Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    09/08/2014    4 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ryo aprì gli occhi, lentamente. Impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la stanza che lo circondava, e qualche minuto perché le orecchie smettessero di essere attraversate da un fastidioso ronzio. Non riuscì a trattenere un gemito quando provò a muoversi e si rese conto di essere tutto indolenzito e ammaccato. E la testa gli scoppiava. Doveva averla sbattuta da qualche parte, perché qualcuno gli stava tenendo del ghiaccio premuto contro la nuca.
“Resta fermo. - La voce calda di Seiji aveva sempre qualcosa di rassicurante. - Hai fatto un bel volo.”
“Non me lo ricordo...” Borbottò, passandosi una mano sugli occhi.
“Non ricordi nemmeno cosa hai fatto?”
“Io... ho indossato la Kikoutei.”
Seiji si limitò ad annuire.
“Shin?”
“Si è svegliato già un paio di volte. Crolla dopo poco, ma è lui. Sta bene.”
Ryo chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dall'ondata di sollievo: non avrebbe sopportato che tutto quello che era successo si fosse rivelato inutile.
“Gli altri?”
“Shu sta cercando di ripulire un po' a piano terra. E Touma credo sia col vetraio. O col falegname.”
Ryo non poté non cogliere la nota divertita nella voce di Seiji: le scarse abilità manuali di Touma erano argomento noto, il massimo che poteva fare per aggiustare qualcosa era... chiamare un artigiano che lo facesse al posto suo.
“Puoi togliere il ghiaccio, adesso. Mi sembra che stia passando.”
“Mi spiace di non poter fare di meglio. Kourin è ancora molto instabile, e non riesco ad incanalarla.”
“Non ti preoccupare, sto bene.”
Byakuen si sollevò in piedi, dopo aver pazientemente aspettato ai piedi del letto che Ryo riprendesse conoscenza. Ormai era quasi ora di cena.
Ryo le accarezzò il pelo folto del collo, e sentì qualcosa vibrare tra loro. La tigre ruggì piano, comprensiva, e lo colpì un paio di volte con il muso.
Il legame tra loro prendeva molte forme di verse, e una di queste passava attraverso la yoroi.
Ryo aveva sempre pensato che non fosse un caso che Byakuen prendesse la forma di Kokuenoh quando lui indossava la Kikoutei. Era come se quella parte della tigre si adattasse meglio alla natura dell'armatura bianca.
“Lo so... - Mormorò. - Lo sento anch'io.”

 

Touma chiuse la comunicazione con la Francia, dopo aver avvertito Nasty che finalmente stavano tutti bene, e che... le avevano distrutto il salotto. Stava per rientrare in casa, quando il cellulare squillò di nuovo.
"Pronto?"
"Ragazzo mio, che cosa mi combini?!"
"Professor Hasegawa?"
"Proprio io! Allora, come stai?"
"Io sto bene, professore. - Touma era un po' spaesato, ma poi si ricordò che il suo nome era stato fatto ai notiziari. - Si è risolto tutto, grazie."
"Mi fa davvero piacere. Eh, all'inizio mi ero proprio preoccupato per te, ma sono contento che sia tutto a posto. - Ridacchiò. - Lo sai? A quanto pare questa storia ha avuto anche dei risvolti... beh, diciamo comici."
"In che senso?"
"Mi erano arrivate delle voci dai tuoi amici all'università. Pare che tu abbia mandato a quel paese il mio successore, eh?"
Touma annaspò, imbarazzato, e l'uomo rise.
"Beh, mi ha chiamato in un brutto momento, e..."
"Non voglio sapere, altro, non ti preoccupare... Comunque: lo sai che aveva cominciato a smuovere mari e monti per farti rimuovere dal tuo incarico?"
Touma sospirò.
"No, ma lo immaginavo."
"Beh, quel ragazzetto arrogante ha parecchie amicizie, e credo ci sarebbe anche riuscito, nonostante il tuo ottimo stato di servizio. Stavo per fare un paio di telefonate per difenderti, quando è uscita la notizia del tuo rapimento ai telegiornali. - L'uomo rise ancora, con evidente soddisfazione. - A quanto pare tutte le cattiverie che aveva detto su di te e sulle tue assenze ingiustificate gli si sono ritorte contro! Tutte quelle chiacchiere sul fatto che tu fossi inaffidabile, che non rispondevi al telefono da giorni... si è dovuto rimangiare tutto e chiudersi nel suo ufficio con la coda tra le gambe!”
“Beh, ma mica lui poteva sapere cosa mi è successo!”
“No, ma si è permesso di sollevare un polverone contro di te appena si è insediato, mentre avrebbe dovuto ascoltare chi ti conosce bene e gli diceva che di certo c'era un motivo se non eri reperibile. Inoltre... - La voce del professore divenne allusiva. - ...i giornalisti hanno fatto intendere che eri stato rapito perché cercavi di aiutare la famiglia Date, e di certo questo ha contribuito a mettere te in buona luce, e lui in ridicolo...”
Touma non rispose. Quella faccenda gli avrebbe procurato un bel po' di domande da mezza facoltà, e parecchie mezze verità da inventare.
“Va bene, ti lascio perché certamente avrai parecchio da fare. Sono contento che tu stia bene, e quando avrai tempo e voglia, mi racconterai cosa è successo...”
“Certo, professore. Grazie di avermi chiamato.”
“Ci mancherebbe! A presto, figliolo.”

