Note: State per leggere quella che è stata la mia primissima fanfiction^^. Risale a circa otto mesi fa, ed è l’ennesima Ron/Hermione basata su un ipotetico missing moment, nell’estate che precede il settimo libro. Buona lettura, spero vi piaccia^^. Commenti, critiche, recensioni et similia, sempre molto gradite. (Grazie a cassandra, pei chan, bilancina, akira e cobain, baci ^^)
too
little, too late
“Troppo poco, troppo tardi: Ecco: questo è tutto quello che riesci a fare, Ronald Weasley” pensò con tristezza, mentre si lanciava giù per le scale della Tana, con una grazia comune solo a lui e ai pachidermi. Troppo poco, troppo tardi…sperava solo che questa volta si trasformasse in un’ abbastanza, abbastanza presto. “Se solo non fosse per il mio dannato orgoglio e per la mia dannata stupidità…ha ragione, sono proprio un immaturo, ma non lo faccio apposta. E sì che lei è l’unica a cui vorrei dimostrare un po’ di maturità!” Lei; lei che credeva in lui, anche se in modi strani, e lui come la ripagava?
Definendola
una petulante so-tutto-io, sempre ansiosa di impicciarsi degli affari
suoi…miseriaccia! Ogni tanto, il povero ragazzo si sarebbe strappato la lingua a
morsi.
“Hai…hai
visto Hermione?” Chiese alla sorellina, con il fiatone. “Sì, penso sia andata a
farsi una passeggiata dietro casa” rispose Ginny, glaciale. Possibile che suo
fratello fosse sempre così lento, a capire di aver
sbagliato?
“O-ok,
grazie” ansimò Ron incamminandosi verso il giardino. “E…Ron?” “Sì?”
“Vedi
di usare un po’ di tatto questa volta” aggiunse Ginny, con un tono che aveva
qualcosa della preghiera.
Per
prima cosa, aveva pensato di farsi una camminata lunga qualche chilometro per i
campi, cercando di mettere tutta la distanza possibile tra lei e quell’idiota
dai capelli rossi. Poi si era ricordata di come, nonostante tutto, fosse estate,
facesse un caldo allucinante, e tra solo poche ore sarebbe arrivato Harry, col
suo carico di problemi e desideroso di sapere come lei e quell’altro (era
talmente arrabbiata da non volerlo neanche chiamare per nome), l’avrebbero
potuto aiutare in quell’impresa folle. Così, aveva deciso di sfogare la sua
rabbia, sedendosi sotto uno degli alberelli contorti del giardino della Tana, e
strappare con furia fili d’erba innocenti.
“Questa
volta ha davvero superato il limite…e io che lo volevo aiutare, che in questi
giorni l’ho visto così scosso, al pensiero di dover partire per questa pazzia
degli Horcrux. Ma perché poi, continuo a illudermi? Io non lo capisco, e non lo
capirò mai. Vedi a innamorarti del tuo migliore amico…che poi, onestamente,
quando mai gli sarò piaciuta? Lui è sempre corso dietro a ragazze belle, carine,
affascinanti…cosa che io non sarò mai” Pensava con amarezza Hermione, i capelli
crespi, mossi da una brezza piacevole, mentre lacrime di tristezza e rabbia le
spuntavano agli angoli degli occhi.
“Ma
questa volta non lo perdono, costi quel che costi. Mi frega sempre, con quegli
occhi azzurri da cucciolo abbandonato. Ma adesso basta, lui, la sua immaturità e
i suoi ridicoli tentativi di fare pace”
La
individuò quasi subito. Dopotutto, quella massa incredibile di capelli castani,
aveva imparato a conoscerla, imparato ad amarla…naaa, ma cosa stava
farneticando? A lei non gliene era mai importato nulla di lui, o meglio sì come
amico, ma…
“Basta,
adesso tu vai lì e le chiedi scusa come si deve!” Ordinò una vocina, nell’angolo
più remoto del cervello di Ron. E così il povero rosso, si vide camminare verso
l’alberello, non avendo la minima idea di cosa fare, per far pace con la
ragazza. “Ehm, ehm” esordì Ron, schiarendosi la voce.
Ma la
brunetta, che non se l’aspettava, fece un salto di almeno mezzo metro, balzando
in piedi e trovandosi a guardare la faccia sbigottita del povero
ragazzo.
“Tu…tu…viscido
idiota!” Scandì
Hermione, cercando di non esplodere.
“Hem,
Hermione, vedi io…bhè ecco, insomma ero venuta a scusarmi
per…per…”
“Sarai
venuto per scusarti, immagino. Come al solito del resto. Io ti parlo, tu vai
fuori di testa, ti rendi conto dell’enorme cavolata che hai fatto, e dopo un’ora
come minimo, ti rifai vedere con quell’aria da cane bastonato, cercando di far
pace, come se nulla fosse. Bhè, hai passato la misura Ronald Weasley, e non
pensare che quei tuoi occhi azzurri da cucciolo mi faranno cambiare idea” Oddio,
ma cosa aveva detto? Occhi da cucciolo? Hermione si maledisse, per
quell’aggiunta gratuita del suo cervello alla conversazione.
