No, grazie. Stasera sarà una lotta mangiare, lo so già. Diciamo che considero un miracolo se la scuola non chiama per dirmi che Becky è stata male" rispose.
"Era così agitata?" chiese Abby.
"Si, troppo" concluse Tony.

Rimase con Abby per un po', poi tornò in ufficio dove lo aspettavano per continuare le ricerche.

"Va bene. Allora adesso ci concentriamo solo su Hassan. McGee, tu entra nei computer del Mossad e trova tutto quello che puoi su di lui" comandò Gibbs.
"Ma capo è illegale" disse Tim sconvolto.
"E chissene frega McGee! Fallo" gridò Gibbs.

Tim rimase sconvolto e si mise subito al lavoro.

"Tony, voglio che guardi con attenzioni ogni video che Tim ha trovato e mi dici se noti qualcosa di strano" disse.
"Ok, capo" obbedì immediatamente Tony.

Non sapeva cosa volesse intendere con qualcosa di strano, ma lo avrebbe capito guardando il video.

Passarono il resto della giornata in questo modo, finché Tony non dovette uscire per andare a prendere Becky.
Avevano fatto passi avanti quel giorno e Tony si sentiva un minimo più rilassato. Ma sapeva che tutto sarebbe svanito mettendo piede nella scuola di Becky.
Sapeva che la giornata della figlia non era stata delle migliori, a meno che non ci fosse stato un cambiamento improvviso dopo che l'aveva lasciata lì.

Uscì un po' in anticipo per evitare di arrivare a scuola quando Becky era già uscita, le aveva promesso che l'avrebbe aspettata davanti per farsi vedere subito.

E così fu. Non appena aprirono le porte della scuola una delle prime bambine ad uscire fu proprio Becky.
Quando vide Tony la prima cosa che fece fu corrergli incontro e abbracciarlo come se non volesse più lasciarlo andare.

"Abba" gridò prima di saltargli in braccio.
"Ecco la mia bambina. Ciao, Becky" le disse stringendola.
"Allora come è andata?" le chiese.
"Non mi portare mai più qui" disse.

Tony sospirò, in fondo si aspettava anche questa reazione.

"Ma come? Non hai giocato e non ti sei divertita con gli altri bambini?" le chiese.
"Scommetto che hai già dei nuovi amici" aggiunse.
"Si. Ma non mi piace, non voglio" rispose.

Tony non disse nulla. Si limitò ad abbracciarla e ad accarezzarle i capelli. Sua figlia aveva solo bisogno di conforto in quel momento e lui glielo avrebbe dato.
Mentre erano lì fermi l'insegnate si avvicinò loro e Tony ne approfittò per chiedere se era andato tutto bene.

"Becky è stata brava. Le mancava un po' il suo papà ma si è comportata bene" rispose l'insegnante accarezzando la guancia della bambina.

A quelle parole Tony fu leggermente sollevato, in fondo non era stata proprio una disfatta.
Salutò la maestra e tornarono a casa.
Adesso che era di nuovo con Tony, Becky iniziava a tornare sé stessa. Ci mise un po' ma sorrise di nuovo e si rilassò.

Quella sera, dopo aver cenato con qualche difficoltà Tony decise che Becky avrebbe dormito con lui.
Era stata una giornata difficile e voleva farla riposare il più serenamente possibile.

"Papà... Perché non c'è una scuola dove io poso stare insieme a te?" chiese la bambina mentre Tony cercava di farla addormentare.
"Perché i bambini devono stare senza genitori a scuola, o non sarebbe divertente per voi" provò a convincerla.
"Ma io mi diverto di più quando sei con me" rispose Becky.
"Non è vero amore, ti diverti di più con i bambini della tua età ed è giusto così" le disse.
"Invece si. Perché tu sei il papà migliore del mondo. Nessun altro papà si siede sull'altalena e dondola con la figlia. Tu giochi sempre con me mentre gli altri papà si siedono sulla panchina a guardare. Io mi diverto di più se tu sei con me" rispose Becky.

Tony l'abbracciò forte, era emozionato per le parole della figlia.

"Ti voglio bene, Becky" le disse.
"Anche io, papà" rispose.

"Però oggi la mamma sarebbe stata arrabbiata con me. Non mi sono comportata bene" aggiunse riferendosi alla mattina.
"Sono sicuro di no, lei avrebbe capito che era una cosa difficile per te" le disse accarezzandole delicatamente la fronte.

Era un gesto che la rilassava e la faceva addormentare.

"Anche se ho pianto e ho fatto i capricci?" chiese.
"Si" rispose Tony sorridendo.
"Domani andrà meglio, vedrai" aggiunse incoraggiandola.
"Andrà meglio se mi fai stare con te" disse provando a convincerlo.
"No... Andrai a scuola e io sarò lì a prenderti al pomeriggio. Ti abituerai amore" spiegò Tony.
"Ora però fai la nanna cucciola, è tardi" bisbigliò vedendola già mezza addormentata.

Becky non ebbe nemmeno la forza di rispondere che si addormentò tra le braccia del padre. Era stanca e lui era piuttosto bravo a farla rilassare.

Si addormentò con lei poco dopo, pregando che il giorno seguente fosse migliore.









Note dell'autrice:

Io sento l'odio che mi rincorre XD
Scusate ma Becky doveva pur andare a scuola no? E senza Ziva era ovvio che sarebbe stato un trauma.

Diciamo che lo abbiamo fatto e ora anche questo trauma è passato Ahahahha
Povera cucciola e povero Tony...
Comunque anche le indagini procedono finalmente sappiamo che è stato quell'uomo! Ora Tony sarà molto carico... Lo vuole prendere e uccidere eh eh
Vai Tony fallo nero!

Vedremo già dal prossimo cap degli sviluppi! State pronti XD
A presto, baciiiiii!
Meggie.

P.s.: pregate per me, vado a tagliarmi i capelli oggi! Un trauma... XD 
  
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