Polvere
E cammini da solo per quella
strada polverosa
non c’è
più nessuno ad
accompagnarti ormai
la vita continua a scorrere,
felice, bella, fresca, giovane.
e tu continui a camminare,
ma sei solo in quella strada buia.
Il passato ti tormenta
con quelle ombre pronte a ghermirti,
ricordi persi nelle nebbie di ciò che è stato,
dimenticati e ignorati,
persi e ora ritrovati.
Che cosa hai fatto?
Hai gettato via una vita.
Ma per cosa?
Non lo sai nemmeno tu.
Forse per denaro, lo sporco denaro,
o forse per il potere, l’allettante potere.
O magari per l’egoismo,
il subdolo egoismo,
che scivolando tra pelle e cuore
è riuscito ad afferrare tutto ciò che eri.
Il cuore non è altro che un muscolo,
indispensabile sì,
ma è solo un muscolo.
Non è quello che ti ha rubato, no,
ma quello che per tutti rappresenta:
la capacità di amare.
Quand’è stato che hai perso tua moglie?
Forse quando le parole accorate di lei
Si sono scontrate sul tuo muro d’indifferenza,
quando ti sei allontanato da lei ogni giorno,
ogni ritardo, ogni notte,
sempre di più.
E quand’è stato che hai perso tuo figlio?
Forse quando lui correva accanto a te,
felice;
quando ti faceva esser parte
del suo mondo infantile, poi giovane,
poi adulto,
finché, stanco, non ti ha fatto trovare che una porta chiusa.
E quand’è stato che hai perso tua madre?
Forse quando con gli anni lei smarrì la coscienza,
quando cominciò a reclamare cure, attenzione
che tu non avevi mai per lei.
O forse quando ti ha guardato attraverso i vetri smerigliati
dell’ospizio per anziani,
e tu ti sei voltato per andare via.
I suoi occhi ti hanno seguito a lungo di notte.
Quand’è stato che hai perso la vita?
No, non lo sai, non ricordi.
E adesso ti chini, vecchio e stanco,
per raccogliere da terra una manciata di polvere.
La guardi con occhi ormai appannati:
Tutto ciò che rimane,
tutto ciò che è stato, che è, che sarà,
si trova lì, nel palmo della tua mano.
Apri le dita, la polvere vola.
Si disperde nell’aria, ma viaggia compatta,
fino ad una città, ad una casa, ad una camera.
Dentro c’è un giovane,
un giovane simile a te,
che al telefono distaccato parla con la giovane moglie.
E poi attacca, distrattamente si chiede
Perché nella stanza ci sia tanta polvere.
Ma non capisce l’avvertimento
che quei piccoli frammenti di vita
disperatamente volevano dargli.
N/A
Ecco qui.
Un po' triste, lo so, ma sono fatta così.
Ero indecisa sul genere, ma alla fine ho scelto Introspettivo con Poesia tra gli avvertimenti.
Mi raccomando, commentate!