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Autore: Moony91    11/09/2008    2 recensioni
"Lascio che la canzone del mare in duetto col vento mi culli e risvegli in me ricordi…ricordi di quando lottavo dalla parte del mondo contro tutta l’umanità: eravamo in due con l’ardore di mille.[...]Lei era sempre stata più debole e più conformista di me, credevo che mai nessuno sarebbe riuscito a dividerci. Domani si sposa con un mio amico e io non mi sono ancora rassegnata. No."
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconto scritto per il conscorso della zanichelli, ve lo propongo perchè è stato scritto con sentimento.

Ricordi

La luce del sole si affievolisce sempre di più scomparendo nel mare e lagandolo al cielo con milioni di corde colorate miste fra il blu, il nero, l’arancio, il giallo.
Poi davanti ai miei occhi la visuale si offusca mentre faccio uscire lentamente il fumo, poco prima aspirato, da un piccolissimo, quasi impercettibile spiraglio fra le labbra.
Sto seduta sulla spiaggia ad osservare l’orizzonte e la morte temporanea del sole; le gambe piegate e le ginocchia portate al petto circondate dalle braccia, fra le dita quella, ormai corta, sigaretta segno del degrado che ho dentro.
Il vento mi scompiglia i capelli e ingrossa il mare che si infrange contro gli scogli violentemente formando candidi schizzi, figure armoniose davanti ai miei occhi.
Poesia, è poesia tutto questo.
Il mondo, la natura…impensabile che questo nostro paese rotondo non si ribelli al suo perfido e egoistico nemico: l’uomo.
Noi lo deturpiamo, lo invecchiamo, lo ammaliamo, siamo ormai come parassiti, ma lui come una madre ci vizia e ci lascia passare qualsiasi capriccio a sue spese.
Penso bene e razzolo male: spengo la sigaretta sulla sabbia, frugo nella tasca tiro fuori nuovamente il pacchetto e, qualche secondo dopo, ne ho una nuova fra le dita accesa.
Sbuffo ancora del fumo, continuando ad osservare il mare infuriato.
Fa schifo questo mondo, anzi fa schifo questa umanità.
Sono almeno due ore che rimango esterrefatta a guardare tutto questo miracolo senza riuscire a muovermi, troppo abbattuta, troppo meravigliata, troppo sola ormai.
Lascio che la canzone del mare in duetto col vento mi culli e risvegli in me ricordi…ricordi di quando lottavo dalla parte del mondo contro tutta l’umanità: eravamo in due con l’ardore di mille.
Meraviglioso è ribellarsi, se si è insieme.
Meraviglioso è andare controcorrente, se si è insieme.
Meraviglioso è sentirsi sé stessi, se si è insieme.
I ricordi si fanno spazio davanti ai miei occhi oscurando la visione del mare, si impongono, vogliono farmi soffrire e gioire un’ultima volta, e allora chiudo gli occhi e mi lascio in loro balia…
Un sorriso…
Un flebile sorriso mi appare.
So già a chi appartiene e anche sul mio volto le labbra si increspano debolmente.
La visione si allarga: i suoi occhi.
Sento come una mano stringermi il cuore e un’altra la gola con tutta la loro forza, il mio corpo tremare.
Mi hanno sempre scosso quegli occhi.
Io riapro i miei incapace di resistere.
Lente, calde, umide lacrime nascono dall’incontro delle mie palpebre e scivolano immediatamente verso la bocca.
Ero ardita e risoluta fino a qualche tempo fa, ora sono stupidamente trepida.
Strano come la solitudine mi abbia cambiata. È l’attesa.
Richiudo gli occhi sentendo i ricordi ostentare nuovamente a sfidare la realtà…
Le nostre mani, palma contro palma, le dita di una mano che intrappolano quelle dell’altra in quella dolce e sensuale morsa.
Camminiamo io e lei, guardandoci ogni tanto, scambiandoci qualche occhiata furbesca, arrossiscono le nostre gote e si curvano le labbra in sorrisi ora vergosgnosi ora audaci…
Intorno a noi profumo di fiori e di erba appena tagliata, l’estate esplode in quel giardino dalle altissime siepi che circondano i nostri passi.
Ed ecco che il ricordo si inceppa come un disco rigato che salta al brano successivo e anch’esso passa alla memoria seguente…
I suoi fianchi nudi sui miei, ancora le nostre mani intrecciate, i suoi capelli sciolti che le accarezzano deliziosamente i seni, i nostri corpi amalgamati in uno solo, il suo odore giunge più vivo che mai alle mie narici…
I miei occhi bruciano, il mio viso è inondato di lacrime, il vento mi ha gelato le ossa e le mani che stringevano il cuore e la gola si divertono a soffocarmi.
Sono costretta ad aprire di nuovo gli occhi.
Mi odoro le mani, avida, alla ricerca di quel suo profumo intrappolato fra le dita, ma non lo sento più.
Vittima di un’illusione ecco cosa sono.
Lo sono sempre stata e mi sento un’idiota ad esserci cascata, ma ora non posso più tornare indietro e probabilmente anche se potessi rifarei gli stessi sbagli che ho già commesso.
L’ennesimo ricordo si fa spazio nella mia mente e non ho più le forze per fermarlo…
Eccola lì, due macchie rosse in viso, un’espressione mista fra rabbia e delusione, mi guarda e mi parla: “Non possiamo farcela, siamo deboli anche se siamo unite, il mondo si è scordato cosa significa l’uguaglianza fra gli uomini, il bel mondo fantastico del quale ci sentivamo circondate è scomparso. Esisteva, forse, qualche millennio fa, ma ora non c’è più. Non possiamo resuscitarlo, rassegnati anche tu come ho fatto io…”
Riapro gli occhi incapace di provare ancora quel dolore che però mi tormenta anche nella realtà.
Lei era sempre stata più debole e più conformista di me, credevo che mai nessuno sarebbe riuscito a dividerci. Domani si sposa con un mio amico e io non mi sono ancora rassegnata. No.
Butto la sigaretta per terra, frugo nelle tasche dei pantaloni, la mia mano viene a contatto con un morbido ma pesante involucro, svolgo fra le mani il fazzoletto e prendo il freddo oggetto metallico contenuto da esso.
Guardo di nuovo davanti a me il mondo appannato a causa delle lacrime che non hanno mai smesso di scendere, lascio che la poesia mi riempia ancora…
Un colpo esplode dalla pistola fra le mie mani colpendo la mia tempia destra e la mia rassegnazione viene inghiottita dal nulla.
   
 
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