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Autore: poison_pen    08/08/2014    2 recensioni
Un rigagnolo di liquido scuro spiccò sul terriccio, correndo repentino verso Mandy. Provò immediatamente a scartare l'idea che potesse essere sangue vero e, ancor più violentemente, rifiutò di credere che una Trix stesse morendo dissanguata davanti ai suoi occhi.
[...]
«Abbiamo deciso per maggioranza. Tu non c'eri e francamente pensavamo fossi d'accordo.» esclamò Aisha.
«Pensavate male. Io non volto le spalle a tutti quelli che credono nelle Winx. Abbiamo un dovere verso tutti.» disse, alzandosi dal letto su cui era seduta.
Stella e Aisha si guardarono estraniate. Bloom ignorò le loro espressioni, convinta del loro errore.
«Se volete andare a divertirvi, fate pure. Io non vengo.»

[...]
Mandy, una studentessa di Torrenuvola, fa una scoperta sconcertante, che la porterà a compiere una buona azione. Tuttavia, la sua ambizione di strega prevarrà sul suo buon senso, spingendola in una situazione oltremodo critica. Un oscuro ricordo sembra imperversare sull'esistenza di Bloom e mentre le Winx sono felicemente immerse in una realtà fatta di tenerezze, lealtà e bontà, lei sembra non ritrovarcisi. Una storia interamente dedita al mondo Winx, condita con colpi di scena in cui nessuno verrà risparmiato.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Darcy, Nuovo personaggio, Trix, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Capitolo Quattro: Fallaci sospetti -

 

 

 

«Il simile è amico al simile.»

 

 

 

 

 

 

 

Il suo corpo era diventato una crisalide composta unicamente di dati. Elementi puramente oggettivi, catalogati e archiviati con cura nel suo database. Ciò che non era equanime in quel groviglio di informazioni era proprio la sua mente, l'unica in grado di scegliere quali nozioni scartare e quali tenere.

 

“No.”

 

Le sue mani attanagliarono quasi con avidità quei fascicoli digitali che lentamente scorrevano davanti ai suoi occhi, come in una danza tribale.

 

“No, no, no.”

 

Ma con altrettanta facilità, gli opuscoli erano richiusi con un unico, deciso scatto della mano destra.

 

“Niente. Niente di utile, accidenti.”

 

L'agitazione era una condizione umana pericolosa e spietata. Era grazie a quella che l'umano cadeva spesso in errore. Tecna lo sapeva bene, probabilmente più di tutte le altre Winx. Sapeva di non peccare di protervia nell'affermare che lei era il membro del gruppo più pacato, ma, nonostante questa sua consapevolezza, non era sempre in grado di mantenere il sangue freddo. Non che fosse stato necessario proprio in quel momento. In fin dei conti, non si trattava di una questione di vita o di morte, ma solo di un capriccio. L'ennesima occasione di dimostrare la superiorità della logica e del calcolo.

 

«Hai trovato qualcosa?»

 

Musa era seduta accanto alla fata da ormai venti minuti. Tecna lasciò che il dorso scorresse sulla chaise longue, come una goccia di pioggia sul vetro; Il freddo della pelle del cuscino, a contatto con le braccia scoperte, la fecero lievemente rabbrividire. Chiuse gli occhi e massaggiò le tempie con il pollice e l'indice.

 

«Non concluderemo niente così.»

«Forse facendo una ricerca incrociata...» mugugnò Tecna.

 

Sentì la fata della musica sbuffare esasperata.

 

«Anche se riuscissi a trovare qualche indizio, non servirebbe a niente. Insomma, chi ti dice che sono rimaste nello stesso identico posto per due giorni? Si saranno sicuramente spostate.»

«Beh, sempre meglio che starsene con le mani in mano ad attendere un loro attacco.»

«Come vuoi, cervellona.» scherzò Musa. «Io comunque non voglio fossilizzarmi qui. Vado a pranzo. Vuoi che ti porti qualcosa?»

«Succo.»

 

La richiesta aizzò una smorfia disgustata sul viso della fata della musica, seguito da una risata. Tecna assecondò l'amica arricciando il naso ed aggrottando le sopracciglia.

 

«Se hai bisogno di proteine, non esitare a chiedere.»

