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Autore: LiduenKvaedhi    07/08/2014    0 recensioni
E se Dom, Distretto 1, si innamorasse di Olivia, Distretto 12?
Felici 100° Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
PS. Fatti e personaggi sono stati inseriti nella FF senza che la sottoscritta abbia letto gli ultimi due libri, quindi mi scuso per le incoerenza presenti con gli avvenimenti reali.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Peeta Mellark
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arena.

Quel bacio colse totalmente impreparata Olivia, la quale stava impazzendo per le emozioni contrastanti che le nascevano dentro: lo odiava perché si era avvicinato a lei, stringendo un legame che lei non desiderava, e la attraeva perché era bellissimo, ma non solo; aveva l’animo buono, non come gli altri Favoriti, e lo si capiva dal suo sguardo e atteggiamento.
E ora come avrebbe fatto per ucciderlo?
Nonostante ciò, non si staccò dal bacio, anzi. Finalmente aveva trovato qualcosa che non era scappare, uccidere o essere uccisi. Qualcosa dolce come il miele, qualcosa a cui aggrapparsi in quella roulette di morte. Ma solo uno poteva essere il vincitore e questa verità la ossessionava, annidata nella sua mente come una vocina malvagia sempre pronta a ricordarglielo. E non c’erano dubbi che quel vincitore doveva essere lei, a tutti i costi.
Dom la tirò giù di colpo. La mora rimase pietrificata mentre il ragazzo la tratteneva sott’acqua e l’aria cominciava a scarseggiare. Iniziò a scalciare e a cercare di salire in superficie, ma il braccio la teneva saldamente giù. Una paura di impadronì si Olivia: e se stesse cercando di ucciderla e il bacio di prima era solo un modo di chiedere scusa?! Poi una mano si infilò in acqua e Dom l’afferrò e la tirò giù, liberando la mora. Guizzò in superficie, prendendo un avida boccata d’aria. Poi si guardò in torno, cercando il ragazzo.
“Dom” urlò disperata prima ancora di rendersi conto di averlo fatto, poi cominciò ad annaspare in acqua cercando di nuotare, ma con risultati vani.
Dom tornò su, ma venne subito tirato giù dall’altro Tributo che venne su a sua volta: era Derrik.
Olivia lo chiamò a pieni polmoni e l’amico gli nuotò incontro, vedendola chiaramente in difficoltà.
La raggiunse e l’abbracciò; entrambi furono trascinati giù. Olivia diede qualche colpo a destra e a manca, perché i due continuavano a lottare e voleva che smettessero. Alla fine si mise nel mezzo e si beccò una botta in testa , perdendo conoscenza.
Dom imprecò e dopo aver assestato una gomitata sul naso al rivale prese Olivia per un braccio e la trascinò su. Poi con le forze che gli rimanevano la tirò sulla roccia. Era tutto dolorante: probabilmente aveva una costola fratturata, qualche livido qua e là e si era rotto anche qualche nocca. La raggiunse sulla riva e ascoltò se il suo cuore batteva ancora. Rassicuratosi del fatto che funzionasse, si distese accanto a lei, ansimante: quando aveva visto il ragazzo abbracciare Olivia aveva capito che non costituiva un pericolo, ma la gelosia che si era impadronito di lui e non era riuscito a non picchiarlo ancora. Si, era stato subdolo, aggressivo ed avventato, ma quella ragazza era solo sua. Quell’ultima parola echeggiò una moltitudine di volte nella sua testa, mentre la scrutava in quella manciata di secondi prima che Derrik uscisse dall’acqua.
Dom prese il pugnale di Olivia. “Vattene o ti ammazzo” ringhiò come un cane messo alle strette.
“Non penso che sarebbe molto contenta se mi uccidessi!” sogghignò Derrik, facendo un cenno della testa verso il corpo in ‘stand by’ di Olivia. Un tremito violento percorse la schiena di Dom, facendolo scattare come una molla verso il ragazzo e buttandolo a terra, con il pugnale alla gola.
Il Derrik scoppiò in una fragorosa risata “Chissà quelli di Capitol City come si stanno divertono in questo momento. Io e te che litighiamo per lei”. Dom spinse il coltello ancora più a fondo, pronto al taglio netto, quando un gemito attirò l’attenzione dei due ragazzi “Basta… per favore…”.
I due ragazzi si alzarono e si sedettero vicino a Olivia.
Aspettarono finché la ragazza non si riprese un po’, poi lei fece una richiesta che non piacque a nessuna delle due parti: voleva che Derrik entrasse a far parte dell’alleanza; Dom sperava che Olivia mollasse lì Derrik, mentre quest’ultimo che andasse con lui lasciando quello che lui considerava uno ‘sporco approfittatore’. Ma nessuno dei due desiderava negargli ciò che voleva, così accettarono. Erano tutti ammaccati, stanchi e irritati, quindi rimasero in riva al laghetto e prepararono un accampamento per il resto della giornata.
Dom sistemò Olivia seduta contro un tronco d’albero, Derrik accese un fuoco per cuocere il tacchino che aveva catturato qualche ora prima. Era appena l’una quando l’inno di Capitol City squillò in tutta l’arena “Complimenti a tutti i sopravvissuti! Siamo al settimo giorno e nove tributi sono un po’ troppi a veder mio. Ma non temete, abbiamo in serbo per voi una sorpresa: una seconda missione. Il primo che raccoglierà le tre bandierine con il suo nome scritto sopra potrà avere un paracadute. E, per rendere le cose più interessanti, avete fino a domani sera per trovarle. Si trovano dentro una piramide: buona fortuna”.