 

Era quasi ora di andare a dormire, ma Shin non aveva sonno. Era rimasto a letto quasi tutto il giorno, riuscendo a rimanere sveglio ogni volta sempre più a lungo. Per cena si era sentito abbastanza in forze da scendere giù e mangiare con gli altri, ma poi aveva dovuto mettersi di nuovo steso, perché aveva esaurito subito le energie.
Ed ora aveva tutti i ritmi alterati, insieme ad una leggera inquietudine che non lo lasciava rilassare.
Per tutto il giorno i suoi nakama si erano alternati per tenerlo d'occhio e fargli un po' di compagnia, e adesso, acciambellato sul letto di fronte al suo, Touma leggeva un libro, lanciandogli di tanto in tanto qualche occhiata.
Shin spostò lo sguardo dalla finestra all'amico, e si decise a chiedere.
“Touma?”
“Sì?”
“Che cos'ha Ryo?”
“In che senso?”
“Mi evita. Sono già tre volte che lo trovo qui quando mi sveglio, e che scappa con una scusa subito dopo. E' arrabbiato con me?”
“Ma no, cosa dici? Perché dovrebbe?”
“Non lo so... perché ho voluto assorbire Izumi?”
“Naaa, quello semmai è Shu. Era così preoccupato che non riusciva a perdonartela. Ma adesso che stai meglio, gli è già passata. Lo sai come è fatto: dimentica in un istante, esattamente alla stessa velocità con cui si arrabbia.”
“E allora qual'è il problema?”
“Perché deve esserci per forza un problema? Ryo non vorrà disturbarti, lo sai che è una persona riservata.”
Shin per un attimo sembrò rinunciare. Giocherellò con l'orlo del lenzuolo, guardando davanti a sé, e Touma riportò gli occhi sulla pagina che stava leggendo. Ma dopo poco venne distratto di nuovo.
“Avanti, puoi chiedermelo.”
“Che cosa?”
“Quello per cui continui a studiarmi da dietro al libro.”
“Ma no, cosa...”
“Touma, per favore. Quando leggi sul serio, cadi in isolamento dal mondo. Credo di conoscerti abbastanza da dire che stai pensando a tutt'altro, adesso.”
Touma sbuffò, imbarazzato.
“Beh, riflettevo su alcune cose. Ma ne parleremo quando ti sarai rimesso del tutto, ora devi solo riposare.”
Shin si sollevò a sedere un po' più dritto, e lo fissò negli occhi.
“Credimi, sono perfettamente in grado di affrontare sia le tue domande sia la cosa che Ryo mi sta nascondendo. Tanto ormai l'ho capito che c'è qualcosa che non va e, davvero, preferisco saperlo subito piuttosto che starmene qui a rodermi nel dubbio, mentre voi aspettate che io sia abbastanza in forze. Perciò, adesso fammi questa benedetta domanda, e io ti risponderò. Ma... - Alzò un dito in segno di minaccia. - ...in cambio tu mi dirai cosa sta succedendo.”
Non era facile spuntarla con Shin, e Touma pensò che in fondo - forse - non era una cattiva idea togliersi un altro di quei sassolini che lo pungevano da dentro da giorni.
“E va bene. - Touma sembrò riflettere un attimo. - Però... non devi assolutamente prenderla come una mancanza di fiducia nei tuoi confronti, d'accordo? E' solo... uno scrupolo mio, ecco.”
“Quindi?”
“Mi chiedevo... Lo so che sei sveglio da poche ore, ma... hai già ristabilito la connessione con Suiko? Riesci a sentirla?”
“Beh, sì. Non al cento per cento, ma in generale direi di sì. Perché?”
“Ti sembra che sia cambiato qualcosa? Nella yoroi, o nel tuo legame con l'elemento?”
Shin si fermò a pensarci. Chiuse gli occhi e cercò di ascoltare il suono sommesso dell'acqua dentro di sé. Forse c'era qualcosa di leggermente diverso, ma non avrebbe saputo dire cosa.
