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Autore: Soul of Paper    08/08/2014    6 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice: prima di tutto mi scuso per il ritardo ipervergognoso, ma sono stata via in viaggio di lavoro per due settimane e il tempo di scrivere in quel periodo è stato assolutamente inesistente. Adesso sono in vacanza quindi ho parecchio tempo libero per scrivere e i prossimi aggiornamenti dovrebbero essere molto più frequenti. E in tal proposito, in origine avevo in mente un punto ben preciso dove far finire questo capitolo ma, essendoci molte “scene” complicate stava diventando davvero, davvero lunghissimo persino per i miei standard. Per questo motivo ho deciso di dividerlo in due capitoli. Il primo è quello che trovate qui di seguito e che ha un suo filo conduttore dall’inizio alla sua conclusione. Il secondo capitolo che è ancora più lungo di questo è praticamente concluso, mi manca solo da terminare di scrivere la complicatissima scena finale, ma dovrebbe quindi arrivare tra pochi giorni, diciamo verso martedì, giusto il tempo di dare un po’ di respiro tra un capitolo e l’altro e concludere il secondo come merita. Vi ringrazio per la pazienza e vi do appuntamento alle note finali.
 



Capitolo 37: “Trust”



 
Marchese era arrivato di corsa, pieno di speranza sul fatto di riuscire a ritrovare Ilenia, colpevole o innocente che fosse, pronto ad entrare in azione e invece… c’era ben poco da fare.
 
Non riesce a togliere gli occhi di dosso da quel cadavere e, anche se non l’avrebbe mai immaginato, si trova a rimpiangere i tempi in cui lui e l’uomo riverso sul volante erano due ragazzi, i tempi in cui recuperare la telecamera di Sammy sembrava un problema della massima importanza. I tempi in cui Ilenia Misoglio era solo una ragazza timida e cicciottella, la migliore amica di quella che era convinto fosse il grande amore della sua vita e che lo sarebbe stato per sempre. Era un mondo così bello, semplice e pieno delle certezze granitiche dell’adolescenza, quando pensi davvero di poter avere il mondo e il futuro nelle tue mani, quando è tutto bianco o nero.
 
Mentre ora l’unica certezza che ha è quella di non avere più certezze, nemmeno una. E non può fare a meno di chiedersi chi sia realmente Ilenia Misoglio.
 
“E ora che facciamo?” chiede rivolgendosi a Gaetano, sentendosi perso, avendo bisogno di qualcuno che decida e pensi per lui.
 
“Chiama De Matteis e fai venire qui anche gli agenti della scientifica… Avete toccato qualcosa?”
 
“No, ho aperto la porta con la spalla, non ho toccato nulla,” lo rassicura Marco con un sospiro, continuando a guardarsi intorno.
 
“E dovete anche chiamare i veterinari per questi poveri cani e magari dare loro almeno un goccio d’acqua. Poca però, se no rischiano di stare ancora più male,” si inserisce Camilla che, insieme con Tom aspetta oltre all’uscio della porta aperta della stalla, “sentite, non posso proprio entrare? È ridicolo stare qui fuori così.”
 
“Assolutamente no,” rispondono all’unisono Gaetano e Marco, guardandosi poi con aria sorpresa.
 
“Va bene, va bene, come non detto. Però, se posso almeno parlare, direi che prima di chiamare i rinforzi forse è il caso di dare un’occhiata nella casa,” risponde Camilla sollevando gli occhi al cielo.
 
“Assolutamente no,” ribadisce Gaetano, con tono fermo e severo, “rischiamo di contaminare troppo la scena del crimine: già qui non ci saremmo dovuti entrare e non devono assolutamente trovare nostre tracce, se no è finita.”
 
“Ma Marchese potrà pure fare un sopralluogo, no? Intanto che arrivano i rinforzi… E anche tu Gaetano sei un poliziotto, sai benissimo come muoverti per non contaminare le prove,” fa notare Camilla, aggiungendo poi, guardandolo negli occhi, “noi possiamo anche rimanere fuori, Gaetano, ma a questo punto non abbiamo altre piste, siamo ad un punto morto e bisogna rintracciare Ilenia a tutti i costi. E, con tutto il rispetto per De Matteis e per Mancini, mi fido molto di più dei tuoi occhi che dei loro.”
 
“Ma le porte sono chiuse con lucchetti e non possiamo di certo forzarli noi. E ti ringrazio per la fiducia, Camilla, ma non sono ancora in grado di volare e per le impronte di scarpe un conto è la pavimentazione in cemento della stalla, un conto potrebbe essere quella della casa. E poi basta un capello e finiamo nei guai.”
 
“Per questo posso risolvere io: ho in auto i copriscarpe e le cuffie usa e getta,” si inserisce Marchese, sfidando la sorte e l’occhiata del vicequestore, “e poi ho fatto fin troppo in fretta, non è credibile che sia già riuscito a parlare con i punkabbestia e a venire fin qui. Dobbiamo prendere un po’ di tempo e possiamo sfruttarlo in qualche modo.”
 
“E perché non te li sei portati dietro subito i copriscarpe e le cuffie? Ci sarebbero già potuti essere utili,” sospira Gaetano, sentendosi come se delle miccette gli esplodessero nel cranio.
 
“Perché pensavo di dover fare un’irruzione, non un’ispezione…”
 
“D’accordo, diciamo che ve la do per buona. Resta il problema dei lucchetti: come pensate di aprirli? Perché di forzarli prima che arrivino quelli della scientifica non se ne parla.”
 
“Se riesco a trovare le chiavi voi andate a vedere?” domanda Camilla con quello sguardo che Gaetano conosce benissimo, che è una sfida e un patto insieme.
 
“Va bene, libera di provarci. Ma non toccare niente, intesi?”
 
“D’accordo, d’accordo,” sospira Camilla, felice di poter evitare di rimanere lì fuori come una bella statuina, “tu intanto Marchese puoi dare un po’ d’acqua a questi poveri cani? Ci sono delle ciotole fuori vicino alla fontanella. Stai attento a non avvicinarti troppo, però: sono affamati e potrebbero essere aggressivi. E poi vai a recuperare i copriscarpe e le cuffie in macchina. Penso che vi serviranno.”
 
“Agli ordini, prof.!” risponde il ragazzo, scuotendo il capo con un mezzo sorriso divertito, grato per avergli dato qualcosa di pratico da fare per distrarsi ed evitare di impazzire. Ma del resto la prof. è sempre stata in grado di leggergli dentro e di capire i suoi stati d’animo e di cosa avesse bisogno, molto più di quanto sia mai riuscito a fare lui stesso.
 
“Ma certo che non ti arrendi proprio mai,” sospira di rimando Gaetano, per nulla stupito, uscendo dalla stalla e seguendola verso le porte del cascinale, esasperato ma al tempo stesso in fondo – in fondo ammirato, come sempre.
 
Perché è questa la Camilla di cui si è innamorato, quella che gli ha sempre tenuto testa, lottando con le unghie e con i denti per difendere quello a cui tiene. E un retrogusto amaro in bocca invece gli ricorda che è proprio questo il cuore del problema: quello a cui lei tiene di più, o forse quello a cui non tiene evidentemente abbastanza.
 
“Cosa speri di trovare?” le chiede, mentre la vede abbassarsi per osservare meglio il lucchetto senza toccarlo.
 
“Vedi? C’è della terra vicino alla serratura, forse anche nella serratura…”
 
“Siamo in aperta campagna, Camilla, direi che è normale che ci sia terriccio in giro…”
 
“Ma non nella serratura di un lucchetto, a meno che venga buttato per terra quando è inutilizzato ma… tu lo faresti? Invece-“
 
“Invece forse c’è una chiave nascosta da qualche parte qui in giro, che sarebbe anche un classico, ma in un posto del genere?”
 
“Siamo in campagna e questo è il genere di abitazione che dubito attiri i ladri, Gaetano,” commenta Camilla, guardandosi intorno.
 
“Questo è vero ma… Tu lasceresti la chiave in giro dopo che… è successo quello che è successo?” chiede, dubbioso, guardandola negli occhi.
 
