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Autore: orphan_account    08/08/2014    1 recensioni
Niall ricordava esattamente la serata durante la quale era cominciato il tutto, l'improvvisa difficoltà a respirare, quella fame d'aria che non riusciva a saziare in alcun modo. E poi era cominciato il dolore, una specie di fastidioso ronzio nei suoi polmoni e un raschio in gola, che era culminato in una tosse catarrosa.
Quando l'attacco di tosse era finito, Niall si era guardato la mano, quella che aveva portato alla bocca mentre tossiva, e vi aveva trovato uno strato di schiuma, come piccole bollicine in una vasca da bagno, e sputi di catarro grumoso.
Aveva fatto una faccia schifata, e l'aveva lavato via, strofinando abbondantemente per togliere la sensazione viscida, ma non era successo nient'altro, e non ci aveva più pensato per un po'. Con il senno di poi, Niall sapeva che avrebbe dovuto chiamare un'ambulanza proprio in quel momento, ma in fondo non avrebbe fatto alcuna differenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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N.d.A. Inesistente in Italia, almeno credo, il DNR è un ordine dato dal paziente ai medici che impedisce ai medici di eseguire tecniche che resuscitino il paziente in caso di insufficienza cardiaca o respiratoria.


La pila di foglia accatastata sul comodino attirava l'attenzione di Niall come le falene verso la luce. Gli rimanevano quattordici giorni per decidere cosa farsene, se firmarli o meno, prima dell'operazione. E ancora non sapeva come comportarsi, non riusciva a convincersi che fosse giusto prendere una decisione senza i suoi amici, nonostante alla fine dovesse essere solamente sua. Ci aveva pensato a lungo, dibattendo con sé stesso se fosse moralmente etico avvertire i suoi compagni che aveva una stanza d'ospedale prenotata tra quindici giorni e un'operazione a cui sottoporsi.
La stanza era silenziosa e nonostante la porta della sua stanza fosse aperta, non giungevano altri rumori che un lieve russare da qualche stanza più in là, forse Harry o Liam.
L'unica luce nella stanza era quella verdastra proveniente dall'orologio da comodino, che segnava le quattro del mattino. Niall sospirò profondamente, sentendosi sempre più stanco eppure incapace di dormire. Erano giorni che non riusciva a sprofondare nel sonno come prima, quando neppure lo scoppio della Terza Guerra Mondiale avrebbe potuto svegliarlo. Diavolo, nemmeno Louis che imprecava scherzosamente contro Harry per avergli nascosto il suo paio di jeans preferiti riusciva a riscuoterlo nel mondo dei vivi.
Si rigirò nel letto, le coperte scomodamente calde e appiccicose contro le sue gambe sudate, e chiuse gli occhi. Ma per quanto ci provasse, e si stava davvero impegnando, non riusciva a rasserenarsi quanto bastava per addormentarsi.
Era ormai in un perenne stato di agitazione, fluttuando tra ansia così forte che perfino mangiare era nauseante e cieco terrore.
Ancora non riusciva a capire quando fosse successo, esattamente, o perché. Un momento prima era all'apice del successo, e quello dopo era seduto in una clinica specializzata a discutere opzioni, trattamenti e possibili complicazioni.
Niall ricordava esattamente la serata durante la quale era cominciato il tutto, l'improvvisa difficoltà a respirare, quella fame d'aria che non riusciva a saziare in alcun modo. E poi era cominciato il dolore, una specie di fastidioso ronzio nei suoi polmoni e un raschio in gola, che era culminato in una tosse catarrosa.
Quando l'attacco di tosse era finito, Niall si era guardato la mano, quella che aveva portato alla bocca mentre tossiva, e vi aveva trovato uno strato di schiuma, come piccole bollicine in una vasca da bagno, e sputi di catarro grumoso.
Aveva fatto una faccia schifata, e l'aveva lavato via, strofinando abbondantemente per togliere la sensazione viscida, ma non era successo nient'altro, e non ci aveva più pensato per un po'. Con il senno di poi, Niall sapeva che avrebbe dovuto chiamare un'ambulanza proprio in quel momento, ma in fondo non avrebbe fatto alcuna differenza.