“Cosa dovrei cercare, esattamente?”
“Ti sembra di sentire Izumi? Credi che assorbirlo abbia cambiato qualcosa?”
Shin fece un sorriso triste, poi ascoltò di nuovo, con maggiore attenzione.
“Forse. Forse c'è una specie di voce che si mescola al rintocco dell'armatura, ma non è niente più di una eco. Non ti devi preoccupare, sento che è tutto a posto.”
Touma lo fissò negli occhi per qualche istante, cercando di capire se Shin fosse del tutto sincero, o se stesse cercando di tranquillizzarlo. Poi annuì.
“D'accordo. Ma se dovessi sentire che c'è qualcosa che...”
“Ve ne parlerò subito, promesso. - Sorrise, ma poi si fece di nuovo serio. - E adesso voglio sapere cos'ha Ryo. Per favore.”
Touma sospirò. Sperava che quella faccenda sarebbe rimasta segreta ancora per un po', ma Ryo era un libro aperto, e Shin fin troppo intuitivo.
Cominciò a raccontare di come fossero ricorsi all'unione dei poteri nel tentativo di salvarlo dall'onda di Izumi, e di come non riuscissero a svegliarlo. Gli parlò del sogno di Ryo, e della decisione di estrarre la Kikoutei. Accennò al disastro che si era scatenato, cercando di minimizzare.
Man mano che parlava, vide Shin divenire sempre più pallido e angosciato, e non poté fare a meno di sedersi sul letto e stringergli le mani.
“Quindi... Quindi la Kikoutei è tornata in vita?”
“Sì.”
“Ed è... Ryo è...”
“Purtroppo sì. Non riuscivamo in nessun modo a governarla, e lui l'ha dovuta vestire.”
Shin si portò una mano alla bocca, mentre serrava gli occhi nel tentativo di non lasciarli riempire di lacrime.
La sua decisione di assorbire Izumi stava avendo molte più conseguenze di quanto avrebbe voluto, e molto più gravi. Aveva agito di impulso: quando era entrato in contatto con quello spirito, era stato travolto dalla sua sofferenza: l'aveva sentita riverberare dentro di sé, e mischiarsi alla propria.
Tutto quello che aveva sofferto in quei giorni si era sommato e mischiato al dolore secolare di Izumi, e Shin sapeva che non avrebbe sopportato di lasciarlo morire. Se lo avesse permesso, avrebbe sentito il proprio cuore spezzarsi in due.
Ma aveva messo in pericolo sé stesso e i suoi nakama, ed ora avevano questo peso in più da portare.
“E' colpa mia.” Sussurrò.
“No! Noi l'abbiamo richiamata, e noi non siamo stati capaci di trattenerla.”
“Ma non avreste dovuto farlo, se io non mi fossi messo nei guai. E' per colpa mia che la Kikoutei è tornata. Ryo ha ragione ad essere arrabbiato con me.”
“Smettila! Ryo non è arrabbiato con te, nessuno di noi lo è!”
“E allora perché mi evita?!”
“Perché la Kikoutei si sta assestando, ed è facile percepirla. Ryo sapeva che avresti capito subito cosa era successo, e voleva risparmiartelo ancora per un po'!”
A Shin sfuggì un singhiozzo, e si coprì il viso con le mani.
“Mi dispiace...”
Touma lo abbracciò.
“Non è colpa di nessuno. Va tutto bene, Shin. - Mormorò vicino al suo orecchio. - Sistemeremo anche questo...”
Shin tirò un paio di corti respiri, poi si calmò.
“Scusami. Io credo... di non aver ancora digerito tutto quello che è successo.”
“Shin, credimi, mi preoccuperei se non fosse così. - Si allontanò per guardarlo negli occhi. - Ascolta, forse è un po' presto, ma... te la sentiresti di vedere qualcuno?”

