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Autore: Martha_Herondale    07/08/2014    2 recensioni
Salve, bella gente! Questa è la seconda fanfiction che scrivo su Death Note e avrà per protagonista un personaggio non molto popolare (io lo amo invece), ovvero Near. La storia ruota attorno al suo rapporto con una certa ragazza (nuovo personaggio) e ad un nuovo intricato caso. La fan fiction è divisa in due parti: i primi capitoli sono sulla loro infanzia alla Wammy's House, mentre per il resto indagano sul caso.
"Si era sempre chiesta, come possono due cuori di ghiaccio scaldarsi a vicenda? Ma in realtà, i loro cuori si erano scontrati con un tale violenza, da andare in frantumi, sciogliendosi quindi con facilità."
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella sera, erano più o meno le 18:00 quando Near era arrivato, Emily non si azzardò minimamente a metter piede fuori dalla camera, era ancora troppo debole. E poi, c'era il suo compagno di stanza a distrarla dai dolori e dalle preoccupazioni.
Dopo aver saputo della loro passione comune per i peluche, le aveva portato tutti quelli che possedeva: una foca, un orso polare, una papera, un pinguino e un gatto nero. Emy li accarezzò pensierosa: erano morbidi, setosi e curatissimi.  Near doveva tener loro parecchio.
Non parlarono molto, ma il loro non era il classico silenzio imbarazzato. Era un silenzio sereno, che sembrava dire così: "Sono felice di stare qui con te, anche se non ti parlo."
Near era disteso per terra, fra i suoi numerosi giocattoli che, dopo averle chiesto il permesso, aveva tirato fuori e sparso per tutta la stanza. In quel momento era intento a risolvere un puzzle quasi interamente bianco, ma Emily lo aveva già osservato cimentarsi in tanti altri passatempi, quali costruire castelli di carte, creare intere città di dadi, giocare con i suoi pupazzetti, ... Aveva studiato con grande interesse ogni suo movimento di mani e ogni suo guizzo di occhi, stringendo i peluche fra le braccia.
 - Ti affascino così tanto? - le chiese di punto in bianco Near. Fino a quel momento sembrava non essersi accorto del modo in cui Emily lo guardava, ma evidentemente non era così.
 - Scusa. - rispose lei, avvampando.
 - Non c'è bisogno che ti scusi, non mi dà fastidio. - la rassicurò Nate con voce atona. - Piuttosto, davvero ti lascia indifferente tutto questo macello? - le chiese, indicando le cianfrusaglie intorno a lui.
Emily annuì con decisione.
 - Mi piace. La stanza era troppo vuota e fredda, così mi sento meno sola... Inoltre, rifletto meglio in mezzo alla confusione.
Era vero. Il vuoto la metteva in soggezione, la faceva distrarre dai propri pensieri.
 - Quanti anni hai? - gli chiese dopo un po', sperando di non disturbarlo, tanto era assorto nel suo puzzle.
 - Otto. - rispose Near con la sua solita voce.
 - Anch'io otto! - esclamò. Ecco un'altra cosa in comune!
Passò ancora un po’ di tempo a guardarlo.
 - I puzzle monocromo sono un po' difficili... Posso aiutarti? - gli chiese Emily.
 - Non che abbia bisogno del tuo aiuto, ma di sicuro ti annoi. - rispose freddo Near.
Emily non ci badò e scese cautamente dal letto, s'inginocchiò per terra e gattonò verso di lui. Voleva aiutarlo, ma non sapeva che fare.
 - Lyem... - disse piano il bambino, esaminando una tessera. - Hai mai fatto un puzzle?
 - No. - ammise l'altra.
 - Dovresti. - osservò lui. - Non ti verrà difficile, sei in gamba. Ci si sente gratificati, dopo che lo si è completato.
 - Non mi conosci nemmeno, come puoi affermare cose simili su di me... ?
 - Posso perché so come hai agito durante l'incendio. Una stupida non avrebbe chiamato la polizia, i pompieri e l'ambulanza. E poi non usi proprio il lessico di una di otto anni.
 - Be', neanche tu. - gli fece notare Emily. - Con questo hai capito che non sono stupida. Ma come fai a dire che sono intelligente?
 - Il semplice fatto che tu ti trovi qui, è già di per sé una prova.
 - Che vuoi dire? - domandò lei, confusa.
