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Autore: Fenio394Sparrow    29/07/2014    5 recensioni
{OC - What If - Poor Sweet Summer Child}
{Si alzò, andando vicino a Gandalf: «Posso provare io?» lui nemmeno le rispose, gettò a terra bastone e cappello, facendosi da parte.
Si schiarì la gola, si posizionò davanti alla porta con le mani sui fianchi e lo sguardo concentrato. Allargò le braccia, le mani aperte e la voce tonante: « Apriti, Sesamo!»
Ovviamente, non accadde nulla.
Ovviamente, fece la figura della scema.
Ovviamente, non demorse.
Osservò con aria pensosa la porta di pietra, borbottando qualcosa qua e là.
«Allora?» fece Boromir, ridacchiando apertamente.}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Sette Regni e una Terra di Mezzo'
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A Lil, perché deve ancora iniziare la saga,
a Marty, perché Gimli mangerà il phon
A Renny, grazie per il banner

 
Un’avventura è soltanto un fastidio considerato nel modo giusto.
Un fastidio è soltanto un’avventura considerata nel modo sbagliato.
-Gilbert Keith Chesterton

 
La ragazza si agitò a disagio sulla sedia, artigliando nervosamente i braccioli in legno, e si passò la lingua sulle labbra in un gesto inconscio. Si sporse leggermente verso lo Stregone. «Non ho ben capito cosa devo fare, Gandalf.» Aveva parlato in inglese, che loro chiamavano “Comune”. Fortuna che aveva vissuto per un anno con persone che parlavano solo ed esclusivamente quella lingua.
Lo stregone ridacchiò, evidentemente trovava divertente la situazione. «Mia cara, ricordati solo di presentarti come Arya Sparrow, e il resto verrà da sé.»

Qualcosa di importante, ecco cosa stava succedendo. Marina lo capiva: le espressioni erano gravi, l’aria satura di preoccupazione, il luogo dove si trovavano era piuttosto isolato, i brusii sommessi. E le occhiate che le lanciavano. Era l’unica donna dentro a quel gruppo di persone. O forse era il maglione di Topolino che indossava? Fatto sta che non le piacevano le occhiate che riceveva. Specie da parte di quell’uomo laggiù, terribilmente simile a Ned Stark. Doveva per forza essere un uomo. Non possedeva né l’aura di assoluta perfezione degli elfi né la stazza dei nani. Non era etereo, non era particolarmente bello. Non era basso o barbuto, ma non appariva ordinario. La osservava con curiosità, certo, ma c’era anche qualcos’altro nei suoi occhi verdi. Disprezzo? O ostilità?

Marina sperava ardentemente la seconda: perché avrebbe dovuto disprezzarla? Neppure la conosceva! E poi la rabbia montò in lei. Perché in quel posto tutti erano così diffidenti? Non era giusto, diamine! Aveva mostrato la sua buona fede più di una volta, nessuno poteva negarlo. Un moto di fastidio verso quell’uomo la colse e gli lanciò un’occhiataccia per poi girare il capo stizzita. Tsk. Marina, cioè, Arya Sparrow, si era meritata un posto in quella riunione, e Gandalf lo sapeva. Tanto le bastava. A dirla tutta, si sentiva felice di essere tornata lì, nella Terra di Mezzo, anche se non capiva come ci fosse arrivata, come del resto era successo la prima volta. Aveva un vuoto di memoria: ricordava sé stessa che ritornava a casa dopo una passeggiata, poi il nulla. Aveva aperto gli occhi e Gandalf l’aveva salutata sorridendo, e a quel punto aveva capito: era di nuovo ad Arda! Per cui, si era imposta, per il momento, di non fare domande. Anche se non aveva ben capito cosa effettivamente avrebbe dovuto fare.

Quindi gli sussurrò all’orecchio: «Il presentarmi come Arya Sparrow mi sarà in qualche modo utile?»

«Sarà l’unico modo che ti permetterà di venire con noi, mia cara. Sei ancora in cerca di un’avventura?»
Arya non rispose, ma dal ghigno divertito che le spuntò in faccia Gandalf seppe trarre le sue conclusioni. Si sentì solo in dovere di dirle che avrebbe fatto meglio a parlare quando le avrebbe fatto un cenno lui.
«Perché?»
« Bè, vedi .. Non tutti sono molto tolleranti con le donne dalla lingua lunga.»
«Oh.»