 

Stando alle indicazioni che gli aveva dato Hashiba doveva essere praticamente arrivato, eppure l'ispettore Nishimura continuava a vedere solo alberi. Stava cominciando a chiedersi se per caso non avrebbe dovuto svoltare a destra al bivio precedente, quando Villa Yagyu comparve davanti a lui, alta e imponente.
Parcheggiò di fianco all'auto di Mouri, poi entrò nel portico.
Un ruggito ormai divenuto familiare risuonò alle sue spalle: la grossa tigre bianca era spuntata dagli alberi che separavano la villa dal lago, e lo fissava con sguardo indecifrabile.
“Byakuen... - Mormorò. - E' questo il tuo nome, vero?”
L'animale si avvicinò, e Nishimura gli accarezzò la testa. Sobbalzò, quando lo sentì avvolgerglisi attorno e poi accucciarsi ai suoi piedi.
“E' un gesto di rispetto. - La voce di Ryo risuonò alle loro spalle. - Non sono molte le persone dalle quali si lascia avvicinare in questo modo.”
“Ne sono felice.”
“Lei ha dimostrato di meritare la sua fiducia, e tutti noi le siamo grati per quello che ha fatto per aiutarci.”
“Come ho già detto al suo amico Hashiba, non ho fatto nient'altro che il mio lavoro.”
Ryo sorrise, ma sapeva bene che Nishimura si era esposto per loro. Aveva scelto di seguire Byakuen invece di raggiungere Fujita, e aveva modificato il rapporto che aveva stilato in modo da nascondere il più possibile di quello che aveva visto.
"E' qui per Shin?”
“Sì. Ci tenevo a parlare con lui, ed ho pregato Hashiba di farmi sapere quando si sarebbe svegliato.”
“E' di sopra, la accompagno.”
“Grazie.”

 

