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Autore: Nembayo    08/08/2014    1 recensioni
«The first time ever I saw your face
I thought the sun rose in your eyes»
||«Benvenuta al McKinley signorina... Pillsbury.» esclama, ricordandosi all'ultimo il cognome della nuova consulente scolastica. Lei si volta, incrociando lo sguardo di Will.
«Oh, grazie.»||
|| Sta per raggiungere il suo armadietto quando, di fronte a sé, si piazza il nuovo quarteback della squadra di football. Ne ha già sentito parlare, ma non l'ha mai visto. Fino a quel momento.||
||Sa solo che quando quel pomeriggio, tra un'attività e l'altra, lei e Mike si sono guardati, l'ha visto veramente. Come per la prima volta.||
||Le fa un cenno leggero con la testa, un lampo malizioso negli occhi chiari e limpidi. Santana non l'ha mai notata, ma adesso la sua attenzione è tutta su quel sorriso splendente.||
||L'allenamento è finito. Sia il ragazzo biondo sia Mercedes sono a metà di una risata, quando i loro sguardi si incrociano.||
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mercedes Jones, Rachel Berry, Santana Lopez, Tina Cohen-Chang, Will Schuester | Coppie: Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The first time ever I saw your face
I thought the sun rose in your eyes


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Will si passa una mano sul viso, nervoso dopo una lite con il professore di algebra. Il suo collega l'ha appena soprannominato “Mento a culetto” aggiungendo “La tua materia è inutile”. Il preside Figgins non ha creduto – come suo solito – a ciò che Will gli ha riferito, pertanto lui si ritrova con l'orgoglio ferito e il professore di algebra è soddisfatto, maligno ed assolutamente indenne.

«Ma, preside Figgins, non possono apostrofarmi come un inutile insegnante.»

«Da ciò che mi hai detto, William, la tua materia è considerata inutile, non tu.»

«Ma, è un po' la stessa cosa, e-»

«In effetti, non vedo quale sia la cosa interessante dello spagnolo. Insomma, che cosa c'è di divertente in una lingua piena di esse e suoni orribili?»

Will digrigna i denti, come fa sempre quando è arrabbiato – e cosa di cui il suo dentista l'ha già rimproverato – trattenendosi dal rispondere al suo superiore.

«Mi dia un'altra cattedra, allora. Potrei insegnare spagnolo e, non so, storia. Sono molto bravo in storia, e so che la professoressa McCory se ne è appena andata.»

Figgins si gratta il mento con l'indice, aggrottando la fronte. «Storia, William?»

«Sì, bé, io e mia moglie Terry abbiamo comprato un nuovo appartamento, e ormai siamo sposati da tre anni, e-»

«Andata, William. Dalla prossima settimana insegnerai anche storia, per un anno.» gli lancia un'occhiata obliqua, rassegnato. Allunga una mano al cui medio è infilata una fede dorata, e gli fa cenno di andarsene. Con umore decisamente sollevato, Will saluta il preside, ringraziandolo e sorridendo, accentuando la – per lui orribile – fossetta sul mento.
Esce dall'ufficio di Figgins, con passo baldanzoso e un sorriso pieno. Saluta con una smorfia il suo collega di algebra, e quello gli rifila uno sguardo confuso. Will passa vicino alla bacheca già piena di annunci. Una giovane donna, girata di spalle, vi sta appendendo qualcosa. Ha i capelli rosso fiamma, tagliati fino alle spalle e molto curati. Indossa un adorabile completo verde scuro, che mette in risalto il colore dei capelli.

«Benvenuta al McKinley signorina... Pillsbury.» esclama, ricordandosi all'ultimo il cognome della nuova consulente scolastica. Lei si volta, incrociando lo sguardo di Will.

«Oh, grazie.» risponde lei, con voce soave ed incerta. Will rimane incantato dai grandi occhi verdi della donna, dal suo naso sottile, dalla sua bocca rosea. Nota una scintilla negli occhi, quasi di incredulità, che gli fa sprofondare qualcosa nel cuore.

Il sorriso da spontaneo e pieno scema in un qualcosa di incantato. Perché, Will Schuester, è incantato dalla signorina Emma Pillsbury.

“Sono già sposato” si sgrida, mentalmente, voltandosi di nuovo per continuare la sua strada, deglutendo e passandosi una mano sul viso.
 

And the moon and stars were the gifts you gave
To the dark and the empty skies, my love,
To the dark and the empty skies.


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Rachel odia il McKinley. Forse perché, dopo solo una settimana, è già presa di mira dalle altre matricole, dalle cheerleader e da quelli della squadra di football.

