CAPITOLO
2
LA
PROMESSA
Ma grande fu la
sorpresa per Ed: perché, se si aspettava di trovare sia il fratello, che Riza
che ogni singolo membro del loro Stato Maggiore, non si aspettava minimamente di
trovare tre singolarissime vecchie conoscenze.
Nell’ufficio, infatti,
seduti scomposti sui divanetti, c’erano due giovani donne è un
uomo.
Le due giovani erano
molto diverse tra loro.
Mentre una era alta e
snella, con lunghi capelli neri legati da una treccia, l’altra era poco più che
una bambina, ed entrambe portavano ricche vesti
decorate.
L’uomo invece, era
vestito con una semplice casacca gialla, e aveva la pelle
scura.
Portava un paio di
occhiali con le lenti oscurate, e una grande cicatrice a forma di X sul
volto.
“Scar!! Mei!! Lan Fan!!
Che ci fate qui??” esclamò stupito Edward, entrando
nell’ufficio.
I tre, seduti sui
divanetti, sobbalzarono nel sentire la sua voce, e si alzarono subito in piedi
non appena lo videro.
Le due fanciulle fecero
un profondo inchino al suo indirizzo: “è
un piacere rivederti Edward.” disse la più grande, con un sorriso che le
increspava le labbra sottili, la sua gioia nel rivedere l’amico era palpabile;
malgrado le divergenze avute in passato, si erano trovati a essere molto
amici.
In fondo, simili
esperienze legano in modo indissolubile.
Poi, fu la volta
dell’uomo.
Egli si avvicinò
silenzioso; i due si ritrovarono l’uno dinanzi all’altro: “Edward Elric..” disse
solo lui, guardandolo impassibile, “Scar..” replicò il ragazzo, sorridendo
furbescamente.
L’Ishbariano tese la
mano al giovane, sorprendendolo: “Sono contento di rivederti.” disse,
stringendogliela.
Si, era tutto cambiato
in quei mesi.
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“Ora dovete raccontare
perché siete qui. Mi sono spaventato quando Al mi ha chiamato a
casa.”.
Il vecchio Mustang Team
si era accomodato sui divanetti assieme agli ospiti.
Roy teneva Ed accanto a
sé, un braccio che gli circondava le spalle.
Perché mai erano giunti
sin lì dalla lontana Xing?
La voce della mora
Imperatrice scosse l’uomo dai suoi pensieri: “Siamo giunti sin qui per parlare
soprattutto con Edward.”.
Le parole di Lan Fan
scossero tutti.
Soprattutto
Roy.
“Cosa succede?” affermò
impassibile il giovane, alzandosi in piedi, “Nel deserto di Xerxes è stato
ritrovato un uomo. Era lievemente ferito, ma era svenuto e perciò l’hanno
portato a palazzo. Quando si è svegliato, ci ha spiegato quello che gli era
successo, e ha detto che veniva dal mondo oltre il Portale, e che aveva seguito
due occhi dorati che lo avevano guidato.”.
Le parole della donna
fecero impallidire i presenti.
Ma in particolare
Edward.
Il ragazzo balzò in
piedi, e urlò: “IL MONDO OLTRE IL PORTALE?? Allora… ALLORA VIENE DAL MONDO DI
ALFONS!!!” strillò il ragazzo, le lacrime che cominciavano a
scorrere.
Tutti i presenti
ricordavano molto bene il dolore del loro amico quando era tornato, ma nessuno
sapeva cosa fosse successo.
Edward non ne aveva mai
voluto parlare.
“Ha detto di venire da
un posto strano, e di avere una missione. Ha detto che il Portale si è aperto
dalla loro parte, e se non verrà richiuso, si rischia che la nostra dimensione
venga attirata e che scompaia. Ha detto che deve trovare un Alchimista dagli
occhi d’oro, di nome Edward Elric.” terminò lei, la voce
incrinata.