Due settimane dopo aveva cominciato a notare che faceva meno fatica a dormire con parecchi cuscini sotto la schiena, e che il rantolo nel suo petto diventava sempre più pronunciato con ogni ora che passava. Stava diventando difficile nascondere l'affaticamento e il respiro irregolare durante i concerti e le prove, e le sue prestazioni avevano cominciato a risentirne. Niall non si era meravigliato quando la Syco lo aveva mandato a chiamare, e quando Simon in persona si era presentato all'appuntamento, domandando spiegazioni.
Dopo avergli assicurato che sì, tutto stava andando bene sia a casa che con la band, e che no, non si sentiva sotto pressione, Niall gli aveva rivelato della tosse sempre più insistente e catarrosa, delle difficoltà a dormire, delle vertigini improvvise.
Niall si sarebbe ricordato per il resto della sua vita l'espressione dannatamente seria che aveva assunto Simon, la maniera in cui aveva appoggiato delicatamente una mano sulla spalla e, dopo averla stretta, gli aveva consigliato di farsi visitare.
Lui l'aveva fatto, era andato dal suo medico di famiglia, che lo aveva visitato, gli aveva fatto una serie di domande sempre più insistenti e poi lo aveva rispedito a casa con una prescrizione medica per una visita cardiologica. Per quanto confuso, Niall aveva cominciato a capire che c'era qualcosa di irregolare nella tosse cronica, e aveva sospettato una polmonite, o un'infezione di qualche tipo.
Ma mai e poi mai si sarebbe potuto aspettare il responso che aveva ottenuto, o la sua reazione. Quando il cardiologo si era messo a parlare di scompenso cardiaco, aterosclerosi, interventi, sonde e possibilità di complicazioni durante l'intervento, Niall aveva calmamente discusso le probabilità di bucare l'arteria o il cuore, e il medico gli aveva proposto il modulo della DNR. Prima di lasciare lo studio, il dottore gli aveva dato un malloppo di carta che includeva il modulo per non essere rianimato in caso qualcosa andasse storto.
Niall se ne era andato, leggermente stordito, con il consiglio di dormirci su e riconsegnargli il modulo prima dell'intervento se avesse deciso di firmarlo.
E ora quell'innocuo pezzo di carta riposava ancora sul comodino, esattamente come il giorno in cui lo aveva portato a casa, con un puntino d'inchiostro per ogni volta in cui aveva appoggiato la penna sul foglio con l'intento di firmarlo e poi ci aveva ripensato.
Niall sospirò, sfregandosi gli occhi con stanchezza. Stava morendo di sonno, ma ogni volta che cercava di addormentarsi veniva svegliato dalla difficoltà a respirare, o dal formicolio nelle dita delle mani e dei piedi. Il sudore causato dalla calda nottata estiva non aiutava certo.
Gettò l'ennesima occhiata alla sveglia, che lampeggiava indicando le cinque del mattino. Dall'altra stanza Niall sentì il fruscio di qualcuno che si rotolava nel letto. Gli scappò uno sbadiglio, e cercò di seppellirsi più in profondità sotto le lenzuola, come a scavarsi un nido sicuro dove niente e nessuno poteva fargli del male.
Niall restò nel letto, fermo a guardare il soffitto e a cercare di raggiungere quel sonno così sfuggevole, fino a quando non sentì tutti e quattro i ragazzi alzarsi e andare a fare colazione. I rumori fievoli che arrivavano dalla cucina erano surreali. Riusciva a sentire il tintinnio delle posate contro i piatti e le tazze, il rumore di sedie fatte strusciare contro il pavimento, le conversazioni sonnolente dei suoi amici. Lui invece era disteso a letto, senza essere riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, tutto sudato e senza appetito.
E Niall non riusciva a crederci. Non riusciva a venirne a capo. Era come un brutto sogno da cui non riusciva a svegliarsi. Allo stesso tempo, tuttavia, non era nemmeno agitato al pensiero dell'intervento, anzi era completamente lucido e razionale.