“Non so… mi sembra evidente che chi ha ucciso Marcio non pensava di tornare qui. E ha abbandonato i cani a morire ma nascosti al coperto, in modo che nessuno potesse vederli. La macchina è ritirata al chiuso e qui  è tutto serrato, come a non voler dare nell’occhio…”
 
“Quindi tu pensi che Ilenia si sia premurata di fare in modo che un passante occasionale non notasse nulla di strano nel casale ma che non pensava che qualcuno sarebbe mai venuto qui a verificare? Che non pensava che qualcuno avrebbe mai ricollegato questo casale con l’omicidio dello Scortichini, con lei e il punkabbestia? Che forse qualcuno ci sarebbe capitato per caso prima o poi, qualche sbandato magari, ma tra mesi e mesi quando la maggioranza delle possibili prove sarebbero andate perdute e la traccia sarebbe stata ormai fredda?” deduce, dovendo ammettere che l’ipotesi in effetti è plausibile. Loro erano arrivati qui per puro caso, perché erano stati fortunati a rintracciare proprio Ginger e perché Ginger sapeva qualcosa che non avrebbe mai dovuto sapere.
 
Perché gli unici che dovevano sapere dell’esistenza del casale erano..
 
“Esatto, ma non so se si tratti di Ilenia… tu credi veramente che lei avrebbe mai abbandonato quei cani a morire di fame e sete? Io non ci posso credere…” sussurra Camilla, guardandolo con un’espressione incredula e smarrita, mentre Gaetano nota un tremore che le percorre la spina dorsale.
 
“Camilla, con tutto il rispetto per i cani, credo che forse sia il meno tra tutto quello di cui evidentemente Ilenia è stata capace e penso che tu debba entrare nell’ordine delle idee che l’Ilenia che credevamo conoscere non esiste ma è solo una bravissima attrice, oltre che una delle assassine più lucide, calcolatrici e spietate che abbia mai conosciuto nella mia carriera. Anche perché chi altri avrebbe potuto uccidere Marcio, me lo spieghi?”
 
“Non lo so… ma… il Vecchio, ad esempio. Dov’è? Che fine ha fatto? Se questo è il suo cascinale e Marcio è morto sicuramente da due giorni… dov’era il Vecchio in tutto questo?” gli domanda, aggrappandosi ad ogni flebile speranza per poter evitare di accettare una verità che il suo cervello si rifiuta di assimilare, esprimendo ad alta voce il quesito che ronzava anche nella mente dell’uomo da un paio di minuti.
 
“Non lo so nemmeno io, Camilla, ma chi pensi che sia più probabile che abbia ucciso Marcio? Un vecchio contadino amante degli animali che lo considerava come un figlio e che probabilmente se è rimasto invischiato in questa vicenda è stato suo malgrado, per il solo fatto di conoscere Marcio e magari aver offerto rifugio a lui e a Ilenia, o la persona che aveva il movente più forte per volere morto lo Scortichini e che aveva le conoscenze necessarie per programmarla e farla sembrare un incidente? La persona che ha evidentemente pianificato la fuga fin dal primo momento in cui la polizia è venuta a cercarla a casa di tua madre e proprio per questo ha deciso di andarsene in albergo dove non avemmo potuto controllarla, con la scusa del non volerci coinvolgere?”
 
“Va bene, senti, concentriamoci sul trovare le chiavi adesso, al resto penseremo dopo, ok?” propone, sentendo il bisogno di un time-out per assorbire il colpo e tirando un sospiro di sollievo quando lui sembra comprendere e annuisce.
 
“Tu dove la nasconderesti una chiave?” gli domanda, guardandosi intorno nuovamente, finché il suo sguardo si posa su un cordolo basso fatto di pietre che circonda un’aiuola adibita ad orto che si sviluppa lungo uno dei due lati lunghi del cascinale.
 
Con la coda dell’occhio nota che anche Gaetano sembra aver avuto la stessa idea.
 
Senza parole, si avviano verso le rocce, Gaetano le passa uno dei suoi guanti e cominciano a smuoverle, una per una. Concentrati nel loro lavoro non notano nemmeno Marco e Tom che si sono avvicinati per assistere alla loro discussione e a quella scena.
 
“Forse ci siamo,” esclama Camilla, sentendo una roccia che si smuove molto di più delle altre. E il luccichio del metallo le conferma che la sua intuizione era giusta.
 
“Ecco qui,” proclama, posando le due chiavi nel palmo guantato di Gaetano, con quell’espressione soddisfatta che l’ha sempre fatto impazzire e che non può evitare di provocargli un moto di orgoglio e una voglia di levargliela con un bacio che però uccide sul nascere.
 
“Avete trovato la chiave?” domanda Marchese, tornato con quanto richiesto più due torce elettriche.
 
Lui e Gaetano indossano copriscarpe, cuffie e guanti e poi aprono il lucchetto della porta anteriore.
 
“Voi rimanete qui e state fuori dalla stalla e non toccate niente, per favore,” prega Gaetano, guardando Camilla dritta negli occhi.
 
“Tranquillo, Gaetano, voi pensate solo a fare quello che dovete fare, ok?” lo rassicura mantenendo lo sguardo nel suo per fargli capire che è sincera.
 
E così i due poliziotti entrano, mentre Marco, Camilla e Tom rimangono fuori ad aspettare.
 
“Fa sempre così? O è perché ci siamo anche noi?” domanda Marco dopo un attimo di silenzio.
 
“Così come?”
 
“Come se dovesse tenerti alla larga dai guai, come se tu fossi una specie di pazza spericolata, un po’ come tratta me, in effetti,” spiega Marco con un sospiro, “avevo capito che collaboravate alle indagini, ma mi chiedo come sia possibile, ansioso com’è.”
 
“Veramente mi sembra che anche tu mi abbia quasi assordato quando poco fa ho chiesto se potevo entrare in quella stalla,” replica Camilla con un sopracciglio alzato, “e comunque… in effetti forse oggi è più apprensivo del solito, sia perché ci siete voi, sia perché non è lui che gestisce queste indagini e non vuole che tuo fratello sappia che siamo stati qui, sia perché… diciamo che l’ultimo caso in cui gli ho dato una mano è quasi finito in tragedia per me e per lui. Ho fatto un’idiozia e ci hanno presi come ostaggi a casa mia e poi tu-”
 
“E poi io gli ho raccontato di quando ti hanno presa in ostaggio nel caso di Irina e questo ha peggiorato le cose, giusto?” deduce Marco con un sospiro, ricordando benissimo la reazione dell’altro uomo.
 
“Sì, in effetti sì,” ammette Camilla, ricambiando il sospiro, per poi aggiungere, dopo un momento di riflessione, “e comunque, vedi, Marco, tra me e Gaetano c’è sempre stata una serie di regole non dette e non scritte. Diciamo che le scene di crimini volenti, salvo mi ci trovassi in mezzo senza poterlo evitare, per me sono sempre state off-limits, idem le irruzioni e le azioni di polizia. E, sinceramente, credo che sia giusto così: non è che l’idea di trovarmi di fronte a cadaveri di morti ammazzati mi alletti molto, né quella di farmi sparare addosso o… di dover assistere in disparte mentre lui entra in azione, sapendo che non posso farci niente. Ci sono cose che in fondo, nonostante la mia curiosità, preferisco anche io non dover vedere e Gaetano questo l’ha sempre capito, anche se forse adesso dopo gli ultimi avvenimenti ha… ha paura di essersi sbagliato, di non avermi capita fino in fondo. E per questo è più protettivo e ansioso, anche se non ne ha motivo.”
 
“Perché lui invece ti ha sempre capita fino in fondo?” le domanda con tono agrodolce in un chiaro riferimento a quello che lei gli aveva contestato la sera prima, al fatto che durante la loro relazione lui non fosse mai stato capace di comprenderla al cento per cento, che in fondo non la conoscesse davvero.
 
“Gaetano ha sempre avuto la capacità di capirmi meglio di chiunque altro e mi conosce forse meglio di quanto mi conosca io stessa. Non so se sia merito o colpa di qualcuno: è sempre stato così e basta,” ammette Camilla, guardandolo in un modo che gli fa capire quanto sia dispiaciuta per aver fatto quel commento, ma che ciò non toglie che sia la verità.
 
“Però qualcosa è cambiato in questi giorni, no?” le fa notare Marco con tono e con uno sguardo indefinibili.
 
“Da parte mia no e non credo nemmeno da parte sua. I malintesi succedono, dobbiamo solo chiarirci: io e Gaetano ne abbiamo dovute affrontare e superare tante da quando stiamo insieme, per non dire da quando ci conosciamo, e supereremo anche questa,” replica Camilla, decisa, anche se non è sicura se stia cercando di convincere lui o se stessa.
 
