Debolezza
Mentre
ancora mi aggiravo in
una stanza sentii dei mugolii e mi girai verso il letto a baldacchino.
La
figurina al suo interno si stava agitando, forse era meglio azzittirla.
Con
tale intento nella testa mi avvicinai alla sponda del letto e quella si
voltò
verso di me. La luce della luna, proveniente dalla finestra, mi
illuminava le
spalle, quindi non credo avesse visto il mio volto.
- Chi sei?- mi
domandò.
Che
ragazzina idiota, vedi
una persona in camera tua e la prima cosa che fai è
chiederle chi è?! In fondo
mi sa che faccio un favore ai tuoi uccidendoti.
- Sono lo spirito
della Luna e scendo ogni tremila anni per punire le bambine cattive!-
dissi
atona, certe volte ho proprio delle idee divertenti.
- Sei venuta a
punire la mia sorellina?- mugulò
Ma
tu pensa… certo che sei
proprio idiota. Perché se dovevo punire la tua sorellina che
ci facevo qui?
Chiedevo informazioni?!
- Signorina della
luna, perdoni la mia sorellina, è ancora piccola. Non era
vero quello che ho
pensato ieri, io non voglio che muoia…-
singhiozzò.
Che
esseri orribili,
augurarsi la morte di un parente… non sono nemmeno degni di
morire per mano
mia. Si consumeranno da soli, rosi del loro stesso odio..
- Allora torna a dormire.-
conclusi
La
ragazzina si voltò e io
rimasi ad osservarla finchè, cinque minuti dopo, il suo
respiro si fece di
nuovo regolare.
Ritorniamo
al guardaroba!
Aprendolo non vidi altro che un ammasso di roba su roba. La mia vista
è buona
al buio, ma il quel coso c’era più roba che in
tutta la casa… forse se l’avessi
rinchiusa nell’armadio sarebbe morta soffocata!
…
Devo smetterla di pensare
alle possibili morti di persone che non uccido, ci perdo solo tempo!
Iniziai
così a tirare fuori
della roba, ma per la maggior parte si trattava di vestitini non molto
idonei.
Dopo un poco ne scorsi uno che aveva il pantalone abbinato sotto la
gonna larga
e lo tirai fuori. La gonna era invero un pezzo unico con la maglietta
che aveva
le maniche lunghe. Con le unghie tagliai sia la gonna che le maniche
ottenendo
un risultato abbastanza soddisfacente. Presi e misi addosso. Ora si che
sembravo un'altra persona. Che strano effetto che mi faceva…
però per fortuna
quella ragazzina aveva la mia taglia, o forse io ero talmente magra che
sarei
entrata anche nella testa di un ago.
Non
rimasi però altro tempo a
rifletterci e mi diressi verso l’uscita.
Nemmeno
riuscii ad aprire
completamente la porta che Suigetsu mi saltò addosso
cercando di strangolarmi.
Fortunatamente un calcio ai gioielli ( sempre che ne avesse) lo
fermò di botto.
- Non credevo
potesse essere tanto facile stenderti, Suigetsu.- bofonchiai.
- Michiyo?!-
- No, sono lo
spiritello della Luna… che ti sei fumato in mia assenza?-
dissi fredda,
voltandomi e continuando a camminare nel corridoio.
- Io… tu, ma
come…?- continuava a fissarmi con l’aria da pesce
lesso.
- Hai bisogno di un
dizionario?! Muoviti, vuoi mangiare o no?!-
- Siamo venuti fin
qui solo per prenderti dei vestiti?- intervenne lui shockato.
Io
mi voltai di scatto e misi
la mia mano attorno al suo collo, mozzandogli il respiro.
- Con chi credi di
avere a che fare?!- sibilai prima di lasciarlo andare.
Tossicchiò
un po’ ma non
obbiettò ulteriormente, né io mi voltai di nuovo
per vedere se stava bene.
Poi
gli indicai una delle scale
che scendevano e gli dissi di andare in quella direzione per la cucina,
oltre
alle solite raccomandazioni per non farsi vedere.
Nel
caso l’avessero scoperto
avrebbe dovuto uccidere i possibili testimoni.
Mentre
lui scendeva io mi
misi alla ricerca del’armamentario del
signore. Ogni casa aristocratica aveva una “stanza delle
armi”, e se il signore
era particolarmente patito, queste erano di ottima fattura e sempre
affilate.
Girovagai tra le
stanze fino a trovarla.
Su tutte le pareti erano esposte numerose spade, katane, archi e
moltissime
altre armi.
