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Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/08/2014    6 recensioni
Un Abnegante, un Erudito e una Candida. Tre ragazzi provenienti da fazioni diverse che si ritrovano a vivere a stretto contatto malgrado le rispettive differenze. Tre amici, tre rivali, tre compagni. Tra amori, litigi, rivalità e turbe adolescenziali, trovare il proprio posto nella fazione non è mai stato semplice, specie se si tratta di quella degli Intrepidi.
*
Dal Cap 17:
- Carino? – ripetè Eric, aggrottando le sopracciglia.
- Ci stavo insieme, è ovvio che lo ritenessi carino. Ma ho decisamente trovato di meglio. –
- Sì, ma stai dicendo che lo trovi carino. – insistè.
- Oh, buon Dio, ti sto dicendo che non m’interessa più perché ormai sono innamorata! – sbottò.
- Sei innamorata? E di chi? –
- Di te, stupido idiota! –
*
Dal capitolo 19:
Scese giù il più rapidamente possibile, inginocchiandosi accanto a lei e fissando inorridito la piccola pozza di sangue che si era formata sotto il suo cranio.
Fiamma ruotò il collo verso di lui, soffocando un gemito di dolore.
- Mi dispiace, Eric … -
- Ssssh, va tutto bene. Non me ne importa niente di quello che è successo. Adesso stai tranquilla, pensa solo a non chiudere gli occhi, okay? –
- Ci provo, ma ho così tanto sonno. –
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiamma tirò su la manica della maglietta, ammirando le fiamme nere che abbracciavano il suo bicipite e che creavano un contrasto incredibile con la carnagione alabastrina.

- Tori si è superata, è spettacolare. – commentò Quattro, sdraiato sul letto accanto a lei, mentre ne scrutava ogni minimo dettaglio.

Erano rimasti solo due in camerata, oltre ai due Eruditi che completavano il gruppo dei trasfazione che era giunto all’ultima fase dell’iniziazione, mentre tutti gli altri aspettavano il loro turno per affrontare nuovamente la simulazione della paura.

- Sono felice che a noi tocchi domani, non ce l’avrei fatta ad affrontarla dopo così poco tempo dall’incidente. – mormorò, giocherellando distrattamente con il braccialetto di Quattro.

- Penso che Reaper l’abbia fatto apposta, sai, per non farti affaticare troppo. –

Non commentò. Aveva raccontato al resto del gruppo ciò che era  successo in infermeria, ma non sapeva ancora come comportarsi quando lo incontrava in giro per la Residenza. Per quasi due mesi, volente o no, aveva sempre saputo cosa aspettarsi dal Capofazione ma il suo atteggiamento ora la confondeva. Probabilmente non sarebbe mai riuscita a pensare a lui solo come al Capofazione Reaper.

- Spero solo che lui ed Eric  la smettano di beccarsi in continuazione, visto che ormai è tutto risolto. – replicò, stiracchiandosi pigramente.

- Non sarà mai tutto risolto tra loro due. – replicò Quattro, con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Io giuro che lo ammazzo. Sì, Capofazione o meno, lo ammazzo. –

La voce di Eric giunse dall’altro lato della porta della camerata.

Quattro sembrò guardarla come a dire “che ti avevo detto?”

L’ex Erudito e il resto dei loro amici entrarono proprio in quel momento, tutti pallidi e con l’espressione distrutta di chi aveva affrontato la prova più difficile dell’intera esistenza.

- Che succede? – domandò Fiamma, mettendosi a sedere con un colpo di reni e sussultando leggermente quando la spalla insaccata le mandò una scarica di dolore intenso che parve irradiarsi in ogni fibra nervosa del corpo.

- Eric ha fatto di nuovo pena nella simulazione. – spiegò Nicole, stringendosi nelle spalle quando il ragazzo la fulminò con un’occhiataccia. – E non guardarmi così, è la verità. –

- E Reaper non ha usato mezzi termini nel farglielo notare. – concluse Stefan, che tra tutti sembrava quello più riposato.