Ma, al solo pensiero di informare i suoi amici della scelta di essere lasciato morire in caso di complicazioni, il suo stomaco diventava di pietra e cominciava a sudare freddo. Alla fine, quando la sveglia segnava ormai le nove passate, Niall si fece forza e si alzò dal letto, rabbrividendo quando i suoi piedi nudi toccarono le piastrelle fredde del pavimento. Incespicò verso la porta, dovendosi sedere per terra quando la sua vista fu ricoperta da una miriade di pallini neri. Sembrava che non finisse mai, e Niall stava già cominciando a spaventarsi che sarebbe rimasto cieco quando la sua visuale cominciò a ripulirsi, e i puntini si dileguarono. Niall si rimise a fatica in piedi, attaccandosi allo stipite della porta fino a quando il senso di vertigine non passò.
Facendo respiri profondi per ricomporsi attraversò il corridoio, scese le scale e, dopo aver fissato un sorriso sul suo volto, entrò nella cucina.


Non appena entrò nella stanza la conversazione allegra rallentò di ritmo, e Liam si alzò per aiutarlo a sedersi al tavolo.
“Hai un aspetto orribile.” disse Zayn, osservando criticamente le sue occhiaie, gli occhi secchi e arrossati, il colorito grigiastro e malaticcio che Niall aveva assunto nell'ultima settimana.
Il sorriso di Niall si incrinò, e respinse senza parole il piatto pieno di cibo che Louis gli aveva allungato.
“Credo di starmi ammalando.” mentì, giocherellando con la cordicella dei suoi pantaloni.
Gli occhi da cerbiatto di Liam scrutarono preoccupati Niall, allungando una mano verso la sua fronte per controllare che non avesse la febbre. Ma la sua fronte non solo era fresca, addirittura era fredda e appiccicaticcia.
“Perché non vai a riposarti un po'?” consigliò poi Liam, “Ti porto su la colazione, d'accordo?”
Niall annuì, troppo stanco per ribattere, e barcollò fino alla sua stanza, buttandosi sul letto e soffocando un singhiozzo nel cuscino. Voleva tornare a come erano prima le cose, senza doversi preoccupare di nulla se non di suonare bene al prossimo concerto. Ma non poteva, e questo lo uccideva dentro più di quanto non lo stesse facendo l'arteria coronaria tappata. Sistemò un paio di cuscini sotto la sua schiena per respirare meglio e chiuse gli occhi.
Qualche minuto più tardi sentì Liam salire le scale, e si costrinse ad aprire occhi e a guardare il suo amico con uno sguardo offuscato.
Liam fece passare una mano tra i capelli di Niall e poi lo coprì con una coperta più pesante, nonostante la calura estiva, “Ti appoggio la colazione sul comodino. Cerca di mangiare qualcosa, ti sentirai meglio.”
Niall annuì distrattamente, rabbrividendo anche con lo strato addizionale, e cominciò a pregare che Liam se ne andasse e lo lasciasse in pace nella sua miseria, a contare le ore prima dell'intervento.
Per qualche secondo riuscì a sentirlo muoversi nella sua stanza, e poi sentì il rumore di un foglio di carta che veniva sollevato e Niall si sentì gelare dentro. Cercò di allungare una mano verso Liam per strappare il foglio che sapeva essere il modulo della DNR, ma era troppo debole e tremante per fare alcunché di utile.
Terrorizzato, si mise a sedere, ma Liam aveva già espirato seccamente e mormorato il nome della Vergine sottovoce.
Niall si mise a sedere giusto in tempo per vedere Liam indietreggiare lentamente da lui, i fogli tra le sue mani che tremavano visibilmente e le lacrime agli occhi.
“Non è come credi.” disse senza riflettere sulle parole che gli stavano uscendo di bocca.
Liam emise un mezzo rantolo spezzato, “Non è come credo, eh? E com'è allora, Niall?”
Niall distolse lo sguardo, vergognandosi di se stesso ma incapace di difendersi dalle domande accusanti di Liam.
“Allora? Non hai niente da dire?” urlò, appallottolando i moduli che stava stringendo e lanciandoli con tutta la sua forza verso il muro. I fogli atterrarono sul pavimento, troppo leggeri per volare così in là, e Liam sprofondò sul pavimento con un singhiozzo disperato.
“Ehi, Liam, tutto a posto?”
