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Autore: pandafordinner    07/08/2014    0 recensioni
"Hai 18 anni e non hai ancora avuto l'occasione di goderti la vita. Tra due anni entrerai nel periodo più complesso e, tu sei ancora ferma. Ferma nel tuo mondo aspettando un qualcosa che possa dare una svolta. Ricordati Jenny, che niente e nessuno ti aiuterà. Devi iniziare da sola, ora. Tra degli anni avrai una famiglia, dei figli...".
"Non avrò dei figli, Jhonny".
"Ma avrai delle responsabilità sulle tue spalle. Jenny, la tua vita da oggi si stravolgerà e io sarò quell'uragano che butterà giù le tue barriere".
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5
She’s got lion in her heart
A fire in her soul
He’s a got a beast in his belly
That’s so hard to control
(The script - Superheroes)
 
"Affrontiamo un argomento particolare questa mattina. Parliamo di solitudine. Voglio i vostri pareri, voglio sapere cosa ne pensate e come avete affrontato un momento del genere pensando di essere soli nel mondo. Se volete potete scrivere e lasciare l'anonimato. L'importante è che scriviate qualcosa, anche una semplice frase".
Sono nella classe di religione e, al mio fianco c'è Renee. La nostra professoressa ci sta proponendo l'ennesimo ragionamento su temi attuali che affronterà nelle sue lezioni.
Guardo fuori la finestra aspettando l'ispirazione, ma invece continuo a chiedermi il perchè io dovrei esporre il mio parere davanti a quindici persone di cui solo tre di mia conoscenza. 
La mia compagna di banco è indecisa su cosa scrivere. Porta, di tanto in tanto, la penna vicino alle labbra e fissa il vuoto aspettando l'illuminazione.
Davanti a me c'è Annie che, a quanto pare, ha già scritto tre righe senza farsi troppi problemi. Rilegge le sue parole attentamente con una mano a sorreggersi la testa.
Decido di mettere su carta la prima cosa che mi passa per la testa. Non è niente di troppo personale, ma, infatti, non volevo lo fosse.
Jim Morrison diceva: La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.
Mi guardo intorno osservando i quindici volti noti della mia classe. Intravedo la ragazza con la busta per inserire i nostri pensieri e le faccio segno di avvicinarsi. Non ricordo il suo nome, ma sono abbastanza sicura di averla vista a lezione di educazione fisica. I suoi capelli rosso fuoco sono impossibili da dimenticare.
Nel momento in cui tutti hanno consegnato, la campanella suona indicando la fine della terza ora di lezione. Prendo il telefono dalla tasca dei jeans e lo apro per visualizzare le ultime chiamate. Quattro chiamate perse da mia madre e tre da mio padre. Sono nei guai per non aver risposto, me lo sento. A loro non importerà che sono a scuola. Richiamo la mamma.
"Finalmente. Si può sapere perchè dannazione non rispondi al telefono?" urla mia madre.
"Scusa, ero nella classe di religione. Cos'è tutta quest'urgenza di sentirmi?" le chiedo facendo attenzione a non usare parole che potrebbero innervosirla ulteriormente. 
"Ben, tuo cugino, è qui da noi. E' successa una cosa spiacevole e resterà con noi per un po'. Ti ho chiamato per avvisarti" risponde.
"Cosa è successo?" le chiedo agitata "Gli zii stanno bene? Lui sta bene?". 
Ben è l'unico cugino normale che abbia. Ha due anni in più e ha un rapporto abbastanza speciale con me.
"I tuoi zii stanno bene e anche Ben. E' stato cacciato di casa, ma questo te lo racconterà lui. Non mi va di dire i fatti miei attraverso quest'aggeggio elettronico, sai che sono contraria, Jenny".
"Torno a casa subito dopo le lezioni" la saluto non riuscendo comunque a tranquillizzarmi del tutto.