 - Che la Wammy's House è un orfanotrofio per bambini con capacità intellettive fuori dalla norma, fondato allo scopo di creare il degno successore di L. - rispose lui, diretto come sempre.
 - U-un cosa?! - esclamò lei.
 A Near non piaceva ripetere le cose due volte, quindi rimase zitto.
Se prima Emily aveva la testa in subbuglio, ora se la sentiva letteralmente scoppiare. Quindi il ragazzo che l'aveva salvata aveva bisogno di un successore? Ma chi era? E soprattutto, dove diavolo era finita?!
 - Near, chi è L? - gli chiese, cercando di calmarsi.
 - Nessuno conosce la sua vera identità. - rispose tranquillamente il bambino.
 - Non è questo che intendo. Perché ha bisogno di un successore?
 - Il più grande detective del mondo corre quotidianamente molti rischi... In ogni caso non è immortale, sai?
Emy ebbe un improvviso capogiro e le mancò l'aria; svenne. Near l'afferrò prontamente, un attimo prima che sbattesse la testa fasciata. Considerate le sue attuali condizioni fisiche, aveva previsto una reazione del genere. Tutto calcolato. La strinse delicatamente fra le braccia, appoggiandole il capo sul suo grembo. La osservò più da vicino e notò una leggera spruzzatina di lentiggini che decorava il suo infantile nasino all'in su.
 - Lyem...? Lyem! - la chiamò Near.
Provò di tutto per svegliarla: gridarle nell'orecchie, scuoterla, farle il solletico e strofinarle un peluche in faccia, ma niente, non ne voleva sapere.
Allora, sbuffando, si alzò, le braccine esili che tremavano sotto il peso della bambina. La depositò con attenzione sul letto e le rimboccò le coperte. La fissò per un attimo: le piccole labbra rosate, tanto perfette da sembrare finte, appena dischiuse, il visetto rotondo rilassato e il petto che si alzava e si abbassava a ritmo regolare. Stava soltanto dormendo.
Quindi si voltò e se ne andò, diretto alla mensa per la cena.
 
 - Lyem, svegliati. – la chiamò una voce pacata.
Doveva ancora abituarsi a quel nuovo nome… le faceva un effetto stranissimo essere chiamata così. Aprì a fatica gli occhi.
 - Near, sei tu? – chiese incerta, con voce ancora impastata dal sonno.
 - E chi altri? – rispose Near.
Finalmente riuscì a metterlo a fuoco. Era seduto sulla sedia bianca e reggeva un vassoio, sul quale si trovavano: una scodella piena di minestra, un cucchiaio, un tovagliolo e un bicchiere d’acqua.
 - E quello? – chiese Emily, indicando il vassoio.
 - La tua cena. – rispose Near.
 - Grazie, ma che ore sono? – domandò, gettando un’ occhiata alla finestra buia.
 - Circa le 10:15 di sera. Dopo essere svenuta, siccome erano già le 7 e mezza, sono sceso a cena. Allora ho fatto mettere da parte una porzione per te, che ho appena recuperato. Ѐ tardissimo e questa minestra ha già fatto un considerevole tragitto dalle cucine a qui, quindi mangiala, fredda farà schifo.
La bambina prese il vassoio che Near le porgeva, riflettendo sul fatto che doveva essere stato per forza lui a metterla a letto, una volta svenuta. Che imbarazzo!
 - Scusa se sono svenuta… - gli disse infatti.
 - Smettila di scusarti per qualsiasi sciocchezza. – la rimproverò Near freddo. – Era prevedibile una reazione del genere, dal momento che non ti sei ancora ripresa del tutto.
Emily rimase in silenzio, mentre afferrava il cucchiaio.
 - Non noti nulla di diverso? – gli chiese a quel punto Near, fissandola con insistenza. – Ti facevo un’osservatrice più attenta…
L’altra si guardò intorno e sussultò. Era talmente evidente… Come aveva fatto a non accorgersene prima? Mentre dormiva, la stanza era stata arredata! Adesso disponeva di un armadio, un comodino, una scrivania e un cassettone, tutti rigorosamente bianchi.
 - Perché prima non c’erano? – chiese Emily, voltandosi di scatto verso Near.
 - Per lo stesso motivo per cui io ho messo da parte le mie cose, suppongo. – spiegò lui.
Detto questo, si alzò e si diresse verso la porta.
 - Tornò fra un attimo. – si limitò a dirle.
 - Ehi! No, aspetta! Dove vai?! – esclamò Emily.