Marco la osserva sempre in quel modo enigmatico e malinconico insieme, fissando il suo sguardo nel suo come se volesse leggerle dentro.
 
“Se ci fosse stato Gaetano al mio posto… non l’avresti mai mollato in mezzo ad una strada, non è vero? Non saresti mai tornata con Renzo,” proclama infine, interrompendo il silenzio, in quella che più che una domanda sembra un’incrollabile certezza.
 
Camilla spalanca la bocca e gli occhi, sorpresa, sorpresa non solo per le parole di Marco, ma soprattutto perché è qualcosa a cui non aveva mai pensato prima, ma le basta una frazione di secondo per rendersi conto che è vero, che Marco ha colto perfettamente nel segno.
 
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“Come faceva a viverci qualcuno qui? Mi sembra che questo posto possa cadere a pezzi da un momento all’altro!”
 
Gaetano si limita ad annuire, muovendosi lungo il corridoio impolverato e pieno di ragnatele: avevano appena fatto passare una cucina piccola e sporca, un bagno in condizioni improponibili e uno sgabuzzino pieno di attrezzi, cibo per cani e mangime per le galline.
 
“Non ci resta che il piano superiore…” commenta Gaetano, facendo segno verso le scale e cominciando a salire i gradini, testandoli uno a uno per verificare che reggano il peso, mentre il legno protesta con mille scricchiolii.
 
Con un cenno si avvicinano alla prima porta sulla destra e Gaetano la apre. Una stanza da letto con una vecchia rete e un materasso malconcio, niente lenzuola. Un armadio ma niente vestiti.
 
“Qui qualcuno ha ripulito la stanza,” proclama Gaetano, guardandosi intorno: può ancora vedere dei segni nella polvere dell’unico comodino.
 
“Già…”
 
“In fretta e furia, direi,” aggiunge poi, chinandosi quando vede un bottone per terra e una cintura da uomo sul fondo dell’armadio, “quando arriva De Matteis devi insistere perché faccia analizzare questa stanza dalla scientifica, Marchese, ci potrebbero essere ancora delle tracce. Fibre, capelli e quindi magari del DNA.”
 
“D’accordo.”
 
Tornano nel corridoio ed entrano in un’altra stanza: un bagno più grande di quello del piano di sotto e decisamente più pulito, fin troppo pulito.
 
“Candeggina… maledizione!” esclama Gaetano, riconoscendo l’odore acre che impregna la stanza chiusa, “temo che negli scarichi non troveremo niente… fai controllare lo stesso ma… dobbiamo sperare che ci sia qualche traccia in un posto meno visibile: sul pavimento, dietro al wc…”
 
“Sì…” sospira Marchese, sentendosi come spaesato: se è stata Ilenia a ripulire la casa ha pensato davvero a tutto.
 
“Ed ecco qui la fluoxetina,” sospira di rimando Gaetano, aprendo uno degli armadietti del bagno e trovandolo pieno di scatole di prozac, “codice a barre staccato, non rintracciabili.”
 
“Però mi sembra una quantità ben superiore a quella che Ilenia avrebbe potuto accumulare facendo la cresta sul prozac della madre,” fa notare Marchese, dato che la quantità di farmaco è davvero notevole e avrebbe potuto insospettire qualunque medico curante.
 
“O la madre non lo prende regolarmente o magari se l’è fatto procurare da Marcio… o dal Vecchio, ovunque egli sia in questo momento…”
 
“Già… dov’è il Vecchio?” mormora quasi tra sé e sé Marchese, guardandosi intorno: ogni traccia del proprietario sembra essere stata completamente cancellata o quasi. Per ora avevano trovato solo quella cintura.
 
“E qui ci sono degli anabolizzanti,” commenta poi con un sospiro, aprendo un altro armadietto, “e questa è decisamente roba venduta sottobanco.”
 
“Perché tenere anche gli anabolizzanti qui? I cani li dopava già lo Scortichini…” fa notare Gaetano, facendo scorrere rapidamente le scatole, aggiungendo, dopo un attimo di riflessione, “la marca è la stessa che usava lo Scortichini?”
 
“Sì… sì, in effetti sì, infatti li ho riconosciuti subito,” conferma Marchese, stupito, “ma come ha fatto a…”
 
“Sai, Marchese, forse quei cani lì fuori avevano un ruolo ben preciso. Non erano solo cani di un vecchio contadino o parte di una specie di… eredità spirituale di Black o cose simili…”

“Che vuol dire?”
 
“Che forse erano delle cavie per testare gli effetti del mix di farmaci sui cani. Non mi stupirei se fossero ex cani da combattimento…” sospira Gaetano, sentendo sempre più freddo ad ogni secondo che passa, “bisogna far fare loro delle analisi, vedere se hanno assunto questi farmaci e in quali dosi.”
 
“Ma… ma oltre che crudele è pericoloso: è come tenersi in casa tre bombe ad orologeria e poi… se erano i cani del Vecchio, lui avrebbe acconsentito ad una cosa del genere? Capisco che Marcio e… e Ilenia avrebbero potuto avere tanto rancore nei confronti dello Scortichini, ma… che ruolo aveva quest’uomo in tutto questo? E dov’è?”
 
“Non lo so, Marchese, ma dobbiamo scoprirlo. Sia che fosse complice di Ilenia e Marcio, sia che fosse del tutto inconsapevole… potrebbe essere in pericolo, se non gli è già successo qualcosa…”
 
“Lei pensa sul serio che…” lascia in sospeso la frase Marchese, incredulo, mentre la voglia di vomitare si fa sempre più forte.
 
In silenzio fanno passare gli altri armadietti del bagno, tutti vuoti.
 
“Ma perché buttare tutto il resto e lasciare i farmaci qui?”
 
“Non lo so, Marchese, forse il resto è più facile da smaltire: cassonetti dell’immondizia o cassoni dell’Humana. I farmaci hanno uno smaltimento speciale e un quantitativo simile gettato da qualche parte avrebbe potuto attirare l’attenzione. E come diceva Camilla, e credo abbia ragione, dubito che qualcuno si aspettasse che trovassimo questo cascinale, non a breve almeno. Una specie di nascondiglio perfetto.”
 
Marchese si limita ad annuire mentre escono dal bagno e si avviano verso l’ultima stanza.
 
“Dio mio!” non può evitare di esclamare, lo stomaco ormai sottosopra.
 
Gaetano invece è ammutolito, completamente ammutolito, perché la scena che gli si presenta di fronte è degna di un film americano con tanto di agenti del FBI esperti di profiling.
 
La stanza è di medie dimensioni, con un'altra rete ed un altro materasso consunto, poco più di una brandina. Una cassapanca e un tavolo con due sedie completano l’arredamento.
 
Ma ciò che spicca sono le pareti: completamente tappezzate da articoli di giornale, foto, post-it, tutti riguardanti il caso di Black e lo Scortichini. Il processo, la scarcerazione, foto di lui con i suoi cani, foto di lui per strada, appunti su orari, abitudini, sui cani.
 
“A questo punto il Vecchio non poteva non sapere,” commenta Marchese non appena ritrova l’uso della voce, sebbene tremante e incerta.
 
“No, infatti, non poteva non sapere,” conferma Gaetano con voce roca, sentendosi come se qualcuno gli avesse tirato un pugno alla bocca dello stomaco, “dobbiamo capire se è vivo, Marchese, bisogna trovare lui e Ilenia, subito. È… è molto peggio di quanto pensassi e… se la scientifica non trova niente, non abbiamo niente in mano, neanche un indizio su dove possano essere finiti, maledizione!”
 
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“Lo immaginavo…” sospira Marco, la consapevolezza che legge sul volto di Camilla più efficace e convincente di qualsiasi risposta.
 
“Mi dispiace, Marco,” risponde Camilla, sentendosi in imbarazzo, ma non potendo mentire o dissimulare. Se Gaetano non si fosse trasferito, se l’avesse rincontrato durante la prima separazione da Renzo le cose sarebbero andate molto diversamente, ne è sicura.

“E di che cosa? Come hai detto tu forse non è colpa di nessuno, anzi, al limite la colpa di quello che è successo è mia,” ammette l’uomo, passandosi una mano tra i capelli e sospirando.
 
