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Autore: HeartBreath    09/08/2014    2 recensioni
“Dillo e basta, Smythe”
Un altro sorriso, probabilmente il più compiaciuto e perverso che il Warbler avesse mai messo in scena – e questo era tutto dire. “Ti porto a Parigi”
Kurt per un attimo pensò di aver sentito male. Spaesato, gli chiese di ripetere.
“Ti porto a Parigi, Hummel”
Gli uscì una risata secca e piuttosto aspra. “E' uno scherzo, vero?”
Sebastian non staccò quell'espressione vagamente maligna dalla vista di Kurt nemmeno quando aprì la tracolla e ne tirò fuori una busta. Ne mostrò il contenuto: due biglietti aerei.
“Ti sembra ancora che stia scherzando?”
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Queste vacanze sono alquanto inaspettate, ma riesco sempre a trovare il modo di pubblicare di tanto in tanto (il mio consiglio: se scrivete su questo sito, andate in vacanza con altri scrittori)
E finalmente anche i nostri Kurtbastian vanno in vacanza! Fatemi sapere cosa ne pensate, intanto vi ringrazio tantissimo per le recensioni, state rendendo questa nuova long sempre più speciale ^^


V






















Favole della buonanotte




Era ancora un mistero per Kurt da chi Sebastian avesse preso il suo numero di telefono. Aveva ricevuto un suo sms due giorni dopo l'incontro al Lima Bean, con data e ora dell'appuntamento all'aeroporto.

E - con maniacale puntualità, risultato di giorni di batticuore all'idea della partenza – alle 20:00 del ventotto novembre, Kurt era lì. I tre minuti che impiegò Finn a trovare parcheggio in aeroporto gli sembrarono un'eternità, tanto che arrivò quasi a urlargli contro “C'è un buco lì!”, “Eccolo là!”, “Dai, c'entri senza problemi”.

“Kurt, calmati” ridacchiò Finn, guardandolo di sfuggita dal sedile del conducente. “Non hai detto che l'aereo decolla dopo mezzanotte?”

“Sì, ma devo fare il check in, e ho dovuto lasciare a casa la crema per le mani perché mi era rimasto solo il tubetto extra large, quindi devo setacciare la profumeria dell'aeroporto nella speranza che-”

“Quanti caffè hai preso oggi?”

Kurt si ammutolì, spiazzato da quella domanda. “Uhm... Tre o... quattro...”

“Hai dormito almeno un po' ieri notte?”

“Non dormo da almeno due giorni, Finn”

“Come pensi di goderti Parigi se non riesci neanche a tenere gli occhi aperti?”

“Non è che non ho voluto, non mi sono addormentato e basta”

Ogni volta che la città di Parigi gli tornava in mente, qualche altro dettaglio su cose da fare e da vedere gli spalancava gli occhi anche nel cuore della notte, anche nel relax delle sue calde coperte di pile. Non c'era speranza che riuscisse a spegnere il cervello per più di dieci minuti: Parigi e la sua magnificenza tornavano sempre a eccitargli il petto. Fortuna che disponeva del correttore più efficace in commercio per far sparire le occhiaie.

“Comunque non capisco perché tu abbia pagato il biglietto del parcheggio: non c'è bisogno che aspetti l'arrivo di Sebastian per andare via”

Mentre Finn trafficava col volante e si voltava indietro per fare retromarcia in un posto vuoto appena trovato, disse al fratello: “Ti ho accompagnato proprio per poter vedere Sebastian, Kurt”

“Che cosa? Perché?”

Con indifferenza, Finn spense l'auto e ne uscì. “Perché voglio assicurarmi che vada tutto bene”

Kurt alzò gli occhi al cielo, scendendo anche lui nel parcheggio con la tracolla al seguito. Aggirò la macchina e recuperò la valigia dal bagagliaio.

“Non ho bisogno di una guardia del corpo, Finn” sbuffò, accompagnato dalla chiusura secca dello portellone.

“Forse no, forse ne ho bisogno io” rispose il più grande nell'incamminarsi verso l'aeroporto.

“E perché dovrei assecondare senza battere ciglio qualcosa di cui hai bisogno tu?”

Sospirò, facendo sembrare sé stesso un adulto che discute con un bambino – immagine insolita, rispetto a com'era sempre stato il loro rapporto. “Perché io sto assecondando questo viaggio, di cui tu hai un disperato bisogno”

Kurt ridacchiò sottovoce, ma non replicò. Tutto sommato, era rincuorato dalla preoccupazione di Finn.

L'appuntamento era al gate numero quattro, e fu lì che Kurt e Finn incontrarono Sebastian, lì in piedi in mezzo alla gente come se fosse totalmente a suo agio, come un ragazzo attorniato da telecamere. Osservava Kurt avvicinarsi a lui con le mani nelle tasche dei pantaloni e una valigia accostata alle gambe slanciate. Quel sorriso, onnipresente.