- La prossima volta gli strappo la lingua e gliela faccio mangiare. –

- Okay, mr macho versione super killer, perché non vieni un po’ qui e lasci che ti aiuti a dimenticartene? – propose, sorridendo maliziosa e non riuscendo a trattenere un moto di compiacimento quando vide il suo sguardo accendersi.

- Mi sembra un buon piano. – approvò, sedendosi sul materasso e prendendola tra le braccia per sistemarla sulle sue gambe.

- Ehm ehm, piccioncini, vi ricordo che la cena comincia tra poco. – fece notare Nicole, recuperando un asciugamano, - E la doccia è mia. – concluse, sfrecciando verso i bagni e chiudendosi dietro il separè.

- Mi sa che ne approfitto anche io. – decise Fiamma, scoccandogli un rapido bacio a fior di labbra per poi alzarsi in piedi.

- Sicura di non volere compagnia? – chiese, sorridendo malizioso.

Rise, scuotendo la testa e facendo ondeggiare le onde corvine. Poi si morse il labbro inferiore, in modo volutamente provocante, e si chinò per essere all’altezza del suo orecchio.

- Magari un’altra volta. – sussurrò, mordendogli repentinamente il lobo e facendolo rabbrividire contro di lei.

Poi sgusciò via, risistemando il separè e godendosi il getto caldo dell’acqua che le coccolava il corpo dolorante.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POV Eric

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena era passata in relativa calma e una volta tornati in camerata era crollato, troppo stanco e provato per fare qualsiasi altra cosa che non fosse dormire.

Era circa l’una quando venne scosso con decisione da un paio di mani gelide e delicate. Aprì gli occhi, controvoglia, per poi assottigliarli e sforzarsi di mettere a fuoco la sagoma che si trovava seduta sul bordo del suo letto.

- Fiamma? – borbottò, assonnato.

- Ho avuto un’idea geniale. –

Inarcò un sopracciglio, sarcastico: - Hai avuto un’idea? Wow, vuoi che avverta i media? –

La replica della ragazza fu un sonoro pugno che si abbatté contro la sua spalla, nello stesso punto in cui era solita colpirlo quando diceva o faceva qualcosa che non le stava bene. Quindi, praticamente almeno un paio di volte al giorno. Di questo passo avrebbe perso la sensibilità, ne era certo.

- Piantala di fare l’insopportabile o potrei anche decidere di non aiutarti con il tuo problema. –

Si mise a sedere con un rapido colpo di reni e puntò gli occhi grigi nei suoi.

- Cosa intendi esattamente? – domandò, piccato.

- Oh, andiamo, non bisogna essere un’ Erudita per capire che hai problemi a superare il tuo scenario di paura. Senza offesa, ma i tuoi tempi fanno schifo. – replicò, imperturbabile.

In momenti come quelli, in cui usciva tutta la sua impertinenza da Candida, pensava davvero che prima o poi l’avrebbe strangolata; e no, non gli importava il fatto che fosse la sua ragazza. L’idea che si fosse preoccupata per lui, però, non poteva negare che gli facesse piacere.

- Svegliarmi in piena notte faceva parte del piano o l’hai fatto solo per darmi fastidio? – chiese, piegandosi a recuperare gli scarponi da allenamento e allacciandoseli rapidamente.

Gli rivolse un sorriso malandrino: - Oh, ma è ovvio che l’ho fatto per darti fastidio. –

Trattenne una risata, scuotendo la testa e seguendola fuori dalla camerata e lungo il corridoio che portava alla stanza di simulazione.

- Come pensi di riuscire ad aiutarmi? – le chiese, osservandola mentre armeggiava prima con il computer e poi con la fialetta e una siringa.

- Entrerò nel tuo scenario della paura insieme a te, ti aiuterò a superarlo. –

Il modo in cui lo disse, come se non ci fosse nulla di strano, lo lasciò di stucco. Era un’idea sensata, dopotutto, ma entrare nello scenario di qualcun altro era una cosa personale, significava esporsi totalmente agli occhi di una persona.