“Tua? Come può essere colpa tua? Sono io che-“
 
“No, Camilla, vedi, è che…” la interrompe lui con un altro sospiro, cercando a fatica le parole nel groviglio di idee e pensieri contrastanti che gli ronzano in testa da quando l’ha rivista, “è che… riguardando indietro credo… credo che in fondo me la sia cercata, che ti abbia chiesto di venire a vivere da me per i motivi sbagliati. Non perché non lo volessi, anzi, ma… era troppo presto forse anche per me, ma ho voluto accelerare le cose, metterti fretta perché sentivo che ti stavi allontanando da me, o forse che… non ti stavi avvicinando abbastanza, non come avrei desiderato e… non volevo perderti e probabilmente una parte di me deve aver immaginato che con la convivenza ti sarebbe stato più difficile lasciarmi o che comunque le cose sarebbero migliorate, che vivere insieme ci avrebbe unito, avrebbe reso più profondo il nostro rapporto.”
 
“Cosa?” sussurra stupita, sentendo come se una nuova luce, una nuova consapevolezza si fosse accesa in lei, come se ad ogni parola di Marco riuscisse a riguardare indietro a quel periodo con occhi diversi.
 
“Camilla, ogni volta che c’era Renzo con noi io… mi sentivo quasi invisibile, lui veniva praticamente sempre prima di me, sempre, e quando questo non accadeva avvertivo che non era perché tu davvero lo sentissi, ma perché ti sforzavi di darmi la precedenza, come se ti sentissi in dovere di farlo. Ho provato a convincermi che fosse per via di Livietta, perché Renzo era suo padre, ma anche quando tua figlia non c’entrava le cose non cambiavano. Tu non hai un’idea di quanto ho invidiato il modo in cui mi parlavi di lui, di quando stavate insieme, con così tanta nostalgia, così tanta stima, ammirazione e… amore, nonostante tutto quello che ti aveva fatto con Carmen. Ho pensato tante volte che avrei voluto che tu parlassi così di me con qualcun altro, che avessi con me un rapporto, un legame forte e profondo come quello che avevi avuto con lui e che sentivo che ancora vi univa.”
 
“Marco…”
 
“Quando mi hai lasciato, mi sono detto che l’avevi fatto per Livietta e che… e che Renzo era il grande amore della tua vita, il padre di tua figlia e che nessuno sarebbe mai stato in grado di competere con lui ai tuoi occhi, con quello che avevate costruito insieme in tanti anni, che magari non vi amavate più come prima, ma che alla fine avresti sempre scelto lui, per tutto quello che vi legava, che vi univa e che sarebbe stato così per sempre,” ammette Marco, per poi aggiungere, con una mezza risata amara, “ma la verità è che era la giustificazione più comoda, perché così non dipendeva da me, capisci? E invece vedendoti con Gaetano mi sono reso conto che il modo in cui lo guardi, il modo in cui gli parli e con cui parli di lui, la complicità che avete anche quando discutete è… non è paragonabile non solo con il rapporto che avevi con me, ma nemmeno con quello che avevo sempre invidiato tra te e Renzo. Tu avevi ragione ieri sera quando hai detto che non ti ho mai conosciuta davvero, che non ti ho mai capita, probabilmente perché non ho mai voluto capire, ma ora sono stato finalmente costretto ad aprire gli occhi e a vedere che il problema non era Renzo, non solo, ma che il problema ero io: tu non mi hai mai amato, Camilla, non come amavi Renzo una volta e assolutamente non come ami Gaetano adesso.”
 
“Mi dispiace, credimi che mi dispiace,” sussurra lei di nuovo, sentendosi come un disco rotto e sapendo benissimo che lui ha ragione su tutto, “non avrei voluto che andasse così… tu… tu mi piacevi molto e sei stato molto importante per me, davvero, sei arrivato in un periodo non facile della mia vita e mi hai dato tantissimo, mi hai aiutata tantissimo, molto più di quanto immagini ma…”
 
“Ma non era abbastanza, non per costruire una famiglia con me,” conclude Marco, avendo infine conferma di ciò che una parte di lui aveva sempre saputo.
 
“No, infatti, siamo troppo diversi noi due, vogliamo cose diverse dalla vita, Marco, viviamo la vita in modo diverso e… uno di noi due avrebbe sempre dovuto adattarsi, non saremmo stati felici, non nel lungo termine, almeno,” conferma Camilla sentendosi come se si fosse liberata di un peso, come se avesse fatto pace con uno dei capitoli più ingarbugliati e complicati della sua vita, “mi dispiace solo di non essermene resa conto in tempo per evitarti quello che è successo, ma, per quel che vale, sono sempre stata sincera con te e… mi ero davvero convinta di amarti e che potesse funzionare tra noi, forse avevo un disperato bisogno di convincermene e… non ero in una fase della mia vita in cui brillavo per lucidità ed autoconsapevolezza, Marco, e ti chiedo scusa perché ci sei andato di mezzo tu e non te lo meritavi.”
 
Marco si limita ad annuire, guardandola negli occhi lucidi che riflettono i suoi, provando allo stesso tempo un’incredibile tristezza e un incredibile sollievo.
 
“Posso abbracciarti?” le domanda, le parole che gli sfuggono dalla gola prima di poterle frenare.
 
Per tutta risposta, Camilla gli sorride commossa e lo stringe a sé in un abbraccio liberatorio e catartico, uno di quegli abbracci che sanno di consapevolezza, di perdono, di pace, di un modo di scrivere la parola fine senza rancori, dopo il modo disastroso in cui si era conclusa la loro breve relazione.
 
“Camilla!”
 
La pace viene squarciata da quella voce e da quel tono che Camilla riconosce alla perfezione. Si separa quasi istintivamente da Marco, forse fin troppo in fretta, si volta e lo vede con un’espressione sul volto che riconosce altrettanto alla perfezione: la stessa identica espressione di quando l’aveva trovata in giardino con il questore e la sua maledettissima giacca.
 
Ci mancava solo questa, la classica ciliegina sulla torta a coronare questa stramaledetta vacanza romana. E dire che era partita così bene, ma ora la notte in quel loft le sembra quasi risalire ad una vita fa e non solo a quattro giorni prima. Vedere l’espressione furiosa e delusa sul volto di Gaetano la fa sentire in bilico su un precipizio, come se al minimo alito di vento potesse cadere nel vuoto. La delusione è quello che le fa più male, quello che le fa più paura, perché fino a pochi giorni prima era qualcosa di completamente estraneo al loro rapporto, escludendo l’episodio dell’aggressione dei diamanti. Al contrario, Gaetano l’aveva sempre ammirata, stimata, a volte quasi venerata e ora pensare di poter avere perso tutto questo le è assolutamente insopportabile.
 
Vorrebbe dire qualcosa, ma le frasi che le balenano alla mente, a partire dal più classico “ti posso spiegare: non è come sembra!”, per quanto vere, non farebbero che peggiorare le cose, soprattutto se pronunciate in presenza di altri. Nota con la coda dell’occhio le espressioni imbarazzate sui volti di Marchese e di Tom, che si era fino a quel momento tenuto in disparte.
 
“Forse avrei dovuto essere più specifico quando mi sono raccomandato di non toccare niente,” proclama infine Gaetano con tono sarcastico, fissandola negli occhi.
 
“Che cosa avete scoperto lì dentro?” domanda Camilla, ignorando la battuta e lanciandogli un’occhiata che è una richiesta e una promessa di chiarirsi in privato.
 
“Lì dentro? Molto meno di quanto ho scoperto qui fuori, in realtà,” ribatte tagliente, non lasciando per un attimo il suo sguardo, “diciamo che ho avuto un’ulteriore conferma che a volte le persone che pensi di conoscere non sono affatto come sembrano, anzi.”
 
“Gaetano…”
 
“Scusate, ma, come mi aveva chiesto, dottore, ho già avvertito De Matteis: tra venti minuti saranno qui, conviene che ve ne andiate e alla svelta, prima che vi trovino qui,” interviene Marchese, in un evidente tentativo di cambiare discorso ed evitare un’escalation di questa discussione.
 
E per una volta né Marco, né Camilla se la sentono di protestare o di domandare a Gaetano il motivo di tutta questa fretta nel chiamare “i rinforzi” visto che entrambi vorrebbero soltanto essere da tutt’altra parte.
 
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“Se non vuoi parlarmi, posso almeno farlo io?”
 
Avevano appena lasciato Marco e Tom alla loro auto dopo un viaggio nel silenzio  più assoluto e carico di tensione che si potesse immaginare. Almeno fino a quando erano rimasti da soli perché a quel punto la tensione era, se possibile, ancora peggiorata, con Gaetano che afferrava il volante come se fosse un cavallo imbizzarrito da domare e che fissava la strada con la stessa concentrazione di un neurochirurgo nella più delicata delle operazioni.
 
