Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Fenio394Sparrow    07/08/2014    2 recensioni
{OC - What If - Poor Sweet Summer Child}
{Si alzò, andando vicino a Gandalf: «Posso provare io?» lui nemmeno le rispose, gettò a terra bastone e cappello, facendosi da parte.
Si schiarì la gola, si posizionò davanti alla porta con le mani sui fianchi e lo sguardo concentrato. Allargò le braccia, le mani aperte e la voce tonante: « Apriti, Sesamo!»
Ovviamente, non accadde nulla.
Ovviamente, fece la figura della scema.
Ovviamente, non demorse.
Osservò con aria pensosa la porta di pietra, borbottando qualcosa qua e là.
«Allora?» fece Boromir, ridacchiando apertamente.}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Di Sette Regni e una Terra di Mezzo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Pochi giorni dividevano la partenza dal Consiglio di Elrond, troppo pochi per poter permettere ad Arya di fare la conoscenza dei suoi futuri compagni. Tuttavia si mantenne in buoni rapporti, presentandosi a loro e pronunciando le parole di rito e sorridendo ogni volta che li vedeva; sorrisi sinceri e gentili – le piacevano i suoi compagni- e a volte irriverenti, ma questi ultimi erano dedicati soltanto al caro gondoriano, a cui Arya si ostinava a pensare come “Stark” o “Lord Stark”.

Nonostante ciò, Arya riuscì a trovare il modo di ingannare l’attesa, unendo l’utile al dilettevole. Fanyel, la sua graziosa ancella, le aveva portato un meraviglioso abito scuro, dai ricami dorati, con una morbida gonna verde.
«Il tuo abbigliamento è piuttosto inusuale, mia signora» Così esordì l’elfa. Intenzionata a continuare aprì bocca, ma Arya fu più rapida e sorrise: «L’intenzione era quella, tesoro»
L’elfa la guardò stranita, non arrabbiata, solo curiosa, ma liquidò in fretta la faccenda: «Quest’abito ti starà d’incanto.»  Era molto bella, si riscoprì a pensare la ragazza, come tutti gli elfi del resto: più alta di lei – tutti erano più alti di lei- gli occhi nocciola e i capelli color del grano, un’espressione gentile dipinta in viso.
«No, Fanyel, ti ringrazio.» Rispose Arya con un sorriso: « Gradirei avere delle brache, per cortesia. Ho intenzione di esercitarmi con la spada, in quest’ultimi giorni che ci separano dalla partenza. Allenarmi con le gonne sarebbe alquanto ridicolo e controproducente. Sai,» disse poi, usando un tono confidenziale: «Non sono così aggraziata come sembro.» Non che lo sembrasse così tanto.
L’ancella annuì ma posò l’abito nel baule ai piedi del letto, e ritornò poco dopo con dei pantaloni scuri e una camicia chiara, entrambi di un tessuto comodo e caldo. Le portò anche un .. corpetto?
«Ehm .. » disse la ragazza, vedendo che Fanyel non se ne andava. « Puoi andare, grazie.»
L’elfa ridacchiò: «No, mia signora, devo aiutarti a vestirti. E’ questo il mio compito. Sono piuttosto complicati da stringere, quei lacci, specie se si trovano sul retro»
«Ah.» Con un filo d’imbarazzo, Arya si spogliò, posando con delicatezza il suo maglione sul letto e sbarazzandosi dei jeans senza tanti complimenti. Le scarpe, invece, furono una questione un po’ più complicata – i lacci troppo stretti- ma alla fine riuscì anche a togliersele e a disfarsi delle calze di lana.
Fanyel la guardava come se le fossero spuntate le antenne e fosse diventata verde: «Cosa … cosa sono questi strani capi d’abbigliamento?»  Chiese, indicando il reggiseno e gli slip.
«Ehm ..» Già. Le cose che a lei sembravano assolutamente normali per loro rasentavano la fantascienza. Quindi continuò, soppesando le parole: «Sono i capi intimi che le donne usano portare dalle mie parti.» L’ancella pareva davvero sconvolta e Arya ci restò un po’ male: insomma, era un sobrio completo viola, mica uno struzzo in technicolor!
Indossò i pantaloni un po’ abbattuta e si fece aiutare dall’ancella: aveva ragione, era dannatamente stretto, quel coso, quasi non riusciva a respirare! Non se li ricordava così malefici … Asfissianti ..
« .. Fanyel ... » rantolò Arya seria, aggrappandosi alla testata del letto: « Mai più questa storia del corpetto. Intesi?»
Fanyel ridacchiò e annuì: « Come desideri, mia signora.»
« E non chiamarmi mia signora!»
 