 

Lo scricchiolio della porta accompagnò l'uscita di Musa. La fata della tecnologia la salutò con un cenno della mano, mentre era di spalle, come se potesse vederla. Non sembrava essere così distrutta, come l'aveva definita Stella quella mattina. Rideva e scherzava esattamente come le infinite altre volte che ci aveva parlato. Non servivano, tuttavia, tre anni di convivenza per rendersi conto che Musa era piuttosto abile a dissimulare il proprio dolore. Come scordare le mattinate passate dall'amica a litigare con Riven e i pomeriggi a prendersi a cuscinate in faccia come se nulla fosse successo? Vari sondaggi con il database lo confermavano: più si accumulavano rancore e parole non dette, più si era circondati da un'aura malevola. Era un rischio che correvano tutte, era chiaro, ma Musa era la Winx più vicina a tale pericolo. Non c'era da meravigliarsi.

 

Musa non era Bloom, tanto per fare un esempio.

 

Non per sminuirla, ma Bloom non sapeva recitare la parte della ragazza chiusa in sé, che preferiva la solitudine al confidarsi con una buona amica. Era l'antitesi della ragazza dai capelli blu, probabilmente. Quasi certamente. Era una questione di logica, il procedimento formale più vicino all'oggettività per l'uomo. Non c'era nulla di più condivisibile di un ragionamento calcolato, di questo Tecna ne era convinta.

 

“Perché sarà grazie alla logica che troverò le Trix.” concluse.

 

Fece aderire completamente la schiena alla chaise longue. Serrò le palpebre e si concentrò sul vento prepotente che le scompigliò i capelli.

 

Dalle dichiarazioni rilasciate dai guardiani di Roccaluce, la streghe potevano aver abbandonato l'area detenuti la mattina presto. Al primo giro di controllo mattutino delle guardie, era stata notata una distorsione, tipica dell'ologramma, nella figura di Stormy, mentre quest'ultima salutava calorosamente chi il giorno prima aveva preso a parolacce. Il passo tra sospetto e certezza fu brevissimo. Roccaluce aveva chiamato la Griffin, che, in comune accordo con Faragonda e Saladin, aveva dato l'allarme a Torrenuvola solo il giorno dopo. Le Winx, invece, avevano avuto l'onore di saperlo sul momento.

 

La probabilità che le Trix si trovassero in una delle tre scuole era del nove per cento: i sistemi di sicurezza erano diventati impenetrabili dall'ultimo loro attacco. A Magix sotto mentite spoglie? C'era una possibilità del venti per cento. La ricerca doveva iniziare nel bosco, dove la probabilità era più alta. Era una soluzione superflua, ma per cominciare poteva andare bene, essendo, senza dubbio, un punto a favore alla logica in percentuale.

 

Avrebbe preferito trovare qualcosa di più incisivo, ma non c'era tempo per incaparbirsi sui dettagli. Dopo quello che aveva raccontato Stella, sulla presunta sfuriata di Bloom, Tecna sentiva il bisogno di aumentare la tempestività dei suoi interventi, almeno per farsi perdonare dall'amica. Bloom era l'unica, in fondo, che aveva preso sul serio quella nuova minaccia. Era solo da ammirare, a suo parere.

 

***

 

Ci aveva pensato e ripensato, quella notte, mandando letteralmente a quel paese il sonno, come faceva sempre, ultimamente. Una volta per tutte e, definitivamente, doveva prendere una decisione. La retorica di Darcy, purtroppo, aveva funzionato bene, nonostante Mandy non volesse ammetterlo pubblicamente.

 

(Non mi stai aiutando per indulgenza, ne sono certa: hai dei progetti per me, Mandy.)

 

Gli anni passati a impratichirsi con illusioni e falsità le erano serviti a qualcosa: penetrare la mente altrui era diventato uno scherzo per lei. Un minuto prima, Mandy si sentiva al sicuro, tessuta in quella rete di ambiguità, convinta di tenere sotto controllo la situazione. Un minuto dopo, Darcy era stata capace di sfilacciare quella tela, così fitta ai suoi occhi, con una spalla malandata e una fastidiosa spossatezza.

 

(Voglio essere uno strumento attivo del tuo piano.)

 

Non aveva nessun piano. Non ancora, almeno. Era solo un insistente ronzio che doveva tenere a bada. Quella che era apparsa ai suoi occhi la cosa giusta, doveva rimanere tale. Non doveva trasformarsi nel pretesto per commettere qualcosa di cui, presto o tardi, si sarebbe pentita.

 

(E pensa alla mia proposta.)

 

No. Assolutamente no. Pensarci equivaleva ad arrendersi. Quale proposta, poi?