La faccia di Harry sbucò nella camera con un cipiglio preoccupato, richiamato dalle urla, e si immobilizzò nell'atto di entrare quando si accorse di cosa stava succedendo.
Liam scosse la testa disperatamente, non dando alcun segno di aver sentito Harry: “Perché non hai detto niente?”
Harry fece un paio di passi verso Liam, ma il suo sguardo rimase fermo sull'espressione di agonizzante dolore e paura sul viso di Niall: “Ragazzi, cosa succede?”
Quando nessuno dei due considerò la sua domanda, si girò verso il corridoio e urlò a Zayn e Louis di raggiungerlo. Il suo tono preoccupato apparentemente spaventò gli altri due, che si precipitarono verso la camera di Niall.
I singhiozzi di Liam si erano trasformati in un pianto a tutti gli effetti, con occasionali gemiti e imprecazioni, e dopo qualche minuto, durante i quali nessuno disse nulla, si scagliò contro Niall e afferrò una manciata della sua maglietta, scuotendolo di qua e di là.
“Perché non ci hai detto nulla, eh? Non meritavamo di saperlo?” strillò, la voce rotta in diversi punti.
Niall chiuse gli occhi e sospirò pesantemente: “É una mia scelta, Liam.” disse dolcemente, “Ma se devo dire la verità, avevo paura di come avreste reagito.”
Questo sembrò scuotere Liam fuori dal suo stupore e lo lasciò andare, rialzandosi in piedi e cercando di ricomporsi, “Mi dispiace, Niall.”
Niall sospirò: “Avrei dovuto dirvelo prima.”
“Si può sapere cosa sta succedendo?” domandò ancora Harry, frastornato.
Niall fece un respiro profondo, sentendolo incepparsi a metà nei suoi polmoni: “Vi devo dare una notizia. Sono malato.”
Zayn fece un verso derisorio: “Ti sei visto allo specchio di recente, Horan? Ce ne siamo accorti che non stai bene.”
Tutti riconobbero immediatamente il tono acido e la postura chiusa di Zayn come il suo scudo contro il mondo quando era preoccupato, ma nessuno cercò di rassicurarlo, ognuno perso nelle proprie visioni catastrofiche di un mondo senza Niall.
Niall fece una smorfia, ma inclinò il capo, riconoscendo che quanto Zayn aveva detto era vero: “Ho un'arteria coronaria tappata. Tra due settimane vado in ospedale a sbloccarla.”
“É una cosa seria?” domandò Louis, corrugando le sopracciglia in confusione e preoccupazione.
Niall scrollò le spalle: “Abbastanza. Il blocco è parecchio vicino al cuore. Il cardiologo ha detto che c'è un'alta probabilità di danneggiare il cuore, o di rompere l'arteria.”
Per un istante i cinque si guardarono negli occhi senza dire niente, uno rassegnato, e quattro sperduti.
“Non puoi morire.” disse Louis all'improvviso, un luccichio terrificato negli occhi.
Niall gli sorrise tristemente: “Louis-”
“No. Tu non morirai, hai capito?” esclamò l'altro, interrompendolo.
Il biondo chiuse gli occhi per un lungo momento, stringendo forte il copriletto con una mano, mentre l'altra andò a cercare di graffiare la pelle all'altezza del cuore, cercando di far uscire il senso di smarrimento e solitudine che vi si era incastrato dentro.
Niall avrebbe tanto voluto rassicurare Louis, dirgli che sarebbe andato tutto bene, perché lui era Niall, e aveva il peggior caso di Pollyannite su tutto il globo terrestre. Avrebbe voluto dirgli che non avrebbe firmato il modulo della DNR, e che loro quattro avrebbero potuto aspettarlo fuori mentre lo operavano, per fare in modo che loro fossero la prima cosa che Niall avrebbe visto al suo risveglio.
Avrebbe voluto dire a tutti loro dell'amore che provava verso di loro, così grande che a volte si meravigliava di come facesse ad essere tutto rinchiuso dentro di lui.
Avrebbe voluto dire tante cose, ma non disse nulla, perché era un codardo, e non aveva la forza di esternare quei sentimenti, quelle rassicurazioni. Era già troppo il coraggio a cui stava attingendo per guardarli negli occhi.