Quella
che mi colpì di più fu
un piccolo tanto, dal manico dorato come il fodero.
Lo
presi e lo misi alla
cintola. Stavo per scendere nelle cucine a rifocillarmi quando le mie
orecchie
udirono ciò che meno mi poteva far piacere.
L’allarme.
Stupido
di un Suigetsu, manco
mangiare sai!
Mi
precipitai di corsa
uscendo dalla porta e subito davanti a me si pararono due guardie.
Estrassi il
pugnale con estrema velocità e sgozzai le due persone che mi
stavano davanti,
correndo verso le scale. Le scesi in pochi secondi, saltando la maggior
parte
dei gradini e atterrando agilmente. Con la coda dell’occhio
vidi l’inutile
spada del mio altrettanto inutile compagno.
- Suigetsu che
diamine combini?!-
- Non è colpa mia!
Filiamo!- mi strillò lui, acchiappandomi per un braccio e
tirandomi via.
Uscimmo
in giardino e a passi
svelti superammo anche le mura di cinta della città. Era
ormai notte inoltrata
quando giungemmo nei pressi del nostro accampamento.
- Suigetsu sei un
idiota! Un completo imbecille! Ma come accidenti fai?!- ero
nervosa… molto
nervosa.
- L’ho capiti sai!-
ribatté lui con acidità.
Era
la prima volta che mi
rispondeva a tono. Ci rimasi lì per lì,
fermandomi a osservare il vuoto.
La
mia “contemplazione del
nulla” fini in poco dato che un rumore fece voltare Suigetsu
verso di me.
Il
rumore fu pressappoco
“grrrr” e proveniva direttamente dl mio stomaco,
vuoto perché un certo demente
non mi aveva dato il tempo di approfittare della situazione.
Suigetsu
non rise di me, anzi
si avvicinò e cacciò dalla tasta un panino
all’olio e un formaggio incartato.
- Li ho presi prima
di fuggire… pensavo che ti saresti arrabbiata per non aver
potuto mangiare
nulla.-
Io
continuavo ad osservarlo
imbambolata. Il mio stomaco si lamentava ma il mio cervello non poteva
accettare quel cibo, misero bottino di una caccia fallita. Se fossi
stata
ancora più affamata di quanto ero in quel momento avrei
mangiato direttamente
quello stupido essere che mi sostava davanti, almeno avrei liberato il
mondo da
una calamità naturale…
Anzi
a pensarci probabilmente
mi avrebbero premiata e sarei diventata una personalità
importante. I miei
pensieri vennero però fermati dal ritrarsi del braccio del
ragazzo.
- Se non vuoi
accettarli allora muori di fame!- aveva ribattuto irritato.
Purtroppo
allo stomaco non si
comanda ( è un mio nuovo detto) e quindi fermai la sua mano
per farmi dare i
panini, allungandogli l’altra. Lui la osservò un
attimo e poi vi pose il cibo.
Ci sedemmo lì e rimase ad osservarmi mentre consumavo il mio
misero pasto.
Non
avevo mai mangiato con
ingordigia, neanche quando per molto tempo la mia bocca non aveva
toccato cibo.
L’avevo sempre considerata una debolezza questa dipendenza da
un oggetto così
materiale.
Alzai
lo sguardo notando
subito che il ragazzo continuava a fissarmi e quando
incrociò i miei occhi mi
lanciò un sorriso, sempre con i suoi lunghi denti aguzzi.
Non
ricambiai, mi aveva fatto
girare le scatole più del dovuto in una sola notte.
- Non mi trattare
così! Suvvia siamo compagni!- aveva interrotto il silenzio.
Io
non feci altrettanto.
- Peccato, mi eri
sembrata una persona simpatica…- concluse abbassando lo
sguardo e sospirando,
senza, però, togliersi un ché di divertito dal
volto.
Io
non risposi, tanto per
cambiare. Era stato tutto fin troppo umiliante… una giornata
da dimenticare…
Angolo posta!
Promise: Sono molto felice che la fic ti sia piaciuta e grazie per averla aggiunta ai preferiti^^
Taila: Sono compiaciuta che questo capitolo ti abbia sorpreso e ti assicuro che non avrebbe problemi a rinchiudere la ragazzina nell’armadio u.u” Non ti preoccupare, Karin ha trovato pane per i suoi denti ( pane al cemento, s’intende u.u)
Un grazie a Targul che ha aggiunto la fic ai preferiti ( ringrazio ovviamente tutti gli altri, ma dato che anche alcuni che commentano aggiungono ai preferiti li ringrazio una volta sola quando rispondo al commento u.u)