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Autore: LeoValdez00    07/08/2014    6 recensioni
"Scegli, o giovane eroe. La salverai? Se lei sopravviverà, altri dovranno morire. Sei disposto a questo sacrificio? Ti arrenderai al tuo difetto fatale?".
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Annabeth..." sussurrò Percy a mezza voce.
Era bellissima, come al solito.
Gli sembravano passati anni dall' ultima volta che l' aveva vista.
I lunghi boccoli le ricadevano sciolti sul viso, i tempestosi occhi grigi risplendevano più che mai.
Il figlio di Poseidone le corse incontro, ma si fermò a metà strada, le gambe immobili.
"Annabeth, che succede?" chiese lui preoccupato.
Lei lo guardò addolorata, cercò di parlare, ma Percy non sentiva quello che diceva.
Un' ombra passò dietro alla ragazza e lui le gridò di stare attenta, ma le labbra erano come sigillate.
Non un suono uscì dalla sua bocca.
Annabeth si guardò attorno confusa, come se non lo vedesse più, anche se li dividevano solo pochi metri.
"Annabeth!" pensò disperato, cercando di avvertirla, come se lei potesse sentire i suoi pensieri.
La figlia di Atena portò la mano al pugnale, come se capisse che c' era qualcosa che non andava.
Un lestrigone l' afferrò da dietro e le prese velocemente l' arma, puntandogliela alla gola.
Annabeth iniziò a scalciare, difendendosi come poteva, ma il mostro l' aveva presa alla sprovvista.
Percy sapeva che non ce l' avrebbe mai fatta.
Una voce roca e tonante si insinuò nella testa del ragazzo, dicendogli "Scegli, o giovane eroe. La salverai? Se lei sopravviverà, altri dovranno morire. Sei disposto a questo sacrificio? Ti arrenderai al tuo difetto fatale?".
Percy non ci pensò un secondo.
Annabeth era tutto per lui.
Era il sole che illuminava le sue giornate, che splendeva nel buio indicandogli la strada, che abbelliva ogni cosa della sua vita.
Era la ragazza che amava.
"Cosa devo fare per salvarla?" affermò sicuro.
"Dovrai superare una prova, coraggioso semidio. Sarà dura e complicata, sei sicuro della tua scelta?" chiese la voce.
"Dimmi quello che devo fare" ribadì Percy digrignando i denti.
"Dovrai mettere in discussione il tuo corpo e la tua anima. Sei pronto, figlio di Poseidone?"
"Mai stato più pronto"
Il mondo si fece scuro e Percy cadde.
Quando aprì gli occhi, il ragazzo si trovò in una grande arena deserta.
Non un alito di vento scuoteva l' aria.
Era tutto talmente immobile, da sembrare irreale e al di fuori del tempo.
Il sole splendeva più forte che mai.
Un' ombra si vide scura in lontananza.
Essa si delineò in un mostro, un essere che Percy non aveva mai visto, sebbene avesse affrontato molte creature strane.
Alto quasi tre metri, due possenti zampe da cavallo, tronco umanoide, artigli e zanne lunghe e dall' aria affilata.
Il ragazzo cercò istintivamente in tasca Vortice, ma non trovò nulla.
"No, prode semidio, niente armi. Se vorrai salvare la ragazza, dovrai combattere a mani nude" gli riferì la voce.
Percy si sentiva vulnerabile senza la sua spada di bronzo celeste, ma era deciso a tornare a casa con Annabeth.
Ad ogni costo.
Si lanciò a testa bassa contro il mostro, che non si fece cogliere impreparato.
Lo prese e lo scagliò lontano, come se fosse una bambola di pezza.
Il figlio di Poseidone non si diede per vinto.
Continuava a pensare ad Annabeth.
"Cosa avrebbe fatto lei?" si chiese.
'Mai combattere la forza con la forza', questo gli aveva insegnato.
Era alto e grosso, le zampe da cavallo non lo rendevano agile nello spazio limitato, pesava almeno qualche centinaio di chili.
Se avesse deciso di attaccarlo di nuovo, Percy sarebbe morto, lo sapeva.
Si mise in fronte al mostro, che si lanciò verso di lui, ma Percy lo schivò agilmente.
Approfittando della spinta del mostro, gli saltò addosso di spalle, afferrandolo per il grosso collo taurino.
