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Autore: Alexandra e Mac    10/08/2014    6 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXV



Un nuovo legame




"Accompagnatemi a casa, Nicholas" disse Eleanor Cavendish, con fare languido. Un invito più che esplicito.

"Certo, Lady Cavendish" rispose il Duca di Lyndham, con il suo solito modo garbato e compito che lo caratterizzava, aprendole lo sportello della carrozza e salendo accanto a lei. Avrebbe chiamato una vettura pubblica per tornare in Hyde Park.

"Eleanor" lo corresse la donna, "chiamatemi Eleanor. Almeno quando siamo in privato" aggiunse maliziosa.

"Eleanor" ripeté lui, per poi sprofondare in un silenzio annoiato, interrotto solo da qualche rapido cenno d'assenso finalizzato a far credere alla donna d'essere interessato ai suoi discorsi. Invece era dai successivi due minuti dopo che gli si era appiccicata addosso al ricevimento che non reggeva più le sue chiacchiere. Le aveva dato corda solo perché aveva scorto lo sguardo di sua moglie e quindi la vedova di Lord Cavendish era diventata all'improvviso la sua avventura galante di quella notte. Avrebbe potuto attendere che qualche altra nobildonna, persino sposata, gli si facesse avanti, ma la giovane vedova gli era parsa la persona giusta per quella sera.

Dopo circa una mezz'ora la carrozza si fermò davanti alla residenza di Cavendish e il Duca tirò un inconscio sospiro di sollievo: ancora i minuti necessari (pochi, si augurava) per riuscire a congedarsi con garbo dalla dama e poi sarebbe potuto tornare a casa a riposare.

Accompagnò Lady Eleanor all'ingresso, le prese la mano e gliela baciò, insistendo un secondo più del dovuto con le labbra sul dorso. Lei gemette, fingendosi turbata. Allora lui le accarezzò una guancia con le nocche della mano e lei parve quasi svenire al suo tocco. Sorrise dentro di sé, sentendosi al tempo stesso un gentiluomo e un mascalzone: stava diventando davvero bravo a sedurre per finta una donna e senza farsi malvolere!

"Buonanotte, milady" disse per congedarsi. Era tuttavia preparato alle sue rimostranze.

"Ma come? Ve ne andate di già? Credevo voleste entrare...".

"Vi dissi che vi avrei accompagnata a casa, ed è ciò che ho fatto, Eleanor".

"Sì, ma... non vi andrebbe di entrare? Per un ultimo bicchiere della staffa".

"E poi?" domandò lui.

"Potreste fermarvi per la notte" lo invitò, con un timido sussurro.

"Milady, sono un uomo sposato e non tradisco mia moglie" puntualizzò, togliendole ogni illusione.

"Ma... In società si mormora diversamente" disse lei, oltremodo imbarazzata.

"Non posso controllare le voci che circolano, ma questo è quanto. Non ho mai tradito mia moglie e non intendo iniziare questa notte, neppure con voi".

Lady Eleanor colse l'abile sottinteso con cui le aveva appena fatto credere che resistere alla tentazione che lei gli offriva gli era difficile, perché sospirò con sguardo languido e dispiaciuto, come se la decisione dell'uomo lo rendesse ancora più nobile e desiderabile ai suoi occhi, anziché il bastardo senza scrupoli che lui si sentiva ogni volta che ripeteva una scena simile. Tuttavia lei non era così malleabile come aveva sperato.

"Eppure per tutta la serata non avete disdegnato le mie attenzioni e avete ignorato vostra moglie, la quale peraltro sembrava essere in ottima compagnia" aggiunse con una nota cattiva nella voce.

"Eleanor... la meschinità non vi si addice" la rimproverò lui, e lei ebbe il buongusto di arrossire.

In fondo poteva capirla: una donna respinta non è mai priva di un briciolo di cattiveria. Era forse proprio quello il motivo per cui tutte le donne che aveva per breve tempo illuso e poi respinto, non facevano altro che fare il suo gioco: pur di non far sapere in giro d'esser state rifiutate al momento del dunque, alimentavano le chiacchiere su di lui, arrivando persino a lodare in pubblico le sue doti amatorie, che non avevano (né avrebbero) mai sperimentato.

