07/08/2014
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Era sempre stata una persona piuttosto schiva, Annie Leonhardt. Le avevano insegnato a non amare e odiare nessuno, doveva pensare solo ed unicamente a sé stessa e alla sua missione, continuando impeccabilmente la propria recita. C’era però, oltre al senso di colpa, qualcosa che la logorava dall’interno.
Odio.
Puro e semplice odio.
E la destinataria di quell’odio era una sola persona: Ackerman.
Aveva osato superarla, forte delle sue capacità innate, intralciando i suoi piani fino a mandarli in fumo, beffandosi di lei e della sua paura.
E ora, mentre il cristallo si incrinava, un preciso obiettivo stava maturando nella sua mente: vendetta.
Spalancò gli occhi.
« Mikasa Ackerman. Io… ti ucciderò. »
Aveva sentito la soddisfazione pervadere ogni cellula del suo corpo quando aveva pronunciato quelle due parole, mentre fissava senza espressione alcuna il terrore e la disperazione sul volto del Titano Femmina.
Ciononostante, l’appagamento era durata ben poco, perché Annie Leonhardt era riuscita ancora una volta a sfuggirle, sigillandosi in quell’involucro di cristallo che nulla poteva distruggere, ed era stato allora che l’odio aveva ripreso a divampare dentro di lei, consumandola come un cancro; ma Mikasa Ackerman non aveva paura.
Attendeva trepidante il momento in cui Leonhardt sarebbe uscita fuori dalla sua prigione, e solo allora avrebbe fatto ciò che l’onore dettava.
Per Eren.
Per tutti loro.
« Muori, Annie. »
Alla fine era successo.
Annie Leonhardt, la traditrice, si era risvegliata dal suo lungo sonno, e lo scontro fra lei e Mikasa Ackerman era stato inevitabile, dando inizio a una vera e propria guerra di logoramento.
Erano in piedi, l’una di fronte all’altra, le spade sguainate e puntate alla gola, mentre la tensione cresceva via via che il tempo passava, scandito da un silenzio più che angosciante.
Sarebbe bastata una scintilla, una sola, per scatenare una devastante esplosione di rabbia, di odio e di rancore.
I loro sguardi si incrociarono, e gli occhi di ebano di Mikasa si scontrarono con quelli glaciali di Annie, in un inesorabile augurio di morte.
E, finalmente, anche queste tre drabble (il cui titolo è chiaramente ispirato a una canzone dei Three days grace) sono state pubblicate qui su efp. Ammetto che come lavori mi hanno lasciata (e mi lasciano) profondamente insoddisfatta, ma visto che hanno partecipato a un contest non potevo evitare di pubblicarle, per cui eccole qui, sperando che piacciano almeno a chi avrà il coraggio di leggerle.
Detto questo, vi saluto.
Alla prossima!
Oktavia