 
Dopo essersi vestita e aver litigato con l’elfa per l’acconciatura –battaglia vinta dalla ragazza-  Arya riuscì ad uscire dalla stanza e a dirigersi verso i giardini.
Varion era lì, mentre dava lezione di scherma ai poveri malcapitati la ragazza si prese qualche minuto per osservarlo: non era cambiato affatto. Sempre perfetto e sempre maniacale per le posizioni corrette da adottare. Un ottimo insegnante, certo, ma troppo severo ed esigente, o almeno con lei. I bambini che stava istruendo sembravano divertirsi un mondo e la cosa infastidì Arya: quei marmocchi urlanti erano persino più disciplinati di lei e graziosi nella solita maniera che solo gli elfi sanno far propria. Restò semi-nascosta dietro un albero ad osservare, buttando l’occhio anche sulle piante dei cortili.

Uscì allo scoperto una ventina di minuti dopo, i bimbi elfi si erano dispersi qua e là, alcuni che maneggiavano spade di legno e altri che si rincorrevano a vicenda ridendo; Varion era chinato accanto ad uno di loro e gli stava sussurrando qualcosa all’orecchio.
Arya si schiarì la gola: « Buon giorno.»
L’elfo parve stupito, disse qualcosa al bimbo che si allontanò in tutta fretta, poi si alzò e ricambiò il sorriso e il saluto: « Buon giorno lo sarà per te, Arya Sparrow. Qual buon vento ti porta qui nella Valle di Imladris?»
« Anche io sono felice di rivederti. Sto bene, grazie per avermelo chiesto.» rispose lei acida, anche se sorrideva.
«Perché mai dovrei essere felice di rivedere un disastro come te alle mie lezioni?» la canzonò lui. Varion era bello, gli occhi grigi e lunghi capelli corvini, un volto senza età, che tuttavia pareva più terreno rispetto agli altri elfi che Arya aveva conosciuto. Inoltre era un ottimo spadaccino e un esigente maestro. La sovrastava di parecchi centimetri, tant’è che poteva vedere le treccine alla moda elfica che trattenevano le fluenti ciocche di capelli.
«Tutti soffrono la mia mancanza, Varion. Chi non lo farebbe?» chiese le con finta innocenza esaminando un fiori bianco lì vicino.
«Vuoi altre lezioni di scherma» disse lui sornione.
«Beccata.» Arya sorrise.
Lui sospirò scuotendo la testa, ma le allungò una spada corta che ben si adattava alla sua portata.
« Fammi vedere una prima posizione» ordinò secco.

Arya lo fece: divaricò le gambe, piegò le ginocchia e stabilizzò il baricentro, mettendosi di tre quarti con la lama sguainata. Varion le girò intorno, cercando difetti di postura che non trovò. Si mise davanti a lei, canzonatorio: « Cominciamo.»
E iniziò l’allenamento.

Ogni mattina e ogni pomeriggio, Arya si recava da lui per esercitarsi e perfezionare le sue mosse.
«Su quel braccio! Rapida con gli affondi! Usa le gambe!» erano gli avvertimenti più frequenti. Arya non aveva neanche tentato di protestare che anche se non era perfetta l’importante era che sapesse difendersi, perchè aveva uno spiacevole ricordo di quattro anni prima comprendente una serie da cento piegamenti sulle gambe e altri cento sulle braccia che l’aveva lasciata senza forze per un paio di giorni.