Shin era seduto sul davanzale della finestra, una spalla premuta contro il vetro e lo sguardo fisso sul lago. Sentì rumore di passi lungo il corridoio e si voltò appena in tempo per vedere entrare qualcuno nella stanza.
“Ispettore Nishimura!”
“Buongiorno signor Mouri. Come sta?”
Shin fece per alzarsi, ma l'altro gli andò incontro e lo prevenne.
"Non si sforzi, la prego. I suoi amici mi hanno detto che non si è ancora ripreso del tutto.”
“Non dia loro ascolto. Sono eccessivamente apprensivi.”
“Sì, credo di averlo notato. Ma immagino sia un po' inevitabile, no?”
Shin sorrise, ma poi si fece serio.
“Touma mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi, Ispettore. Mi dica pure.”
“Non c'è nulla di particolare, in realtà. Volevo più che altro vedere come stavate.”
“Immagino che rimasto piuttosto... colpito da ciò che ha visto. C'è qualcosa che vuole chiedermi?”
“I suoi amici hanno già risposto a molte delle mie domande. Non posso dire di aver capito ogni cosa, ed immagino che ci sia anche molto altro che non potete dirmi, ma...”
“Mi spiace di averle mentito, all'inizio. So che fatica a capire le nostre ragioni, ma le assicuro che non potevo fare diversamente.”
“Non deve preoccuparsi. Se le dicessi che ho attraversato mezza Tokyo a cavallo di una tigre bianca e che ho visto con i miei occhi un demone prendere forma dall'acqua, cosa risponderebbe?”
“Beh, le direi: benvenuto nel mio mondo. Dunque ora comprende ciò che ho fatto?”
“Sì. E non deve preoccuparsi: ufficialmente voi siete stati rapiti da una banda di delinquenti che mirava ad ottenere un riscatto. Non ho nessuna intenzione di rivelare altro.”
“Grazie. - Arrossì leggermente. - In realtà devo confessarle una cosa: quelle persone hanno catturato Shu, ma io sono uscito dall'ospedale di mia volontà. Dovevo assolutamente trovare i miei compagni.”
Nishimura sorrise sornione.
“L'atrio dell'ospedale è dotato di telecamere, lo sa?”
Il rossore di Shin aumentò.
“Lo sapeva già...”
“Sì, ma temo di aver smarrito quella registrazione. Quindi, come le dicevo, a me risulta che anche lei sia stato portato via con la forza.”
“Lei è davvero una buona persona.”
Shin si fermò a pensare a quel giorno. Ricordò lo smarrimento e la rabbia provati quando si era reso conto che Shu non era più lì. All'improvviso fu attraversato da un ricordo che era stato totalmente sommerso da tutto ciò che era accaduto dopo. Impallidì, e scattò in piedi.
“Ispettore! Io... io ho fatto una cosa terribile!”
Nishimura fu accanto a lui in un attimo e lo fece sedere sul letto.
“Si calmi. Di cosa parla?”
“Ho aggredito uno di quegli uomini, l'ho chiuso nel bagagliaio di un auto. Io... l'ho abbandonato lì, ispettore! L'ho sicuramente ucciso!”
“No, no... stia tranquillo, non è successo nulla. E' stato ritrovato poco dopo, grazie ad una telefonata anonima.”
“E... sta bene?”
“Meglio di quanto meriterebbe. I colleghi che lo hanno liberato mi hanno informato di tutto, perché risulta collegato alla banda di Kimura e sapevano che indagavo su di lui. Ho anche ascoltato la registrazione della telefonata che hanno ricevuto: la voce non si distingue bene, ma sarei pronto a scommettere di averla già sentita...”
Shin cercò di ricomporsi.
“Ispettore, ma lei sa ogni cosa di ciò che accade in Giappone?”
Nishimura rise.
“No, purtroppo. Va meglio, ora?”
“Sì, grazie. Mi scusi per prima, temevo di aver commesso qualcosa di irreparabile.”
“Per quel poco che la conosco, non credo che sia possibile. E non si preoccupi per le conseguenze: ho fatto una breve chiacchierata con quel disgraziato. Gli ho fatto capire che non gli conviene nominare lei o uno dei suoi amici, o verrà coinvolto nella storia del rapimento e arrestato.”
“Ma così ha dovuto liberarlo.”
“Sì, ma non per molto. Un collega della sezione furti mi ha informato sulle sue attività all'interporto: lo aspettano al varco al primo passo falso. Ed ora che Kimura è fuori gioco, non tarderà a farne.”
Shin anuì, mentre cercava di riordinare le idee.
“Quindi si è risolto tutto.”
“Sembra di sì. Ora la lascio riposare. Mi fa piacere vedere che state tutti bene.”
Si alzò, e Shin lo accompagnò fino al corridoio.
“Grazie di tutto, ispettore. Sono contento di averla conosciuta.”
“Lo stesso vale per me. E se in futuro avrete bisogno di aiuto, non esitate a contattarmi.”
Si salutarono, poi Shin tornò a guardare fuori dalla finestra. Lo osservò mentre salutava i suoi nakama e ripartiva. Sospirò, cercando di convincersi che pian piano ogni cosa sarebbe tornata a posto.