Liam piangeva a dirotto, Harry e Zayn si guardavano, l'uno con lo sguardo assente, l'altro con un volto curiosamente guardingo, e Louis aveva assunto un'espressione di rabbia e sconforto.
E Niall si limitò a guardarli, rassegnato, mentre il loro mondo si riallineava su un nuovo asse, uno che comprendeva la sua malattia e forse morte.
“Ho intenzione di firmare il modulo per la DNR.” disse alla fine, quando le lacrime di Liam avevano cominciato ad asciugarsi, e Harry si era lasciato cadere sul pavimento, come se le sue gambe non avessero più abbastanza forza per reggerlo in piedi.
A quelle parole, il volto di Liam si dipinse di un grottesco dolore, e anche le ultime vestigia di contegno caddero. Si avvicinò al letto di Niall, strisciando sul pavimento senza preoccuparsi di non sporcarsi i pantaloni, mormorando una litania di non puoi, non puoi farlo.
Niall sospirò per l'ennesima volta quella mattina, e respinse la mano che Liam stava allungando verso di lui: “Lasciatemi in pace.” disse, rannicchiandosi su se stesso, anche se l'azione lo portò ad un attacco di tosse, “Non ho voglia di parlarne.”
Lentamente, uno ad uno, chi con più riluttanza di altri, tutti e quattro lasciarono la sua stanza, e Niall si ritrovò a sprofondare nel suo letto, trattenendo a stento le lacrime.
Era andata peggio di quanto si sarebbe potuto immaginare.
Si allungò verso il pavimento, raccogliendo i fogli appallottolati che Liam aveva buttato a terra. Cercò di ridistendere le pieghe, diventando sempre più frustrato dall'aspetto stropicciato che avevano i moduli.
Sarebbe dovuto andare a chiedere che gli venisse faxata un'altra copia dei documenti, perché non erano presentabili in quelle condizioni. Ma era un impegno che poteva aspettare, si disse, mentre risistemava un cuscino sotto la sua schiena e sprofondava nel materasso. C'era una specie di sordo pulsare nelle sue ossa, come un dolore interno che affiorava appena alla superficie, e Niall cercò di convincersi che dovuto all'aterosclerosi. Sapeva benissimo che in realtà era paura.


Il giorno dopo, Harry si presentò nella sua stanza, facendo capolino dalla porta solo dopo aver bussato. L'azione fece venire una fitta allo stomaco a Niall, perché Harry non bussava, Harry prendeva ed entrava, senza preoccuparsi di cosa potesse star facendo l'altro nella stanza.
“Vuoi un po' di compagnia?” mormorò Harry dopo qualche momento di silenzio, abbozzando appena un sorriso.
Niall gli lanciò un'occhiata stupita, girandosi a guardare l'orologio sul comodino per esserne certo: “Abbiamo un'intervista tra tre ore, non dovresti essere sotto la doccia?”
Harry agitò una mano, spazzando via il suo commento: “Louis ha chiamato e disdetto. Veramente, ha cancellato tutte gli impegni che avevamo per le prossime due settimane.”
Niall sentì un germoglio di contentezza sbocciargli nel cuore, e si permise di godere della sensazione di affetto per un lungo istante: “Non dovevate farlo.” disse alla fine, anche se dal piccolo sorriso sul suo viso era chiaro che la situazione non gli dispiacesse.
Harry entrò nella stanza, arrampicandosi sotto le coperte e avvolgendo Niall in un mezzo abbraccio.
I due ragazzi si guardarono negli occhi, distesi l'uno di fianco all'altro, semplicemente apprezzando il momento di pace. Sarebbe stato perfetto se non fosse stato per l'aspetto sciupato di Niall.
Poi Harry allungò una mano verso il suo volto, spostandogli i capelli dalla fronte sudaticcia con un gesto delicato, e stingendo Niall ancora più vicino: “Andrà tutto bene.”
E Niall ridacchiò macabramente, sapendo nel profondo che erano tutte speranze vane: “Sicuro.”


