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Autore: Faith Grace    08/08/2014    8 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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Viva la Vida
Nei capitoli precedenti

"Ma che diavolo?" scattò Rude "Cloud, per quanto ancora hai intenzione di lasciarli all'oscuro? Questa è una situazione delicata-"
"Dolore immenso, allucinazioni, macchie su tutto il corpo" esclamò Reno alzandosi improvvisamente dal suo posticino sul tavolo su cui era collassato giusto qualche minuto prima "Cosa dirai quando inizieranno ad apparire tutti quei segnali? Non potrai più nasconderlo sotto la scusa dei soli problemi cardiaci, anzi a tal proposito complimentati con i tuoi medici di fiducia perché hanno trovato una patologia che si adatta proprio a pennello. Ma Sephiroth non puoi nasconderlo. Cosa dirai a tuo figlio quando il suo corpo sarà martoriato dal dolore e non avrà più la forza di muovere un dito? L'ennesima scusa, quella delle infezioni, non durerà a lungo" si fermò giusto davanti al biondo, l'alcol in circolo nel suo sistema non sembrava aver inibito le sue capacità di riflessione "E so che vuoi solo proteggere i tuoi cari ma il geostigma non lascia spazio a speranze: se vuole una cosa, se la prende. Proprio come ha fatto con la mia Elena ora sta facendo lo stesso con il cuore di Roxas e presto con tutti i suoi altri organi" sibilò alla fine "Piantala con le menzogne"
"E con Axel come la mettiamo allora?" Cloud riprese le redini del discorso dopo qualche secondo di sgomento "Non mi pare che lui sappia tutto"
"Lui lascialo fuori, la cosa non lo coinvolge in prima persona, e non mi ha mai fatto molte domande quindi in un certo senso mi ha semplificato il lavoro... ringrazio che sia un ragazzo che non ficca il naso negli affari che non gli riguardano"


Il suono di pesanti passi crepitò contro la supErficie legnosa del pavimento, demolendo l'atmosfera di calma e quiete che si respirava all'interno della cattedrale.
Gli ci vollero solo una manciata di secondi per percorrere la lunga navata e fermarsi davanti all'abside ricco di imponenti vetrate, in tipico stile gotico; lì incontrò due occhi felini incorniciati da una lunga capigliatura argentata.
"Ci incontriamo di nuovo" pronunciò questi con una voce innaturalmente calma una volta individuato il nuovo arrivato "Xemnas"