“Gaetano, per favore…” lo prega, quando non riceve ancora risposta, poggiandogli una mano sul braccio, rigido come un palo, fino a che lui lo sottrae al suo tocco.
 
“Camilla, sto guidando…”
 
“Gaetano, ti conosco da dieci anni ormai e so che sei perfettamente in grado di parlare e guidare allo stesso momento, a maggior ragione di guidare e ascoltare quello che ho da dirti,” ribatte Camilla, mentre alla paura e al dolore comincia a subentrare l’irritazione per questo muro che lui sembra avere eretto nei suoi confronti, impedendole ogni contatto, in tutti i sensi.
 
“E cosa dovresti dirmi, eh? Sentiamo… Cose tipo: non è come sembra, posso spiegarti?”
 
“Lo so che è uno dei peggiori cliché da romanzo rosa, ma è così: con Marco le cose non sono andate affatto come pensi tu, né poco fa, né due anni fa,” proclama decisa, cercando di fargli capire quando è sincera.
 
“Beh, due anni fa non c’ero, ma poco fa sì, Camilla, e vi ho visti avvinghiati in un quadretto degno dei peggiori cliché da romanzo rosa…”
 
“Non eravamo avvinghiati! Ci stavamo solo abbracciando e-“
 
“E quale sarebbe il motivo di questo abbraccio? Vi stavate facendo forza a vicenda e vi stavate consolando per superare il trauma delle scoperte del pomeriggio?” domanda sempre più sarcastico, continuando a guardare dritto davanti a sé.
 
“No, ci stavamo semplicemente chiarendo, Gaetano, e ci stavamo dicendo addio, in un certo senso,” cerca di spiegare, contenendo al massimo il tono di voce e l’irritazione.
 
“Mi sembra che vi foste già detti addio quando l’hai mollato in mezzo ad una strada per rimetterti con Renzo, ma forse mi sono perso qualcosa…”
 
“Appunto, stavamo cercando di riscrivere la parola fine su quel capitolo della nostra vita in un modo più civile e dignitoso per entrambi, di chiarire i motivi per cui era successo quello che era successo, visto che almeno lui mi ha permesso di spiegarglieli!” ribatte, non riuscendo più ad evitare di alzare la voce.
 
“Ne sono felice per voi, anche se mi chiedo quali motivazioni ci possano essere state che potrebbero mai averlo portato addirittura ad abbracciarti in quel modo… A meno che lui non speri che, visti i precedenti, tu cambi idea per l’ennesima volta e gli dia un’altra possibilità!” replica tagliente, accorgendosi subito dal silenzio gelato che riempie l’abitacolo di avere esagerato.
 
“Ferma la macchina,” sibila, bassa, fredda e dura, portandolo finalmente a girarsi verso di lei e vedere quell’espressione così furente e piena di dolore che gli fa sentire come se una lama affilata e rovente lo avesse trafitto e passato da parte a parte.
 
“Camilla…” mormora, cercando di prenderle la mano, ma questa volta è lei a scostarsi, schiacciandosi contro alla portiera come se la sola vicinanza con lui le facesse ribrezzo.
 
“Ferma questa macchina subito! Voglio scendere!” esclama in quello che è quasi un urlo, fulminandolo con lo sguardo.
 
“Camilla, ti prego: è tardi e mancano ancora parecchi chilometri a casa di tua madre e-“
 
“Appunto! E preferisco farmeli in taxi o a piedi: non ho alcuna intenzione di passare un minuto di più a sentirmi trattare come se fossi una… una mignotta della peggior specie e-“
 
“Non devi dirlo nemmeno per scherzo!!” la interrompe sconvolto, sentendosi travolgere dal senso di colpa e frenando infine la macchina, accostando al bordo della strada, “io questo non l’ho mai detto né pensato, MAI e non-“
 
“Ah no?” lo tronca lei bruscamente, non ammorbidendo minimamente il tono, “forse non l’hai detto ma l’hai sottinteso non solo negli ultimi minuti, ma con tutto il tuo comportamento degli ultimi due giorni, e questo mi fa male, Gaetano, da morire. Prima di tutto perché, se permetti, ma da che pulpito viene la predica! Io ho avuto tre uomini negli ultimi vent’anni, mentre tu cambiavi a volte tre donne in venti giorni e hai avuto più conquiste tu di tutti i miei conoscenti uomini messi insieme, ma non per questo mi sono mai sognata di trattarti come se fossi una specie di… di gigolo. E poi soprattutto perché credevo che tu mi conoscessi meglio di chiunque altro e che nessuno più di te potesse sapere che non sono di certo il tipo da gettarmi tra le braccia del primo che passa, da tradire o lasciare qualcuno a cuor leggero, visto che ho resistito al tuo corteggiamento per dieci anni e che prima di iniziare davvero una relazione con te ho voluto mettere in chiaro le cose con Renzo una volta per tutte!”
 
“Non intendevo certo questo, Camilla, non ho mai pensato che tu fossi una… una che si getta tra le braccia del primo che passa, maledizione, ma è proprio perché ti conosco che non ci capisco più niente! Che non capisco come la donna che è riuscita a soffocare i suoi desideri per un decennio pur di non tradire una promessa, sia la stessa donna che ha mollato su due piedi un uomo cinque minuti prima di andare a vivere con lui!”
 
“E allora io cosa dovrei dire, eh? Che non capisco come lo stesso uomo che mi ha corteggiata per dieci anni senza arrendersi mai sia lo stesso uomo che ha mollato la sua fidanzata all’altare senza una spiegazione o che si è sposato e ha fatto un figlio con una sconosciuta nel giro di tre mesi per poi pentirsene? Che non capisco come sia possibile che lo stesso uomo che ora è un padre meraviglioso e premuroso possa avere ignorato quel tesoro di suo figlio per quattro anni? E invece io lo capisco, perché ti conosco, perché ti ho ascoltato e ho compreso le tue motivazioni, Gaetano, e mi sono fidata di te, nonostante tutti i tuoi di precedenti, anche se forse a questo punto ho fatto male!”
 
“Non è la stessa cosa e lo sai anche tu!”
 
“Ah no? E perché? Perché io sono una donna e tu un uomo? O forse perché io ho mollato Marco soltanto davanti a Renzo e non davanti a decine di amici e parenti? O perché ho avuto il buon senso di usare le dovute precauzioni e di non rimanere incinta di Marco dopo poche settimane che ci conoscevamo?” domanda sarcastica e tagliente continuando ad alzare la voce.
 
“Innanzitutto perché io non ho mai amato né Roberta né Eva, Camilla, mentre tu Marco o lo amavi o credevi di amarlo, altrimenti non avresti accettato di vivere con lui e poi-”
 
“Esatto, credevo di amarlo, credevo, ma non lo amavo, altrimenti non sarebbe finita com’è finita tra noi e quindi-“
 
“E quindi è proprio come pensavo, come temevo, Camilla, e qui arriviamo alla seconda e direi fondamentale differenza. La differenza è che io ho mollato Roberta e non sono riuscito ad essere felice con Eva non solo per differenze caratteriali, ma anche e soprattutto perché c’è una sola donna che abbia mai amato nella mia vita, TU, Camilla, e non riuscivo a dimenticarti, non riuscivo a provare per loro quello che provavo e provo per te. Mentre tu hai lasciato Marco perché non riuscivi a dimenticare Renzo! Nonostante tutto quello che ti aveva fatto, è bastato un suo cenno e tu hai mollato tutto per tornare con lui. Capisci qual è la differenza?”
 
“Non… non penserai davvero che… che…” sussurra Camilla, spalancando gli occhi, avendo finalmente colto il cuore del problema anche se non riesce a crederci, non dopo tutto quello che hanno vissuto insieme in questi ultimi mesi.
 