La cosa le diede fastidio, ma annuì, e prese ad osservare i presenti, giusto per avere qualcosa da fare. Gli elfi si somigliavano tutti: bellissimi, eterei e preoccupati. Uno le era familiare: sentiva un qualcosa alla bocca dello stomaco, qualcosa molto simile al rancore, anche se non capiva perché provasse tale sentimento. Ma anche qualcos’altro. Ammirazione? Provava la stessa sensazione che si prova a scuola, quando si conosce vita morte e miracoli di una domanda e nonostante tutto la risposta è lì  sulla punta della lingua, senza la possibilità di uscire. Lei lo conosceva. Anche se non riusciva a metterlo bene a fuoco. Sbuffò e continuò la sua ispezione. Gli elfi guardavano torvi in direzione dei nani, occhiatacce che venivano ripagate dai loro borbottii. Arya si stava divertendo un sacco a decidere quale delle due fazioni avrebbe vinto la gara di occhiatacce – e questo la dice lunga sulla infantilità- e stava per decretare un vincitore quan-
“Gloin!”
Era lì! Gloin figlio di Groin, davanti a lei! Chioma fulva, ascia corta e pericolosa e cipiglio guardingo. Ma sapeva che era colpadella situazione, perché Gloin era di natura assai gentile. Un po’ tirchio, forse, ma gentile. Non poté mai sapere chi vinse la gara, perché il flusso dei suoi – stupidi- pensieri fu interrotto da una voce seria e maschile:
«Stranieri di remoti paesi e amici di vecchia data, siete stati convocati per rispondere alla minaccia di Mordor. La Terra di Mezzo è sull'orlo della distruzione, nessuno può sfuggire. O vi unirete o crollerete.»
Simpatico, pensò Arya. Tuttavia non poté fare a meno di notare come sguardi preoccupati dardeggiassero fra i presenti, occhiate sospettose e sfiduciate. Decisamente era qualcosa di pericoloso. E di serio.

«Ogni razza è obbligata a questo fato, a questa sorte drammatica. Porta qui l'Anello, Frodo.»

L’hobbit alla destra di Gandalf si alzò, titubante, e posò l’anello su un basamento di pietra, proprio al centro del consiglio, visibile a tutti. I brusii aumentarono di intensità, senza tuttavia andare troppo oltre. Intanto, il piccino era già tornato a posto, l’espressione contrita sul volto giovanile e terribilmente familiare anch’esso. Ma che diamine, quella cos’era, la giornata dei vecchi fantasmi del passato?
«Allora è vero!» sussurrò l’uomo simile ad Eddard Stark. La ragazza era terribilmente tentata di alzarsi e urlare “ No,non è vero! Sei su Candit Camera!”  Ma non era una buona idea e restò buona al suo posto osservandolo con un leggero sorriso sulle labbra.

«Questo è un dono! Un dono ai nemici di Mordor!» Riprese lui, alzandosi in piedi e iniziando a parlare. «Perché non usare l’Anello? A lungo mio padre, sovrintendente di Gondor, ha tenuto le forze di Mordor a bada! Grazie al sangue del nostro popolo, tutte le vostre terre sono rimaste al sicuro.»

 Aveva un che di arrogante, e questo infastidì Arya, ma da come parlava, dalla passione e dall’orgoglio che metteva nelle parole, la ragazza capì che teneva davvero alla sua casa, a questa Gondor.
«Date a Gondor l’arma del nemico! Usiamola contro di lui!»
Ciò non implicava che i discorsi che faceva fossero sensati. Una voce, infatti, proveniente da un uomo dai lineamenti regali e gli occhi trasparenti, confermò i sospetti della ragazza: «Non potete servirvene, nessuno può. L’Unico Anello risponde soltanto a Sauron, non ha altri padroni.»
L’altro sembrava colpito, vagamente offeso: « E cosa ne sa, un Ramingo, di questa faccenda?»
Arya avrebbe tanto voluto andare lì e dirgli “Senti coso, intanto ti calmi” ma non lo fece. Al suo posto parlò l’elfo che le pareva familiare: « Non è un semplice Ramingo. Lui è Aragorn, figlio di Arathorn. Si deve a lui la vostra alleanza.»
Quella voce! Arya capì subito chi fosse, e questo bastò a giustificare l’ammirazione – lui era Legolas Verdefoglia, Principe di Bosco Atro e Figlio di Thranduil, divino arciere e combattente - ma anche a spiegare il rancore. Lui li aveva imprigionati nelle celle a Bosco Atro.