#17.
AT BIRTH


I vetri colorati delle grandi vetrate illuminavano la persona che si erigeva davanti a lui, creando anche dei giochi di colori che si riflettevano sui capelli argentei – in un altro contesto l'avrebbe trovato quasi buffo, ma non in quel momento. Xemnas alzò lo sguardo e si fermò a pochi metri dagli scalini che salivano verso l'altare, davanti al quale sostava un uomo dai lunghi capelli argentati, gli occhi felini e tratti innaturalmente androgini. Come sempre era vestito di nero, per contrastare con la sua pelle chiara, e indossava un sorriso che di dolce o gioviale aveva ben poco nonostante l'affabilità che voleva trasmettere attraverso le proprie parole.
Era da tempo che non ti vedevo” dichiarò questi allargando le braccia e non mancando di lasciare il sorriso ad ornare il proprio viso.
Sono stato occupato con le faccende di Loz, ho cercato di metter fine a tutti i suoi affari dal momento che adesso è stato preso”
Sarebbe stato un mio compito, ma lo capisco anche se sei il più giovane” rispose l'altro ostentando una finta noncuranza che fece domandare a Xemnas quanto in realtà si stesse rodendo il fegato per essere stato bistrattato così su due piedi.
Già, il capo l'ha affidato a me” confermò il ragazzo senza però sbilanciarsi.
E ne hai tratto buoni profitti?”
Yazoo, secondo in carica ad occuparsi degli affari di famiglia, proprio per l'ingente dominio che nel corso degli ultimi anni aveva conquistato nei mercati neri internazionali, era sempre stata una persona dai larghi orizzonti e poco incline a seguire la parola degli altri. Non era mai stato particolarmente interessato alla vendetta o a portare a compimento gli incarichi che gli venivano affidati, lui navigava su frequenze diverse e questo lo si era già notato da qualche anno, da quando cioè aveva iniziato a mostrarsi sempre meno. Quello che lo interessava era il profitto ed era la stessa cosa che lo accomunava ai mafiosi a cui tutti loro venivano ironicamente associati e con cui non avevano nulla da spartire.
In realtà niente di che” Xemnas si manteneva sempre eretto e fiero, con le gambe leggermente divaricate e le mani serrate dietro la schiena. La sua espressione era di passività ma mai di sottomissione.
È un peccato” rispose l'altro senza però provare realmente quelle parole “Ad ogni modo spero di conciliare la tua perdita con la mia proposta. Oggi ti avevo convocato qui per fare quattro chiacchiere sui nostri traffici; i miei vanno davvero a gonfie vele, ho stretto amicizia con qualche società e famiglia influente e ho iniziato a fare investimenti vari... sai ho qualche contatto anche in Cina e in Giappone”
È per questo che hai suggerito a Loz di rifugiarsi lì, vero?”
Esatto... è stato davvero doloroso venire a sapere che nonostante i nostri sforzi lo abbiano trovato”
Xemnas strinse i pugni e aggrottò le sopracciglia, si morse la lingua per non elargire ad alta voce il suo sospetto che in realtà era stato proprio lui a tradirlo per estendere i propri domini. Non gli era molto complicato farsi un'idea di dove volesse arrivare con questi suoi piani.
E i tuoi amici di scuola come se la passano?” continuò Yazoo, ignorando apparentemente l'espressione di puro odio dell'altro che rispose comunque a denti stretti.
Continuo a ricordare loro di tenere gli occhi aperti e monitorare il nostro territorio, così come mi è stato insegnato, mentre Saix si occupa dei contatti e dei rapporti con i clienti. Nessuno ovviamente sospetta nulla”
Che ragazzo ligio al dovere e all'ordine, non c'è che dire. Vorrei premiare la tua devozione proponendoti una collaborazione con il sottoscritto”
Collaborazione di che tipo?”
Uniamo i nostri territori e i nostri affari, insieme potremo diventare ricchissimi e presto riusciremo ad acquisire il comando di tutta la città. A che ci serve il nostro obbiettivo se ci ricaviamo poco e nulla? Tutto quello che dovremo fare sarà correggere leggermente la struttura chimica delle nostre partite di Mako in modo da renderle comune schifezza allucinogena e poi rivenderle in un mercato più ampio”
Xemnas rimase sbalordito da quella richiesta posta così apertamente che non riuscì a formulare alcun pensiero concreto.
Durante gli ultimi anni in cui lui non è stato in circolazione sono sempre stato io a occuparmi di tutto. Il ruolo di capo dovrebbe spettare a me! Unisciti a me, Xemnas, e ti garantisco il succes-”
Ma prima che Xemnas potesse muovere un dito o che Yazoo potesse anche solo terminare la parola che stava pronunciando, quest'ultimo si ritrovò freddato da un colpo che gli forò la testa nel centro della fronte. Quello dello sparo era stato un rumore talmente frastornante e innaturale in un luogo di quiete come quella cattedrale abbandonata che Xemnas lo avvertì quasi come la fine del mondo.
Nessuno si era accorto di niente se non dell'immenso boato che aveva preceduto di mezzo millisecondo il proiettile fautore della morte di Yazoo che, con occhi ancora spalancati in quell'estrema espressione di vitrea paura, si accasciò inerme al suolo nella pozza del proprio sangue.
L'eco di passi che scricchiolavano contro il pavimento di legno accompagnarono il suono di una voce glaciale e una figura molto simile a quella di Yazoo apparve alle spalle del caduto con una pistola fumante ancora in mano.
Non sopporto gli usurpatori e i traditori”
C-capo” un brivido di freddo percorse l'intera lunghezza della colonna vertebrale di Xemnas che si ritrovò ad indietreggiare di qualche passo, egli non aveva mai piegato il capo davanti a nessuno se non davanti a colui che gli aveva insegnato tutto.
Era da tempo che mi preoccupava”
Perché l'hai fatto? Lui era tuo-”
Xemnas, purtroppo quando ci sono di mezzo il potere e degli affari così importanti non puoi rimanere radicato ai legami. Niente sentimentalismi. Ricordi cosa ti ho insegnato? Vince il più forte”
Ma-”
Il nuovo arrivato guardò Xemnas con affezione mentre gli si avvicinava pericolosamente con passo cadenzato ed elegante, il suo volto era coperto da un pesante cappuccio nero ma era possibile scorgere il debole sorriso di tenerezza che era solito rivolgergli. Allungò una mano verso il più giovane per sistemargli i lunghi capelli dietro le orecchie e con uno scatto improvviso poi gli strappò qualcosa dall'orecchio “Come ti ho detto, io odio gli usurpatori e i traditori” proferì ancora una volta, questa volta con tono più basso.
Un rivolo di sudore scese sulla tempia di Xemnas mentre il cuore gli batteva forte in gola, per un secondo aveva pensato che la sua vita sarebbe terminata eppure era ancora vivo e illeso. Sapeva di aver azzardato fin troppo facendo quella mossa ma mai avrebbe immaginato di trovarsi faccia a faccia con il proprio capo in quel momento. Lui sapeva sempre tutto, era normale che sventasse qualsiasi cosa che riteneva potesse nuocere lui o i suoi ideali, l'aveva appena fatto con Yazoo dopotutto. Ma perché aveva risparmiato Xemnas? Questo era l'interrogativo che pulsava nella sua mente al momento.
Ti affido tutti gli impieghi e il patrimonio di Loz e Yazoo”
Quella voce fredda e vellutata lo prese in contropiede, conosceva abbastanza il proprio capo da poter affermare con certezza che ovviamente c'era qualcosa dietro. A quel punto Xemnas non poté fare altro che arrendersi al proprio destino e annuire per non peggiorare la situazione.
Ah un'ultima cosa... il piccolo Strife biondo... quello di cui eri incaricato di osservare...”
Sì?”
È ancora vivo?”
Sì”
Com'è possibile? Io davvero non capisco” Xemnas si ritrovò a scrollare le spalle, ignaro dell'attuale risposta al quesito e l'altro scosse il capo e prese il mento tra le dita con fare pensieroso.
Lo odio...”sussurrò poi non rivolto a qualcuno in particolare, poi puntò di nuovo il suo sguardo glaciale su di lui e un sorrisetto sghembo si aprì di nuovo sul suo volto “Occupatene al più presto e mostrami quanto sei degno di appartenermi”
Xemnas abbassò lo sguardo sul pavimento e annuì con fermezza. Strinse gli occhi e si morse il labbro inferiore nel tentativo di reprimere il dolore che lo assalì all'istante, fondamentale era sempre mantenere alto il proprio onore e accettare qualsiasi conseguenza alle proprie mancanze, dopotutto era quello che gli era stato impartito fin da piccolo. Aveva in breve ricevuto l'ordine non solo di disfarsi di una vita umana, ma anche di trovare da solo un giusta pena per le azioni commesse ed egli, mosso dal più ancestrale e mirabile senso di devozione nei confronti di quella persona, accettando la propria disfatta chinò il capo e assieme ad esso il proprio orgoglio.
Capo...” sussurrò impercettibilmente qualche minuto dopo di religioso silenzio, senza azzardarsi ancora di alzare il suo sguardo dorato così diverso all'acquamarina dell'altro “Sei sicuro di quello che stiamo facendo? Non è sbagliato?”
Metti in dubbio i nostri ideali?”
No è che-”
L'uomo incappucciato con delicatezza estrema gli prese il mento con una mano e lo sollevò in modo da riuscire a stabilire un contatto visivo e parlò con tono languido “Credi che il comportamento della società sia giusto? Gli uomini distruggono tutto ciò che toccano, compiono delle atrocità inaudite. L'uomo è l'essere più meschino che esista ed è capace di fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, pur di portare avanti i propri studi, per estendere la propria conoscenza, per essere più forti, per essere avvantaggiati sugli altri eserciti e paesi... perché dopotutto l'uomo ha paura dello sconosciuto e degli imprevisti. I potenti vogliono padroneggiare sugli altri in modo da non avere più problemi e rivali. Tutto ciò ti pare giusto? È ora che la parte lesa si prenda la propria rivincita... cosa sarà qualche migliaio di persone sacrificate in confronto alle miliardi di vite spezzate per cause ignobili? Noi combattiamo per la causa di Sephiroth”
Xemnas spalancò gli occhi di fronte all'efficacia di quel breve monologo e rimembrò subito tutti i motivi che l'avevano spinto a seguire con passione la parola di quell'uomo.
D'un tratto si vide indegno di tutta quella benevolenza nei propri confronti e comprese subito come avrebbe dovuto agire d'ora in poi.
Nel frattempo, fuori dalla cattedrale, una persona dalla folta chioma dorata non si era persa neanche una parola di quell'incontro così imprevisto, e con stupore si portò una mano alla bocca per soffocare un'esclamazione di incredulità prima di rimettersi in piedi e fuggire con la stessa cautela con cui era arrivata.