Olivia sembrò rianimarsi di colpo “Dobbiamo andare!”. Comincia a gattonare per l’accampamento, raccogliendo le sue cose: il pugnale da un lato, lo zaino da un altro, il machete. Sistemò tutto alla peggiemeglio e si alzò in piedi, ma il mondo cominciò a girare vorticosamente e cadde sui ginocchi. Un fremito la percorse da capo a piedi e il volto le si rigò di lacrime silenziose. Era stufa di quella stupida arena, di essere usata come un fantoccio.
Nessuno la disturbò durante il suo sfogo, era come se il mondo si fosse fermato: solo il canto degli uccelli continuava ad aleggiare nell’aria.
“Dovremmo andare” sospirò nuovamente asciugandosi il viso.
Il trio si avviò silenzioso lungo il corso del fiume, poi una folata provenente da est li portò loro un sacco di sabbia negli occhi, così attraversarono il fiume e camminarono in quella direzione.
Olivia camminava vicino a Dom, le loro spalle si sfioravano leggermente, ma è come se una parete invisibile li dividesse: dopo quel bacio non erano più riusciti a parlarsi, eppure c’era come una calamita a tenerli vicini. Derrik camminava dietro, osservandoli: continuava a pensare che lui la usasse e nel momento che gli tornava più comodo l’avrebbe fatta fuori, come aveva fatto suo fratello. Lui invece aveva escogitato un piano per riuscire a tener vivi entrambi, ma aveva bisogno di liberarsi di lui.
Olivia continuava a lanciare occhiate furtive a Dom, studiandone bene i lineamenti: erano marcati, forti e mascolini. Notò un piccolo neo vicino al sopracciglio destro, una cicatrice da varicella sul mento e una leggera cicatrice in mezzo alla fronte. Si soffermò su questo dettaglio, fissandolo più del dovuto.
“Sono caduto dalle scale quando ero piccino: stavo correndo giù a salutare mio padre che era tornato dopo una settimana dagli Hunger Games. Faceva l’allenatore nel Centro di Addestramento lì prima di insegnare in Accademia: specialità tiro con l’arco! Tre punti, oltre che un gran mal di testa per una settimana: ottimo risultato direi!” le sorrise e Olivia divenne tutta rossa.
Dom continuò a parlare, guardando dritto a se “E tu, non hai niente da raccontarmi, ragazza misteriosa?”.
“Una volta quando ero in Istituto ho pestato una ragazza più grande di me perché aveva rubato l’orsacchiotto a mia sorella” raccontò timida lei: era la prima cosa che le era venuta in mente.
“Eri irascibile anche prima allora” ridacchiò lui, e Olivia si sentì un po’ irritata. Accelerò il passo e rimase un po’ più avanti a lui; lo sentì sospirare.
Un colpo di cannone risuonò nell’aria. Un Hovercraft si materializzò poco distanti da loro, sollevando un corpo grondante di sangue: il trio rabbrividì. Una folata di vento portò altra sabbia e continuarono ad andare a dritto. Camminarono per delle ore, poi il suolo si trasformò in sabbia e una piramide immensa gli si parò davanti.
“Ora dobbiamo trovare solo l’entrata” annunciò Olivia fiduciosa, camminando verso la piramide.
“Insomma, una cosa da nulla! La piramide sarà solo lunga e larga un km… Io non ho mai visto un’arena così grande!” bofonchiò Derrik, seguendo i passi della ragazza.
Camminarono lungo tutto il perimetro, mettendoci un ora, ma non c’era traccia di un ingresso. Olivia cominciò ad arrampicarsi sui grandi blocchi; i muscoli le bruciavano dallo sforzo, era gronda di sudore, ma non si arrese e continuò a salire, finché non arrivo alla punta, dove trovò l’ingresso. Alzò gli occhio al cielo virtuale, piegandosi sulle gambe. Tremava dallo sforzo, la fame la dilaniava, era bagnata di sudore, ma era felice. Tirò un urlo al vento e cominciò a ridere istericamente.
“Dom, Derrik! Ho..” si voltò ma non trovò nessuno: i due ragazzi erano sempre ai piedi della piramide. Non riuscì a credere che non l’avessero seguita e, per di più, si erano accampati lì, senza nessuna protezione! Li maledisse entrambi, sentendosi tradita e decise di andare avanti, da sola: non aveva bisogno di loro, aveva tutto ciò che le serviva nel suo zaino.

“Dovremmo seguirla?” chiese Dom mentre guardava salire Olivia.
“Per scoprire che poi non c’è nessun ingresso?! No, aspettiamola qui e prepariamo da mangiare ed un accampamento” Derrik si sedette con la schiena contro uno dei blocchi della base e si mise a contare le frecce di Dom. “Vado a cacciare, ci vediamo qui fra un ora” così il ragazzo si infilò nella foresta.
Il Favorito si morse il labbro, indeciso: non se la sentiva di lasciarla sola, ma Derrik aveva ragione e in fondo lassù non avrebbe corso nessun pericolo. Così andò nella foresta per prendere un po’ di legna per cucinare quello che Derrik avrebbe riportato dalla caccia.
La sera arrivò presto e di Olivia nessuna traccia. I due ragazzi cominciarono ad essere nervosi, ma il fatto che non avessero sentito nessun colpo di cannone era rassicurante.

Olivia mangiò un po’ di carne secca e poi si infilò nella porta stretta: aveva solo una giornata e non voleva sprecarla così.
  
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