 - A prendere un cuscino e un paio di coperte. – rispose Near, senza voltarsi. - Da qualche parte dovrò pure dormire.
 - Cosa?! E dove vorresti coricarti, sul pavimento?! – sbottò lei, additando le dure mattonelle marmoree.
 - Be’, da seduto non ci riesco. – osservò il bambino, un po’ stupito dalla sua reazione.
 - Come se ti possi lasciar dormire là per terra, mi sentirei in colpa per il resto della mia vita… Ѐ ovvio che dovremo stringerci nel letto! – sbuffò Emily.
 - Ho intenzione di lasciartelo, sei ancora convalescente, lo sai.
 - Che stupidaggini dici! Vedi di smetterla di fare l’eroe gentiluomo. Appena finisco la minestra, vieni a letto, senza fare storie. Guai a te se nel frattempo sgattaioli via a prendere coperte e cuscini! – lo redarguì la bambina con sguardo minaccioso.
Near era piuttosto seccato, ma non lo diede a vedere, anche perché voleva evitare di litigare con lei. Quindi obbediente ritornò sui proprio passi e si accovacciò sulla sedia, aspettando pazientemente.
Dopo un silenzio che sembrò durare un’eternità, interrotto soltanto dal tintinnare delle posate, si decise finalmente ad aprir bocca.
 - Lyem?
 - Mmh? – mugolò lei, con la bocca piena.
 - Oltre ai peluche, c’è qualcos’altro che ti piace? – le chiese, tormentandosi una ciocca perlacea.
 - Be’, ci sarebbero i libri, ma… - rispose esitante Emily, mandando giù un altro sorso di minestra.
 - Ma? – l’esortò Near.
Non sapeva come continuare la frase. Tutti i suoi amati libri erano ridotti ad un mucchietto di cenere ormai, e sapeva bene quanto fosse insolito il suo hobby, specialmente fra i suoi coetanei. Eppure Near non sembrava granché stupito… No, per qualche strana ragione, lui non manifestava mai le sue emozioni, ma era più che certa che le avesse.
 - Sono tutti andati distrutti nell’incendio. E poi, ogni volta che dico che mi piace leggere, chiunque mi guarda stranito. Non è per niente comune fra i miei coetanei… - concluse Emily.
 - Io sono un tuo coetaneo e ti posso assicurare che, in confronto agli hobby degli orfani della Wammy, il tuo è normalissimo. In realtà, sono delle vere e proprie ossessioni. – commentò Near.
 - Quindi anche tu hai un’ossessione? – domandò pensierosa.
 - Non dirmi che non te ne sei accorta. Vesto tutto di bianco e i miei puzzle sono completamente bianchi, così come l’intera camera. – rispose l’altro.
Ora si spiegava tutto.
 - Pensavo che lo facessi per una questione di abbinamento, d’altronde anche tu sei quasi totalmente bianco. Sei albino, no?
 - Probabilmente. Non so praticamente nulla né della mia famiglia, né di me stesso.
 - Neanche il tuo vero nome… ? – chiese Emily sconcertata.
Le sottili labbra di Near si curvarono appena in un sorrisetto un po’ sadico, che le fece ricordare quello di L. Perché cavolo avevano tutti sorrisi così inquietanti?
 - Una delle poche cose. – rispose l’altro.


Angolo dell'autrice
Salve, albini miei (?). Scusate per il titolo abbastanza banale, ma proprio non avevo idee oggi! >.< Avrei da chiedervi un favore piccino piccino... *fa gli occhioni grandi* Siccome questa è la prima fan fiction che scrivo su Near, sono terrorizzata dall'idea di poter stravolgere completamente questo personaggio (sei proprio un tipetto difficile, caro il mio genietto), quindi, vi supplico, recensiteeeee! Anche se non avete intenzione di seguire la storia, almeno commentate per farmi sapere come lo sto interpretando. Ho bisogno assolutamente dei vostri pareri! T.T Bene, ho sclerato abbastanza per oggi. Comunque ho aggiornato prestissimo perché questo capitolo si è praticamente scritto da solo u.u Ringrazio nuovamente di cuore Alecraft Mounts <3 A proposito, ho scoperto che siamo coetanee, se l'età che hai messo è giusta. ;)
Tanti kiss dai pucciosissimi Near e Lyem e ovviamente da me, dalla vostra pazza pazzissima! O.o
   
 
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