Lui li  aveva guardati come se meritassero ogni punizione terrena solo per il fatto di essere nani. O meglio, aveva guardato loro così, a lei aveva riservato solo sguardi curiosi e increduli. Ma sbatterla in cella le era bastato per farle provare quel rancore.
Comunque, Ned Stark pareva colpito, così come molti del consiglio: «A-Aragorn?»
«Questo è l’erede di Isildur?» Lo guardava come se fosse stato un insetto schifoso, un usurpatore. Forse, ragionò Arya, non era Aragorn stesso che odiava, ma ciò che lui rappresentava. La ragazza decise che l’erede di Isildur le stava simpatico.
«Ed erede al Trono di Gondor.» Continuò Legolas.

Per un folle istante, Arya era stata sicura che avrebbe detto Trono di Spade. Non avrebbe mai dovuto comprarsi i libri della saga tutti insieme, era andata in fissa anche per la serie tv.
«Gondor non ha un Re. A Gondor non serve un Re.» Sibilò Ned Stark dei poveri, sedendosi.
«Ha ragione Aragorn, non possiamo servircene.» Disse Gandalf lì accanto a lei.
Elrond si alzò: « Non abbiamo altra scelta. L’Anello deve essere distrutto.»
« E cosa aspettiamo allora?» Sbottò Glòin – Gimli- caricando la sua ascia sul gioiello, evidentemente intenzionato a distruggerlo. Peccato che fu l’ascia a fracassarsi.

«L’Anello non può essere distrutto, Gimli figlio di Glòin, qualunque sia l’arte che possediamo. L’Anello fu forgiato fra le fiamme del Monte Fato, solo lì può essere annientato. Deve essere condotto nel paese di Mordor e va ributtato nel baratro infuocato da cui è venuto.»
«Uno di voi deve farlo.»
Silenzio di tomba.
«Non si entra con facilità a Mordor.» Disse quasi esasperato Voi-Sapete-Chi.
«I suoi cancelli neri sono sorvegliati da più che meri orchi. Lì c’è il male che non dorme mai, e il Grande Occhio è sempre allerta. E’ una landa desolata, squassata da fiamme, cenere e polvere. L’aria stessa che si respira è un’esalazione velenosa. Neanche con diecimila uomini sarebbe possibile: è una follia!»
«Non avete sentito Re Elrond?» Scattò Legolas «L’Anello deve essere distrutto!»
«E suppongo che pensi che sarai tu a farlo!» ringhiò Gimli.
«E se falliamo, cosa accadrà? Cosa accadrà se Sauron si riprenderà ciò che è suo?»
«Sarò morto, prima di vedere l’Anello nelle mani di un elfo! Nessuno si fida di un elfo!»
Scoppiò il finimondo. Voci rabbiose che si sovrapponevano l’un l’altra, gli interlocutori accaniti e gesticolanti, perfino Gandalf si unì al litigio di massa sotto gli sguardi attoniti di Arya.
Era incredula. Si alzò in piedi e urlò : «BASTA!» nello stesso istante in cui Frodo si fece avanti dicendo: « Lo porterò io! Lo porterò io!» Ci vollero un paio   di tentativi perché tutti si calmassero, ma alla fine ottennero l’attenzione dei presenti. Arya gli fece un occhiolino e si sedette, ascoltando.

«Solo … non conosco la strada.» Mormorò lui sconsolato. La ragazza sentì un moto di tenerezza verso quell’hobbit e provò lo strano impulso di accompagnarlo, ovunque sarebbe dovuto andare. Sembrava Bilbo: così piccolo eppure così coraggioso. Non che lei fosse una gigantessa, sia chiaro, però … Era molto nobile da parte sua.
Gandalf si avvicinò a Frodo posandogli una mano sulla spalla e mettendosi dietro a lui: « Ti aiuterò a portare questo fardello, Frodo Baggins, finchè dovrai portarlo.»
Baggins! Ecco a chi somigliava! A Bilbo!
Aragorn si avvicinò a Frodo, inginocchiandosi: « Se con la mia vita o la mia morte riuscirò a proteggerti, io lo farò. Hai la mia spada.»
«E il mio arco.»
« E la mia ascia.» Per la gioia di Legolas, pensò Arya ridacchiando sottobaffi.
Anche Boromir si fece avanti: «Reggi il destino di tutti noi, piccoletto. Se questa è la volontà del consiglio, allora Gondor la seguirà.»
«Ehi!» Strillò un altro hobbit apparendo da un cespuglio: «Padron Frodo non si muoverà senza di me!» disse deciso, incrociando le braccia.