Ogni allenamento finiva con un bagno di sudore e in muscoli dolenti: non ricordava che combattere fosse così faticoso, per la miseria, ma ormai c’era dentro e non avrebbe sopportato l’onta di rinunciare, davanti a Varion per giunta.
Quasi sempre erano in una situazione di stallo: in completa parità, anche se Arya sospettava fosse perché Varion si trattenesse; una sola volta lei era riuscita a disarmarlo, con sua somma gioia, somma gioia che venne fatta pagare cara  da una lama puntata alla gola.
Dopo di che, Arya si rifiutò di partecipare alle lezioni, ma visto che dopo due giorni sarebbero partiti l'elfo non fece tante storie. Ritornando in camera, scoprì Fanyel le aveva preparato un bagno ristoratore e Arya avrebbe urlato a squarciagola la sua idea di farsi suora per la benedizione ricevuta non fosse stato per l'espressione impaurita che sicuramente sarebbe comparsa sul viso dell'elfa. Dopodiché l'ancella le  aveva massaggiato i muscoli doloranti e Arya trovò solo la forza di darle un bacio sulla guancia come ringraziamento prima di crollare a letto, beata.

L’ultimo giorno fu davvero una sorpresa per Arya. Aveva deciso di passeggiare per i cortili, beandosi della vista mozzafiato che la Valle di Imladris offriva, quando era inciampata sui suoi piedi, stramazzando a terra. Indossava, quell’ultimo giorno, l’abito che Fanyel le aveva portato la prima volta – sembrava ci tenesse davvero a vederglielo indosso e Arya non aveva avuto il cuore di dirle di no-  quindi risultava più goffa del solito. Stava tentando di rimettersi in piedi quando una mano gentile l’aveva raggiunta: «Permettete che vi aiuti, mia signora.»

Quella voce …

Alzò la testa, incontrando due iridi castane familiari e amiche: « Bilbo!»

«Arya!» aveva esultato lui, abbracciandola lì sul posto. La ragazza rispose felice all’abbraccio, un po’ incredula, forse. “Ma che diavolo ci fa Bilbo, qui?”

L’aiutò ad alzarsi e la guardo felice. Arya non potè non notare quanto fosse invecchiato, visto che i capelli non erano più castani ma grigi tendenti al bianco e le rughe avevano iniziato a prendere possesso del suo viso. Però gli occhi erano rimasti gli stessi di sempre: vitali e gentili, sembravano incuranti del tempo che passava, cosa di cui Arya fu davvero grata. Fu davvero grata anche del fatto che fosse sopravvissuto così tanto: lui era stato un’ancora di salvezza dopo la battaglia. Anche se tentava di non darlo a vedere, aveva ricevuto una ferita psicologica tremenda che si manifestava talvolta in incubi terribili e realistici.
«Quanti anni hai?» Chiese le con un sorriso: «Centoundici?»
Bilbo  annuì e la prese per mano: « Sei meravigliosa, Arya, dico davvero. E quanto sono felice di rivederti! Non sei invecchiata di un giorno!»
Lei si fece condurre placidamente dallo hobbit verso un gazebo di pietra che dava proprio sulla Valle, un sorriso amorevole in volto: «Sembrerà folle a dirsi, ma da me sono passati solo quattro anni»
«Oh, allora adesso ne hai ventidue!»
«Già. Sono maggiorenne da un po’» disse lei fiera. Non avevano mai creduto che avesse diciotto anni, tutta colpa della sua bassa statura.
«Non fra gli hobbit, mia cara. Ma dimmi, come va la vita dalle tue parti? Sei riuscita a .. com’era quella parola? Diplemarti?»
«Diplomarmi, Bilbo. Diplomarmi. Ci sono riuscita con ottimi voti, grazie per l’interessamento. Ora sto studiando Lingue all’Università»
«Che cos’è l’Università?»
«Non te l’aveva già detto?» chiese Arya pensierosa, ma al diniego di Bilbo rispose. «E’ la scuola che si segue dopo il liceo. Per specializzarti, ecco.» concluse lei, sperando di aver esaurito la sua curiosità con queste semplici parole.
«Ah.» Anche se credeva di aver fallito.
«Mi sei mancato, piccolo hobbit.» disse, stringendolo e posando la sua testa sul suo capo.
«Anche tu, Arya. Anche tu.»