 

Epilogo

 

Era di nuovo ora di cena. Le giornate trascorrevano sempre troppo velocemente quando avevano la fortuna di trovarsi tutti insieme sotto lo stesso tetto, e l'ultima sera che avrebbero trascorso assieme era arrivata a tradimento. Ryo era appollaiato su uno degli ultimi gradini della scala, ed osservava i suoi nakama.
Shu e Touma borbottavano sulla porta della cucina, cercando di far collimare le proprie opposte concezioni culinarie e trasformarle in una cena.
Shin era sul divano, e li ascoltava divertito. Dopo aver parlato con Nishimura, quella mattina, appariva più sereno, e ormai sembrava si sarebbe ripreso completamente.
Seiji era in piedi accanto al camino, apparentemente assorto.
Ryo aveva notato che – dopo il ritorno della kikoutei – sembrava meno sfuggente. Non era del tutto sereno, era evidente, ma comunque sembrava più tranquillo di prima.
Cucinarono e cenarono, poi si raccolsero sui due divani contrapposti. Nessuno ne aveva parlato, ma sapevano tutti che c'erano ancora un po' di argomenti da affrontare, prima di separarsi.
Touma lanciò un paio di sguardi insofferenti, poi si decise a parlare, visto che nessun altro sembrava intenzionato a farlo.
“D'accordo. Comincio io?”
“Non sono tanto sicuro di aver voglia di parlare della Kikoutei.” Borbottò Shu.
Ryo strinse le labbra, ma non aggiunse nulla.
“E allora parliamo d'altro. Shin, te la senti di raccontarci cosa è successo quando hanno sparato a Shu?”
“In che senso?”
“Le nostre yoroi si sono attivate a distanza, subito dopo che è successo. Tu eri lì: sai cosa le abbia richiamate?”
“Beh, anche Suiko ha risposto, ma non era sotto il mio controllo. So solo che Shu stava perdendo tutto quel sangue, e io non sapevo cosa fare... - Shu gli strinse la mano. - All'improvviso ho sentito un grande calore attraversarmi, e in qualche modo lo ho spinto dentro alla ferita. Non ricordo molto altro.”
“Pensi venisse dalle yoroi?”
“Sì, mi sembrava di sentirvi tutti vicini.”
Ryo si voltò verso Touma. “Credi che le armature abbiano cercato di curare Shu?”
“Sì. Anzi, io credo che ci siano riuscite. Shu, quando eravamo tutti in ospedale ho parlato con il dottore che ti ha operato. Mi ha spiegato che lo stomaco era intatto, nonostante la traiettoria del proiettile. Per lui era inspiegabile, ma a questo punto credo che in realtà fosse stato colpito, e che il sangue che hai perso venisse da lì. Il potere delle armature deve averlo sanato, anche se non è stato sufficiente per chiudere anche il resto della ferita.”
“Sì, credo anch'io che sia così. - Seiji si era deciso ad intervenire. - In fondo, non è la prima volta che dimostrano di avere questa capacità. Fu Suiko a guidare Shin fino in Africa e a guarirci dalle ferite della kikoutei nera.”
“E' vero. E ogni volta che l'armatura era nel pieno dell'armonia con il cuore e con l'elemento, ho sempre sentito che le mie ferite guarivano più velocemente.”
“Però... - Shu appariva dubbioso – Abbiamo sempre creduto che fosse Kourin ad avere il potere di guarirci. Solo Seiji riusciva a farlo in quel modo.”
“Non ho mai pensato che fosse qualcosa di separato dall'armatura. Di fatto, mi sono sempre sentito una sorta di tramite del suo potere.”
“Quindi questa capacità di guarire nasce soltanto da loro?”
“C'è differenza tra noi, le nostre armature, i nostri elementi? Riesci più a distinguere queste cose?”