«No, certo, è quasi impossibile separavi, anche quando lui è invitato ad un consiglio segreto e tu non lo sei.»
«Ehi, veniamo anche noi!» due hobbit ricciuti – ma che stupida, tutti gli Hobbit erano ricciuti- apparvero dal nulla: « Dovrete mandarci a casa legati in un sacco, per fermarci!»
«Comunque, ci vogliono persone intelligenti per questo genere di missione. Ricerca. Cosa.»
«Ma così ti autoescludi, Pipino.»
Arya ridacchiò: gli Hobbit. Che persone straordinarie che erano.
«Nove compag-»
«Dieci.»

Tutti si voltarono verso di lei, e si maledì per quel maglione di Topolino che indossava.
«Chiedo scusa, Re Elrond, per averti interrotto.» quello liquidò il fatto chinando il capo, in segno conciliante.  Lei sorrise imbarazzata, prima di continuare: « E’ una nobile causa quella per cui combattete. Hai la mia fedeltà e tutto l’aiuto che possa darti, Frodo Baggins.»
Qualcuno, dalla parte degli uomini, si oppose, dicendo in tono di scherno: «E in quale modo potrà mai aiutare il portatore dell’Anello una donna?»

Aveva dimenticato quanto fossero sessisti e all’antica, in quel posto. Arya si girò di scatto verso la voce, lanciandogli uno sguardo truce. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, di quel’uomo non sarebbe rimasta nemmeno la tomba. Risultava sorprendente come i suoi occhi, gentili e sorridenti, potessero mutare così repentinamente trasformandosi in oscuri fuochi ardenti.
«Io sono Arya Sparrow.» pronunciò con freddezza e superiorità tali le parole: « Non sarò abile quanto voi nel maneggiare una spada o nel tendere un arco, ma io ho un arma migliore dalla mia. Io ho un cervello con cui pensare e una bocca per parlare. Ero un membro della Compagnia di Thorin Scudodiquercia. Ho combattuto nella Battaglia dei Cinque Eserciti e ho vinto.  Perciò, dimmi, uomo, in che modo potrai tu esserci utile? Che cos’hai fatto tu per aiutare il Portatore?» Non ottenne risposta e sorrise, anzi, ghignò, quasi a sfidarlo. Poco contava ora la sua bassa statura o il suo maglione di Topolino. Lei era orgogliosa, orgogliosa e fiera, sapeva che questo le avrebbe provocato dei guai – era già successo- ma non le importava.

« Io ho avuto il coraggio di offrirmi volontaria per lui, e sarò fedele a questa causa fino alla fine.» Pronunciando queste parole aveva indietreggiato, avvicinandosi al gruppo, ed ora era accanto a Gandalf, che le posò una mano sulla spalla con fare divertito.
Re Elrond la guardava in modo strano, sembrava sforzarsi di non ridere, ma comunque disse con voce solenne: «  E sia. Voi sarete la Compagnia Dell’Anello!»
«Grandioso!» Disse Pipino: «Dov’è che andiamo?»


 


Ciao a tutti *^*
Spero che non sia venuto un pasticcio e che la storia vi piaccia. So che di storie di ragazze che finiscono nella Terra di Mezzo ce en sono tante, ma spero di renderla il più originale possibile.
Marina, o Arya Sparrow. Che ne pensate? Ho voluto darle qualche cosa di mio, tipo il nome, la fissa per Game of Thrones e per la Disney :3
Abbiamo un carattere simile, ma ci distacchiamo su molte cose, che spunteranno a galla presto.
Vi ringrazio in anticipo e vi chiedo umilmente di donare l'8% del vostro tempo per una rencensione

Ringrazio Ilaria per aver letto la prima bozza del capitolo e mi duole dire che avremo aggiornamenti non regolari. Io tenterò di fare il prima possibile, sarò sincera con voi, e di non far passare un mese.
   
 
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