Passarono un po’ di tempo in silenzio, osservando il panorama dal quella sorta di balcone-gazebo in cui si trovavano. Arya stava rimpiangendo di non avere una macchina fotografica a portata di mano quando la curiosità prese il sopravvento. « Hai trovato una fortunata hobbit con cui sistemarti?»

Bilbo parve stupirsi di quella domanda, però non gli diede fastidio, perché Arya era sempre stata curiosa e se ne usciva con le domande più strane nei momenti meno opportuni, a volte.
«No. Sono uno scapolo felice che ha vissuto il resto della sua vita nella Contea. Vorrei poter rivedere la Montagna, però. Ma, ahimè, la vecchiaia mi ha raggiunto alla fine e non credo che ce la potrò fare.» le disse un po’ triste.

«Io non voglio tornare.» commentò cupa la ragazza.  Troppi brutti ricordi, troppa morte e troppa ingiustizia intridevano quel luogo. Un po’ come ne Il Trono di Spade – il paragone fu automatico- chi merita di sopravvivere muore, e chi merita di morire vive.
«Mi piacerebbe vedere il mare» continuò Bilbo. Aveva notato la tristezza dell’amica e aveva sviato il discorso, memore dell’amore della ragazza per le grandi distese salate.

«Il mare? Perché, c’è il mare nella Terra di Mezzo?» chiese stupita e affascinata, gli occhi sgranati dalla curiosità.
«Certo che c’è, mia cara! I Porti Grigi sono meravigliosi, o almeno così i canti e le leggende dicono.»
« Il mare .. » disse sognante la ragazza. « Noi purtroppo abbiamo inquinato il mare. Abbiamo molte specie marine a rischio d’estinzione ma sembra non interessare ai potenti.»
Sospirò: « Vorrei poter fare qualcosa per evitarlo, perché il nostro pianeta sta andando allo scatafascio.»
Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe messa a parlare di ecologia con un hobbit. Vestita da elfa, per giunta. In una Valle incantata in un luogo magico.
«Il mare sarà bellissimo, sicuro come il thè delle cinque!» Affermò Bilbo, convinto.
Così, passarono le ore, chiacchierando del più e del meno. Cenarono insieme – mangiavano dannatamente presto, in quei posti- e la conversazione si proiettò verso l’imminente partenza: «Sei preoccupata?»

Arya bevve un sorso d’acqua prima di rispondere, pensandoci su. Era preoccupata? Per lei no. L’ultima esperienza era stata meravigliosa, non considerando l’epilogo, e la sua vita, ritornata normale, le era parse talmente vuota e inutile  e noiosa … Senza contare il fatto che il dolore per le perdite a volta la colpiva come una sferza, piegandola su sé stessa e faticando a respirare.
«Spero solo che non muoia nessuno. Mi affeziono troppo alla gente» rispose, cercando di non far trapelare la sua preoccupazione.
« Sei una brava ragazza, Arya. Anche loro si affezioneranno a te.» Bilbo sorrise con affetto, anche se le parve un sorriso un po’ forzato. Sembrava essere sul punto di chiederle qualcosa, ma che ci ripensasse di continuo. Alla fine, parlò.
«Arya .. io ti devo chiedere una cosa. Una cosa importante.»