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Quando aprii gli occhi mi ritrovai inspiegabilmente riverso sull'asfalto bollente al centro di una strada deserta.
Il rosso sole del tramonto splendeva in cielo e irradiava un innaturale caldo afoso che batteva minaccioso. Sentivo il sudore scendere dalla tempia e la maglietta, completamente bagnata, mi si era letteralmente incollata addosso, e, nonostante tentassi di rigirarmi su un lato in cerca di una posizione più comoda, quella sensazione di malessere e debolezza non volevano lasciarmi andare. Mi portai un braccio alla fronte bollente - forse non solo a causa del sole - per asciugare tutte le goccioline che la imperlavano e mi allargai il colletto della maglietta mentre cercavo di respirare il più profondamente possibile nel tentativo di dissipare quella strana stretta in gola che mi opprimeva. Era come se quel caldo stesse prosciugando tutta l'aria dai miei polmoni e volesse uccidermi lentamente.
Improvvisamente udii un sospiro poco lontano da me - non era né di sollievo né di preoccupazione, era un sospiro così distaccato da sembrare quasi impersonale e questo mi bastò a ricordarmi che ero ancora a terra, così mi feci forza per alzarmi e lanciai uno sguardo all'ambiente circostante. Non era solo la strada ad essere deserta ma anche il quartiere in sé, ero circondato da imponenti grattacieli, e non mi ci volle molto a capire in che posto fossi finito quando realizzai che davanti a me si erigeva un maestoso edificio fatto di specchi e acciaio che portava il nome di Shinra.
Perché qui?” domandai a bassa voce. Non aveva importanza se stessi parlando con qualcuno o con me stesso, la voce mi uscì spontanea e il mio sguardo rimaneva fisso su un parco giochi alla mia sinistra, più avanti ancora c'era invece una cattedrale.
Qui è iniziato tutto”
Sapevo che se mi fossi girato nella direzione di quella voce tranquilla e solenne mi sarei trovato faccia a faccia con quella donna vestita di bianco.
Voglio andare via” un fremito uscì dalle mie labbra e con un braccio mi strofinai gli occhi che avevano iniziato a bruciarmi “Non voglio stare qui, non mi sento bene”
È il sole. Ti fa sentire stanco, ti fa venire voglia di andar via”
Rimasi in silenzio, con una strana inquietudine che cresceva dentro di me, e intanto con la coda dell'occhio studiai tutti i suoi fluidi movimenti. La candida gonna svolazzava con eleganza e si appoggiava morbidamente alle sue gambe mentre si avvicinava a me, inaspettatamente poggiò una mano sulla mia spalla e io trasalii a quel contatto. La sua mano era ghiacciata sulla mia pelle, proprio come quella di un fantasma.
Tu mi fai sentire così bene” la donna in bianco spezzò il silenzio con un sussurro appena accennato all'altezza del mio orecchio “Non andartene, rimani un altro po' con me”
Un brivido di freddo percorse la mia spina dorsale e socchiusi per un istante gli occhi.
Ma io non mi sento bene” la pregai quasi affranto, affondando il capo nel suo petto e godendo appieno del piacevole contrasto con la sua pelle fredda.
Non temere, la mamma si prenderà cura di te. Una madre non abbandona mai i propri figli” lei mi sorrise e addolcì lo sguardo mentre con le braccia mi racchiudeva in un abbraccio “Tu mi abbandonerai?”
Io scossi il capo a quella domanda e aggrottai la fronte “Non voglio abbandonarti”
Bravo bambino” lei mi baciò il capo con fare materno e io mi rigirai in quell'abbraccio così freddo e così caldo allo stesso tempo, tuttavia quello non mi distrasse dai miei interrogativi.
Ma perché siamo qui?”
La donna prese a massaggiarmi la schiena come a volermi rassicurare delle sue intenzioni “Devi portare pazienza, Rox. Adesso è ancora presto per te. Non sei pronto”
Axel si preoccuperà se non torno da lui” protestai debolmente, soccombendo alla stanchezza che stava prevalendo su di me. Chiusi gli occhi e mi lasciai sorreggere dalla donna, dal suo canto lei mi strinse forte a sé e mi baciò la tempia.
Lui è un bravo ragazzo, vedrai che capirà”


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Roxas spalancò gli occhi giusto qualche istante prima che la porta del bagno si aprisse per rivelare la figura trafelata di Axel, il quale si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo non appena intercettò il piccolo biondo raggomitolato sul davanzale della finestra.
Alla buon ora” lo schernì Roxas con un cenno del capo, scrutando ogni minimo gesto che compiva l'altro nel raggiungerlo. Aveva l'aria assonnata e l'andatura stanca, anche i suoi capelli erano leggermente più arruffati del solito e questo non faceva altro che confermare i sospetti che nutriva nei confronti del rosso: c'era qualcosa che lo turbava ultimamente e, nonostante avesse più volte provato a chiedergli cosa fosse, l'altro era sempre vago a riguardo, in compenso era diventato leggermente più ossessivo del solito.
Che diavolo, Rox? Avevi detto che passavi un momento in infermeria a prendere le medicine e invece hai saltato tutta l'ora di letteratura” sbottò seccato Axel passandosi una mano tra le folte ciocche rosse come faceva quando era irritato, ma questo non intimidì il più piccolo, anzi.
Ops... mi dispiace?”
Piantala di prendermi in giro, dovevi star via solo una decina di minuti al massimo. Che ci fai in bagno? Per caso non ti sei sentito bene?”
Dai Ax, come sei pesante” sbuffò Roxas stiracchiandosi “Si può sapere che diavolo hai? È da un po' di tempo che sei strano”
Che diavolo hai tu! Il mio compito è quello di scortarti, ti rendi conto che puoi sentirti male in qualsiasi momento?”
E se tu mi avessi ascoltato stamattina mi avresti anche sentito quando ti dicevo che oggi sto molto meglio del solito” gli ritorse contro il più piccolo indurendo il tono. Solo allora Axel parve notare per la prima volta l'assenza della bombola dell'ossigeno e della cannula che erano ormai diventate ornamento fisso del volto di Roxas. Ora che ci ripensava ricordava vagamente di averlo sentito dire che l'avrebbe lasciata in infermeria per non portarla sempre con sé, era una cosa che faceva di tanto in tanto.
Davvero, Ax. Che ti sta succedendo? Ormai hai sempre la testa tra le nuvole” proseguì rabbuiandosi appena e poi cambiò discorso “Comunque hai passato brillantemente tutti gli esami di fine semestre, tu e tutti gli altri.”
Dici sul serio? Come lo sai?” dopo un attimo di incredulità il rosso rimase piacevolmente sorpreso da quella notizia così inattesa.
Il tempo era passato relativamente veloce dal giorno in cui Axel aveva scoperto quanto suo padre e Cloud Strife stessero loro nascondendo. Quelle notizie erano state un duro colpo per lui e la consapevolezza che avrebbe presto potuto perdere anche Roxas lo affliggeva senza sosta, tutto d'un tratto si era inoltre ritrovato ad odiare suo padre per non avergli detto la verità su sua madre.
Ora era tutto grigio, non sapeva davvero cosa fare o pensare. Roxas più volte gli aveva ribadito il suo improvviso cambio di comportamento ma lui cercava sempre di far finta di nulla, non poteva di certo dirgli tutti quei casini che aveva origliato e magari fargli venire un colpo.
Ehi Rox, sai che non hai speranza di sopravvivenza?”
No, non poteva.
Intanto si stavano avvicinando gli esami di fine semestre e per la prima volta in vita sua Axel li aveva accolti come un aiuto dal cielo: dal momento che non poteva far nulla per migliorare la situazione almeno grazie ad essi avrebbe avuto la mente occupata, e così per un'intera settimana aveva passato i pomeriggi assieme a Roxas, Sora, Riku, Naminé, Kairi, Demyx e Zexion.
Quest'ultimo, assieme a Roxas e Riku, avevano progettato un piano di studio per coprire tutti i programmi studiati e aiutare gli altri a colmare le eventuali insufficienze, quei tre insieme erano noiosi come la morte ma a quanto pare erano riusciti nel proprio intento.
Roxas annuì e sorrise.
Sì, dopo la sosta in infermeria ho fatto una capatina nella sala professori per dare un'occhiata ai risultati... sono felice che tu e quegli idioti di Sora e Demyx ce l'abbiate fatta”
A chi lo dici. Solitamente sono sempre pieno di debiti” mormorò Axel ancora incredulo.
Ma non quest'anno” ribadì l'altro con una risatina “Adesso hai me”
A quelle parole Axel si sentì avvampare e spostò lo sguardo altrove, l'altro però non fece caso al suo disagio – o forse non voleva farglielo pesare - e iniziò a divagare con un'aria stranamente allegra.
A proposito di ciò, dal momento che non sono più un tutor forse dovrei anche decidermi a restituire le chiavi degli uffici... però è così comodo averle a disposizione, potrei fare il bad boy e tenerle ancora un po' per me. Ah... parlando di bad boys, prima nei corridoi ho incontrato Seifer e compagnia che erano in pausa sigaretta e così li ho seguiti qui in bagno per fare due chiacchiere... non ricordavo fumasse così tanto”
Seifer? Ma sei pazzo?!” sbraitò Axel ritrovandosi a spalancare gli occhi al tono così naturale dell'altro.
Perché scusa?”
Quello è un pazzo violento”
Roxas lo scrutò per qualche secondo e si torturò il labbro inferitore con il pollice e l'indice “Violento sì... ma pazzo non direi”
Da quando siete amici?”
Non lo siamo. Ricorda, io sono sempre Roxas Strife, lo sfigato della scuola. Però quando è di buon umore riusciamo ad adottare un comportamento civile in pubblico”
Axel sospirò pesantemente e incrociò le braccia al petto, spostando tutto il peso su una gamba. Lo guardò con preoccupazione, ma la sua parte razionale gli diceva che non avrebbe potuto privarlo della sua vita.
Ciò non toglie che avresti dovuto avvertirmi, sono stato in pensiero. Credevo che ti fosse successo chissà cosa”
Forse avrò anche sbagliato a non dirti nulla ma la colpa è anche tua che ultimamente non presti più attenzione a nulla, sembri essere tornato quello di un tempo. Volevo vedere dopo quanto tempo ti saresti accorto della mia assenza”
Mi dispiace Rox, ho tante cose per la testa da qualche tempo... non era mia intenzione ignorarti”
Sei troppo nervoso, dovresti fumare un po'” offrì l'altro come soluzione ma Axel scosse il capo e sorrise con affezione.
Ormai è da un bel po' che non lo faccio, stare sempre con te mi ha fatto quasi perdere il vizio”
Oh... bene” Roxas commentò con una nota di delusione nel tono e si affrettò subito a voltare lo sguardo verso il cortile ricoperto di neve che si intravedeva dalla finestra “Cavolo, cosa darei per un po' d'erba” mormorò sottovoce a se stesso.
Axel rimase un momento in silenzio.
Beh... potremo andare in giardino, lì solitamente ce n'è tanta però adesso è dicembre non credo che ne troverai molta”
Quell'affermazione spiazzò totalmente Roxas che rimase a bocca aperta per una manciata di secondi ma poi si ritrovò a sorridere al buon cuore di Axel e si trattenne dal ridergli in faccia. Si sporse dal suo piccolo giaciglio sul davanzale e strinse una mano del rosso contro la propria guancia, dopotutto chi avrebbe mai potuto immaginare che un ragazzo tranquillo e dedito al lavoro come lui avesse avuto un passato di alcol e droghe?
Axel non meritava di stare con una persona come lui, Axel si meritava la verità.
Che dici, torniamo in classe?”Axel spezzò il lungo silenzio che si era creato tra i due e riportò l'altro alla realtà.
Inizia ad andare, adesso ti raggiungo”
Il più grande annui e fece per avviarsi alla porta con un gran sorriso ma Roxas, senza neanche pensarci, scese dal davanzale e lo bloccò sulla soglia della porta con la propria voce“Ax?”
Dimmi”
Roxas rimase immobile per alcuni istanti e la bocca aperta mentre veniva assalito dalla realizzazione di non sapere da dove cominciare, o meglio di cosa dire. Lui voleva davvero che il proprio ragazzo conoscesse il suo passato, però allo stesso tempo, aveva paura di poter essere rigettato da lui e questa era una delle cose che voleva assolutamente evitare.
Tu mi vedresti nei panni di un cattivo ragazzo?” vociò alla fine, ricordandosi che non aveva ancora proferito parola. A quella domanda Axel inarcò la fronte e gli scappò un risolino.
Tu? Ma fammi il piacere” fu la sua risposta prima di girarsi e incamminarsi verso la classe.