Quelle rivelazioni
sconvolsero tutti.
Nell’ufficio c’era un
silenzio tombale.
Roy era pallido come un
cencio.
No….
Edward non poteva
partire….
Non poteva abbandonarlo
di nuovo….
Il ragazzo, che dopo il
pianto si era di nuovo raggomitolato sul divanetto, si alzò lentamente, gli
occhi di fuoco, determinati, colmi di quella luce che lo aveva da sempre
contraddistinto.
“Se c’è bisogno di me,
vi aiuterò.” disse lui, con un caldo sorriso colmo di
speranza.
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La notte giunse
rapidamente su ali d’argento.
Il giorno seguente,
alle prime luci dell’alba, Edward sarebbe nuovamente
partito.
Il futuro era molto
incerto, e pieno di timore.
Sarebbero nuovamente
stati separati.
A quei pensieri, Roy fu
preso dalla tristezza.
L’idea di doversi
nuovamente separare dalla persona che amava lo
preoccupava.
Cosa avrebbe dovuto
affrontare il ragazzo?
Aveva molta
paura.
Ora, l’Alchimista di
Fuoco era seduto sul tappeto in salotto, il fuoco che scoppiettava nel camino,
che fissava le fiamme rosse danzare davanti ai suoi occhi, mentre dava libero
sfogo a piccole e silenziose lacrime.
Non voleva perdere Ed,
ma avrebbero dovuto separarsi.
Avrebbe voluto tenerlo
vicino a sé, non lasciarlo mai più andare lontano, impedirgli di rischiare la
vita…
Ma era un comportamento
egoista.
Avevano bisogno di
Edward.
Molto più che
lui.
Ma sentiva un gran
vuoto nel cuore.
Un vuoto che, a poco a
poco, sembrava divorarlo.
“Roy, che
hai??”
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“Roy, che
hai??”
La voce preoccupata di
Ed riscosse il moro dai suoi pensieri.
Una calda mano si
poggiò sulla sua guancia, e i profondi occhi nero pece del Comandante si
incontrarono con due laghi dorati, velati di
inquietudine.
Edward si era
inginocchiato davanti a lui.
“Roy, tutto bene?”
chiese il ragazzo con voce lieve.
Il moro annuì
distrattamente, voltando il viso per non farsi vedere piangere, non voleva farsi
vedere in quelle condizioni; voleva dare sicurezza al suo compagno biondo, farlo
partire sereno, senza pensieri né preoccupazioni.
Ma gli faceva male lo
stesso.
Sentiva un immenso
desiderio di piangere.
Il suo scatto, però,
sortì l’effetto contrario.
Ed era angosciato per
la reazione del consorte.
Il biondo si alzò in
piedi, lo sguardo triste, e si rivolse al fuoco.
“Mi odi,
vero?”.
Le parole del più
giovane riscossero per qualche istante Roy dal suo torpore, e lo colpirono con
la forza di un pugno nello stomaco.
Per un istante, il suo
sguardo tornò quello di un tempo.
“Non ti odio… Perché
dovrei odiarti?” chiese piano il moro, scuotendo la testa come se si fosse
appena svegliato da un brutto incubo.
Edward si voltò piano,
sedendosi di fronte a lui, lo sguardo triste; gli prese a carezzare nuovamente
la guancia, le labbra increspate da un sorriso tirato: “Perché devo partire…
Devo di nuovo abbandonare l’unico posto in cui mi son sentito finalmente a casa…
Devo lasciarti solo…” disse lui, a capo chino.
Un leggero singhiozzo
lo scosse violentemente.
Il ragazzo alzò veloce
la testa.
Roy era rannicchiato su
se stesso.
Piangeva.
Nessuno aveva mai visto
Roy Mustang piangere.
Nemmeno quando era
morto il Generale Hughes era stato visto piangere.
