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Autore: FairySweet    07/08/2014    1 recensioni
... La sua colpa era semplicemente quella di amare troppo, amava sé stessa, amava quell'uomo ostinato e testardo che la sfiorava con la delicatezza di un angelo, amava sua figlia, la sua vita, semplicemente ... amava troppo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                            Profumo 




Era seduto lì fuori, sotto a quel gazebo a spiare il cielo che si colorava a tratti di rosa e arancione “Perché sei qui fuori?” sussurrò confusa passeggiandogli davanti, sentiva il vento sulla pelle fresca, la vestaglia chiara scivolava sulle spalle lasciandole dolcemente scoperte, i capelli sciolti si muovevano dolcemente sotto quel tocco delicato.
Perché non sei a salvare vite Antonio?” si inginocchiò di fronte a lui stringendosi dolcemente nelle spalle “Non c'è niente che tu possa fare qui. Non puoi salvarmi perché non riesci a dire che ti dispiace, che mi vuoi per te, che mi ami davvero e che mi hai sempre voluta solo per te” gli occhi persi nei suoi, così puri, così stanchi.
Era così vicina a lui da poterlo quasi sfiorare e probabilmente, se avesse potuto vederla le avrebbe sorriso e l'avrebbe stretta tra le braccia sollevandola da terra “Credevi che tutto sarebbe stato facile? Che riavermi indietro, riavermi di nuovo sarebbe stata la cosa più semplice del mondo? Non è così amore mio, non è così” lo vide sospirare, abbandonare le braccia sul grembo mentre milioni di pensieri scorrevano dentro e fuori di lui.
Era strano, a tratti perfino divertente osservarlo, cercare di capire cosa pensasse, cosa volesse dalla vita perché per la prima volta da anni, le sue emozioni erano lì, pure, genuine, dipinte sul viso e non nascoste dietro a sorrisi falsi e ingannatori.
Era stanca di correre dietro ad un utopia, sposarsi con lui, con l'uomo che avea sempre amato, diventare di nuovo una moglie, una madre, una donna.
Era davvero quello che voleva? Era quello che sognava per sé stessa? Non era sicura di volere indietro quella vita, quegli anni di ricordi che troppe volte l'avevano uccisa “Lo sia perché non riesci più ad entrare nella mia stanza?” domandò divertita giocherellando con i capelli “Perché se smetto di respirare davanti a te, se scelgo questa vita tu non riuscirai più a restare solo. Io ero sempre lì amore mio, ogni volta che tornavi a casa, ogni volta che ti arrabbiavi, che sorridevi o piangevi. Ero lì perfino vetn'anni fa ma tu … tu hai scelto un'altra vita. Va bene così, non sono arrabbiata con te, non più ormai ma non voglio nemmeno tornare indietro e finire per assomigliare a un ninnolo di cristallo prezioso che tieni lontano dalla luce e dall'aria per paura che si rompa. Non sono così Antonio” una voce dal nulla interruppe quel discorso costringendola a sorridere “Antonio?” non rispose, non si mosse nemmeno “No bambina mia, in questo momento ha bisogno di pensare” “Antonio?” ripeté Emila sfiorandogli una spalla, lo vide sorridere appena, gli occhi si concentrarono sul viso della giovane ragazza “Sai non … non credo di poter mantenere quella promessa” “Cosa?” “Non credo di riuscire a …” “La mamma non è volata tra gli angeli. Non pensare al male perché ora il male non esiste nemmeno” ma in quella giovane voce era racchiusa una paura tremenda “Lei non vorrebbe le lacrime” “Lei non meritava tutto questo” “Vuoi prendertela con il destino crudele?” “Solo con me stesso” Emilia socchiuse gli occhi sedendosi accanto a lui “Perché? Perché è colpa tua?” “Non farlo amore mio, non raccontarle la verità perché la mia bambina non merita di soffrire. Non per qualcosa di cui abbiamo colpa solo io e te” lo vide sorridere, inspirare a fondo scuotendo la testa “Scusa, pensavo ad alta voce” “Perché sei qui fuori? Perché non sei accanto alla mamma?” “Perché ho bisogno di pensare” “Dovrebbe essere lei il tuo unico pensiero” “Lei è stato il mio unico pensiero per quattro giorni Emilia. Non posso costringermi di nuovo a restare accanto a lei” “Non c'è niente che possiamo fare?” “Solo aiutarla a bere” Emilia abbassò qualche secondo lo sguardo sospirando “Non essere triste amore mio, vedrai che andrà tutto bene. Quando sarai più grande capirai Emilia e allora tutto avrà un senso” la mano dell'uomo si strinse dolcemente attorno a quella della ragazza costringendola a sorridere appena “Mi dispiace Emilia, credimi, mi dispiace davvero. Se tua madre …” “No” mormorò la giovane sfilando la mano “No” si alzò di scattò allontanandosi da quel gazebo “Non puoi farlo Antonio, non così. Spiegarle la morte vuol dire accettarla. Ti aspetti davvero che io me ne vada? Forse dovrei essere così egoista da farlo perché per una volta penserei a me stessa. Alla mia tranquillità” si alzò in piedi sospirando e senza dire più una parola, si allontanò da lui lasciandolo solo.