Un grugnito di disapprovazione fuoriuscì dalle labbra di Larxene quando la busta di patatine appallottolata era caduta a terra e non nel cestino dei rifiuti quando l'aveva lanciata; solo dopo un lungo dibattito mentale decise di alzarsi per riprendere la cartaccia e gettarla in maniera più civile, senza però risparmiarsi una sequela di imprecazioni, e ritornò poi a sedersi nella poltroncina che aveva occupato e poggiò le gambe accavallate sullo schienale di quella della fila davanti a sé, lo sguardo era rivolto alla bandiera degli Stati Uniti riposta affianco allo schermo spento del proiettore.
Hai intenzione di startene lì ancora per molto?” chiese senza voltarsi, con un gesto fluido del braccio afferrò invece la lattina di birra e se la portò alle labbra.
Un breve silenzio anticipò la risposta.
Non avevo mai pensato alla sala conferenze come scappatoia dal mondo, ottima scelta” Roxas si staccò dallo stipite della porta sul quale era poggiato e, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, iniziò ad avvicinarsi a lei con postura trasandata “Da chi o cosa ti nascondi?”
Cosa ci fai qui?” lei gli lanciò un'occhiata di sufficienza quando lo vide sedersi accanto a sé, l'altro si ritrovò a scrollare le spalle dal momento che in realtà non lo sapeva neanche lui.
Credo di essere un cattivo ragazzo, questa è la seconda ora di lezione che salto…passeggiavo per i corridoi e ti ho vista qui” offrì come spiegazione con tono pensieroso e si adagiò allo schienale.
Ma davvero? E io che credevo che fossi da qualche parte a difendere i diritti dei più deboli”
Non passo abbastanza tempo in questa scuola per entrare a far parte del consiglio studentesco”
Roxas abbozzò un sorrisetto malizioso, per nulla offeso dalla frecciatina sarcastica, e tra i due calò il silenzio - non era però un silenzio opprimente o imbarazzante, era solo semplice, mera quiete. Con Larxene era sempre stato così fin dai tempi in cui si era ritrovato a frequentare Xion e i suoi amici e in quel momento, senza volerlo, Roxas fu accolto subito da ricordi indesiderati che non avrebbe voluto far riemergere dalle tenebre del suo subconscio. Larxene era una persona schietta con poco tatto e ancor meno pazienza, tuttavia ogni volta che ripensava ai tempi andati non poteva far meno di constatare che lei era sempre presente nei suoi ricordi. Ogni singola volta che si incontravano, anche per pochi istanti, la bionda si premurava sempre di ricordargli quanto la sua esistenza la irritasse eppure lei c'era sempre stata. Quando lui e Xion avevano un problema, quando avevano bisogno di un passaggio o un luogo dove passare la notte, quando avevano bisogno di una copertura o semplicemente di compagnia, lei era sempre stata lì, brontolante ma presente. Era ironico come due tipi particolari e poco amichevoli come Larxene e Vanitas si prendessero tanto la briga di vigilare sull'incolumità di due mocciosi. E in quel momento gli sembrò di rivivere una scena di vita passata: Xion era occupata con i suoi clienti, Vanitas era in giro a comprare la dose quotidiana e lui e Larxene erano seduti, insieme, ognuno immerso nei propri pensieri, senza provare il bisogno di spezzare quella quiete innaturale.
Cos'è quel muso lungo? Hai litigato con Mister Universo?” domandò ad un certo punto la ragazza, senza però preoccuparsi di staccare gli occhi da qualunque cosa stesse attraendo così tanto la sua attenzione per far contatto visivo con Roxas, che da parte sua si ritrovò a sospirare.
Non abbiamo litigato, però è strano, è sempre pensieroso ultimamente e io non so cosa fare”
Non mi interessa, non sono un'agenzia per cuori infranti”
Il biondo si ritrovò a ridacchiare, sapeva che non aveva motivo a prendere le sue risposte sul personale perché dopotutto lei faceva così con tutti, anche se sapeva che dopotutto, in fondo, lei si preoccupava. Appoggiò il mento sulla mano che si sorreggeva sul bracciolo della poltroncina e si ritrovò a puntellare le dita della mano libera sull'altro bracciolo; per un momento gli fece strano non avere la bombola dell'ossigeno con sé, ormai ogni volta che si ritrovava in momenti scomodi aveva preso l'abitudine di torturare con le dita il tubicino della cannula “Non è presto per bere?” si ritrovò a chiedere, un po' per curiosità e un po' perché non gli andava di andare subito in classe.
Che ti importa?” fu la non tanto inaspettata risposta che venne offerta dalla bionda.
Il fatto che siamo a scuola ed è mattina?”
Oh signore” Larxene si ritrovò a ridere quasi di gusto, il tono era alto e acuto come tutte le quelle volte che aveva intenzione di essere gentile con il prossimo “Certo che nelle scuole private siete sempre tutti così ligi al dovere”
E con questa risposta Roxas riconobbe che era stata davvero molto, molto gentile ma non se ne curò e la sua azzardata osservazione gli procurò un'occhiataccia di puro astio nei suoi confronti.
In realtà è così anche nella scuola pubblica”
Poi ti chiedi perché non ti sopporto?”
Mi dai un sorsetto?”
Larxene rimase quasi stupita dal cambio di argomento da parte di Roxas e per poco non si mise a ridere a tale richiesta, ma dall'incuranza e spontaneità con cui era stata posta capì subito che il giovane biondo non stava scherzando.
Non pensi che ti faccia male?”
Capirai... sto così incasinato che un po' di birra non mi ucciderà mica” Roxas roteò gli occhi, dalla sua espressione si evinceva la noia del momento e questo bastò alla ragazza per passargli la lattina. Lei sapeva che con tutti i problemi un sorsetto di birra era il male minore, anzi gli avrebbe solo risollevato il morale.
Axel lo sa?” si prese la briga di chiedere anche se sapeva di conoscere la risposta.
Scherzi? Lui crede che io dorma ancora con Shadow... figurati se sa della birra o del resto”
Parli di quel pupazzo orribile con cui ti ho scoperto avvinghiato una volta che abbiamo dormito da Van?”
Roxas non rispose subito perché si prese la libertà di gustarsi quel paio di secondi di pura estasi che gli aveva donato quel sorso di birra fredda, era passato così tanto tempo dall'ultima volta che ne aveva bevuta una che quasi aveva dimenticato il sapore. La coca cola alla ciliegia rimaneva comunque mille volte meglio.
Non è orribile” ribatté poi gonfiando le guance, quasi offeso dall'affermazione e Larxene soffocò una risatina.
Invece di abbracciare Xion riempivi di attenzioni quel coso... seriamente, ma cos'avevi in testa?”
Avevo tredici anni...” mormorò impacciato cercando di nascondere il rossore che gli imporporava le guance.
Certo certo” fece lei afferrando di nuovo la lattina e prendendo un altro sorso “Riesci ad immaginare come sarebbe la vita se loro fossero ancora qui?”
Non era molto difficile rispondere ad una domanda del genere, era ovvio quali sarebbero state ancora le loro strade, se Xion e Vanitas non fossero morti le loro vite non sarebbero mai cambiate (in meglio? Erano cambiate in meglio o in peggio?)
No” mentì però Roxas “Non riesco ad immaginarlo”
Tutto quello che l’altra fece fu esclamare un “Oh” di sorpresa e tornare a dedicarsi alla propria lattina. Ripensare agli eventi del passato le faceva male ma per qualche strano motivo con Roxas era sempre così tutto naturale che non si poneva il problema di dover nascondere le proprie emozioni. Lui l'aveva sempre capita, anche se non aveva mai fatto domande. Aveva sempre dato per scontato che tutto quello che faceva lei era perché c'era un motivo; anche se all'epoca era un bambino – e lo era ancora tutt'ora - e non riusciva ancora a comprendere proprio tutto, alla fine aveva imparato il significato di ogni suo sguardo o silenzio.
Cazzo, quanto mi mancano” sussurrò impercettibilmente mentre muoveva la lattina per accertarsi che ci fosse ancora un po' di birra.
Lei aveva amato Vanitas. Si era messa con lui per cercare di dimenticare Xion e, sebbene i suoi sentimenti per la ragazzina non avessero mai voluto abbandonarla, per un periodo aveva amato anche lui. Xion era uno di quegli amori che non si dimenticano facilmente ma anche Vanitas aveva fatto tanto per lei, e Roxas l'aveva capito senza che nessuno gli dicesse nulla. Roxas era un pezzo di passato che trascendeva il tempo, era per questo che nonostante tutto lei gli era affezionata, avrebbe fatto di tutto per far sì che quel passato continuasse a vivere.
A quel punto, proprio come se le avesse letto nella mente, il biondo le poggiò timidamente una mano sulla spalla e le sorrise debolmente prima di alzarsi e annunciarle che era tardi e che doveva tornare in classe, ma lei lo bloccò prima ancora che potesse fare il primo passo “Ho notizie di Xemnas”
Roxas si voltò subito, interessato da quell'annuncio così inaspettato ma al contempo desiderato con ardore, era da tempo che non aveva più notizie del ragazzo dai capelli argentati.
Ma non ti dirò niente” la bionda sorrise maliziosa e rivolse all'altro un'occhiatina di complicità per fargli intendere che le domande erano inutili, gli bastava solo sapere quello “E per quanto riguarda Axel, ti consiglio di parlargli se volete risolvere i vostri problemi”
Roxas sorrise e annuì, fece per andarsene ma poi ci ripensò su e si trattenne un altro breve momento “Larxene?”
Che vuoi ancora?”
Quest'anno hai il diploma... non fare stupidaggini”