Mancavano dodici giorni all'operazione, e Niall, nonostante fosse ormai certo di voler firmare il modulo della DNR, non lo aveva ancora fatto. Inizialmente era perché aveva dovuto chiedere una nuova copia, e il cardiologo ci aveva messo un paio di giorni a rispondere, ma poi a trattenerlo era solo la codardia.
Niall sospirò, rigirandosi nel letto per evitare di dover fissare i fogli di carta appoggiati sul comodino, preferendo la vista del nudo muro sull'altro lato.
“Dovrai affrontare le tue paure, un giorno di questi.” mormorò Zayn, che, come aveva preso a fare negli ultimi giorni, era rannicchiato sulla sedia posta in un angolo della stanza, sketchbook in mano e una matita mordicchiata incastrata tra i denti.
“Non ora.” mormorò Niall, chiudendo gli occhi e inseguendo il sonno che non arrivava. Non aveva voglia di sentire la ramanzina di Zayn, non in quel momento.
“Ti sto disegnando, sai?” disse Zayn dopo qualche tempo, senza mai alzare lo sguardo verso di lui, ma tenendolo sul foglio, “Così, in caso qualcosa andasse storto, almeno avrò un qualcosa per ricordarti.”
Niall sbuffò una risata, ma si fermò immediatamente, perché l'azione portava il suo petto a fare un male cane: “Ci sono un migliaio di foto mie là fuori, non è come se potessi dimenticarti come sono fatto.”
Zayn fece una smorfia appena accennata: “Non mi piacciono quelle foto, non sono genuine. É come se ti stessi sempre mettendo in posa per quelle, io invece voglio qualcosa di più vicino a come sei veramente.”
Cadde un silenzio tranquillo, e Niall si era quasi assopito quando Zayn aggiunse una frase smozzicata, a bassa voce, che Niall sentì anche se era certo che non fosse intesa per le sue orecchie.
“Giusto in caso.”


Quando finalmente Niall si decise a firmare i documenti, mancavano sette giorni all'intervento. La sua firma era traballante, perché ormai non riusciva nemmeno più a fermare i tremolii che gli scuotevano le mani, ma leggibile, e tanto bastava. Aveva aspettato che Zayn uscisse dalla sua camera prima di farlo, le guance in fiamme per l'umiliazione e sentendosi come un ladro. Non riusciva nemmeno a guardare la pila di fogli, quindi la nascose in un cassetto e lo richiuse alla carlona, non preoccupandosi nemmeno di rovinare i moduli.
Qualche ora dopo Louis entrò nella sua camera di soppiatto, con un vassoio pieno di cibo in mano, e i suoi occhi andarono subito alla pila mancante di fogli, il suo sguardo ancora più triste di quanto non lo fosse prima.
Appoggiò il vassoio sul comodino, spostando la sedia di Zayn per sedersi proprio di fianco a Niall: “L'hai firmato, non è vero?”
Niall inclinò la testa in un segno d'assenso, non osando guardarlo negli occhi.
Louis sospirò, e allungò le braccia per rinchiudere una delle sue mani in una morsa di calore: “Me l'aspettavo. Sono contento che non soffrirai.”
Niall non disse nulla, sentendo i suoi occhi riempirsi di lacrime e un groppo alla gola.
“Ora tirati su, devi mangiare qualcosa.” mormorò dopo un attimo, aiutando Niall a riposizionare i cuscini e a mettersi in una posizione mezza seduta.
Louis gli allungò una ciotola con dentro del brodo, e Niall la prese, tenendola ben stretta con due mani per evitare che si rovesciasse sul letto.
Ma Louis si accorse del tremolio della tazza e, dopo aver schioccato la lingua sul palato si riprese la tazza: “Apri la bocca.” ordinò, portando il cucchiaio alle sue labbra.
E per la prima volta in tanto tempo, anche grazie all'insistenza di Louis, che non si dava mai per vinto, Niall riuscì a finire un intero piatto.
Dopo il pasto si lasciò cadere di nuovo sotto le coperte, divincolandosi mentre cercava di trovare una posizione comoda. Louis lo guardò con divertimento per un istante, prima di decidere che voleva stare anche lui nel letto, distendendosi quindi di fianco a Niall.