«Ehi, hobbit!» le grida dietro Ginny Holles, il capitano dei Cheerios. È una ragazza all'ultimo anno, con i capelli lunghi e biondi ed un fisico da paura. Rachel si volta, i libri stretti tra le braccia, il mento alto e le sopracciglia aggrottate. È spaventata – non vuole altri insulti liberi – ma cerca di nascondere il tutto con la sfrontatezza ed un sorriso il più genuino possibile.

«Sì?» chiede, con una gentilezza forzata.

«Ho sentito adesso che i tuoi genitori sono, ehm, gay? Due padri! Quindi tu oltre ad essere brutta, racchia e nana, sei anche lesbica?» scoppia in una risata fragorosa, tirandosi dietro le solite tre ragazze del suo gruppetto. Rachel avvampa, abbassando lo sguardo. Mormora qualcosa di incomprensibile: vorrebbe risponderle per le rime, ma chi si crede di essere? È soltanto Rachel Berry, una matricola un po' sfigata ma che, un giorno, gliela farà vedere a tutti. Per il momento, al potere c'è quella cheerleader bionda, ricca e desiderata dai ragazzi.

«Che c'è, anche muta sei?» ride più forte, mentre le altre tre le lanciano sguardi di puro disgusto.

«Muta no, grazie» ritrova un po' del suo coraggio, dato che ad essere stata presa di mira, adesso, è la sua voce. E se c'è una cosa che Rachel Berry sa fare, quella è cantare.

«Oh, ma la tua voce è un vero strazio. Hai registrato dei pezzi su MySpace, sbaglio?»

«No, non sbagli.» Rachel tiene il mento alto, gli occhi fermi, anche se trema. Stringe più forte i libri che ha tra le braccia e, fulminando il gruppetto di cheerleader, gira sui tacchi e si allontana per i corridoi, furiosa. La sua furia si placa dopo due rampe di scale a vuoto, quando finalmente si rende conto che sta andando dalla parte sbagliata a dov'è il suo armadietto. Sbuffando, trattenendo le lacrime, si mordicchia il labbro e riprende il corridoio giusto. Sta per raggiungere il suo armadietto quando, di fronte a sé, si piazza il nuovo quarteback della squadra di football. Ne ha già sentito parlare, ma non l'ha mai visto. Fino a quel momento. È alto, indossa una maglia da gioco rossa fiammante con stampato un 5 in bianco. Ha gli occhi castani e brillanti, i capelli scuri tagliati corti. Sta sorridendo e ridendo con qualche suo compagno di squadra.
Rachel lo guarda, lo osserva, per un istante che pare un secolo. È bellissimo. Arrossisce, sorridendo incredula alla sua vista. Poi abbassa lo sguardo e continua spedita per il suo percorso. Si gira un ultima volta, per guardarlo di nascosto un ultima volta. Ha le spalle larghe, ed ovviamente non l'ha notata. Nessuno nota Rachel, se non per insultarla.

Con un ultimo sospiro rassegnato, arriva all'armadietto, vi getta i libri e poi corre in bagno, a piangere.
 

The first time ever I kissed your mouth
And felt your heart beat close to mine
Like the trembling heart of a captive bird
That was there at my command, my love
That was there at my command
.

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Tina ha già visto Mike, a qualche prova del Glee, ma non si è mai soffermata su di lui.

È solo “l'altro orientale” del Glee. Un tipo della squadra di football che balla bene e che vive nell'anonimato. Non è uno di quelli che vogliono tutte. Non parla quasi mai, non fa battute oscene con i suoi compagni di squadra, non ride spesso.

Eppure, adesso che sono a quell'assurdo campo per orientali in cui i suoi genitori l'hanno mandata a forza, Tina è costretta a passare più tempo con quel ragazzo che, ormai da qualche anno, si presenta al campo per volere di sua madre. È un'asiatica convinta e patriottica, la madre di Mike. Ma Tina, ovviamente, non lo sa. Sa solo che quando quel pomeriggio, tra un'attività e l'altra, lei e Mike si sono guardati, l'ha visto veramente. Come per la prima volta. Ha visto i suoi occhi scuri, come la scrutavano. La sua pelle morbida, il suo fisico asciutto e snello.

«Tivadivenireadunpicnicconmestasera?»

Tina sobbalza, spaventata. Si gira e c'è Mike, con le guance in fiamme, lo sguardo puntato sulle sue scarpe nuove. Tina inarca un sopracciglio, adesso confusa.