Sono molto felice che tu abbia accettato il mio invito”
Non potevo di certo rifiutare”
Giusto, era da tempo che non ti vedevo”
Sono stato occupato con le faccend...”
La trasmissione vacillò per qualche istante a causa di un'interferenza e un colpo secco al computer fece ristabilire la connessione, in realtà sapeva che non erano i suoi pugni a risolvere tali problemi di frequenze ma assumevano comunque un buon effetto placebo. Rude si portò la tazza alla bocca e storse le labbra al pensiero che dopo anni e anni di servizio nessuno era ancora capace di fare un buon caffè.
Ti ho detto che io non ne so nulla” una voce strafottente proruppe all'improvviso quando si aprì la porta dell'ufficio. Un Reno piuttosto scocciato si strascicò verso la poltrona di pelle e affondò dentro con un tonfo sordo, stringeva il cellulare che aveva all'orecchio con una forza tale che pareva volesse frantumarlo “Ma che diav- assolutamente no! Guarda che io sono un padre con un figlio a carico... sì...sì lo so che non ci vediamo mai ma sono una persona adulta e responsabile”
Rude si voltò completamente verso l'amico e si tolse gli occhiali per evidenziare lo stupore nel sentire quello che stava dicendo, a giudicare dal tono infastidito aveva una vaga idea di chi potesse essere ma in quel mondo forse avrebbe solo peggiorato le cose. Le parole adulto e responsabile abbinate alla persona di Reno Turks mal si conciliavano con il soggetto, non convincevano lui che lo conosceva da più di vent'anni, figurarsi la vicina di casa che lo odiava.
Ti dico che è la verità... Hai provato a chiedere a Rude? Lui sa sempre tutto, sicuramente-” sentendosi chiamato in causa l'uomo inarcò un sopracciglio e vide il rosso ammutolirsi per un momento, poi annuì e contrasse l'espressione “Bene. Adesso sono a lavoro e devo lavorare, tanti saluti” e detto ciò attaccò bruscamente, poi alzò lo sguardo e vide l'altro che lo fissava “Cosa?!” sbottò.
Rude a quel punto si tolse le cuffie e le appoggiò alla scrivania, tanto qualunque cosa stesse ascoltando era tutto registrato “Che hai fatto?” domandò perentorio incrociando le braccia al petto.
Cosa ti fa pensare che io abbia fatto qualcosa?” abbaiò l'altro stendendosi allo schienale della poltrona e prima ancora che riuscisse ad appoggiare le gambe sulla scrivania Rude lo fulminò con lo sguardo.
Ti conosco abbastanza da poterlo affermare anche senza sapere cosa sia successo”
E invece ora ti sbagli! Ha iniziato Malefica”
Bingo.
Rude si congratulò con se stesso per aver indovinato ancora una volta di chi si trattava a telefono: Malefica era il soprannome che Reno aveva gentilmente dato alla sopracitata vicina della residenza di Brooklyn (in realtà abitava al piano di sopra), i due non andavano assolutamente d’accordo e non osava immaginare cosa avrebbero combinato se avessero condiviso il pianerottolo.
La vecchia mentre ieri sera parcheggiava ha urtato contro la mia nuovissima macchina, io sono andato a farglielo notare e lei diceva che non era vero e che era stato qualcun altro prima di lei... ma tu potresti mai crederci? Lei mi odia” continuò ad inveire il rosso mentre gesticolava animatamente.
E poi tu cos'hai fatto?” domandò l'altro con sospetto.
E io... e io...” tentennò per un secondo e poi riprese a parlare con tono deciso “Le ho rigato la macchina!”
Rude si schiaffò una mano in fronte e sussurrò esasperato, a volte gli sembrava avere a che fare con un bambino.
E qui entri in gioco tu” continuò Reno senza interrompersi “Ovviamente mi coprirai e dirai che non sono stato io ma quel gruppo di ragazzine deluse che Axel non fosse tornato a Brooklyn”
Ti giuro, a volte mi fai davvero...non so neanche come definirlo... sconfortare di vivere?”
Ma dai amico, la vita è bella” il rosso gli diede una pacca sulla spalla e con naturalezza prese la tazza di caffè dell'altro “Dio che schifo!”
Adesso puoi anche finirtelo”
Grazie ma non ci tengo. Piuttosto che facevi prima? Hai qualche novità?” disse infine mettendo la tazza di lato e sistemandosi meglio nel tentativo di assumere una parvenza di serietà.
Siamo sulla buona strada, siamo riusciti a localizzarli”
Ottimo”
Purtroppo la trasmissione si interrompe poco dopo”
Non ci sono problemi, l'importante è aver individuato il luogo” Reno si alzò e afferrò il cellulare che si portò all'orecchio dopo aver digitato velocemente il numero, attese giusto qualche secondo prima di udire la solita voce calma e profonda “Yo Cloud! Indovina un po'... no, Rude non si è ancora sbarazzato di me” esordì gioviale e poi seguì una risatina mentre si avvicinava alla finestra per ammirare il panorama della città imbiancata dalla neve “ Ho ricevuto il permesso per andare a fare un giro con l'elicottero, quindi imbellettati per bene che si va a caccia... tuo figlio ha buon fiuto” spostò lo sguardo su un palazzo in particolare e sul suo volto si disegnò un ghigno “E ho appena deciso di comprare un ristorante sulla cresta del fallimento!”