Lei aggrottò la fronte – poche volte aveva visto Bilbo così agitato- ma annuì: «Tutto quello che vuoi.»
«Veglia su Frodo, sul mio ragazzo. Prenditi cura di lui, ti prego. E’ una persona davvero molto a me cara. E io gli ho scaricato addosso quel pesante fardello … Un grosso torto …»
Sembrava sul punto di piangere, Arya provò una fitta di pena verso di lui. «Non era tua intenzione, Bilbo. Io .. Io veglierò su di lui, certo che lo farò. »
«Ti ringrazio ..»
Arya sorrise e gli lasciò un bacio sulla fronte: « Buonanotte, amico mio. Domani, sarà una lunga giornata.»
«Buonanotte, Arya.»

Con il cuore pesante, Arya si diresse verso la sua stanza, dove Fanyel aspettava le sue direttive. La ragazza sperava solo di poter mantenere quel giuramento.
«Fanyel» disse con solennità: «Preparami un bagno, per favore.»
L’ancella si inchinò e glielo preparò, chiedendole quale aroma desiderasse.
«Stupiscimi.»
 
 
Lo specchio le rimandò l’immagine di una ragazza minuta, dai tratti del viso infantili e delicati. Gli occhi bruni, troppo scuri per essere definiti nocciola e troppo chiari per esser chiamati neri, erano brillanti e vivaci.
Il corpo, dalle tipiche forme mediterranee – vita stretta e fianchi larghi- era di una delicata tonalità rosata. Un po’ d’adipe in eccesso sulle cosce tradiva la sua passione per il cioccolato, ma, tutto sommato, aveva curve armoniose.
I capelli erano di un comunissimo castano scuro, belli di certo, ma banali. Nel complesso, aveva un aspetto piuttosto anonimo, comune e scialbo.
Sospirò, preparandosi per la notte e sistemando gli abiti per il giorno dopo.
«Buona notte, Fanyel.»
«Buona notte, mia signora.»
Arya sospirò: era senza speranza.
 
 
La partenza fu molto solenne, accompagnata dal discorso di arrivederci – che pareva un addio- di Sire Elrond. Ringraziò con un inchino e un sorriso il sovrano, aspettando gli altri che avevano gente da salutare. Legolas pareva avere mezza corte appresso, così come Gimli tutta la sua famiglia meno che Glòin, Boromir i suoi familiari e amici e gli hobbit avevano Bilbo; Gandalf si intrattenne con Re Elrond e Arya era intenzionata a salutare l’anziano hobbit forse per l’ultima volta. Non sapeva se sarebbe ritornata, non sapeva se lui sarebbe sopravvissuto abbastanza da rivederla – o andare al suo funerale. Dopo che gli hobbit si furono congedati Arya si inginocchiò davanti al suo vecchio amico, in modo da avere gli occhi alla stessa altezza: «Arrivederci, Bilbo Baggins. Sono felice di essere tua amica e proverò con tutte le mie forze di mantenere fede alla tua promessa.»
Bilbo sorrise e l’abbracciò stretta, abbraccio che venne ricambiato dalla ragazza. Trattenne un singhiozzo, asciugandosi una lacrimuccia che aveva minacciato di scivolare giù e si staccò da lui, notando che invece piangeva silenziosamente un sorriso triste. Si alzò, e le persone che vide furono una grande sorpresa per lei: Varion e Fanyel, vicini.
Si guardò intorno, magari dovevano salutare Legolas, però a giudicare dalle occhiate che riceveva dovevano essere lì per lei. Fanyel parlò per prima, stringendole una mano: «Addio, mia signora – Arya non si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo e Fanyel rise- spero che le nostre strade si rincontreranno, un giorno.» Le porse un fagotto che emanva un delizioso odore di cioccolato e le disse di non aprirlo fino al giorno successivo. La ragazza trovò l'indicazione un pò strana, ma annuì. L'elfa se ne andò molto dignitosamente e a schiena dritta, anche se si fermò pochi metri più in là sorridendo dolcemente.
Varion le relegò un ghigno sarcastico assieme ad una spada. Sorpresa, Arya la sguainò e notò con un risolino che era perfetta per lei, leggera e maneggevole, affilata come un rasoio. Non era molto lunga e nemmeno troppo corta, adatta alla sua portata e bellissima: rifulgeva d’azzurro e violetto alla luce dell’alba, grigio acciaio argenteo contro l’aria frizzante dell’aurora. L’elsa era decorata da motivi di fiamme e uccelli in volo, la lama brillante.
«Grazie!» sussurrò estasiata alla volta dell’elfo. Lui sogghignò: «L’ho fatta fare appositamente per te: non potevi partire con una spada imprecisa. Sei già goffa di tuo, non voglio che tu muoia prima del tempo.»
Arya sbuffò: «La tua fiducia in me mi commuove» Lui rise e le scompigliò i capelli – gesto che Arya odiava- e se ne andò senza una parola.