 

(Non sono affari tuoi.)

 

Se le avesse detto cosa le era successo in quella maledetta foresta, forse... no, neanche in quel caso si sarebbe unita a lei. Sempre che la sua proposta fosse stata quella.

 

(E tu, Darcy? Non siamo così diverse. Non voler perdere ci accomuna.)

 

Su una cosa, però, aveva colto nel segno, nonostante Darcy avesse cercato di dissimularne il risultato. A lei non piaceva perdere. Quella era l'unica ambizione a cui la burbera strega era rimasta disperatamente anchilosata. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato: nella vita non bisogna mai accontentarsi. Mandy, in fondo, aveva dei progetti concreti, anche prima del loro incontro.

 

(Da sola, prima di incontrarti, la mia massima aspirazione era diventare un'insegnante. Adesso... non lo so, all'improvviso non mi basta.)

 

E, purtroppo, ricordava bene, la notte prima, come quel sogno era andato in fumo. Al suo posto c'era quell'immediato vuoto, causato dalle sue stesse parole. Si era sentita, e si sentiva tutt'ora, un'indecenza ambulante. Non azzardava neanche a provare a calarsi nella parte delle Trix, brutalmente sconfitte e confinate prima a Roccaluce, poi nella Dimensione Omega e, di nuovo, a Roccaluce. Perché dovevano aver provato lo stesso suo senso di smarrimento. E per ben tre volte di fila. Non era piacevole. Per niente.

 

A Darcy, invece, era stato dato il ben servito la quarta volta. Umiliata e abbandonata da chissà quale mostro. Se fosse capitato a lei, probabilmente non si sarebbe fidata più di nessuno.

 

“Smettila. Basta. Non tentare di capirla. Lei è il nemico, ricordi?”

 

Un nemico che non aveva ancora tentato di scappare, quando Mandy l'avrebbe fatto senza batter ciglio. Un nemico legato da un immaginario patto indissolubile che lo vedeva costretto a fidarsi di uno sconosciuto. Mandy si sarebbe mai fidata di Darcy? Neanche lontanamente.

 

Sì, aveva preso una decisione definitiva. Lo confermava.

 

«Signorina Mandy, al contrario suo, stiamo cercando di capire perché non conviene mai eseguire un incantesimo che ci trasformi in aeriformi. Si vuole unire a noi?»

 

Ediltrude storse il naso con disprezzo, come se Mandy fosse Mirta, protagonista indiscussa dei suoi rimproveri. Il suo viso arcigno sembrava cercare la rissa.

 

Mandy scosse la testa, intorpidita. «Professoressa, a dire la verità non mi sento affatto bene.»

 

L'insegnante scostò i suoi occhiali, per scorgere meglio la figura snella e bionda. Ad Ediltrude non piaceva commettere parzialità, nemmeno quando la studente che, in quel momento, stava disturbando l'apprendimento era la sua migliore allieva. Ciò significava un'unica cosa: l'avrebbe cacciata.

 

«La mia lezione non viene interrotta per un malore insulso, signorina. Adesso si alzi e fili in camera, immediatamente. E la prossima volta mi porti una relazione sulla lezione di oggi. Quello che si ricorda.»

 

Senza protestare, Mandy si alzò, raccolse il suo libro di “Teoria dell'Occulto” e lasciò la stanza. Non osò guardarsi intorno, per non dare soddisfazione alle sue compagne di vederla in viso. O forse per non far vedere il suo ghigno. Tutta quella faccenda, che qualche giorno prima le sarebbe sembrata tragica, in quel momento aveva un non so che di demenziale.

 

Non ricordava un accidente, se era quello che la cara professoressa voleva farle ammettere. Non aveva prestato la minima attenzione allo sbracciare comico della figura diafana della professoressa. Quel giorno sarebbe rimasto impresso nella sua memoria per ben altro. Era la prima volta che veniva rimproverata in modo così vistoso. Come era la prima volta che non le importava che fosse accaduto. Voleva solo tornare in camera, fare i compiti in anticipo e dormire. Aveva bisogno di riposare, dopo le notti insonni ed era sicura che, stavolta, ci sarebbe riuscita. Si riusciva a prendere sonno più facilmente, con la mente sgombra, libera da ogni bega.