Aveva sempre represso
tutti i sentimenti di dolore, tutta la tristezza l’aveva sempre tenuta celata
nel fondo del suo cuore, ma non ce la faceva più.
Con delicatezza, il
biondo, seppur scioccato, gli alzò il viso, e lo abbracciò forte, permettendogli
di nascondere il volto tra i suoi capelli.
Il maggiore lo strinse
forte, facendolo raggomitolare nel suo abbraccio.
Voleva averlo vicino,
sentire il suo calore rassicurante.
Non appena il più
piccolo gli fu tra le braccia, scoppiò in un pianto a
dirotto.
Doveva sfogare quel
gran dolore che gli attanagliava il cuore.
“Roy, cosa ti succede?”
provò a chiedere il minore, preoccupato per la sua reazione, carezzandogli piano
la testa.
“Ho
paura.”.
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“Ho paura.” ripetè lui,
stringendoselo al petto con fare protettivo, “Paura di smarrirti… Ho rischiato
già una volta di perderti per sempre… Non voglio che ciò si avveri… Ti chiederei
di non partire, ti implorerei, ma so che non è possibile, so che quello che devi
fare lo farai, perché sei fatto così, perché non ti tiri mai indietro, ma ho
paura…” riuscì a dire lui, singhiozzando.
Il biondo sorrise per
la grande dimostrazione di amore che Roy gli aveva fatto con quelle poche
parole, e decise di ripagarlo con la stessa moneta: “Anche io ho paura, non so
se tornerò, se vivo oppure no… Ma di una cosa sono certo, io voglio difendere
questo mondo, e anche l’altro. L’ho promesso ad Alfons, e voglio mantenere la
mia promessa. Voglio proteggere le persone che amo… Se morirò nel tentativo,
almeno potrò dire di averci provato.” disse lui,
sorridendo.
Roy era commosso da
quella determinazione.
Negli occhi limpidi del
minore leggeva una strana determinazione, una strana
gioia.
Leggeva emozioni
diverse.
Ma ugualmente
splendide.
Era come guardare un
diamante dalle molteplici sfaccettature.
“Edward, ascoltami
bene. Mi devi fare una promessa.”.
La richiesta del
Comandante prese un po’ di sorpresa Ed, che però
annuì.
“Prometti che tornerai,
che non mi lascerai solo. Non chiedo di stare sempre con te, il tempo non è
eterno, ma almeno di poterti rivedere.” chiese lui.
Edward gli diede un
bacio sulla guancia.
“Lo prometto Roy.
Tornerò.” rispose dolce il ragazzino.
In cuor loro, però,
sapevano che quella, era una promessa difficile da
mantenere.
Calmatosi, il moro fece
stendere il ragazzino tra le sue braccia, passandogli un braccio dietro il collo
e coprendolo con un plaid, cominciando a cullarlo
piano.
Gli diede poi un bacio
sulla fronte.
“Ora dormi… Tu hai
bisogno di riposare, ti aspetta un viaggio molto lungo domani… Buonanotte
tesoro…” disse con dolcezza lui, stringendolo forte a
sé.
Il ragazzo si appisolò
quasi subito.
“Buonanotte Roy…”
mormorò, prima di cadere addormentato.
BUONASERA!!!
SHUN È
TORNATA!!!
Paracelsus ha finalmente
trovato la sua strada!!
Lo so, ci ho messo tanto,
ma da ora in poi prometto di metterci molto meno!!!
E per meno, intendo
aggiornamenti più o meno regolari!!!
Ringrazio di cuore
ELISETTA, fedelissima lettrice e amica, LIENA, la mia tesora!! E tutti gl
inquilini, The_ Dark_Side, è da tanto che non ci sentiamo!!! E infine
SAKU-CHAN!!!
UN GRAZIE IMMENSO ANCHE A
SHIKADANCE PER I CONSIGLI NOTTURNI!!!
VE LO DEDICO DI
CUORE!!
UN
BACIONE!!
SHUN