Se c’era una cosa che Marluxia odiava era la neve che rendeva la guida un vero inferno, ma non c’era niente che odiava di più al mondo che guidare di notte con la neve che rendeva la strada un vero inferno – a parte i broccoli, sia chiaro, quelli avevano il primato assoluto nel suo mondo fatto di rose e lustrini colorati – perché a causa di tale empia precipitazione atmosferica non solo le sue povere rose si erano seccate ma era anche costretto a mantenersi ad una velocità ridotta per non rischiare qualche incidente.
Si ritrovò a sospirare con insofferenza e aguzzò meglio la vista perché la strada secondaria che aveva appena imboccato era scarsamente illuminata e perché in lontananza gli era parso di intercettare una strana sagoma.
Che fosse un procione? Un procione un po’ troppo cresciuto che si godeva il panorama… nah, poco realistico seppure possibile.
Un orso che si godeva il panorama?
Marluxia si ritrovò a ridacchiare da solo e scosse il capo, un orso in città? Ma come gli era venuta? E poi quella figura era troppo mingherlina anche per essere un cucciolo.
Accese gli abbaglianti e proseguì dritto finché non raggiunse e riconobbe la figura.
Altro che orsetto, quello è il nostro gattino” esclamò stupito accostando la macchina al ciglio della strada.
La zona dei laghi era la località di maggior attrattiva della città grazie alla bellezza dei paesaggi e per la presenza di una ricca flora e fauna, nelle varie stagioni le persone amavano ammirare quello specchio d’acqua abitato da cigni e pesciolini mentre in inverno diventavano delle enormi piste di pattinaggio, quest’anno però il ghiaccio non era ancora abbastanza resistente e quindi tutti i programmi locali erano stati ritardati.
Sebbene quello fosse un luogo piuttosto isolato, Roxas amava passeggiare lungo l’intera stradina che costeggiava il Lago Maggiore e godere dell’estrema privacy che gli era negata a casa a causa delle continue pressioni di Sora e sua madre. In quel particolare frangente poi, suo fratello e Riku erano andati a festeggiare la fine degli esami e lui non aveva molta voglia di andare con loro a fare la ruota di scorta o di rimanere a casa con sua madre che tentava sempre di sostituire Leon e fare la morale per ogni suo minimo movimento.
Sei troppo depresso, Rox” “Perché sei così silenzioso?” “Dovresti farti degli amici”
Tra l’altro quel pomeriggio Axel per chissà quale motivo non era passato da lui dopo gli allenamenti e quindi per evitare un’altra sessione di domande del proprio strizzacervelli casalingo, aveva deciso di anticipare sua madre ed era uscito a prendere una boccata d’aria. All’inizio aveva pensato di passare da Naminé o Zexion ma poi era giunto alla conclusione che un po’ di solitudine non gli faceva tanto schifo, avrebbe potuto pensare meglio a cosa diavolo avesse Axel o cosa aveva in mente Larxene. E fu durante la sua tranquilla passeggiata serale che fu investito da una luce accecante.
Tu sei Roxas”
Appena udì una voce alla propria sinistra trasalì di soprassalto e si voltò subito verso la macchina che aveva parcheggiato poco più avanti, anche se non riusciva a vedere bene a causa dell’oscurità, non ebbe dubbi sull’identità del nuovo arrivato.
Marluxia” concordò come saluto non troppo entusiasta.
Anche se Axel non ci ha ancora presentati ufficialmente sembra che i convenevoli non ci servono” l’altro ridacchiò con leggerezza ma Roxas storse il naso e si portò più vicino alla bombola d’ossigeno.
Cosa vuoi?” ignorò totalmente la constatazione e passò subito al dunque, cercando di mantenere sempre un tono neutro “E quelle sono paillettes?”
Il ragazzo dai capelli rosa si era fermato a neanche un metro da lui ma questo non gli impedì di eseguire un’attenta scansione del soggetto: postura sbilenca, capelli arruffati dal tempo umido, schiena leggermente ricurva, mani pesantemente affondate nei tasconi del suo cappotto e uno scenografico sciarpone che più che riscaldarlo sembrava volesse stritolarlo e sotto il quale si intravedeva uno strano luccichio.
Marluxia seguì lo sguardo del biondo e, con un mezzo sorrisetto, aprì di più il cappotto per lasciargli vedere il proprio maglione decorato con paillettes e brillantini.
Mio dio, questo è un essere pericoloso, si ritrovò a pensare Roxas quasi impallidendo e poi si ricompose “Allora cosa vuoi?”
Oi buono, buono. Non voglio farti niente”
Guarda che sarò pure deboluccio ma conosco i rudimenti di autodifesa”
Certo, infatti è grazie ai tuoi rudimenti che ti sei ritrovato con un occhio nero” uno strano bagliore illuminò per un istante gli occhi dell’altro che iniziò subito a ridere senza un minimo di decenza “Senti a proposito di questo, volevo scusarmi per quello che ti ho fatto qualche mese fa… è che mi avevi fatto davvero incazzare”
Roxas, senza scomporsi, lo studiò attentamente e poi accennò un “sì” col capo, senza però riuscire ad essere entusiasta.
Tranquillo, vorrei scusarmi anche io per averti fatto sospendere dalla tua amata pallanuoto, ma hai partecipato ad un festino illegale pertanto non trovo nessun rimorso a cui appigliarmi”
Marluxia lo scrutò dall’alto, con un sorrisetto indecifrabile che regnava sul suo volto “Non ci sono più problemi, alla fine mi hanno reintegrato in squadra... in caso contrario penso che non sarei stato così pacifico”
Non lo metto in dubbio” mormorò il biondo fissandolo ancora con diffidenza, Marluxia notando una strana pressione nell’aria cambiò argomento.
Che ci fai qui da solo? È abbastanza isolato, non mi sembra l'ideale per una passeggiata”
Avevo bisogno di riordinare le idee e pensare al da farsi”
È successo qualcosa?”
Roxas sbuffò “Come se venissi a dirti i fatti miei”
Vorrei aiutarti” il più grande scosse il capo e si appoggiò con la schiena alla staccionata alla quale si sorreggeva Roxas “Lo so che ora come ora non ti fideresti mai di me, però sono serio. Axel è mio amico e gli amici di Axel sono miei amici, se poi si parla del ragazzo allora sei come un fratellino. Axel è felice con te”
Mi fa piacere” Roxas incrociò le braccia e spostò il peso su una gamba, c’era qualcosa di quel tipo che gli dava da pensare. Forse l’improvvisa disponibilità?
Dai salta in macchina, ti do un passaggio”
Non serve”
Insisto”
Non ti conosco neanche”
Non mi sentirei bene con la coscienza a lasciarti qui da solo”
Roxas lo guardò di sottecchi, non poteva dire di fidarsi di quel tipo, tuttavia accettò con riluttanza l'invito e salì in macchina, l'abitacolo era caldo e accogliente e questo particolare non lo fece pentire della sua scelta, dopotutto se fosse rimasto ancora lì in mezzo alla neve sarebbe morto assiderato.
Tu che ci facevi da queste parti?” domandò con una punta di curiosità nella voce mentre si sistemava la bombola in mezzo alle gambe.
Ero passato da Larxene” rispose l’altro mettendo di nuovo in funzione l’aria calda e spegnendo lo stereo che era ancora in funzione.
Capisco”
Vi conoscete da molto tu e lei?”
Da cosa lo dedurresti?”
Mah non saprei, semplice ipotesi”
Roxas distese la nuca sul poggiatesta e girò il capo verso il ragazzo che intanto, per qualche strano motivo, si era appoggiato al volante e lo guardava con la faccia di un bambino che ha appena chiesto conferma ai genitori dell’esistenza di Babbo Natale.
Qualcosa mi dice che conosci già la risposta” si limitò a rispondere e l’altro rise.
Poi dici che non mi conosci”
Allora?” Roxas inarcò un sopracciglio.
D'accordo, siamo amici dai tempi delle medie e ogni tanto parliamo”
Lo sapeva.
Roxas lo sapeva così come immaginava che Marluxia sapesse, almeno vagamente, del passato suo e di Larxene, eppure nonostante questo si stupì del fatto che l'altro non stesse già facendo commenti sprezzanti o non fosse già saltato a conclusioni affrettate.
Anche noi ci conosciamo dai tempi delle medie” confermò allora.
Forte” commentò Marluxia decidendosi a rimettere la macchina in moto “Sappi che se hai problemi non esitare a rivolgerti a qualcuno, io ad esempio sono a disposizione per qualsiasi cosa” gli rivolse un'occhiata che voleva far intendere che sapeva in realtà più cose di quel che voleva dimostrare.
Roxas spostò lo sguardo dalla vegetazione che correva fuori dal finestrino al ragazzo accanto a sé. Conosceva Marluxia Torn, non di persona ma tempo fa l'aveva comunque schedato come calcolatore. Tutto ciò che lui faceva era solo in funzione del divertimento oppure per scacciare la tediosa noia che assaliva la maggior parte degli adolescenti dell'alta società, sempre alla ricerca di nuovi passatempi. Lui non era uno che faceva qualcosa senza motivo e il solo fatto che volesse invischiarsi in una faccenda con così tanto ardore da andare addirittura a richiedergli un invito, faceva solo intendere che avesse fiutato puzza di divertimento.
Roxas sorrise sbilenco, non era di certo tanto malvagio da negargli certi piaceri, se voleva intrattenersi allora la loro vicenda faceva al caso suo “Accetterò volentieri” rispose con una voce innaturalmente zuccherosa.
Allora dove ti porto, dolcezza?”
Il più piccolo ci pensò un momento e la risposta fu evidente nella sua mente.