«C-che cosa hai detto?» chiede. E non è il suo solito balbettare, quello che ha usato per non farsi avvicinare mai da nessuno, ad eccezione di Artie, lo sfigato del primo anno in sedia a rotelle. E, adesso, anche gli altri del Glee. Mike compreso.

«Ti, ehm- no niente.» Mike, con un fluido movimento, si volta come piroettando e si allontana a grandi passi. Tina lo rincorre, lasciando il suo gruppo, quello dei bambini più piccoli a cui lei insegna canto. Afferra Mike per la spalla e lui si gira.

«Ehi, dimmi!» lo blocca lei, scrollando le spalle e sorridendo incerta, guardandolo da sotto le ciglia. Mike deglutisce e poi, raccogliendo coraggio, ripete: «Ti va di venire ad un picnic con me, stasera?» chiede. Tina sobbalza, e poi sorride ancora di più. Annuisce vigorosamente, incapace di pronunciare parole.

Tina, quella sera, raggiunge Mike sulla pianura dietro le casette. C'è una tovaglia a quadretti e c'è un cestino di vimini intrecciato, come nei film. Tina arrossisce. Indossa uno dei suoi migliori abiti, giallo canarino. Mike ha un cappello di paglia ed è più bello che mai.

«Ciao» sussurra Tina, sedendosi sulla tovaglia.

Mike la guarda.

«Sembri una dea» mormora. Tina ride, scuotendo la testa, ed è un attimo, in cui Mike si avvicina, stringendola in un abbraccio. La bacia, e Tina gli rotola addosso, con uno svolazzo del vestito.

Ed è certa, in questo momento, di vedere Mike. Di vederlo davvero. Di capirlo, mentre si baciano dolcemente distesi su una coperta, con un cestino ormai dimenticato al fianco.
 

And the first time ever I lay with you
I felt your heart so close to mine


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«Lopez, che cosa credi di fare? Non sei il capitano, e solo perché Ginny oggi ha irrispettosamente mancato all'allenamento non implica il fatto che tu possa salire in cima alla piramide, sacco di melma messicana!» grida Sue, dal suo megafono. Santana, incredula, scatta all'indietro rischiando di cadere. Una delle ragazze che sta più in basso la prende al volo. Santana non la degna di uno sguardo, correndo a raggiungere la coach.

«Coach Sylvester, io credevo che-»

«Nessun credevo, Lopez! Duecento piegamenti, e poi continueremo. Sì, sei tu a rallentare i nostri allenamenti. Questo come ti fa sentire?» nonostante Santana sia a pochi centimetri da lei, Sue utilizza nuovamente il megafono, facendole tappare le orecchie e in modo che tutti possano sentirla. Qualcuna delle altre matricole ridacchia, e prima di sdraiarsi per i piegamenti Santana le fulmina con lo sguardo. Stringe i denti per non piangere come una sfigata, dopodiché esegue l'ordine. Quando si rialza una biondina tutta pepe le tende la mano, sorridendo. Ha un lampo malvagio negli occhi verdi.

«Io sono Quinn, Santana giusto?» chiede, continuando a sorridere in modo inquietante. Santana mugola di disappunto, senza afferrarle la mano.

«Che c'è, vuoi ridere di me pure tu?» chiede, avanzando di un passo e piegando la testa di lato.

«Oh, no!» Quinn ridacchia «Volevo solo farti i miei complimenti. La Holles non mi sta esattamente simpatica, e tu hai fatto bene a prenderne il posto» le strizza l'occhio, per poi allontanarsi facendo ondeggiare la minigonna rossa fiammante.

Santana ghigna, continuando gli allenamenti un po' più tranquillamente.

«Ho vinto campionati Nazionali con questa squadra per anni ed anni di fila!» grida ancora Sue dal suo megafono, a fine allenamento. «Se voi, stupidi marmocchi, oserete farmi perdere quest'anno, giuro che vi renderò le vite un inferno. Un inferno!» urla, più forte.

Santana rotea gli occhi, lanciandosi uno sguardo con Quinn. Si sorridono, glaciali ma complici.