Era rimasta ore a fissare quel corpo, il proprio corpo, ne studiava i lineamenti come se d'improvviso fosse diventato un'estraneo.
Qualcuno di lontano e irriconoscibile e non sé stessa. La pelle chiara, troppo chiara per sembrare vera e poi i capelli sciolti, boccoli scuri che risaltavano sul cuscino candido e quell'uomo addormentato affianco a lui.
La testa posata sul materasso e la mano stretta alla sua “Perché hai aspettato così tanto” sussurò sedendosi sul letto accanto a lui “Perché ci hai messo così tanto?” gli sfiorò il viso sorridendo ma sotto le dita c'era solo aria e non quella pelle che aveva sempre amato”Se fossi venuto da me prima forse tutto questo non sarebbe successo, forse Emilia sarebbe stata tua, forse avremo avuto una casa bella e piena di gioia, forse …” si fermò qualche secondo mentre un debole sorriso si prendeva le labbra “ … forse sarebbe stato diverso ma così, cos'hai risolto amore mio? Mi stai perdendo ma questo lo sai già. Forse in cuor tuo è quello che speri perché perdermi ti da una scusa per poter piangere la mia assenza ma se mi sveglio, se mi alzo da questo letto sarai costretto a fare i conti con quella cicatrice per tutto il resto della tua vita” fece un bel respiro alzandosi.
C'era profumo di mughetti e di rose, un buon profumo che quei fiori sul comodino lì accanto spargevano irrequieti “Se me ne vado riuscirai a convivere con la mia assenza? Se resto puoi giurarmi che quel passato, quel dolore immenso non intaccherà il nostro futuro?” si strinse nelle spalle nascondendo con il tessuto leggero della veste sé stessa al mondo “Non posso spezzarmi di nuovo amore mio, non posso farlo perché questa volta non mi rialzerei più. Non posso lasciarti giocare di nuovo con me” inspirò a fondo posando entrambe le mani sul davanzale della finestra.
Il tramonto si portava via quel sole stanco offrendogli una culla rassicurante e silenziosa. Il cinguettio dei passeri si perdeva nel rosso del cielo mentre da lontano le civette iniziavano il loro canto.
Amava il tramonto, amava osservare le tinte delicate del cielo perché in quei colori trovava pace e serenità.
Scegliere, una scelta, è questa la vita, una scelta continua, scegliere tra la vita e la morte, tra l'amore e la solitudine, scegliere qualcuno che in realtà si rivela diverso.
Era stanca di scegliere, stanca di soffrire per qualcosa in cui più nemmeno credeva. Non voleva vivere, non voleva morire.
Tutto quello che chiedeva era restare così, sospesa nel tempo a sfiorare con le mani i ricordi, ricordi dolci e preziosi che le mostravano di nuovo quanta forza era racchiusa dentro di lei.
Come avrebbe desiderato tornare ad essere quella ragazza spensierata, la stessa che giorno dopo giorno scopriva la meraviglia racchiusa nella creazione di Dio ma non era quello il suo futuro.
Per cosa aveva lottato tutti questi anni? Per finire stesa in un letto con una proiettile piantato nel corpo? Per un amore in cui forse nemmeno credeva più? Eppure, era proprio per quell'amore che si era gettata davanti a lui, che aveva corso come una disperata incurante del pericolo, della sua vita, di ogni dannata cosa.
Ma ora, ora che importanza aveva? Era immobile in quella stanza con le spalle completamente nude e una veste leggerissima di seta chiara che le avvolgeva il corpo liberandona dalla costrizione di quei pesanti vestiti.
Mi dispiace amore mio” la braccia cadderò lungo i fianchi mentre lentamente passava accanto a lui “Non era questo che … non così” lo vide sospirare, alzare il viso svegliandosi per quel tremito troppo forte “Anna?” “Ti amo” sussurrò fermandosi qualche secondo affianco a lui “Ti amo da morire Antonio ma non sono … non posso sopportarlo di nuovo” un passo, un altro ancora fino alla porta.
Posò una mano sullo stipite incapace di oltrepassare quella soglia maledetta che sembrava incatenarla lì.
Fece un bel respiro chiudendo qualche secondo gli occhi, non aveva un cuore nel petto che battesse all'impazzata né più un respiro violento che scuoteva i pensieri ma aveva ancora lacrime, aveva dolore e passione.
C'era di nuovo quella voce dentro di lei, qualcosa di profondo che le ripeteva “Non andare via, voltati e guardalo, fallo di nuovo, per l'ultima volta” sorrise appena voltandosi verso di lui.
Restava così, appoggiata allo stipite della porta ad osservare un uomo disperato che stringeva con forza il suo corpo.
Urlava, piangeva, malediceva il cielo tentando di riportarla indietro, le mani strette così forte attorno a lei, al suo fragile corpo e il viso nascosto nell'incavo del suo collo.
La stringeva come una bambina, come un ninnolo prezioso che il mondo non doveva avere e a nulla valevano i tentativi disperati delle persone lì dentro perché allontanarlo da lei significava ucciderlo.
Sorrise scostandosi dagli occhi una ciocca leggera di capelli, due mani forti le cinsero i fianchi “Starai bene sorellina” sussurrò Fabrizio a pochi centimetri dal suo orecchio.
Annuì leggermente inclinando leggermente la testa indietro fino ad incontrare la spalla dell'uomo “Ti prometto che non soffrirai più”.
Era quella la vita che aveva scelto? Era quella la sua scelta? Scappare lontano da lui? Dal loro amore violento? Forse sarebbe stato più semplice, forse, in quel modo avrebbe rincorso le nuvole e giocato con i pensieri perché lei di colpe non ne aveva.
Non era stata lei a scegliere di soffrire in quel modo, non era stata lei.
  
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