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Autore: Ausel    06/08/2014    1 recensioni
[Seguito di Blackout - Chiusi in ascensore,
Storia scritta a quattro mani con Nunzio.]
Li avevano lasciati in un ascensore a chiedersi perché non si fossero smaterializzati. Che ne sarà, adesso, di loro?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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«Parla o userò la tua lingua in un modo diverso da come l'ho usata prima.»
«...Perchè non ci siamo ancora smaterializzati?»
«Zuccone, io… Io te lo avevo detto!» urlò tutto d’un fiato Draco. 
«Non è assolutamente vero. Non è che..?» si interruppe Harry guardando compiaciuto il ragazzo «Sei voluto rimanere di proposito in ascensore con me? Dillo che morivi dalla voglia di tastare la mia saliva da tanto tempo!»
Il sopravvissuto lanciò quelle parole di sfida nei confronti del giovane Malfoy che nel frattempo, rosso per la vergogna, cercava il modo migliore in cui rispondere. Ma le sue labbra si muovevano senza emettere suoni. Harry rise ancora per un po’. Improvvisamente il ragazzo serpeverde sembrò riacquisire la facoltà di parlare e, fulminandolo con lo sguardo, disse «Tienimi il braccio».



Harry si guardava attorno. Si ritrovò catapultato in un ambiente tenebroso. Era freddo e buio. «Lumos!» Di colpo tutto divenne più chiaro.
Draco era ancora lì, al suo fianco. Si erano smaterializzati. Ma dov' erano finiti? 
Harry continuava a scrutare quel luogo. Sembrava non riconoscere nulla, eppure avrebbe giurato di esserci già stato. Poi un ricordo gli balenò in mente. Quel lontano giorno. Ron. Hermione. Bellatrix. Narcissa. Anche Draco. Dobby.
«Malfoy, ma qui siamo a» - fu interrotto prima ancora di terminare la sua frase da Draco, che pronunciò poche parole, ma cariche di tanto dolore. 
«Villa Malfoy. Indovinato, signor saputello.»
«… Perché mi hai portato qui?» domandò ansioso Harry.
«Potter, quante domande! Ma sei peggio di una ragazza!»
Harry provò tante emozioni a quelle parole. Rabbia, imbarazzo, tristezza. «Scusa, io non vol…» ancora una volta venne interrotto da Draco.
«No, perdonami tu. Non volevo essere così diretto»
«Wuoh wuoh, cosa sentono le mie orecchie» disse divertito Harry.
«Stupido Potter, quando imparerai a essere serio? Nemmeno tre figli sono riusciti a farti diventare più maturo.»
«…»
«Questo posto è pieno di ricordi. Da quando mio padre è stato rinchiuso ad Azkaban, mia madre è impazzita e abbiamo dovuto ricoverarla in una clinica babbana. Che disonore. Così ho deciso di abbandonare questo posto. Troppi legami col passato.»
Draco era immerso totalmente nei suoi pensieri quando Harry urtò un oggetto sul pavimento, causando un rumore metallico.
«Attento a dove metti i tuoi stupidi piedacci» ruggì Draco.
«Molto emozionante il tuo racconto, ma non credere che io stia meglio di te! Qui ho visto quella fanatica di Bellatrix uccidere il mio amico Dobby. PERCHE’ MI HAI PORTATO QUA? BASTA, IO ME NE VADO». Harry sembrava aver perso la pazienza, ma capiva appieno i sentimenti di Draco. Quel ragazzo tanto diverso, quanto simile a lui. Forse era l’unico che aveva sentito veramente così vicino dopo tanto tempo. 
«Aspetta.» lo fermò Malfoy «Quel b…»
«B… cosa?» il tono di Harry si fece nuovamente divertito.
«Quel ba…» Draco sembrò aver perso nuovamente il dono della parola.
«Cosa, Draco?!»
«Quel bacio, insomma!» esplose il serpeverde «Ecco, l’ho detto. Cos» questa volta fu Harry a interromperlo.
«Quel bacio, cosa? Ne vuoi un altro? Che, ci stai prendendo gusto?» Harry non si divertiva così da tanto tempo.
«Non scherzare, stupido Potter. Volevo solo ricordarti di non parlarne con nessuno!» rispose infastidito Malfoy. «Segreto tra gay. Ricordi?»
«Ricordo» concluse Harry.

Intanto, fuori la luna prendeva lentamente il posto del sole nel cielo. Lo stomaco di Harry brontolò così forte da gettare il ragazzo nell’imbarazzo.

«Potter, hai fame?» rise Malfoy.
«Sai, sono un comune mortale. Dopo 12 ore di digiuno la fame viene anche a me» rispose Harry con tono sarcastico.
«Aspettami qua»
Harry non fece in tempo a chiedergli dove andasse, che Draco svanì da quella sala. Il biondo mancò per poco, ma ad Harry parve un’eternità. Rivedere il luogo in cui il suo amico aveva perso la vita, aveva scatenato in lui un turbine di emozioni. Il tempo sembrava essersi fermato. Le sedie e l’enorme tavolo sopra il quale la professoressa Burbage aveva esalato il suo ultimo respiro, erano ricoperti da teli bianchi. Solo un vecchio orologio continuava a scandire il tempo. Harry aveva notato che ogni 5 secondi perdeva un tocco. Improvvisamente, sentì un tonfo provenire dalla stanza adiacente.