- D’accordo. – sussurrò, prendendo posto e stringendosi per permetterle di sdraiarsi accanto a lui. Le cinse le spalle con un braccio e sorrise quando la vide accoccolarsi istintivamente contro il suo petto muscoloso.

Lentamente, un senso di torpore iniziò a pervaderlo e la familiare sensazione di vuoto l’assalì. Chiuse  gli occhi, riaprendoli solo quando un calore insopportabile gli colpì il volto.

Accanto a lui, talmente vicina che poteva sentire le loro braccia nude sfiorarsi, c’era Fiamma.

- Inizia sempre con il fuoco. – annunciò.

Era una precisazione inutile dal momento che le fiamme divampavano intorno a loro e si avvicinavano sempre più velocemente.

- Eric, dobbiamo andarcene da qui. – gli disse, ma non ottenne risposta.

Gli occhi grigi fissavano ipnotizzati il movimento ondeggiante delle fiamme. Doveva essere questo ciò che provavano gli animali che venivano investiti dalle macchine, un senso totale d’impotenza.

- Eric. –

Lo scosse gentilmente per il braccio, riportandolo non si sa come alla realtà.

 Doveva affrontare la paura, combatterla e vincerla.

Annuì, afferrando la mano che gli veniva porta e seguendola mentre prendeva la rincorsa e, dopo aver notato un punto in cui le fiamme erano più basse, saltava.

Atterrarono sul pavimento di una sala buia, la paura che affrontava più facilmente delle altre.

- Questa è facile, dobbiamo solo arrivare a quella porta. – le disse, cominciando a camminare con aria risoluta in quella direzione. Posò la mano sulla maniglia e spinse con forza.

La successiva era una stanza di un metro per uno, talmente stretta che erano costretti a stare appiccicati l’uno all’altra.

- Fammi indovinare. – mormorò, flebilmente, - Claustrofobia? –

Qualcosa nel modo in cui l’aveva detto gli fece capire che evidentemente non era l’unico a soffrirne.

- C’è anche nel tuo scenario? –

Annuì. – Il mio è più brutto, però: sono intrappolata in una bara sottoterra. –

Veniva sepolta viva eppure riusciva a uscire dallo scenario prima di lui. Il suo coraggio e la sua forza interiore non avrebbero mai finito di stupirlo.

- Idee su come uscire? –

- Magari basta che mi tranquillizzi. Di solito esco dalla stanza non appena penso a qualcos’ altro. –

- Sì, mi sembra un’idea sensata. Pensi di riuscirci? – domandò, scrutandolo dubbiosa.

Stranamente la cosa non gli sembrava poi così difficile. Ora che c’era lei e sentiva il suo corpo e le sue morbide forme femminili schiacciate contro di lui quasi non faceva caso a dove si trovavano. Dopotutto era un ragazzo, un adolescente di sedici anni, e le reazioni del suo corpo scacciavano violentemente ogni tipo di paura.

- Veramente penso di stare già pensando ad altro. –

Aveva appena finito di parlare che si ritrovarono in un nuovo scenario.

- Tanto per curiosità, a che hai pensato? – domandò Fiamma.

Scrollò le spalle: - Non è necessario che tu lo sappia. –

- Che tradotto significa che mi arrabbierei se me lo dicessi. –

Il sorriso malizioso che le rivolse fu la muta conferma della veridicità delle sue parole.

- Sei un porco, Eric, persino mentre stai per morire soffocato?! – esclamò, indignata.

- Ehy, sono un uomo. – ribattè, come se quella fosse una spiegazione più che logica.

Uno sparo interruppe il loro scambio di battute.

Ecco, adesso cominciavano quelle davvero brutte. Strinse i denti, deglutendo dolorosamente, e preparandosi allo spettacolo che di lì a poco si sarebbe presentato davanti ai suoi occhi.

C’era lui, sdraiato a terra sul pavimento freddo, e una figura senza volto gli stava di fronte. Lo sconosciuto gli puntava contro una pistola, prendeva la mira e sparava. Ancora, ancora e ancora. Si vide portare le mani alle ferite, sussultare per il dolore, e sputare un fiotto di sangue. Vide gli occhi grigi che fissavano il soffitto, privi di vita.