La ragazza si accodò alla Compagnia, il sole e la Valle di Imladris alle loro spalle.

Era una Compagnia stravagante, la loro: ad aprire c’era Gandalf, concentrato sulla via da intraprendere; di seguito veniva Legolas, che osservava i paesaggio; Gimli con la sua ascia; seguivano gli hobbit con Sam che portava Bill il pony; Lord Stark e Arya appresso e nella retroguardia Aragorn. Per un po’ si udì solo il chiacchiericcio  degli hobbit e il fischio del vento e i cinguettii degli uccelli; poi ad Arya venne in mente una cosa.

«Poffarbacco!»
Esclamò, portandosi le mani sulle guance alla Makuria Colkin di “Mamma ho perso l’aereo”.
«Ma oggi è il venticinque dicembre! E’ Natale!» iniziò a saltellare sul posto, per poi iniziare a girovagare per la Compagnia schioccando baci sulle guance a augurando “Buon Natale” a delle persone che del Natale non ne conoscevano neppure l’esistenza.
Gli hobbit- in particolare Sam- arrossirono velatamente, però a Pipino non parve dispiacere, anzi, chiese pure il bis e sotto lo sguardo sorpreso di tutti venne accontentato di buon grado.
Dovette far chinare Gandalf, Stark, Legolas e Aragorn per poter baciarli sulle guance, ma l’imbarazzo venne più per il fatto che arrossì quando posò le labbra sulla guancia di Boromir e ancora di più quando toccò all’elfo; tuttavia la voce di Sam giunse desiderata alle orecchie della ragazza, tant’è che l’avrebbe baciato di nuovo: «Ma .. che cos’è il Natale?»

«Vedi, mio caro Hobbit, il Natale è la più bella delle feste che si celebrano da me. Devi sapere ..»

E si lanciò in un’accurata descrizione del Natale, offrendo un passatempo alla Compagnia per tutto il giorno a seguire: alle domande che ponevano, Arya rispondeva quanto più dettagliatamente possibile, anche se, sul piano religioso, era un tantino complicato, visto che loro erano fermamente politeisti e lei doveva parlare di un Dio in cui forse neanche credeva.
Il Natale passò, e venne Santo Stefano,e la Compagnia procedeva, lesta e accompagnata dai canti natalizi di Arya.





Ehilà gente! Spero che il capitolo non vi abbia annoiate, ma è un capitolo di passaggio. Ho aggiornato dopo OTTO GIORNI, ma vi rendete conto?! OTTO GIORNI! Non ho mai, dico mai, aggiornato così presto in vita mia. Spero che comunque non sia risultato uno schifo. Sapete l'ho scritto in vacanza, a Mirabilandia, mentre facevo la fila per il Katun e l'Ispeed xD che ho fatto due volte <3
Ringrazio vivamente Chibi_Hunter - che è stata la prima a recensire <3 - evelyn80 perchè adoro la tua recensione e Jade_Horan perchè è stata la tua migliore recensione di sempre <3 Ringrazio anche chi solo ha letto, chi ha messo la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate! Ragazzi, le vostre recensioni, i vostri gesti mi danno la carica, sul serio!
Spero che passiate in tanti e ricordate che le recensioni sono più che gradite!
Fenio

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Fenio394Sparrow