“Sì, Camilla, lo penso… penso che la tua storia con Marco non sia stato altro che un tentativo di rivalsa verso Renzo, una ripicca, chiodo-scaccia-chiodo. Tanto è vero che hai scelto di traslocare con lui proprio quando Renzo doveva partire per New York con Carmen, lo stesso identico giorno! E quando Renzo è tornato ad implorarti, a chiederti scusa, Marco è stato come se non fosse mai esistito: via, finito, cancellato in due minuti! E com’è che è iniziata la storia tra noi due, eh? Quando è iniziata? Io ti ho corteggiata per anni, anche da quando ci siamo rivisti qui a Torino ci sono state mille occasioni in cui avresti potuto cedere e non l’hai fatto. E invece poi hai scoperto che Renzo era stato di nuovo con Carmen e solo a quel punto hai deciso di darmi una possibilità e forse è colpa mia, Camilla, è colpa mia che ti ho fatto pressione, che senza volerlo ho… approfittato di un tuo momento di confusione e di debolezza ma ti amavo e ti amo da morire, Camilla, e non ne potevo più di aspettare. Ma ho sempre pensato che quello che ti aveva fatto cambiare idea fosse stato tutto quello che ci siamo detti a casa di Madame e poi in ospedale e che il nuovo tradimento di Renzo ti avesse dato in un certo senso il ‘via libera’, l’autorizzazione a poter finalmente seguire il tuo cuore senza sensi di colpa. Mentre ora mi chiedo se… anche se in buona fede, inconsciamente, se questa non sia tutta un’altra ripicca, Camilla, un’altra vendetta verso Renzo. E ho paura, maledizione, ho paura! Ho paura che quando Renzo la pianterà di fare l’idiota e di farti la guerra, che quando verrà di nuovo ad implorarti di tornare con lui, che sia fra un giorno o fra un anno, magari se decideremo anche noi di andare a convivere stabilmente o se, che ne so, ci saranno da firmare le carte del divorzio, allora tu ti renderai di nuovo conto che non puoi farlo, Camilla, che non puoi vivere senza di lui. E se già ora non so se riuscirei a sopportarlo, più tempo passo con te, più ti amo e più… un tuo dietrofront mi ucciderebbe, letteralmente, Camilla.”
 
Camilla rimane ammutolita per qualche istante, ancora incredula, con un dolore sordo nel petto che non pare volersene andare.
 
“Io… io non posso credere che dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme… che tu possa avere anche solo il minimo dubbio… dio mio, Gaetano, c’eri anche tu con me in queste settimane! Hai provato anche tu quello che ho provato io, o no? Come puoi adesso anche solo pensare che...? Non ci posso credere!”  mormora, scuotendo il capo, amareggiata.
 
“Lo so, Camilla, lo so e infatti anche io fino a ieri non avevo il minimo dubbio… stava andando tutto così bene tra noi, era tutto così perfetto, nonostante tutti i casini che ci circondano, oltre le mie più rosee aspettative! Il periodo di convivenza con te e con i nostri figli, poi questa vacanza insieme, mi sentivo davvero come se fossimo già una famiglia, mi sentivo a casa e… non mi era mai successo niente del genere, con nessuna, Camilla. Non avevo mai sentito questa… appartenenza con nessuna e pensavo che anche per te fosse lo stesso, che, se in un certo senso stavamo bruciando le tappe, era la conferma che quello che ci unisce da sempre è un sentimento forte, unico ed irripetibile per tutte e due. E invece poi scopro che è la stessa identica cosa che è già successa con Marco, anzi, con lui addirittura parlavate già di matrimonio e avevate deciso di convivere stabilmente e… capisci che anche se so cosa ho vissuto io, cosa ho sentito io in queste settimane, mi viene il dubbio di cosa hai vissuto tu, se… se quello che abbiamo vissuto insieme ha avuto per te lo stesso significato che ha avuto per me o no.”
 
“Non è affatto la stessa cosa che è successa con Marco, Gaetano, per nulla! E, ti ripeto, come puoi non sentirlo nel tuo cuore, come puoi non sentire che è diverso?”
 
“Io non c’ero, non ti ho vista con Marco e-“
 
“Ma c’eri quando stavo con te! Non puoi non aver sentito cosa provavo ogni volta che facevamo l’amore, fin dalla prima volta a quando siamo stati in quel loft pochi giorni fa: momenti che non mi scorderò mai, mai, finché vivo! E non sto parlando di piacere, di sesso, di divertimento, ma di amore, di sentimenti, Gaetano, di sentimenti così forti da scuoterti, da sconvolgerti l’esistenza in meglio. E non puoi non aver sentito cosa provavo mentre… mentre stavamo con i nostri figli, mentre affrontavamo insieme Eva e Renzo e tutti i problemi che ci sono piovuti addosso in queste settimane e che pensavo ci stessero rendendo più forti, Gaetano. Non puoi davvero pensare che sia tutto frutto di una specie di autosuggestione o che sia un’attrice da oscar a tal punto!”
 
“Camilla…” sussurra lui, avvertendo la sincerità, l’amarezza, la delusione e il dolore nel tono di lei e sentendosi un perfetto idiota per aver dubitato di lei, del loro amore.
 
Ricaccia indietro a forza quel demone che gli rode il fegato e l’anima, il demone della paura, della paura di perderla, di perdere quel sogno inseguito per tanti anni e finalmente realizzato, di rimanere di nuovo solo, come era sempre, in fondo, stato per tutta la sua vita, quel demone che ruggisce ancora in un angolo della sua mente e del suo cuore, che ruggisce di non fidarsi, di non illudersi, non di nuovo. E si rende conto che forse per le sue stupide paure, per le sue stupide paranoie, ha rovinato davvero tutto e con le sue stesse mani.
 
“Se ne è accorto perfino Marco che ci ha visti insieme per due giorni, che ti amo da morire, come non ho mai amato nessun altro. Come fai a non accorgertene tu, dannazione?!”
 
“Se ne è accorto Marco?” domanda sorpreso e confuso, “avete parlato di me, di noi?”
 
“Sì, oggi, mentre tu e Marchese eravate in quella casa, mi ha guardata e mi ha detto che era convinto che se ci fossi stato tu al suo posto due anni fa io non sarei mai tornata con Renzo, che non ti avrei mai lasciato come ho fatto con lui. E non ci avevo mai pensato prima ma è così, e mi sono bastati pochi secondi per capirlo. Gaetano, se avessi trovato te a Roma e se le cose tra noi fossero andate anche solo bene la metà di come sono andate in questi ultimi mesi, Renzo avrebbe potuto pure mettersi in ginocchio, prostrarsi per terra e pregarmi per giorni ma non mi sarei mai sognata di tornare con lui, mai. Perché in queste settimane mi hai ricordato cosa vuol dire stare con qualcuno che amo veramente e che mi ama veramente, cosa vuol dire vivere davvero e non accontentarsi di sopravvivere lasciandosi trascinare dall’abitudine, dall’affetto, dal senso del dovere, dai ricordi di qualcosa che non tornerà mai più.”
 
“Camilla, io…” prova a inserirsi, per chiederle scusa ma lei ormai è come un fiume in piena.
 
“Gaetano, hai parlato tu fino ad adesso, ora fammi parlare, per favore, lascia finalmente che ti spieghi cosa è successo con Marco, anche se speravo che non ce ne fosse bisogno,” proclama, la voce ancora dura e tagliente, amara, “in questa specie di… di film assurdo che ti sei creato in testa c’è solo una cosa su cui hai ragione, in parte almeno: è vero, probabilmente, con il senno di poi, il rapporto con Marco è nato come una specie di tentativo di chiodo-scaccia-chiodo ma non nei confronti di Renzo, con cui era finita ormai da due anni, peraltro.”
 
“E nei confronti di chi, allora?” chiede lui, stupito, mentre di nuovo la gelosia si impossessa di lui e si maledice per questo, per questa sua debolezza.
 
“Di te, Gaetano, di te,” spiega lei con un sospiro, scuotendo il capo.
 
“Di me? Ma non ci vedevamo da anni e-“
 
“E mi lasci spiegare, per favore?” gli domanda ancora con un tono che lo zittisce immediatamente, “Gaetano, quando Renzo mi ha lasciata, mi sono sentita morire, ma, sempre col senno di poi, non per la perdita in sé, non solo almeno, né per l’umiliazione o il tradimento. Io e Renzo non andavamo d’accordo da anni e le cose non erano di certo idilliache tra di noi. Mi sono sentita morire perché avevo rinunciato a tutto per cercare di salvare questo matrimonio: al mio lavoro, alla mia città, a mia madre, alle mie amiche e soprattutto a te. Avevo troncato ogni contatto con te, avevo soffocato quello che sentivo, la mancanza che sentivo ogni giorno e ti garantisco che, specie i primi tempi, mi mancavi da morire! Tu non immagini quanto sia stato difficile per me impormi di non vederti più, di non sentirti più. Non immagini quante volte ho preso in mano il cellulare e poi ho ricacciato a forza l’impulso di chiamarti e… avevo avuto bisogno di mettere oltre mille chilometri tra noi, perché se no… non so se ce l’avrei fatta a resistere.”
 