Lui si dibattè, cercando di disarcionarlo, ma il ragazzo resistette e, con tutta la forza che aveva, cercò di staccargli una delle zanne.
Il mostro ululò di dolore ma Percy aveva già in mano la lunga zanna di avorio.
Gliela piantò velocemente nella schiena, finché non si dissolse in polvere dorata.
Il ragazzo si sedette per terra, a riprendere fiato dopo quel combattimento.
Aveva una costola incrinata, se non rotta, e quando era caduto aveva preso una bella botta in testa.
Sapeva però che la prova non era finita, la voce gli aveva detto che doveva mettere alla prova corpo e anima.
"Complimenti, coraggioso eroe, ora ti attende la parte più difficile. Sicuro di non voler rinunciare?"
"Mai" affermò il ragazzo, più deciso che mai.
Il mondo ridivenne buio e quando aprì nuovamente gli occhi, si trovò di fronte ad un oceano.
L' acqua era cristallina e Percy si pensò al sicuro.
Cosa mai poteva accadere ad un figlio di Poseidone se era vicino all' acqua?
"Per salvare la ragazza, dovrai sacrificare tutto quello che hai. La tua vita Perseus Jackson. Una vita in cambio di un' altra. Se muori, lei vivrà, se ti ritiri le verrà tagliata la gola. Cosa vuoi fare?"
"Uccidimi. Adesso. Ma giura sullo Stige che a lei non verrà fatto alcun male e che la libererai" disse lui.
"Giuro. Ora buttati in mare, la corrente ti annegherá"
A Percy venne quasi da ridere.
"Non posso affogare. Mio padre è signore dei mari e degli oceani, l' acqua non mi uccide, mi rinvigorisce" disse.
"Qui sbagli, giovane semidio. Questo oceano è più antico di tuo padre e di tutti gli dei. Non può essere controllato da nessuno, tu non hai alcun potere su di lui"
Il cuore del ragazzo perse un battito.
Era già quasi affogato una volta nella terra, quando Gea cercava di ucciderlo.
Da lì aveva avuto un certo timore di affogare anche quando era in acqua.
Era il suo più grande incubo,  la sua più grande paura.
"Va bene" acconsentì infine.
Non apena mise un piede nell' oceano, capì perché non era di dominio di suo padre.
Quella massa d' acqua emanava un potere antico e sopito per troppo tempo.
"Per Annabeth" si disse per farsi forza.
Un passo dopo l' altro, entrò e si immerse fino al collo.
Aveva paura.
Pensò alla ragazza che gli sorrideva, che lo abbracciava, che lo baciava.
Si immerse in acqua e sentì tutte le forze venirgli meno.
Un turbine di acqua cristallina lo trascinò sotto per metri e metri.
Non distinse più sopra e sotto, e non vide più la luce del sole.
Per abitudine aprì la bocca, ma l' acqua si impossessò subito della sua gola e dei suoi polmoni senza lasciarlo respirare.
Sentiva il suo corpo ribellarsi e la vita abbandonarlo.
"Annabeth..."
Questo il suo ultimo pensiero.
 "Testa d' Alghe?!? Percy!!!"
Il ragazzo aprì gli occhi.
Respirava normalmente, non era morto.
Era nella capanna 3, al Campo Mezzosangue.
Una figura si stagliava a pochi centimetri da lui.
"Testa d' Alghe! Ma hai idea di che ore siano?!? Hai saltato la colazione e nessuno sapeva dove ti eri cacciato! E tu dormivi?!?"
La luce inondava la piccola stanza, illuminando la ragazza.
Era bellissima, come al solito.
Gli sembravano passati anni dall' ultima volta che l' aveva vista.
I lunghi boccoli le ricadevano sciolti sul viso, i tempestosi occhi grigi risplendevano più che mai.
Ma questo non era un sogno.
Percy si alzò di scatto, ancora in pigiama e abbracciò Annabeth.
"Percy, ma che...?" inizió lei.
"Annabeth, morirei per te lo sai?" la interruppe.
"Spero non ne venga mai la necessità..." disse lei quasi ridendo.
"Però lo farei, farei tutto per te" ribattè lui serio.
"Percy, che succede?" chiese lei preoccupata.
"Succede che ti amo Sapientona"
"Ti amo anch' io Testa d' Alghe" disse lei sciogliendosi in un sorriso.
 
   
 
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