“In realtà no. E' da moltissimo tempo che non riesco a vedere dove cominci una cosa e finisca l'altra.”
“Anche per me è così. Siamo una cosa unica, non riesco nemmeno a ricordare come potesse essere prima.”
“Non è solo questo. - Seiji appariva pensieroso. - In realtà ho sempre percepito ognuna delle nostre yoroi, quando ho provato a canalizzarne il potere per guarire una ferita.”
“Non ce ne avevi mai parlato...”
“Perchè non me ne ero mai reso conto fino a poco fa. E' stato solo riflettendoci adesso che mi è stato chiaro.”
“Però di solito l'unione dei nostri poteri si esprime attraverso Ryo. Perché in questa cosa è diverso?”
“Forse perché io sono votato a distruggere, mentre Seiji è nato per ricostruire.” La voce di Ryo suonava amara.
“Ryo! Piantala immediatamente!”
“Prova a negare che sia vero!”
“E tu prova a negare che il tuo cuore sia buono!”
“Smettetela! Rekka è un elemento forte e irrequieto, è normale che tenda a focalizzare su di sé grandi energie come quella della Kikoutei. - Seiji sembrava di nuovo capace di essere ago della bilancia tra tutti loro. - Quanto a me, forse è soltanto una questione di saper ascoltare.”
“In che senso?”
“Io sono stato abituato fin da piccolo a meditare. Forse questo mi permette di entrare in contatto con questo aspetto della yoroi in maniera diversa. Mi rende un canale più sgombro.”
“Ha senso. Inoltre tu sei capace di una grande concentrazione, e questo ti aiuta a governare questa energia.”
“Quindi anche noi potremmo imparare a guarire le ferite attraverso la yoroi?”
“Può darsi.”
“Shu, il giorno che ti vedrò meditare, spero di avere una macchina fotografica a portata di mano.”
“Sei cattivo, Shin! Anch'io ne sarei capace, se mi ci impegnassi!”
Shin si limitò a passargli un braccio attorno alle spalle, ridendo.
Touma sorrise guardandoli, ma poi riportò la sua attenzione su Seiji. Sembrava di nuovo cambiato, ma non avrebbe saputo dire il perché. Si ripromise di tenerlo d'occhio nei mesi successivi, cercando di convincersi che sarebbe bastato.
La conversazione prese un tono più scherzoso, e 'argomento “Kikoutei” fu rimandato a data da definirsi. In fondo non c'era poi molto di cui parlare: sarebbe stato il tempo a porre loro ogni domanda, e forse a portare qualche risposta.
Il cielo perse ogni tono rosso e arancione. Piano piano divenne blu, e infine nero.
Shin cominciò a mostrare segni di stanchezza, e decisero che era ora di dormire. Ryo sparì inspiegabilmente, e tornò con un paio di futon.
“Di sotto ce ne sono altri, chi mi aiuta?”
“Dove li hai trovati, quelli?”
“Touma non è l'unico a fare telefonate intercontinentali! Nasty li ha comprati una delle ultime volte che è tornata in Giappone. Ho pensato che stanotte potremmo dormire insieme tutti qui di sotto, che ne dite?”
“Dico che è un'ottima idea! Sempre che Shu abbia fatto un buon lavoro di pulizia: non voglio svegliarmi con una scheggia di vetro infilzata in qualche posto imbarazzante...”
“Potrei averne tenute un paio da parte apposta per te, Touma, che ne dici?”
Si sistemarono il meglio possibile, continuando a ridere e bisticciare.
Il giorno dopo sarebbero tornati ognuno a casa propria, ed avrebbero affrontato domande, dubbi, perdite e fantasmi.
Ma c'era ancora una intera notte per loro, e l'avrebbero passata assieme, riposando al suono del rintocco dolce e vibrante della armonia di Rekka, Kourin, Suiko, Kongo e Tenku.