«Potter? Potter? Ci sei ancora?» era la voce di Draco.
Aveva passato anni interi a disprezzare quella voce, ma questa volta era diverso. 
«Allora, Potter! Che stai aspettando? Ci sei?» tornò a tuonare Draco, dall’altra camera.
«Sì sì, eccomi!»
Quando entrò in cucina, Harry dovette riabituarsi alla luce. Era un ambiente umile. Le ante dei pensili erano scheggiate e semidistrutte. Tra tutte le sedie, solo due erano ancorautilizzabili. Lì trovò il vecchio rivale, intento nell’apparecchiare un piccolo tavolo squadrato di legno. Il sopravvissuto guardò attentamente quella scena. Draco stava sistemando due piatti, due bicchieri, posate e due contenitori di cibo messicano provenienri da un ristorante di Londra.
«Malfoy, sei una perfetta casalinga!» scherzò per l’ennesima volta Harry.
«Potter, Potter, Potter. Perché vuoi essere sbattuto fuori dalla Villa? Approfitta della mia gentilezza, siediti e mangia!» disse irritato Draco, ma in fondo con affetto.
«Chi ti ha detto che sarei rimasto a cena con te?» si fece serio Harry.
«Beh, tu sei solo, io sono solo. A casa non ti aspetta nessuno. Ormai passa la notte qui. Lo spazio non manca di certo.» Draco sembrava essersi preparato la risposta da tempo.
«Dimmi, quanto ti hanno pagato per comportarti così con me?» ma prima che Malfoy potesse rispondere, il ragazzo aggiunse «Ma si, rimango. Soltanto per oggi»
La cena passò in fretta. I due ragazzi non si guardarono né parlarono per tutto il tempo. L’intimità creatasi in ascensore sembrava essere svanita di colpo.
Non appena i due ebbero finito di mangiare, Draco scattò dalla sedia.
«Su Potter, fammi vedere come te la cavi con le pulizie» rise di gusto. 
«Vedo che sei tornato l’antipatico di sempre.»
I due ragazzi si spostarono nuovamente nella sala accanto e tirarono fuori le bacchette. «Incendio!» Draco aveva acceso le candele del vecchio lampadario, illuminando la stanza.

«Accio teli!» Questa volta era stato Harry a tirar fuori la bacchetta.

«Wingardium Leviosa!» e il tavolo e poco dopo le sedie furono spostati verso l’angolo a sud-est della sala. Lo spazio disponibile sembrò raddoppiare.

Poi Draco richiamò Harry, chiedendogli di seguirlo di sopra. Presero due materassi e li sistemarono vicino al camino appena acceso. Un paio di lenzuola e tutto era pronto per dormire, mancava soltanto una cosa: il sonno. Entrambi non riuscivano ad addormentars. Stavano seduti sul materasso, ripensando alla conversazione avuta qualche ora prima. Di colpo fu Draco a rompere il ghiaccio.
«Perciò, Ginny ti ha lasciato» quella che doveva essere una domanda sembrò invece un’affermazione.
«Perciò, Ginny mi ha lasciato.»
Draco sperava che Harry potesse dargli più dettagli, ma così non fu ed era troppo orgoglioso per chiederli in modo diretto.
«E tu… Quando hai scoperto di essere… Beh, insomma che…» provò a chiedere Harry, con aria impacciata.
«Credo di saperlo da sempre. In realtà, anch’io uscii con una ragazza dopo la Seconda guerra magica. Abbiamo avuto i nostri bei momenti e siamo diventati genitori, ma presto mi accorsi che non ero felice. Che non era con una donna che volevo passare la mia vita. Così aspettai il momento più adeguato per dirglielo, ma lei non capì. Si è trasferita dall’altra parte del mondo, portando con sé nostro figlio. D'allora, non li vedo più.» Draco sembrava a disagio, non aveva mai rivelato a nessuno il motivo per cui sua moglie lo avesse lasciato.

«Oh, mi dispiace. E tuo figlio? Non chiede di te?» domandò Harry, curioso come sempre.
«Non so. Mia moglie mi ha proibito di vederlo. Ho insistito inizialmente per ottenere i miei diritti di padre, ma poi ho rinunciato. Ho convenuto che sarebbe stato imbarazzante, per lui, sapere di me.» Questa volta, le parole di Draco erano velate di tristezza. «Non passa giorno senza che io non gli pensi,. Non dimenticherò mai l’emozione provata al momento del parto, quando ha pronunciato la sua prima parola, quando ha mosso i sui primi passi e quando ha ricevuto la sua lettera. Era spaventato, ma anche emozionato. Desiderava essere smistato tra i Grifondoro. Che delusione» Draco accennò appena un sorriso. «Potter? Mi stai ascoltando? Potter?»
Harry dormiva già da un po’, tutti quei ricordi lo avevano sfinito.
«Ma che bell’amico. Ti do da mangiare, un tetto per la notte, e tu ricambi addormentandoti mentre ti parlo. Guarda come mi sono ridotto. Discuto con un Potter che dorme. Che amarezza.» Draco si girò a guardare un’ultima volta Harry, prima di addormentarsi.



La mattina dopo, Harry sentì la luce pungere sui suoi occhi. Decise di aprirli. Gli servì qualche istante per ricordare dove si trovasse. Si girò e vide Draco, disteso, ancora addormentato. Improvvisamente si ricordò della conversazione della sera precedente. Si era addormentato mentre Draco parlava. Che pessima figura che aveva fatto. Non era pronto per affrontare nuovamente Malfoy. Prese così un foglio di pergamena, una piuma e vi scrisse su un messaggio che lasciò sul proprio materasso. Poi si smaterializzò.
Non appena Draco fu sveglio si girò per osservare l’amico dormire, ma al suo posto c’era solo un bigliettino: “Perdonami. Andavo di fretta. Harry Potter”.

   
 
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