"Ciò che accade tra me e mia moglie non deve riguardare voi, né nessun altro" puntualizzò lui

Lady Eleanor abbassò lo sguardo, intuendo che sarebbe stato inutile insistere: per qualche motivo che non avrebbe mai saputo, l'affascinante Duca di Lyndham preferiva lasciar credere a tutti di essere un impenitente donnaiolo infedele alla moglie, quando invece lei era ormai certa che egli amasse molto la sua splendida consorte, anche se sembrava deciso a fare in modo che lei stessa non lo sapesse.

"Avete ragione, Lord Thornton" ammise sottomessa. Tuttavia non poté fare a meno di aggiungere:

"Non avrei dovuto propormi a voi con tanta sfacciataggine, ma la solitudine mi spaventa. Inoltre mi è sembrato quasi un sogno che si avverava che voi mi accordaste le vostre attenzioni e così mi sono spinta oltre le convenzioni, pur sapendo di non poter suscitare in un uomo come voi un interesse che potesse andare oltre la mera galanteria. Avrei dovuto capire che siete innamorato della vostra bellissima moglie, anche se mi risulta incomprensibile come mai abbiate deciso di renderla tanto infelice. Ma questi, come dite giustamente voi, non sono affari che mi riguardano, pertanto vi ringrazio d'avermi accompagnata" e gli porse di nuovo la mano, questa volta col chiaro intento di congedarsi.

A quelle parole il Duca si sentì più mascalzone di quanto già non si sentisse: le altre donne avevano fatto qualche rimostranza, ma nessuna di loro aveva intuito ciò che celava il suo comportamento.

Lady Eleanor, invece, che egli solo pochi minuti prima aveva considerato noiosa, aveva colto al volo la situazione e gliel'aveva sbattuta in faccia con poche ed eleganti parole. Era probabile che i suoi discorsi, che aveva trovato così poco interessanti, fossero più arguti e intelligenti di quelli di altre nobildonne, se solo si fosse preso il disturbo di ascoltarli.

"Eleanor" disse fermandola, mentre già stava per voltarsi verso il portone d'ingresso "non dovete biasimarvi. Chi è da biasimare, questa sera, è il sottoscritto. E non vi permetto di pensare di essere una donna priva di fascino: siete molto bella e molto intelligente, e presto, molto presto, troverete un uomo che vi presterà tutta l'attenzione che meritate, ne sono certo".

"Siete molto gentile, Nicholas" lo ringraziò lei, con un dolce sorriso negli occhi e posandogli la mano sul braccio, in un gesto innocente di evidente empatia. Egli sentì che, nel breve lasso di tempo di quella conversazione, tra loro si era creato un legame che avrebbe potuto quasi definire amicizia.

"Siete voi ad essere cara per aver perdonato con tanta rapidità il mio comportamento, che vi ha illusa" disse lui, provando un imbarazzo e una vergogna che fino ad allora non aveva mai sperimentato.

"Sono abbastanza intelligente da rendermi conto che è inutile cercare di suscitare amore in qualcuno che ha il cuore impegnato con un'altra donna. Non mi spiego solo il motivo del vostro comportamento, se siete ancora innamorato di vostra moglie. Ma avrete le vostre buone ragioni...".

"Avete intuito di me molto più di chiunque" ammise lui.

"Forse perché, oltre ad interessarmi come uomo, mi piacete anche come persona e sarei felice di potervi considerare almeno mio amico" disse schietta lei.

Il Duca osservò quella bella e giovane donna sotto una nuova luce e si disse che mai avrebbe immaginato che quella serata potesse concludersi con la simpatia di una donna che all’inizio aveva usato per i propri fini.

"Lady Eleanor, so di non meritarlo, ma sarei davvero onorato di avere la vostra amicizia".

"Bene, Lord Nicholas, allora sappiate che se un giorno desidererete richiedere un mio consiglio, un aiuto, oppure vorrete parlare di qualcosa che vi sta a cuore per avere un punto di vista femminile, saprete dove trovarmi".

"Vi ringrazio molto, lo terrò presente" rispose lui, di nuovo piacevolmente sorpreso per la delicatezza con cui lo stava congedando e al tempo stesso suggerendogli di poterla usare come confidente, senza tuttavia imporsi in maniera eccessiva.

Dopo mesi e mesi di solitudine interiore, quella sera Nicholas Thornton ebbe la sensazione che la sua vita fosse giunta ad una svolta.

  
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