“Bhè,
bhè…insomma io…oh miseriaccia ho sbagliato va bene? Voglio dire…oh
mise…”
“Son
contenta, di come dimostri a diciassette anni di avere la proprietà di
linguaggio di un bimbo di tre” Wow stava andando bene. Nella sua richiesta di
scuse, era riuscito a infilare appena due o tre parole, in compenso aveva
ricevuto una quantità di epiteti che sarebbero bastati per i mesi a venire. Ok
Ron, calma e sangue freddo. Però era difficile rimanere freddi e distaccati,
davanti a quegli occhioni nocciola e a quel visino, che per quanto inviperito,
era comunque adorabile…Basta Ron, concentrati!
“EccoioHermionevolevodirtichemidispiacecomportarmisempredaimmaturo.
MaperlabarbadiMerlinoiononcelafaccioaesserematuroanchesetelovorreidimostraredavvero!”
“Eh?”
fu il laconico commento della ragazza, a quel fiume di parole di cui aveva
capito sì e no, mezza sillaba. Il rosso, dal canto suo, si maledisse per
l’ennesima volta nel giro di quei
pochi, estenuanti, minuti.
“Ronald
Weasley, cerchi di mettere insieme delle scuse, o mi stai solo prendendo in
giro?” pensò Hermione, dicendo invece piuttosto freddamente: “Bhè, come al
solito sei stato molto chiaro, maturo, e pertinente. I miei
complimenti!”
Oh no!
Si stava sorbendo un’altra delle ramanzine made in Hermione Granger. Per le
mutande di Merlino, se solo fosse riuscito a farla frenare un attimo, giusto per
prendere fiato, chiarire le poche idee che aveva in testa, e riuscire a
spiegarle come per lui era davvero importante…
E come
in sogno, come aveva pensato di fare almeno un miliardo di volte, senza mai
trovare il coraggio o il momento, la baciò. Un bacio leggerissimo, a fior di
labbra, ma che lasciò tutti e due senza parole per almeno un paio di istanti.
“Miseraccia, che combino?” pensò Ron, mentre diventava rosso dalla testa ai
piedi, sentendosi un verme. Ma, per lo meno, lo scopo l’aveva raggiunto:
Hermione adesso era in silenzio, anche se era convinto che sarebbe durato poco.
“Hermione, io-io non volevo…o meglio mi sarebbe piaciuto, però-però non così”
Fantastico, ecco che il suo cervello ricominciava ad andare senza nessun filtro,
proprio quello che voleva.
“Comunque,
non è questo il punto. Cercavo solo di dimostrarti che non sono un imbecille
completo, e che prima non avrei dovuto urlarti dietro, perché…bhè perché hai
ragione, sono un immaturo, e invece di farti capire che per me sei importante,
ho semplicemente perso la testa” come al solito. “Eh bhè…anche adesso, non è
che…insomma…” Grandioso, aveva ripreso a balbettare cose incomprensibili. Per lo
meno, una o due parole di senso compiuto era riuscito a dirle, e sperò con tutto
il cuore che l’immensa intelligenza di Hermione riuscisse a coglierne il
significato.
Il
cervello di Hermione, forse per la prima volta nella sua vita, stava lavorando a
rilento. Un attimo prima stava urlando contro il ragazzo che per un anno intero,
se non di più, l’aveva fatta soffrire e sospirare per amore. Un attimo dopo,
quello stesso ragazzo, l’aveva baciata. E poi, sempre lui, aveva cominciato a
balbettare le scuse più strane e sincere della sua vita. Eppure in quel ragazzo
color mattone, che la guardava da sotto il ciuffo di capelli, c’era qualcosa che
non andava. O, per lo meno, in ciò che aveva detto: “Oh meglio volevo…per me sei
importante” cosa volevano dire quelle parole? Avrebbe dovuto saperlo, ma non ne
era sicura…
“Oh, al
diavolo!” Pensò, lanciando le braccia al collo del rosso, e baciandolo a sua
volta. Anche questa volta un bacio leggero, come un farfalla che si posa su un
fiore, come una goccia d’acqua che cade, solo un po’ più approfondito del primo,
ma così chiarificatore, che i due ragazzi capirono quello che, a parole, non
erano bravi a spiegarsi. Si staccarono decisamente imbarazzati e
taciturni.
Il
ragazzo, se possibile, ancora più rosso di prima, ma con uno strano sorrisetto;
la ragazza, con una delicata sfumatura vermiglia, ma
felice.
“Bhè,
allora mi perdoni?” “Direi di sì” ammise la ragazza, con una punta di
ripensamento.
“Mmh…bhè, grazie mille Hermione. Sarà meglio rientrare, o Fred sarà curioso di sapere come ho fatto a farmi perdonare dalla Signorina Perfettini…hei, hei, scherzavo, stavo scherzando” Rise il rosso, mentre si proteggeva dai pugni di lei. “C’è riuscito dopotutto. Per una volta le sue scuse sono state abbastanza, abbastanza presto” Concluse con un sorriso la Signorina Perfettini, mentre rincorreva l’adorabile mattacchione, per tutto il cortile della Tana.
P>