 

***

 

Lucy la osservò lasciare l'aula a testa bassa. La figura svettava nella sala, accompagnata da una successione di passi affrettati e dai bisbigli delle compagne. Si alternarono commenti di biasimo e di invidia, ma nessuno sembrava aver notato il menefreghismo che traspariva dai suoi occhi. Lucy, invece, non poté fare a meno di accorgersene. Certo, l'Occultomazia di Ediltrude non era entusiasmante, ma mai aveva immaginato che una delle studentesse più valide della scuola si assentasse deliberatamente, senza esitazioni.

 

Stava davvero male, a quel punto?

 

La perfettina che mentiva spudoratamente all'insegnante, senza un minimo di ritegno, era un'immagine piuttosto capziosa. Non era credibile una cosa del genere.

 

Le venne in mente l'ultima volta che aveva parlato con lei. Era passata ad avvertirla della riunione nella Sala, ma aveva bussato per un bel po' di tempo, prima di sentire qualche movimento all'interno della stanza. Se ne stava quasi per andare, quando Mandy era sgattaiolata fuori in fretta. E aveva chiuso la porta così velocemente, che quasi non le era importato di stare per essere stritolata dalle imposte.

 

Come se stesse nascondendo qualcosa.

 

Le aveva parlato di una ricerca, senza che le fosse stato chiesto nulla. Come se volesse smentire che nella sua stanza stava accadendo qualcosa di diverso dalle materie scolastiche. Come se stesse cercando di rassicurarla, di zittirla.

 

***

 

«Icy e Stormy non sanno dove ti trovi, hai detto?»

«E con questo?»

 

Darcy aveva seriamente intenzione di tirare fuori la lingua avvelenata. Non era solo irrotta nella camera, senza ritegno. Voleva pure toccare il tasto dolente, la secchiona. Con il passare del tempo, l'immagine ingannevole di Mandy si stava sgretolando, come creta. Non era più la ragazza timida, che bofonchiava, prima di risponderle, che le faceva domande, senza pretendere risposte, che le portava qualcosa da leggere, per evitare che si annoiasse. In pochi giorni, quell'idea che Darcy si era fatta di lei, era scomparsa.

Incredibilmente, Torrenuvola era dotata di una ragazza sorprendente e voltafaccia, che non rispondeva al nome di Icy, Darcy o Stormy.

 

«Sono stanca di aspettarle. Devi andare via.»

«Io non aspetto altro, fattucchiera di serie B.»

«Stanotte.»

«Cosa?»

 

Era partita in quarta, senza riflettere. Di nuovo, le intenzioni di Mandy non erano quelle che Darcy aveva immaginato. Non voleva consegnarla alla Griffin. No. Voleva... aiutarla? Sì, la stava già aiutando, ospitandola nella sua camera. Ma la Trix non riteneva la biondina abbastanza spericolata da assumersi una responsabilità di un calibro tale da farla fuggire. Cosa aveva intenzione di fare?

 

«Domani, come ogni mese, ispezioneranno le camere per controllare eventuali irregolarità. Pensi che non si accorgerebbero della tua presenza?»

«Sembra che, alla fine, un piano ce l'hai.»

Sorrise di sbieco, toccandosi il suo piercing all'elice. «Qualcosa del genere.»

 

Una risposta di Mandy che non conteneva un “non lo so”, aveva imparato, era da premiare. Finalmente non notò esitazione nei suoi occhi. Era convinta. Consapevole di quello che stava facendo e dicendo.

 

«Sono tutta orecchi.»

«Condurremo le tue sorelle qui. Comunicherai telepaticamente con loro e farai in modo che si precipitino da te.»

«Frena. L'hai già sparata grossa. Come pretendi che io comunichi telepaticamente nelle mie... condizioni?»

«Bhe, se fosse solo questo il problema, saremmo a cavallo... c'è dell'altro.»

«Ti pareva. Cosa?»

«Ogni sera, alle nove, la Griffin compie un incantesimo contro ogni tipo di sortilegio che comporta l'utilizzo di onde elettromagnetiche. Dopo quell'ora, non si è in grado di comunicare con l'esterno.»

«Se le cose stanno così, perché mi hai proposto...?»

«Ad ogni incantesimo, corrisponde un controincantesimo, come ricorderai.»

 

Finse di non accorgersi del tono perentorio con cui evocò quella regoletta innocente che la Griffin appioppava alle ragazzine del primo anno, nelle sue prime lezioni di accoglienza.

 

«Ah-ah. Secchiona fino al midollo. Ho capito. E dove lo troviamo il controincantesimo per rompere la barriera?»