“Camilla…” sussurra lui commosso, sentendosi sempre più uno schifo.
 
“Quando sono tornata a Roma, il primo pensiero è stato quello di cercarti, di dirti che ero libera e che potevo e volevo… che volevo stare con te, finalmente. Ma ho avuto paura, Gaetano: paura che mi avessi dimenticata, che non solo non mi amassi più ma che ce l’avessi, giustamente, con me, per come ero sparita e… e leggere l’odio sul tuo viso… non l’avrei sopportato, Gaetano. Mi sentivo fragile, la mia autostima era sotto la suola delle scarpe dopo quello che era successo con Renzo e non mi sentivo abbastanza forte per affrontarti, per affrontare il rischio di un rifiuto. E così ho aspettato e ho aspettato e più aspettavo e più mi mancava il coraggio, fino a quando è successa quella sparatoria e l’ho vista… l’ho vista come un segno del destino, che era arrivato il momento di rincontrarti, finalmente. Ma lì ho scoperto quello che temevo: che ti eri rifatto una vita, che eri felice senza di me, che io ero solo un ricordo per te. E anche se ti giuro che ero felice per te, dall’altro lato mi sono… mi sono sentita morire, mi sono sentita patetica: tu, Renzo, eravate andati avanti mentre io ero rimasta lì a compiangermi. E allora ho incontrato Marco, proprio lì fuori, proprio al momento giusto, o forse al momento sbagliato, e mi ha affascinata, mi piaceva e… e ho deciso di dare finalmente retta a mia madre, che erano mesi che mi tampinava perché mi trovassi un uomo. Ma credo che il sogno, l’idea, la fantasia di un futuro con te mi avessero sempre frenato. Io non volevo un uomo qualunque, io volevo te, Gaetano e… quando ho capito che questo non sarebbe mai stato possibile, mi sono detta: perché no?”
 
Si guardano per qualche istante, gli occhi lucidi, il dolore e il rimpianto riflesso negli sguardi di entrambi, anche se quello di lei rimane duro e determinato.
 
“Marco… credo che Marco mi abbia attratta perché rappresentava e rappresenta la parte più leggera, più folle e più spensierata di me: quella che vorrebbe girare il mondo, vivere una vita diversa ogni giorno, godersi ogni istante come se fosse l’ultimo, senza pensieri e senza legami. E dopo due anni di uova al tegamino, di stare chiusa in casa a fare la muffa peggio di un’ottantenne avevo bisogno di leggerezza, avevo bisogno di un po’ di follia nella mia vita, Gaetano. Ma io non sono così, io non sono solo quello: ho anche bisogno di certezze, di punti fermi, stabili, amo la mia famiglia, mia figlia e sono legata alle mie radici e alle persone che amo e alle responsabilità che ho nei loro confronti e non posso essere felice senza di loro, o a scapito di loro. Marco questo non lo capisce, non lo concepisce… lui è uno per cui ‘l’amore è eterno finché dura’, mentre io permetto a pochissimi di entrare nel mio cuore, ma se ci entrano, di solito è per sempre. Hai presente il famoso episodio della spiaggia, quello che tanto ti ha fatto ingelosire e preoccupare?”
 
“Come potrei dimenticarmelo…” mormora lui, senza poter evitare per l’ennesima volta la colata di acido nello stomaco.
 
“Sai cos’è successo dopo?”
 
“No, e forse preferisco non conoscere i dettagli,” risponde sinceramente lui, strappandole un mezzo sorriso esasperato.
 
“Beh, te li racconto lo stesso, anche se in realtà c’è ben poco da raccontare: è sparito, Gaetano. Non si è fatto sentire per giorni, se ne è andato a New York, senza dirmi niente e poi è tornato come nulla fosse successo e ci ha pure messo un po’ di tempo a capire perché fossi arrabbiata con lui o perché lo ritenessi inaffidabile!”
 
“Cosa??!!”  domanda lui, incredulo da quanto sta sentendo. Perché la sola idea che qualcuno dopo aver fatto l’amore con Camilla potesse desiderare qualcosa che non fosse stare con lei, in tutti i sensi, gli sembra assurda e inconcepibile.
 
“Sì, e alla fine mi ha confessato di averlo fatto per paura di innamorarsi di me e si è scusato ma… ma è stato il primo di tanti scricchiolii nel nostro rapporto che avrebbero dovuto farmi capire da subito che eravamo troppo diversi e che non era la persona adatta a me. Una volta ha organizzato un viaggio a Parigi per noi due e me l’ha comunicato solo la sera prima della partenza…”
 
“E come hai fatto con Livietta e con il lavoro?”
 
“Appunto! Ovviamente non potevo partire, Gaetano, e questo tu lo capisci, l’hai capito subito, ma lui no, lui non lo capiva e forse non lo capirà mai, anzi, l’ha pure detto a mia figlia, quasi facendoglielo pesare, come se fosse stata colpa sua che non eravamo potuti partire per la nostra fuga romantica. E infatti Livietta Marco non l’ha mai potuto sopportare, mentre con te… ti adora, e lo sai. Marco è intelligente, l’hai visto anche tu, anzi direi proprio che è brillante e ha un grande cuore, è una bravissima persona, ma è abituato a prendere la vita così come viene, giorno per giorno, carpe diem, anche perché ha i mezzi e un lavoro che gli consente di farlo. Io non sono così e probabilmente non lo sarei nemmeno se fossi la donna più ricca del mondo, per me non è la libertà assoluta che fa la felicità, non mi basta.”
 
“Ma perché accettare di andarci a convivere se… se avevi tutti questi dubbi?”
 
“Perché li mettevo a tacere, Gaetano, perché una parte di me aveva bisogno di credere che con Marco andasse tutto bene, che lo amassi e che… che stavo prendendo la decisione giusta. Mi sono lasciata trascinare dal suo entusiasmo e dall’entusiasmo di mia madre e forse… forse sì, da una voglia di rivalsa, dalla paura di rimanere di nuovo sola, dal bisogno di essere di nuovo felice in qualche modo dopo un periodo di buio assoluto e… e ho sbagliato, Gaetano, ho sbagliato e non è un periodo della mia vita di cui vado fiera, perché… non capivo cosa volevo e ho inanellato una serie di errori uno peggiore dell’altro, soffrendo io e facendo soffrire molte altre persone.”
 
“Come quando sei tornata con Renzo?” le chiede, cominciando a capire e sentendosi sempre più cretino per non averlo fatto prima.
 
“Esatto. Gaetano… quando Renzo è venuto da me e mi ha detto che non potevo stare con Marco, che non potevo passare il resto della vita con lui, ho sentito che aveva ragione. E sai perché? Perché quando stavo con Marco mi ritrovavo in continuazione a rimpiangere i bei tempi andati con Renzo, a rimpiangere quello che avevamo, l’affetto, la stabilità, la tenerezza, ignorando ovviamente tutto quello che non aveva funzionato e… com’era finita. Tanto che mi sono convinta che il motivo per cui non potevo essere felice con Marco era che amavo ancora Renzo, ma la verità era che non potevo essere felice con Marco perché… perché non amavo Marco e perché non era la persona adatta a me, né io a lui. Mi mancava qualcosa, la stabilità che avevo con Renzo e l’amore, quello vero, perché comunque Renzo l’ho amato e molto. Ma anche con lui mi mancava qualcosa, Gaetano, e se all’inizio, innamorata com’ero, non me ne accorgevo, negli anni, a lungo andare, è diventato sempre più evidente, soprattutto quando ti ho conosciuto. Perché Renzo è agli antipodi di Marco, lui ha sempre rappresentato la parte più stabile, più pantofolaia e più… tranquilla di me. La parte che vorrebbe vivere in famiglia e per la famiglia, che è prevedibile, stabile, rassicurante, e a volte forse un po’ noiosa… Ma io non sono nemmeno solo quello… Anche se poi, visto quello che è successo con Carmen… pure Renzo evidentemente non è solo casa e famiglia, anzi,” commenta con un mezzo sorriso amaro che non le si riflette negli occhi.
 
“Sai quante volte ho rimpianto quello che avevo con Renzo da quando stiamo insieme io e te, Gaetano? Quante volte mi sono detta: ‘eh, certo però che in questo con Renzo era mille volte meglio’?”
 