Niall si avvicinò con gratitudine alla fonte di calore, rannicchiandosi sempre più vicino finché non fu praticamente incollato al suo fianco. Da qualche settimana sentiva sempre un freddo glaciale sotto la pelle, perché la sua circolazione ormai era andata a puttane.
Si sistemò finché la sua testa non fu incastrata nell'incavo del collo di Louis e una gamba di traverso rispetto a quelle del suo amico.
Niall si morse il labbro inferiore e strinse gli occhi fino a fargli male, fino a che tutto quello che riusciva a sentire era l'odore caratteristico di Louis, le braccia strette attorno a lui, il mento spigoloso appoggiato contro i suoi capelli, la voce vagamente tremula che canticchiava un melodia. Niall non era mai stato più in pace che in quel momento.
E poi Louis cominciò a piangere, e la pace si frantumò in un milione di piccoli pezzettini.
“Non voglio che tu muoia.” mormorò tra i singhiozzi, stringendo Niall forte a sé, come se temesse che potesse sparire da un momento all'altro.
Niall ricambiò l'abbraccio con la stessa intensità, e per la prima volta pregò di sopravvivere all'intervento, perché gli si stava spezzando il cuore a vedere i suoi amici cadere a pezzi in quel modo, perdere ogni dignità.
“Nemmeno io voglio morire.” disse contro la pelle del collo di Louis, volendo solo che Louis la smettesse di tremare come un pulcino bagnato e che tornasse ad essere il ragazzo carismatico e divertente che Niall conosceva.
I singhiozzi di Louis aumentarono di volume, e Niall chiuse gli occhi, sentendosi dannatamente in colpa per aver firmato quella maledetta DNR. Ma non voleva che i medici lo costringessero in un coma vegetativo quando era morto, o che lo rianimassero a forza di scariche elettriche. Se era il suo momento di andarsene, se ne sarebbe andato.
“Tutto a posto?” domandò la voce di Harry dal corridoio.
Louis si mise in posizione fetale, attaccandosi alla maglietta di Niall, che gli accarezzò i capelli in un tentativo di confortarlo, alzando allo stesso tempo lo sguardo per sorridere debolmente a Harry e annuire. Harry lanciò una lunga occhiata alla scena che aveva davanti e i suoi occhi si tinsero di un pesante strato di dolore, ma non si fermò a consolare Louis.
Solo quando i passi di Harry diventarono così fievoli da non essere più sentiti il pianto di Louis si calmò.
“Non sarà la stessa cosa senza di te. Non possono esistere i One Direction senza Niall.”
Il biondo fu preso da un momento di panico assoluto al pensiero di un mondo senza One Direction, e prima che potesse pensarci su afferrò Louis e lo scosse con tutte le sue forze, che non erano poi tante: “Louis, promettimi che quando non ci sarò più, voi continuerete a cantare. Giuralo, Louis, per favore.”
Louis alzò gli occhi arrossati verso di lui: “Se è quello che vuoi. Farei qualunque cosa per te, Nialler.”


A tre giorni dall'intervento, Niall aveva finalmente finito di mettere in ordine i suoi affari, ed era pronto a morire, per quanto lo potesse essere un ragazzo della sua età.
Ripensando alla sua vita, c'era poco che avrebbe fatto diversamente, se ne avesse avuto l'opportunità, ed era immensamente felice di aver passato gli ultimi anni a fare quello che gli piaceva di più al mondo, con quattro ragazzi straordinari al suo fianco.
Quelle ultime due settimane erano state molto dure per tutti, ma Niall non riuscì a pensare ad altro che a Liam. Dopo avergli dato la notizia della sua malattia, Liam era sparito dalla circolazione, e nessuno lo aveva più visto. Niall provò un'acuta fitta di rimpianto, perché gli sarebbe dispiaciuto lasciare il mondo senza aver salutato il suo migliore amico per un'ultima volta. Ma Niall avrebbe anche rispettato i desideri di Liam. Era chiaro che non se la sentiva di vederlo, se la sua sparizione era alcuna indicazione, e Niall non lo avrebbe mai forzato a visitare, per quanto gli sarebbe piaciuto.