Quando torna nello spogliatoio Santana si precipita al suo armadietto, sfinita. Dentro ci sono i suoi vestiti puliti, l'asciugamano e il necessario per una doccia. Getta la roba sulla panca, e poi, lanciando un'ultima occhiata all'armadietto ormai vuoto, chiude lo sportello. Solo in quel momento coglie l'immagine di una ragazza, al suo fianco, non molto distante da sé. È alta, bionda, ed ha un viso dolce ed innocente. Ha un asciugamano rosso attorno al collo, e prende una borraccia dall'armadietto. Si gira a sua volta, avvertendo lo sguardo di Santana su di sé. La latina rimane immobile, incredula. Perché la bionda le sorride. Le fa un cenno leggero con la testa, un lampo malizioso negli occhi chiari e limpidi. Santana non l'ha mai notata, ma adesso la sua attenzione è tutta su quel sorriso splendente. Vorrebbe gridarle contro qualcosa, vorrebbe urlarle “Ehi, ti prego, non farmi sentire così! È già difficile fingere con nessuna che mi piace, non mettertici pure tu.”
Invece, incertamente, sorride. La bionda allarga il suo sorriso, attaccandosi alla borraccia e creando pensieri poco casti nella mente di Santana. La latina deglutisce e, quando la bionda chiude il suo armadietto e si allontana verso le docce, tira un sospiro di sollievo.

Che cosa le ha fatto, quella ragazza?, si chiede, mentre il cuore sembra volerle uscire dal petto per gettarsi ad abbracciare quello dell'altra.
 

And I knew our joy would fill the earth
And last till the end of time my love
It would last till the end of time my love


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Mercedes è seduta sugli spalti, davanti al campo da football. È il primo giorno, quell'anno di scuola, e Rachel ha insistito per andare a vedere Finn allenarsi. C'è anche Tina, che chiacchiera con Rachel animatamente, ridacchiando. Rachel, ovviamente, è contenta di chiacchierare, ma Mercedes si rende conto che preferisce guardare il suo adorato Finn, sudato e puzzolente, mentre si getta su altri ragazzi e rincorre un pallone vagamente ovale.

«Cedes, ti ricordi quando credevi che Kurt fosse etero?» Tina ha proprio la lingua svelta, quel giorno. Mercedes alza gli occhi al cielo, sbuffando.

«Per l'ennesima volta: ero così presa dall'idea di avere un ragazzo da non essermi resa conto-»

«Di cosa?» la interrompe Rachel, distogliendo per un attimo lo sguardo dal campo «Delle maglie lunghe come vestiti, dei capelli laccati, o-?»

«Okay, Rachel! Avrei dovuto rendermene conto, lo so. Ma-»

«Niente ma» la interrompe Tina, ridacchiando.

La coach, in mezzo al campo, si mette a gridare qualcosa conto Puck – cosa non nuova – e il ragazzo grida di rimando, dimenando le braccia. Si toglie il casco e lo getta a terra, furioso. La coach grida ancora, ed indica un ragazzo che Mercedes non individua bene: è biondissimo, questo lo vede, sì. Puck digrigna i denti, mettendosi da un lato e lasciando il suo posto al ragazzo nuovo. Finn si avvicina al suo migliore amico, dicendogli qualcosa e posandogli una mano sulla spalla, rassicurante. Puck sembra calmarsi.

Il ragazzo biondo, intanto, ha iniziato a rincorrere la palla, e gli altri rimangono increduli. A Mercedes non sembra una cosa interessante, ma c'è quel misterioso ragazzo biondo che non ha mai visto. E – diamine! - quello è un bianco, è nella squadra di football e quindi popolare. Mercedes non ha nemmeno visto il suo viso. Si sistema il cappello sulla testa e ride distrattamente ad una battuta squallida di Rachel.

Proprio in quel momento la squadra applaude il ragazzo nuovo, che sorride largamente, avvicinandosi agli spalti per tornare negli spogliatoi. L'allenamento è finito. Sia il ragazzo biondo sia Mercedes sono a metà di una risata, quando i loro sguardi si incrociano.

Il ragazzo biondo sembra muoversi a rallentatore, mentre il suo sorriso si allarga, gli occhi azzurri splendenti puntati in quelli neri di Mercedes. “Ha una bocca enorme” pensa in una qualche parte incerta nella sua testa Mercedes, ma la sua attenzione è tutta sugli occhi del ragazzo. Sorride di più a sua volta, chinando lo sguardo e poi rialzandolo.

La sta ancora fissando, ed è stupendo.

























































ANGOLO DI ONE
Questa è una piccola os senza pretese, che mi è venuta in mente mentre, guardando l'episodio "Sì/No", della terza stagione di Glee, le ragazze hanno cantato questa canzone. Ed ho detto: "Perché non scriverci una ff?"
Non è una delle mie migliori, e sinceramente avevo in mente di fare qualcosa di più, ma ne è uscito questo, e me lo faccio bastare.

One
  
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