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Autore: Leannel    10/01/2005    1 recensioni
Arathorn e Fengel erano due uomini molto diversi. Ma avevano in comune principalmente due cose. La prima:erano mortali. La seconda: non avrebbero fatto niente di buono nella loro vita,a parte i loro figli, chiaramente. Cosa c'è prima dell'inizio?
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Arathorn rientrò nella stanza di Fengel, sembrava che si fosse già addormentato. In ogni caso Arathorn non si fidava affatto, quindi restò al suo fianco per qualche tempo. Tentò di leggere, ma invano. Era molto stanco e la giornata era stata impegnativa per un uomo come lui. Quindi decise il prima possibile che Fengel stava riposando davvero. E si ritirò nelle sue stanze sperando che la notte sarebbe durata a lungo.

Fengel si alzò, non appena Arathorn fu abbastanza lontano. Forse era davvero un uomo semplice. O più semplicemente era davvero sconvolto dall'incontro con quella dama. Gli sembrava molto strano. Che un uomo riuscisse a perdere la testa in quel modo per qualcuna che aveva visto solo per pochi minuti. D'altra parte Arwen era davvero il più rinomato esempio di Elfo che Fengel conoscesse. Dopo suo padre e suo fratello, chiaramente. Reimer stesso non doveva avere la sua fama. Reimer. Gli avrebbe fatto piacere parlargli ora, ora che sapeva di lui tutto quello che era necessario sapere.

Non aveva l'idea esatta di andare a cercarlo quando decise di fare una passeggiata all'interno del palazzo. In effetti lo aveva dimenticato presto. Si mise indosso delle vesti bianche, che non gli appartenevano. Non gli piaceva l'idea di portare vestiti non suoi. Ma lo fece ugualmente. Si mise delle scarpe leggere e se ne uscì dalla su stanza.

Così, come accade il più delle volte, senza accorgersene si smarrì. Quel posto era stranamente attraente. Era come se tutta la cultura elfica gli si fosse posta davanti agli occhi. Ne era attratto. Ma detestava davvero gli elfi. In effetti in tutto lo splendore di quei corridoi, Feren sentiva freddo. Ma gli piacevano tutti quei begli oggetti di manifattura elfica. E se gli elfi in genere avevano un pregio, era quello di non eccedere in quanto bellezza. Questo certo non si poteva riferire ai loro visi, abiti e portamenti; o comunque alla maggiorparte di quelli della loro razza. Spesso erano loro stessi succubi della loro bellezza. E diventavano stucchevoli, eccessivi, e forse finanche pacchiani. Ciò non toglieva che quei corridoi fossero davvero belli. Freddi, ma in ogni caso belli.

Fengel studiò le opere per quanto gli fosse possibile. Era forse un compito più adatto ad Arathorn. A Fengel non piaceva affatto osservare. Preferiva giungere da solo alle sue conclusioni. Ma era evidente. Era evidente che agli elfi piacevano i tratti leggeri e le figure realistiche. Dipinti con schemi precisi, sembravano un po' tutti uguali agli occhi di quel ragazzino, nonostante fosse chiaro che erano realizzati da artisti differenti. Fengel si meravigliò di quanto fosse erudito il suo discorso e poi si chiese perchè, senza darsi alcuna risposta. Ma poi, qualcosa di diverso dalle altre pitture, colpì il suo sguardo.

Sembrava celato, nascosto agli occhi di chi non l'avesse cercato o di chi non avesse conosciuto già dove fosse nascosto. Spostò quelle tende che lo nascondevano. Era l'arazzo, o quadro o di qualunque cosa si trattasse, più bello che Fengel avesse visto in tutto il palazzo, anzi, che avesse mai visto. C'era una donna bellissima. Era sdraiata e i suoi capelli castani cadevano leggeri sull'acqua. Era evidente, seppure rimanesse difficle da credere, che si trattasse di un elfo. Piangeva. Era davvero bellissima. Al suo fianco era un uomo, anzi un elfo, davvero bellissimo, vestito di nero, con capelli corvini e l'aria severa. Le teneva la mano, anche se non sembrava stringerla. Era incredibile quanto quell'elfo gli somigliasse. Ma non era possibile. Un'espressione così dura non poteva essere appartenuta ad un viso come quello di Reimer.