“No…” sussurra lui, sentendo una fitta al petto e non essendo affatto sicuro di voler conoscere questa risposta.
 
“Mai, Gaetano, mai! Certo, negli ultimi giorni ogni tanto mi sembrava quasi che tu ti fossi trasformato in Renzo, ma per il resto non ho mai passato un secondo delle ultime settimane a rimpiangere il nostro matrimonio, nemmeno i momenti migliori in assoluto. Perché con te sto davvero bene, Gaetano, o stavo davvero bene, fino a qualche giorno fa, innanzitutto perché tu sei esattamente come me: da un lato hai la disciplina e il senso di responsabilità, del dovere, l’amore per gli affetti più cari, che è così evidente nel tuo lavoro, nel tuo rapporto con tua sorella, con Tommy e dal modo in cui ti sei innamorato di me. E dall’altro hai un lato più… folle, in senso buono, più ribelle e più turbolento, che è probabilmente il lato che ti ha spinto ad iniziare la nostra collaborazione anni fa e che si è sempre espresso in modo eclatante nella tua vita… sentimentale con tutte le tue tante conquiste.”
 
Gaetano è ammutolito di fronte a questa confessione e a questa analisi di Camilla, così lucida e piena di autoconsapevolezza, un’autoconsapevolezza che a lui probabilmente manca. E, come sempre accade, anche se di solito avviene nelle indagini, le cose più oscure e complicate, le cose che lui non riesce a capire assumono una luce diversa e sembrano così dannatamente ed infinitamente semplici e… logiche quando le spiega lei, quando le vede con i suoi occhi. Ma, se di solito è orgoglioso e ammirato delle scoperte di Camilla, ora non può fare a meno di sentirsi inadeguato e pieno di sensi di colpa nei suoi confronti.
 
“E poi… Marco oggi mi ha detto anche un’altra cosa, che mi ha fatto riflettere. Mi ha detto che ogni volta che ero con lui e Renzo nella stessa stanza, davo sempre precedenza a Renzo, sempre. Mentre… e me ne sono resa conto solo oggi, anche quando ero sposata con Renzo, anche se mi ostinavo a rimanere con lui, soprattutto da quando ci siamo ritrovati a Torino, a chi ho praticamente sempre dato precedenza, Gaetano, a discapito di Renzo, della mia famiglia e quindi a volte forse perfino di Livietta?”
 
“A me,” ammette Gaetano, sentendo il cuore e il cervello scoppiargli e martellargli nel petto e nel cranio, “a me… con Tommy, con le indagini… con il caso di Serena… ogni volta che avevo dei problemi… anche anni fa con Nino, con Francesca… a me.”
 
“Già… a te… e sai perché? Perché ti amo, mi sono innamorata di te quasi fin da subito e poi quando sei tornato da Praga e ho cominciato a frequentarti tutti i giorni per via di Nino l’attrazione, l’innamoramento si è trasformato in amore, quello vero, anche se non potevo accettarlo, non ancora, non ero pronta a farlo. E mi dispiace averci impiegato tutto questo tempo, Gaetano, mi dispiace se la mia indecisione ti ha fatto soffrire e se… se ti ha reso così insicuro su noi due, sui miei sentimenti nei tuoi confronti, te l’ho anche detto la prima volta che abbiamo litigato, te lo ricordi?”
 
“Certo, come potrei dimenticarmelo,” annuisce lui, ricordando benissimo la discussione nel suo ufficio, quando aveva davvero temuto che lei volesse già lasciarlo, che si fosse già pentita di loro due.
 
“Ma… speravo che l’avessimo superata, che fossimo andati oltre, Gaetano, di essere riuscita a farti capire con le parole e con i fatti quello che provo per te, anche perché io non posso cambiare il passato, purtroppo non posso farlo. E invece ora mi accorgo che non è così, che siamo ancora esattamente al punto di partenza, e anche se tu mi ami e anche se io ti amo, la fiducia è alla base di un rapporto di coppia, tanto quanto l’amore. Senza la fiducia non si va da nessuna parte e tu… tu nel profondo non ti fidi di me, o meglio, non ti fidi di quello che provo per te e… anche su questo Marco aveva ragione e credimi che mi fa davvero male doverlo riconoscere,” ammette amara e malinconica, mentre Gaetano sente lo stomaco in gola, come in un vuoto d’aria.
 
“Camilla, io mi fido di te, ti credo, credo a tutto quello che mi hai detto, a quello che abbiamo vissuto insieme e ho capito, ho capito di aver sbagliato e di essermi comportato come un idiota, però-“
 
“Per quanto, Gaetano? Per quanto ti fiderai di me? Quanto tempo passerà prima che tornerai ad essere roso dai dubbi, dalla gelosia? Io posso cercare di spiegartelo ancora una, due, mille volte, posso tentare di dimostrartelo in ogni modo, ma quello che conta non è quello che provo realmente io, è quello che senti tu, quello che percepisci tu, le tue paure e a questo punto anche le mie paure. Perché anche io ho paura, anche io mi lego a te di più ogni giorno che passa, anche per me l’idea di perderti è sempre più insopportabile e andare avanti ancora per un mese, un anno, abituarmi sempre di più a tutto questo e poi un giorno, se Renzo dovesse tornare alla carica, come dici tu, o anche solo se io e Renzo dovessimo recuperare un rapporto più civile, o se un altro uomo dovesse avvicinarsi a me, per qualsiasi motivo, scoprire che siamo ancora sempre al punto di partenza, peggio che al punto di partenza, rivivere di nuovo quello che è successo in questi ultimi giorni, la tua freddezza, il tuo risentimento, non… non lo sopporterei, Gaetano. Quindi devi rifletterci molto bene, devi dirmi se davvero, davvero sei convinto che riuscirai ad avere fiducia in quello che provo per te, a credere in noi due, perché se no… se no forse… anche se la sola idea mi distrugge, forse è meglio se ci fermiamo finché siamo in tempo, prima di farci ancora di più del male a vicenda.”
 
Mentre pronuncia quelle parole che non pensava, fino a poche ore fa, che avrebbe mai voluto o potuto pronunciare, si sente come anestetizzata, con la bocca e la lingua impastate, e solo quando afferra la maniglia della portiera, si rende conto di stare tremando come una foglia.
 
Gaetano, dal canto suo, è completamente paralizzato, si sente letteralmente k.o., come se l’avesse appena tirato sotto un tir, ogni singolo muscolo, ogni singola fibra nervosa del suo corpo brucia e duole e protesta.
 
“Credo che abbiamo tutti e due molto su cui riflettere… Ho bisogno di stare da sola per un po’.”
 
La voce di Camilla, bassa e roca, lo raggiunge con qualche secondo di ritardo, giusto il tempo di vederla aprire la portiera e uscire quasi di corsa dall’abitacolo.
 
Altri due secondi, il tempo necessario perché il cervello e le gambe si rimettano in moto.
 
“Camilla, Camilla, aspetta, dove vai?!” urla, scendendo dall’auto senza nemmeno guardare e guadagnandosi una strombazzata di clacson da una monovolume che lo evita per un soffio.
 
Maledicendosi per la sua idiozia parte all’inseguimento ma lei, anche se su gambe tremanti ha già guadagnato terreno ed è riuscita a fermare uno dei tanti taxi che passano di lì. Del resto sono ormai vicino alla stazione.
 
Rimane lì come un ebete a fissare il veicolo bianco che si allontana nel traffico della sera, fino a diventare un puntolino minuscolo e quasi invisibile che svolta ad un incrocio.
 


 
Nota dell’autrice: Ed eccoci qui alla fine di questo capitolo che ha per tema la fiducia e se credete che già qui ci sia tensione tra i nostri due protagonisti, vi garantisco che è una passeggiata di salute rispetto a quello che li aspetta nel prossimo capitolo, di cui vi anticipo già il titolo “the breaking point” perché si arriverà davvero a un punto di rottura, più o meno definitivo, in diverse situazioni. E anche per quanto riguarda le indagini ci saranno nuove (e spero) sconvolgenti rivelazioni. Ci stiamo avvicinando alla fase finale del giallo e di questa rilassante vacanza romana e sono curiosa di sapere cosa ne pensate, se avete idee su chi abbia ucciso lo Scortichini e Marcio e… cosa ne pensate in generale ;). Grazie mille come sempre per la pazienza di avermi seguita fin qui, mi scuso ancora moltissimo per il ritardo e vi do appuntamento a tra pochi giorni con il prossimo capitolo.
   
 
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