*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.



Il suono di risate allegre riempì l'aria di quella stanza d'ospedale fin troppo triste e bianca, la finestra era appena aperta cosicché il fresco venticello di maggio faceva ondeggiare dolcemente la tendina semichiusa. Una giovane donna dall'aria serena era seduta al centro del letto, aveva i capelli biondi corti e con una mano reggeva il libro che stava leggendo. Quando udì una vocina acuta squittire vicino a sé, alzò lo sguardo.
Mamma!”
Axel?”
Indovina?”
Un bambino sui cinque anni, dai capelli rosso fuoco e dai luminosi occhi verdi sorrideva a trentadue denti mentre si avvicinava a gran velocità al letto e si arrampicava sulla sedia per sedersi accanto alla madre.
Non saprei” gli rispose la donna chiudendo il libro e sorridendogli dolcemente.
Papà ha detto che ho fatto il bravo e quindi posso andare a giocare con il cagnolino dei nonni” esclamò Axel più che entusiasta.
Davvero? Te li ricordi i nonni? Sono venuti a trovarci lo scorso Natale”
Sì... erano abbronzati, dicevano che a casa loro andavano sempre al mare”
Sei felice che ora potrai farlo anche tu?”
Il bambino annuì e le mostrò anche lo zainetto che aveva dietro le spalle “Sono pronto per prendere l'aereo! Papà ha detto che partiamo oggi”
Elena passò affettuosamente una mano tra i capelli di Axel e ridacchiò “Sei diventato proprio un ometto. Adesso ti prenderai tu cura di Pluto, però non far stancare i nonni mi raccomando”
Sì” lui fece un cenno con il capo e andò a stendersi accanto alla madre che lo richiuse in un abbraccio “Mamma?” la chiamò poco dopo.
Dimmi tesoro”
Prima ho conosciuto un altro bambino mentre stavamo venendo qui”
Davvero? E com'era?” domandò accarezzandolo.
Era biondo come te ed piccolo piccolo e sembrava triste”
E tu l'hai salutato?”
Axel annuì pensieroso “Lui non parlava molto... però io gli ho detto che era carino e mi ha sorriso!”
Che bravo bambino che sei, Axel” Elena lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia e lui iniziò a ridacchiare freneticamente a causa del solletico “Axel mi fai una promessa?”
Quale?”
Mi prometti che farai sempre sorridere le persone che ami così come fai con me?”
In che senso?”
Lo capirai da grande. Allora me lo prometti?” chiese porgendogli a quel punto il mignolo e il bambino ricambiò con un gran sorriso.
Giurin giurello! E tu mi prometti che tornerai presto a casa? Altrimenti non ti vorrò più bene”
Elena impallidì improvvisamente a quella richiesta e tentennò per un momento ma alla fine si ritrovò a mentire per il bene del suo unico e amato figlio.
Lo prometto”
Negli anni a seguire Axel non odiò mai così tanto sua madre.
Il rosso si svegliò all'improvviso con una strana morsa di nostalgia che gli gravava alla bocca dello stomaco e il cellulare che gli vibrava insistentemente in mano. Gli ci volle giusto qualche istante per rendersi conto di essersi addormentato sul divano con la tv accesa, una birra nell'altra mano e la divisa di basket ancora addosso, si prese la libertà di leggere il mittente di tutti quei messaggi a ripetizione che aveva ricevuto, e, constatando che si trattava sempre di Demyx, li eliminò senza neanche degnarsi di aprirli. Abbandonò il cellulare sul divano e si passò una mano in faccia per risvegliarsi dal torpore in cui era piombato senza essersene neanche accorto - lanciò un'occhiata fuori la finestra, era buio e aveva iniziato a nevicare. Si portò la bottiglia di birra alla bocca e pensò che forse avrebbe dovuto telefonare a Roxas per scusarsi di essersi totalmente dimenticato di andare a casa sua quel pomeriggio ma poi abbandonò quell'idea, quello era un periodo un po' strano per lui e a conferma di ciò si stava proprio impegnando a far andare il biondo fuori di testa, tant'è che aveva iniziato anch'egli a comportarsi in maniera inusuale – forse in realtà neanche tanto Roxas sembrava essere tornato il piccolo bastardo di quando si erano conosciuti, mentre lui era lo stronzo menefreghista che pensava solo a sé.
Sospirò pesantemente e, annoiato da quello stupido film sdolcinato che stavano dando in tv, senza preoccuparsi di spegnerla, afferrò il telecomando dello stereo e fece partire la riproduzione casuale. Inarcò un sopracciglio quando udì la prima canzone in riproduzione e si chiese se non era uno stupido scherzo del destino.