“Era un fallimento completo, un disonore per la sua famiglia e la sua fazione, è molto meglio che si sia finalmente tolto dai piedi.”

“Già, era solo un codardo, un debole. Staremo tutti molto meglio senza di lui.”

Conosceva quelle voci, l’avevano accompagnato fin dal momento in cui era venuto al mondo.

“Troppo stupido per rimanere tra gli Eruditi, troppo codardo e incapace per superare l’iniziazione degli Intrepidi. Sarà un Escluso, non ci si poteva certo aspettare altro da lui.”

- Basta! Basta! – esclamò, coprendosi le orecchie con forza e cadendo in ginocchio.

“Incapace.”

“Debole.”

“Indegno.”

“Un disonore.”

- Basta, state zitti! –

Fiamma gli fu accanto, inginocchiandosi e costringendolo a togliersi le mani dalle orecchie.

- Eric, ascolta me, solo me. La senti la mia voce? –

Annuì, troppo scosso per riuscire a parlare.

- Concentrati solo sulla mia voce, okay? –

- Hanno ragione, sono un codardo, ho troppe paure per diventare un Intrepido. – mormorò.

- Il coraggio è il complemento della paura. Un uomo che è senza paura non può essere coraggioso, ed è anche uno sciocco. Tu sei coraggioso, Eric, perché sei disposto ad affrontare le tue paure e cerchi di superarle. Non so di chi siano queste voci, ma non devi ascoltarle. Io so che tu sei un vero Intrepido, non dubitarne mai. –

Qualcosa nelle sue parole, forse la decisione con cui l’aveva pronunciate, o magari solo il fatto che al mondo esistesse qualcuno che aveva fiducia in lui, lo spinse a reagire.

- Io sono un Intrepido, non sono un codardo né un debole. – decretò ad alta voce.

Fiamma sorrise, soddisfatta dalla sua reazione, ma all’improvviso la sua espressione cambiò e si fece immediatamente spaventata.

- Eric, che stai facendo? Eric, lasciami, mi stai facendo male. – mormorò, con voce strozzata, cercando di liberarsi dalla stretta che le avvolgeva il collo.

La stretta delle sue mani. La stava strangolando. Inorridì, ma nulla di ciò che gli passò per la mente riuscì a convincere il suo corpo a obbedirgli.

- Eric. – gorgogliò, ormai senza fiato, il volto paonazzo e le labbra che cominciavano a farsi bluastre.

- Non riesco a fermarmi. – esclamò.

– Eric, guardami. Lo so che non mi faresti mai del male, tu puoi fermarti e so che lo vuoi. –

Puntò gli occhi nei suoi, osservando la sfumatura chiarissima d’azzurro che diventava più scura lungo il bordo della pupilla.

Qualcosa scattò dentro di sé. Sentì distintamente le mani che si aprivano e le braccia che ricadevano inerti ai lati del suo corpo.

Si ritrovarono sulla poltroncina, abbracciati l’uno all’altra.

Lanciò un’occhiata all’orologio che portava al polso. Nove minuti, era riuscito anche a fare meno della metà del suo solito tempo.

- Il responso? – domandò Fiamma.

- Nove minuti. –

Il volto della Candida si aprì in un sorriso soddisfatto e orgoglioso. Lo abbracciò di slancio, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sé.

Eric chiuse gli occhi, assaporando il profumo di cannella che si irradiava dalla sua chioma scura.

- Non ce l’avrei mai fatta senza di te. – ammise.

- Bè, siamo una bella squadra, no? –

Già, lo erano eccome. Insieme erano invincibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverlo e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Come ho scritto anche sulla bio della pagina autore, partirò questa notte per Creta e farò ritorno la notte del quindici, quindi in questa settimana non avrò la possibilità di accedere a Internet; conseguementemente, tutti gli aggiornamenti delle mie storie avranno luogo dal sedici agosto in poi, così come le risposte agli eventuali messaggi privati. Non mi resta che augurarvi un buon ferragosto in anticipo! Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

  
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