Solo quando i due si furono avvicinati, parlò:

“Hudson. Che succede, il club di lanciatori di coriandoli si riunisce oltreoceano?”

Gli occhi cristallini di Kurt scattarono su Finn, come se da soli pretendessero di riuscire a bloccare una qualunque sua reazione aggressiva. Ma il quarterback si limitò a ricambiare il sorriso, caricandolo di tutto il sarcasmo possibile.

“Sono venuto ad accompagnare Kurt”

Sebastian assunse un'espressione di finta tenerezza. “Aw, che dolce. Ho sempre pensato che voi due faceste dell'impacciato, scialbo e incestuoso sesso, insieme”

“Sebastian”. La voce di Kurt eruppe fuori dalla sua gola prima che potesse anche solo pensarci. “Piantala”

Sarebbe stato più facile convincere Finn che fosse tutto apposto, se Smythe avesse collaborato almeno un po'.

Il fratello abbassò lo sguardo su di lui, dicendogli qualcosa come “Esattamente, cosa ci trovi di così amichevole in lui?” senza aprire bocca. Ma Kurt lo sentì forte e chiaro. Dopo quei quattro secondi netti di contatto visivo, Finn rivolse di nuovo la sua attenzione a Sebastian, avvicinandosi un paio di passi senza un particolare motivo.

“Non m'importa cosa accadrà in questo viaggio. Non m'importa finché Kurt sarà d'accordo con ciò che vorrai fare. Ma se dovessi fare qualunque cosa contro la sua volontà, o se lui non fosse nelle stesse condizioni in cui è adesso quando tornerà a Lima...”. Fece una pausa, una pausa che sembrò eterna. “ti verrò a cercare anche dall'altro capo del mondo. Intesi?”

Alle sue spalle, la mascella di Kurt crollò. Si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, e tutto quello che riuscì a farsi uscire dalla gola fu un “F-Finn...” dal tono profondamente imbarazzato. Ma anche profondamente colpito. Si sporse oltre la figura imponente del fratello per sbirciare l'espressione di Sebastian, chiedendosi come mai Mr.-battuta-pronta non avesse ancora aperto bocca.

Il Warbler fissava la convinzione schiacciante negli occhi di Finn, le iridi sollevate fino a premersi contro le sopracciglia. Il suo viso era indecifrabile: di certo senza l'infallibile ironia di sempre, ma non c'era neanche resa in quell'espressione. Con la bocca semiaperta a mezz'aria, gli uscì d'improvviso un colpo secco di risata che fece scattare verso la mascella il pomo d'Adamo.

“Prenditi un calmante, dolcezza, e anche bello potente. Capisco che solo questi momenti di autoaffermazione riescano a fartelo alzare, ormai – perché immagino tu ti senta un gran fico a dire certe cose -, ma sta' tranquillo. Kurt sarà perfettamente intero quando lo rivedrai. Forse col cuore un po' tremante – vedremo se per colpa di Paris o di altro...”

“Okay, direi che la voglia di sotterrarmi in aeroporto è abbastanza per oggi” cantilenò Kurt, avanzando tra i due litiganti. “Vogliamo andare, Smythe?”

Gli occhi di Sebastian e quelli di Finn smisero controvoglia di darsi battaglia. Dopo diversi secondi, ci pensò Kurt a scuotere Sebastian, tirandolo per il braccio.

Finn era ancora abbastanza vicino al fratello da allungargli una pacca sulla schiena. “Ci vediamo quando torni. Ti mando un messaggio d'auguri al tuo compleanno”

“Grazie” si limitò a dire Kurt. Ma quella sola parola aveva un numero non indifferente di significati.


 


 


 

“Bene. Parliamo di affari”

Kurt concluse che non aveva speranza di chiudere gli occhi, rilassarsi su quel sedile più comodo di qualunque letto in cui avesse mai dormito, e dimenticare la presenza di Sebastian Smythe accanto a sé.

L'aereo era decollato, eppure ancora non riusciva concretamente a realizzare quale fosse la destinazione. Non poteva crederci.

“Quali affari?”

“Le mie domande”

“Ah già, a tale proposito” sospirò, muovendosi sul sedile per rivolgersi meglio a Sebastian. “Credo che dovremmo imporre delle regole. Non posso passare tutto il viaggio a raccontarti di Blaine”

“Sì che puoi!”

“No” insistette, snervato. “In quel caso, il fantastico regalo non sarebbe più un granché, se trascorressi tutto il viaggio a ricordare il mio ex”

Sebastian si chiuse un istante in un broncio, come un bambino a cui si nega il dolce dopo cena. “E allora cosa suggerisci?”