 

FINE

 

E con questo capitolo-fiume, si conclude anche questa storia.
Mi sembra impossibile, ma ce l'ho fatta.
Ho scritto, scritto e scritto, intrecciato, complicato, risolto... Mi sono incasinata da sola numerose volte, e poi pian piano ho sciolto un po' tutto.
E' stata una faticaccia notevole, ma è stato divertente, stimolante e mi ha permesso di sognare un po' insieme a questi 5 ragazzi immaginari, ed insieme a voi, che invece siete reali e adorabili.
E' stato un vero spasso leggere le vostre recensioni, vedere cosa notavate, cosa vi convinceva e cosa no, cosa vi appassionava e cosa passava sotto silenzio.
Questa storia era nata con l'idea di fare qualcosa di snello e veloce.
Ridete?
Beh, fate bene.
Ero partita con l'idea di una storia più breve di “Ancora una volta”, che con i suoi 15 capitoli mi sembrava lunghissima.
Dovevano essere 5 o 6 capitoli dal ritmo veloce, e magari un po' più corti delle mie solite 2000-2200 parole.
E guardate com'è finita: 30 capitoli lunghissimi, il doppio esatto di quella precedente!
Se mi metto di nuovo a scrivere roba così lunga, davvero, mandatemi a quel paese.
E non ho nemmeno sciolto tutti i nodi che ho creato, e infatti sto meditando su una serie di Drabbles, ognuna dedicata ad un personaggio di questa storia. Ma prima di cominciare a postarle, voglio essere sicura di portarle a termine, perché questa lunghissima fic mi ha un po' esaurita, e non so quante energie mi siano rimaste.
Lungo questi 30 capitoli ho accumulato una gran quantità di crediti da attribuire e di ringraziamenti da fare, e temo che – facendoli tutti alla fine – ne dimenticherò diversi.
Innanzitutto voglio ringraziare Kourin, che è sempre una fonte di notizie precisissima e attenta, e che si è immersa in ricerche piuttosto complesse pur di correggere certe mie strafalcionerìe.
Ha sopportato stoicamente tutte le mie elucubrazioni più varie, dal lavoro di Ryo al matrimonio dei genitori di Seiji... XD
A lei va anche il merito dell'immagine di Seiji in abiti tradizionali al funerale, così come lo immagina Shu: è stata una sua battuta a suggerirmelo, e lei del biondino se ne intende... ;)
Grazie anche a PerseoeAndromeda, per le informazioni sulle famiglie dei Troopers, e per l'incoraggiamento che ha continuato a darmi su quello che considero il mio tallone d'Achille, ovvero le scene più sentimentali/emotive.
E poi: Melanto! Te l'ho già detto e lo ripeto anche qui: non sai come sono felice di aver fatto rinascere in te la passione sopita per questi 5 baldi giovanotti, è stato bello contagiarti!
Grazie per tutti i bellissimi commenti che mi hai lasciato, ogni volta che ne trovavo uno andavo in brodo di giuggiole! *___*
Arrivata sul finale, ma con un grande recupero in corsa: Urdi! Anche lei commentatrice adorabile, devo assolutamente attribuirle il merito di avermi spinto a dare più spazio al povero Ryo, che nelle mie storie finisce sempre un po' trascurato. Mi ero rassegnata a non avere un gran feeling con questo personaggio, ma lei mi ha fatto ritornare sulle mie posizioni, e ho trovato il modo di farlo allargare un po' almeno negli ultimi capitoli. ^___^
Ecco, è tutto. Un abbraccio a chi ha letto, a chi è passato di qua almeno una volta, a chi si è appassionato a questa storia.
(Oddio, chissà se c'è qualcun altro oltre a chi commenta: per quel che ne so, potrebbe essere un'unica persona che si legge qualche riga ogni sera! XDDDD)
Ok, la pianto. Grazie a tutti, ci vediamo presto - spero – ancora su questi lidi!

  
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