I'm standing on a bridge
I'm waitin in the dark
I thought that you'd be here by now
Theres nothing but the rain
No footsteps on the ground
I'm listening but there's no sound*

Axel?”
Un'improvvisa voce familiare lo fece trasalire dai suoi pensieri e si voltò verso il corridoio che dava nel salotto dov'era seduto, non si stupì di non trovare nessuno, probabilmente l'aveva sognata.
Axel, ci sei?”
La voce si era fatta più vicina ma lui non si girò più, si portò la bottiglia di birra davanti agli occhi e tracciò il contorno con un dito “Isn't anyone tryin' to find me?” si ritrovò a seguire il verso della canzone.
Adesso anche Avril Lavigne?”
A quel punto Axel decise di alzare lo sguardo e per poco non sobbalzò alla vista dell'ultima persona che si sarebbe mai immaginato di trovarsi avanti, un sorrisetto malizioso adornava il suo volto.
Non posso lasciarti un po' da solo che ti fai trovare in questo stato, se non sto attento inizierai ad ascoltare anche Britney Spears?”
Rox... che ci fai qui?” Axel si mise più composto e lo guardò stralunato mentre l'altro entrava nel soggiorno e gli si avvicinava con una strana tenerezza nella voce.
Non sei felice di vedermi?”
Certo che sono felice! È che non mi aspettavo di trovarti qui... da casa tua a qui si può arrivare solo con la macchina”
Ho trovato un passaggio e la porta d'ingresso era aperta, dovresti stare più attento”
S-sì... ero stanco”
Roxas si sedette accanto all'altro a pochi centimetri dal suo volto e lo guardò intensamente negli occhi, gli prese il volto tra le mani e gli baciò le labbra prima di staccarsi e riprendere a parlare con serietà senza dargli adito di interromperlo “Senti... non sono venuto per sorprenderti alle spalle e farti venire un infarto ma perché... perché...” balbettò e prese un respiro profondo prima di realizzare che la sua mente si era completamente svuotata. Aveva passato una buona parte del tragitto in macchina con Marluxia a prepararsi un discorso da fare ad Axel per fargli capire quanto il dialogo fosse importante in un rapporto, era persino giunto alla fatale decisione di parlargli del suo passato eppure adesso tutto il coraggio di cui si era munito sembrava averlo abbandonato del tutto.
D'altro canto, Axel notando l'evidente disagio dell'altro gli prese una mano e abbassò lo sguardo “Rox no, forse dovrei essere io a iniziare a scusarmi... avevo paura di averti fatto incazzare. Il fatto è che mio padre è sparito e non risponde mai al telefono e io non so cosa fare con lui”
Il biondo non rispose ma decise di alzarsi e si fece un giro della stanza sotto lo sguardo attonito dell'altro.

Wont you take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I, I'm with you
I'm with you

Okay” disse qualche momento dopo fermandosi davanti al rosso e gli tese una mano “Dammi la mano”
Axel batté gli occhi e lo guardò interrogativo ma il più piccolo ripeté di nuovo l'affermazione precedente, così fece come gli era stato detto e si alzò. Roxas si disfò momentaneamente della bombola d'ossigeno per non essere intralciato nei movimenti e con gesti goffi abbracciò il più grande dal torso e appoggiò la testa contro il suo petto.
La canzone è carina anche se davvero triste” mormorò affondando il viso nella maglia dell'altro.
Penso che si addica alla situazione” abbozzò una risatina il rosso mentre iniziò a dondolarsi e richiudeva l'altro in un abbraccio “Why is everything so confusing, maybe I'm just out of my mind” e prese a canticchiare sapendo di non essere all'altezza della canzone.
Roxas sorrise e socchiuse gli occhi lasciandosi trasportare da quei lenti movimenti “Mi mancava stare così vicino a te”
Anche a me... mi dispiace di aver preso un po' le distanze da te”
Non ci pensare, adesso siamo insieme. Quando ti sentirai di farlo mi dirai cosa c'è che non va”

Take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I'm, I'm with you
I'm with you
I'm with you

Sai cos'è?” proruppe Axel di punto in bianco appena finì la canzone mentre cercava l'altro con lo sguardo “Non c'è cosa al mondo che odio più delle bugie, io non cerco che un po' di fiducia dalle persone però alla fine vengo irrimediabilmente deluso. Odio, odio, odio, odio”
Roxas sgranò gli occhi e la sorpresa gli mozzò il fiato, ebbe giusto il tempo di chiedersi se l'altro avesse scoperto qualcosa sul suo conto che gli fu rivolta una domanda che quasi lo fece andare in panico.
Rox... tu mi nasconderesti mai qualcosa?”
Lo sguardo addolorato di Axel, il suo tono, l'evidente delusione... la sua persona urlava una silenziosa richiesta di sincerità e questo non fece altro che far realizzare all'altro quanto in realtà fosse ipocrita ed egoista. Roxas avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rimanere sempre accanto al proprio ragazzo e, forse un po' per paura di rimanere solo o per paura di essere giudicato, realizzò che avrebbe quasi preferito tradire i suoi sentimenti piuttosto che abbassare le proprie barriere ed esporre i peccati che aveva commesso in passato.
Se Axel avesse saputo tutte le vicissitudini che avevano animato la sua vita prima della malattia sarebbe sicuramente rimasto disgustato, lo avrebbe rigettato, lo avrebbe abbandonato, e lui sarebbe rimasto solo e miserabile.
Non seppe con quale coraggio riuscì a ricambiare lo sguardo di Axel e pronunciare con tono fermo quelle parole che sapeva avrebbero sancito il suo destino.
No, non ti nasconderei mai nulla”



•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•

   
 
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