«Rompere la barriera? Stai pensando troppo da Trix, Darcy. La Griffin ci scoprirebbe prima ancora che le tue sorelle ti raggiungessero. Ci basterà fare una piccola crepa all'interno. Dopo di che non dovrebbe essere troppo difficoltoso trovare la traccia mentale di Icy o Stormy.»

Darcy si sistemò il lungo ciuffo biondo, prima di obiettare. «Bel piano. Possibilità di fare un buco nell'acqua?»

«Numerose.»

«Interessante.»

«Sarà questione di poco, prima che la Griffin si precipiti a vedere cosa succede. Avrai solo qualche istante per lanciare il segnale.»

«Sempre a mettere pressione, tu?»

«Come io avrò pochi istanti per sparire.»

«Oh, sì. La tua reputazione.»

La secchiona abbassò gli occhi. Stava esitando. «Avremo un solo tentativo. E tu dovrai stare più in forma possibile.»

 

La bionda si voltò rapidamente verso la sua libreria. Tese il braccio destro e porse il palmo della mano verso di essa. Darcy presentì la nuova aurea magica che irradiava Mandy quasi immediatamente: quella libreria era protetta da un incantesimo. Ne venne fuori una boccetta fluorescente, che si depositò sulla mano aperta della ragazza.

 

«Che diavolo è?»

 

Vide negli occhi della secchiona esitazione. Ancora.

 

«Un intruglio rigenerante.»

 

Darcy non si scompose in un ghigno soddisfatto, come fece la sua compagna di stanza obbligata. La sensazione di essere stata ingannata salì al cervello più rapidamente del compiacimento; e si tradusse in uno sguardo carico d'astio.

 

«So cosa stai pensando.» intervenì Mandy. «Sì, hai ragione. Non prendiamoci in giro. Sono giorni che ce l'ho a portata di mano.»

«T-Tu... brutta piccola...»

 

“Lo sapevo... lo sapevo...” agognava la sua mente.

 

La piccola traditrice pareva incantata dal colore della boccetta. Parlava e fissava la pozione, con aria assente.

 

«Non fare l'offesa, Darcy. Tu cosa avresti fatto al mio posto?»

 

Fece per avvicinarsi, ma la strega indietreggiò prontamente.

 

«Non fare un altro passo. Non ho bisogno della tua carità.»

«Darcy, ascolta...»

«Nessuno può prendersi gioco di me in questo modo.»

 

Stavolta fece in tempo a vedere l'istante in cui la figura della secchiona esplose in un incantesimo immobilizzante e attaccò con tutta la forza che aveva in corpo. Tutte le energie recuperate in quei giorni di clausura si spensero in un batter d'occhio e Darcy non poté non appoggiarsi al muro stremata.

 

Per un momento fece fatica a mettere a fuoco le figure, ma, quando si riprese, vide Mandy ancora in piedi. Il sangue bagnava il pavimento. E non era quello della Trix.

 

«Sei una sciocca. Con quale coraggio mi attacchi? Dopo tutto quello che ho fatto per te.»

 

Si toccava la mano con delicatezza. Le aveva procurato un bel taglio profondo.

 

«Oh, che disdetta.» replicò la strega con falsa ironia. «Che ingrata che sono. E adesso cosa farai?»

 

***

 

«Guarda che brutto taglio che ti ho fatto.»

 

Mandy non capì subito dove voleva andare a parare, finché non sentì quella frase.

 

“Che mente contorta e disagiata.” commentò amara, nella sua testa.

 

«Pensi che non mi è mai importato di aiutarti, eh?»

«Esattamente, ragazzina.»

«Darcy.» sbuffò. «Questo incantesimo non basta per entrambe.»

«Fai quello che devi fare, aspirante strega cattiva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

 

Vorrei fare un ringraziamento speciale a Dr Eggman, che con tenacia mi ha spronata a continuare, fino ad arrivare ad oggi.

Ci riprovo nuovamente, tra università, amici, ragazzo e tutti i problemi che si possono avere a vent'anni. Mi odierete in molti, sono anni che questa storia ammuffisce qui e mi dispiace molto. Cancellarla, tuttavia, sarebbe un attentato, ho già in mente come continuarla, dovete solo avere un po' di pazienza. Scusatemi tantissimo, cercherò di essere più costante con le pubblicazioni.

Sinceramente affettuosa (?),

poison_pen

  
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