"Quindi ricapitoliamo. I miei fottuti zii ti hanno cacciato di casa perchè tu hai ammesso di essere gay e voler fare il coming out dopo tre anni? Ma sono idioti?" urlo come una forsennata camminando avanti e indietro nella mia stanza.
Mia sorella mi guarda con occhi spalancati per poi chiedere "Cosa significa gay?"
Le rivolgo uno sguardo assassino mentre Ben le spiega tranquillamente che significa amare una persona dello stesso sesso in maniera più comprensibile per una bambina di sette anni.
"Si, mi hanno sbattuto fuori per questo motivo. Ho telefonato ai tuoi questa mattina quando sono atterrato e, per fortuna, mi hanno accolto" dice Ben non riuscendo a trattenere una nota malinconica nella voce.
"Questo perchè i miei hanno ancora un cervello. Come si fa, dico io? Siamo negli anni duemila e ci sono ancora questi fottuti pregiudizi. Io non posso crederci. Mi rifiuto di vivere con gente così su questo pianeta, con tutto il rispetto parlando" continuo ad urlare lanciando un'occhiata a mio cugino che è seduto sul mio letto.
"Speravo in una reazione migliore al dire il vero. Non volevo che mi costringessero a prendere il primo aereo Inghilterra - Francia, ma eccomi qui" mi guarda e accenna un sorriso.
"Sono felice che tu sia qui, sono sincera. Com'è andato il viaggio?" gli chiedo mostrando un tono dolce che non sapevo di possedere.
"Bene" mi dice "Sai Jenny, la cosa che mi ha fatto più male è stata quando mi hanno detto che ero cambiato e che non potevano credere fossi loro figlio. Il problema" inizia evitando alcune lacrime che gli minacciavano di scendere "è che io sono sempre stato così, almeno per quanto ricordi" ammette infine.
"Quando dicono che sei cambiato vogliono sottintendere che non sei più come fa comodo a loro. Ma non ti abbattere, okay? Hai noi e, Parigi è piena di bei ragazzi che saranno felici di conoscerti" gli faccio l'occhiolino.
Lui sorride per la prima volta da quando l'ho visto questo pomeriggio e mi ringrazia.
Prendo il telefono e apro i messaggi ricevuti.
"Dimmi che oggi sei libera".
Jhonny che si fa sentire dopo una settimana.
"Lo sono".
Rispondo immediatamente dimenticando momentaneamente che mia madre oggi voleva uscire per fare un giro e mostrare a Ben il centro di Parigi.
"Però esco con Renee".
Aggiungo subito dopo.
"Non fa niente".
Mi dice e io confermo il luogo e l'orario dell'appuntamento.
Chiamo subito Renee.
"Amica mia" le dico non appena risponde.
"Jenny, sputa il rospo" risponde non lasciandosi ingannare dal mio tono.
"Beh...insomma...Jhonny mi ha invitato ad uscire però io gli ho detto che ci sarai anche tu perchè in giro ci sono i miei genitori" 
"Non ci pensare proprio" mi interrompe "non farò il terzo incomodo, mi dispiace".
"Ma non lo sarai" cerco di convincerla "resterai con mio cugino e mi controllerai le spalle in caso mia madre sia nei paraggi".
"No" ridice.
"Per favore" le chiedo "sei la mia migliore amica, devi aiutarmi".
"Fottiti" dice e so che sta cedendo "ci vediamo davanti casa tua, ma me la pagherai cara. Sappilo".
Chiudo la chiamata e vedo Ben fissarmi curioso davanti a me.
"Cosa dovrei fare esattamente?".

POV RENEE


"Non posso credere di aver accettato di fare questa cosa" borbotto mentre cammino con il cugino di Jenny al mio fianco.
"Non parlarmene. Mi sono ritrovato in mezzo senza sapere come e quando" risponde il ragazzo.
"E in più sono spariti. Non voglio immaginare cosa dirà la mamma non vedendola" continuo ancora un tantino incazzata.
Ben annuisce e continuiamo a camminare senza meta. 
"Spero per te che tu conosca già Parigi perchè io non so cosa farti vedere" ammetto sincera dopo un paio di minuti che continuiamo a fare il giro per gli stessi posti.
"Non ti preoccupare, Jenny mi porterà a visitarla con più calma. Me lo deve" sorride mentre io faccio un segno di conferma con la testa.
La nostra passeggiata continua tranquilla e parlo del più e del meno con Ben.
"Renee" sento urlare alle mie spalle. Mi irrigidisco capendo a chi appartiene la voce.
La signora Parker mi viene incontro e mi tocca il braccio per farmi capire della sua presenza qui "mi spieghi chi è quell'imbranato vicino a mia figlia?" mi chiede mostrandomi con il capo la coppia davanti a noi.
Oh dannazione! Ero spariti fino a cinque secondi prima e scelgono proprio questo momento per ricomparire.
"Beh..." balbetto "si chiama Jhonny" ammetto in imbarazzo.
"Ha la faccia da mafioso" dichiara osservandolo "mia figlia ha gusti pessimi quando si tratta di ragazzi" ridacchia. "In ogni modo dite al ragazzo di tenere le mani al suo posto. A dopo" dice e se ne va.
Quando se ne va ricomincio a respirare normalmente. Jenny me la pagherà.



Salve a tutti!
So di aver promesso di tornare presto dato che ci sono
le vacanze, ma non avevo ispirazione e per un momento ho davvero
pensato di smettere di scrivere. 
Però sono tornata e quindi ti ringrazio Tania. 
Beh...spero che il capitolo vi piaccia e niente. Alla prossima. 
Francesca.

 
  
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