“Ho pensato che potremmo... uhm... attenerci ad una domanda al giorno”

“Te lo scordi, Hummel”

C'ho provato. “Okay, facciamo due?”

“Non ho intenzione di contrattare un numero fisso” concluse con arroganza Sebastian. “E' o non è il regalo migliore che tu abbia mai ricevuto?”

Kurt distolse lo sguardo con superbia. “Può darsi”

“Quindi vale parecchio come vincita” gongolò il Warbler. “Facciamo così: ogni volta che riuscirò a lasciarti senza parole in questo viaggio, dovrai rispondere ad una domanda”

“Ho appena detto che non voglio passare le giornate a parlare di Blaine!”

Kurt lo vide storcere le labbra, fissandolo come se la soluzione fosse stampata sul suo pallido viso. “Allora le metterò in conto. Risponderai a fine giornata, deliziandomi con le tue favole della buonanotte” sogghignò Sebastian, leccandosi lascivamente le labbra.

Istintivamente, Kurt gli rifilò uno spintone per allontanarlo da sé, ma essendo seduti l'uno vicino all'altro non c'era molto che potesse fare. Avesse potuto, l'avrebbe buttato dall'aereo.

“Esiste al mondo qualcuno più repellente di te?”

“E più frigido di te?” fu la replica, acida ma accompagnata da un'antipatica risatina.

Era quella la sostanziale differenza tra loro. Sebastian non sopportava Kurt, ciononostante a schernirlo si divertiva. Kurt lo detestava e basta, senza se e senza ma. Per questo aveva l'impressione che la sua nemesi avrebbe avuto molti meno problemi di lui ad affrontare quei giorni di convivenza, purché potesse continuare a prenderlo in giro.

“Okay, la sera, ci sto” tagliò corto, sbuffando.

“Fantastico. Sai cosa vuol dire?”

Guardò Sebastian, interrogativo.

“E' l'una del mattino, fra sei ore atterreremo, quindi presumo che dovremmo dormire” ricapitolò il ragazzo. “E, se non erro, quando ti ho mostrato i biglietti per Parigi, eri totalmente senza parole”

Kurt roteò gli occhi. Avrebbe dovuto aspettarselo. “Okay, togliamoci il dente. Qual è la tua domanda?”

Il ragazzo alla sua destra si prese un istante per riflettere. Si adagiò più comodo sul sedile, fissò per un attimo il monitor sopra le loro teste, aprì la bocca ma aspettò prima di parlare.

“Qual è il gioco di ruolo preferito di Anderson?”

Kurt sbirciò oltre i loro sedili, davanti e dietro: intorno non c'era nessuno, non a stretta vicinanza. “Chi ti dice che gradisca i giochi di ruolo?”

“Se ti avessi chiesto se li gradisce, poi non mi avresti detto quali

Con tutta evidenza, Smythe sapeva già bene quali carte giocarsi. Improbabile riuscire a prenderlo in contropiede o a fargli fare la domanda sbagliata. Dunque Kurt sospirò e rispose.

“Non so se si possa definire gioco di ruolo, ma...” mormorò, tentando di non farsi sentire da nessun altro. “Lo scorso Halloween siamo stati invitati ad una festa in maschera. Io volevo fargli una sorpresa: ho ordinato un costume da Legolas de Il Signore degli Anelli – lui adora quei film. La sera della festa sono uscito dal bagno con quel costume e... beh, diciamo che, contro ogni mia aspettativa, nessuno ci ha visti a quella festa”

Si sentiva addosso lo sguardo di Sebastian molto più del ricordo di Blaine, persino più di quanto avesse sentito le mani del suo ex ragazzo sul proprio corpo quella sera di Halloween. Niente era mai stato tanto presente, tanto soffocante nella sua vita come quegli occhi verdi che si deliziavano del suo imbarazzo. Kurt era lì a parlare di sesso e Sebastian lo guardava come se stesse ascoltando la descrizione della scultura di un qualche artista contemporaneo. Nessuna sorpresa che per quel pervertito fosse totalmente normale avere certe conversazioni, tuttavia quello sguardo mise a disagio Kurt.

“Non imbarazzarti, babe” ridacchiò il Warbler. “Blaine non è il primo e non sarà l'ultimo a trasformare un fandom in un fetish”

“Buonanotte, Smythe” gracchiò lui, concludendo la conversazione. Dopodiché tirò fuori il cuscino dalla busta di plastica, si adagiò la testa sopra voltandosi dalla parte opposta rispetto a Sebastian.

L'ultima cosa che videro i suoi occhi prima che le palpebre crollassero, furono le nuvole nere sotto di loro fuori dal finestrino.

  
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