“Ti piace?” disse una voce melodica e forte allo stesso tempo, alle sue spalle.

“Diciamo di si. Ma non me ne intendo di certa roba elfica”

“Non serve che tu te ne intenda. Nessuno potrebbe mai affermare che Leannel non sia la donna elfo più bella che abbia mai visto” rispose Reimer “Questo, certamente se non hai mai veduto Galadriel o Arwen. Ma quando le avrei viste entrambe, e dubito che lo farai, sarà solo una tua scelta. Ma mentiresti se anche solo pensassi che Leannel non è meravigliosa”

“E' quella dei romanzi?” chiese. Reimer lo aveva spaventato. Era estremamente silenzioso e scaltro. E in parte lo temeva, dopo quello che aveva scoperto. La mano di Reimer sfiorò il panno anche se non sembrava sua la scelta. Fissò Fengel. La risposeta era un evidente si.

“Che romanzi hai letto?” chiese l'elfo scuro.

“Quelli che mi ha portato il signore Elohir”

“Capisco” Reimer sorrise. Fengel pensò che fosse davvero uno strano legame ad unire quei due elfi. “Dei Romanzi” rise più forte “Solo a lui poteva venire in mente una cosa simile. E suppongo che tu avrai riferito ogni cosa al tuo amico e che adesso non vi fiderete più di me”

“Non credo. Siamo mortali. Noi ci fidiamo sempre troppo anche di noi stessi”

Reimer lo fissò e rise ancora. Fengel non capiva, ma fece lo stesso.

“Questa è Leannel. Me la immaginavo diversa. Non così bella”

Reimer sembrava sempre più divertito, cosa che Fengel trovò anche abbastanza fastidiosa.

“Vorrei poter venire a casa con te, Fengel. Mi divertirei davvero molto. Ma tu cosa faresti se avessi lei che ti aspetta?”

“Sembra davvero molto triste. Ora che ci penso anche tu lo sembra. Perchè questo sei tu, vero?”

“Si, sono io”

ora Fengel osservò Reimer con più attenzione. Non aveva quell'aria scanzonata e superba che si era figurato. No sembrava diviso a metà. Una era la sua immagine, l'altra la sua essenza. Era una cosa davvero rara, una divisione così chiara e precisa. E poi c'era un'altra parte di lui. Una immensamente felice. Reimer sembrava un uomo felice e allo stesso tempo molto triste. Lo aveva fatto di nuovo. L'aveva chiamato uomo. Forse la sua parte felice era innamorata intensamente. Fengel aveva da tempo perso il valore dell'amore, ma d'altro canto Reimer era un'elfo. Eppure anche la sua parte triste sembrava innamorata. Forse di una donna diversa, però. Per un istante, Fengel si chiese se avesse davvero davanti un elfo. Quell'elfo era imperfetto.

“Voi siete davvero molto strano, Reimer” l'elfo smise di ridere

“Hai ragione”

“Ma voi l'amate questa donna?”

“No. È questo a rendere le cose più difficili.”

“Dovete farla sentire molto sola. Ma non ha il viso di una che ama le compagnie. Forse è stata proprio lei ad allontanarvi”

“Se rimarrete a lungo davanti a questo dipinto scoprirete anche il nome di sua madre e il luogo dove è sepolta” rispose Reimer, ridendo.

Fengel avrebbe voluto dirgli 'questo io lo so' ma non ne ebbe il coraggio. Spingendolo per la schiena, Reimer lo condusse alle sue stanze. Fengel lo sentì sedersi, avicino alla porta della stanza. Si disse che a suo modo doveva esser diventato un personaggio scomodo.



  
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