Il suo addio silenzioso aveva fatto più male di quanto gli piacesse ammettere, e di quanto fosse normale, ma Niall l'avrebbe superato. Sperava solo che a Liam non venissero i sensi di colpa dopo la sua morte per non essere stato al suo fianco negli ultimi giorni della sua vita. Niall sapeva che quel suo considerarsi già morto stava ferendo i suoi amici, e in particolare Harry, che invece continuava a sperare in una sua miracolosa ripresa. Tuttavia Niall, che era sempre stato incredibilmente ottimista, vedeva un ché di appropriato in quel negativismo, almeno in quella circostanza. Se fosse morto, non sarebbe stata una sorpresa per nessuno e, seppur tristi, sarebbero almeno stati pronti a ricevere la notizia; se invece fosse sopravvissuto, meglio così, avrebbero fatto festa tutta la notte e celebrato, e sarebbero stati tutti piacevolmente sorpresi. Non si poteva perdere, in nessun caso.
Niall non avrebbe negato di avere paura, però. Aveva paura di abbandonare i suoi amici, aveva paura che Louis non rispettasse la promessa di continuare a cantare e, per qualche ragione, aveva paura di superare l'intervento.
Aveva come questa sensazione a pelle che, se anche fosse sopravvissuto, nulla sarebbe stato più come prima, e i One Direction si sarebbero eventualmente sciolti.
Niall sospirò, sistemandosi sui cuscini alla ricerca di una posizione che non gli mozzasse il respiro, riflettendo che tutto si sarebbe risolto, Dio volendo.


Il giorno dell'intervento, Niall venne accompagnato in ospedale solo da Harry e Louis. Liam non era ancora tornato a casa, e nessuno era più riuscito a contattarlo. Le chiamate suonavano a vuoto, i messaggi venivano puntualmente visualizzati pochi secondi dopo l'invio ma non ricevevano mai risposta, e qualche giorno prima avevano, a malincuore, smesso di inviargli messaggi vocali sulla segreteria telefonica, perché la sua memoria era piena.
Zayn invece si era rifiutato di accompagnarli. Niall non riusciva a fargliene una colpa, e per di più la spiegazione che aveva dato era stata molto convincente. Effettivamente, se ci fosse stato chiunque altro al suo posto, anche lui avrebbe preferito stare a casa ad aspettare sue notizie. Nemmeno lui avrebbe voluto che l'ultimo ricordo di se stesso fosse il suo cadavere, avrebbe preferito di gran lunga che lo ricordassero in un altra maniera.
Quindi Zayn sarebbe rimasto a casa, chiuso in camera di Niall a ritrarlo dalla sua memoria, cellulare accanto, giusto in caso.
Il viaggio verso l'ospedale fu più veloce del previsto, tra il traffico assente e il chiacchiericcio incessante di Harry, che non sembrò essere intaccato nemmeno dall'occasionale mano che Louis gli metteva sulla spalla, cercando di rimproverare la sua parlantina isterica.
Niall non era preoccupato per l'intervento, in fondo sarebbe stato addormentato per tutto il tempo, quindi se anche fosse morto, non lo avrebbe nemmeno sentito. Ma era molto preoccupato per Harry, perché era l'unico tra loro cinque che ancora credeva fermamente che Niall si sarebbe ripreso senza problemi e sarebbe tutto tornato a posto, e niente e nessuno sarebbe riuscito a dissuaderlo.
Louis sarebbe stato perfetto per rincuorarlo, e il saldo rapporto di amicizia tra loro due avrebbe aiutato Harry a superare quel brutto momento. O almeno così Niall sperava.
Da quando entrarono nell'ospedale, tutto divenne un turbinio di colori e suoni senza senso, e prima che potesse accorgersene, Niall si ritrovò disteso su un lettino in una sterile sala operatoria, con attorno una mezza dozzina di medici tutti imbacuccati con mascherine, e cuffie, e guanti.
Il suo ultimo pensiero, prima che la mascherina con l'anestetico gli fosse appoggiata sul viso, fu che era davvero un peccato che non avesse detto addio a Liam.


Un grandissimo grazie a Marina per avermi aiutato a betare la storia. Ogni rimanente errore è mio :)
   
 
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