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Autore: _ForeverAlone_    10/08/2014    1 recensioni
[Pirate!Hetalia, Personaggio a sorpresa implicito(anche se Eliot nee-san ha già capito xD), un po' tutti]
James è un quattordicenne senza genitori, ribelle e sognatore. I suoi eroi sono i pirati della nave "Hetalia" , che sono sbarcati a Napoli, città dove vive.
Arthur Kirkland è un pirata, il capo della sua ciurma. Torna a Napoli dopo tanti anni e negli occhi di un ragazzo sfrontato vede lei, colei che è nel suo cuore.
Cosa li lega insieme? Lei
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Pirate!Hetalia, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Lei nel cuore di un pirata, lei negli occhi di un ragazzo


                                                                                  Capitolo 7

James non poteva ancora crederci. Un attimo prima era dietro il bancone a lucidare boccali di birra, e quello dopo era a servire gli zii, ritornati a Napoli dopo tanto tempo.
Non aveva fatto molte sceneggiate alla loro vista, ma era stato immensamente felice vedendo gli unici parenti rimasti. Finalmente poteva staccarsi un po' dalla presenza del crucco, che per tutto il tempo lo seguiva come un avvoltoio segue un innocuo coniglio. 
Sorridendo, il ragazzo posò sul tavolo una bottiglia di vino, coordinata di bicchieri. Fortunatamente Ludwig aveva dato a lui il compito di servire gli zii, così poteva parlare liberamente con loro.
-Allora? Come state?-
Chiese, cercando di moderare il tono. Non gli interessava molto ma voleva sapere quando lo avrebbero portato via da quell'inferno fatto a locanda. Nonostante avesse Elisa a tenergli compagnia, detestava quel posto sudicio ed infame.

Lovino lo  guardò attentamente.
Il viso del giovane era pallido e magro, così tanto da far sporgere i grandi occhi oro, così simili ai suoi
I capelli biondi, chissà da chi diavolo li aveva ereditati, erano sbarazzini e lunghi fino alla base del collo. E, cosa più importante, sporchi ed incrostati.
Era vestito con vestiti più grandi di lui di almeno quattro taglie e puzzava come non mai.
A vedere suo nipote conciato così, l'uomo italiano si rattristò. Neanche lui e suo fratello erano messi molto meglio, ma James sembrava quello messo peggio.
Strinse i pugni, rabbioso. 
Avrebbe voluto toglierlo da quella situazione con tutto il cuore, ma pultroppo non ne avevano l'opportunità. Dio solo sapeva quando gli faceva male al petto quella sensazione di impotenza.
Facendo un respiro profondo guardò Feliciano, che sorrise per confermare.
Era il momento di parlare.
-James potresti....potresti sederti un attimo? Dobbiamo dirti una cosa-

Arthur camminava con aria tormentata per le strade della città italiana, guardando con occhio vigile le persone che gli passavano accanto.
Aveva indossato i vestiti più anonimi che aveva per non dare troppo nell'occhio, ma la lunga coda di cavallo bionda e l'orecchio che dondolava ad ogni passo non lo rendevano certo invisibile.
In ogni volto maschile cercava un indizio, una somiglianza, che poteva condurlo a James. Dopo aver scoperto la parentela, lo avrebbe sgozzato, per punirlo di aver solo sfiorato la sua donna.
Non aveva permesso a nessuno della sua ciurma di seguirlo ed era stato irremovibile, anche quando Alfred lo aveva pregato in ginocchio. 
Era una battaglia sua battaglia, e voleva vincerla da solo.
Incosciamente, i suoi piedi lo avevano portato davanti alla locanda. Era stato due ore sotto il Sole alla ricerca di qualche indizio e aveva le gambe a pezzi.
"Ok, una pausa di cinque minuti....poi ritorno al mio lavoro"
Pensò stancamente, entrando nella locanda. 
Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene. Davanti a lui, ma girati di spalle, c'erano gli inconfondibili fratelli Vargas, che parlavano con James.
Velocemente, l'uomo si fiondò a sedersi ad un tavolo a caso, ma dove le parole dei tre riuscivano a raggiungerlo. Accanto a lui, il russo ubriaco dormiva con la testa sul legno sudicio.

-Cosa volete dirmi?-
Chiese James agli zii, con faccia perplessa. 
Era seduto sulla sedia davanti ai due, e aspettava una risposta. Il tono usato da Feliciano era grave e serio, completamente diverso dal suo solito. 
Vide Lovino portarsi alla bocca il bicchiere di vino, bevendone un sorso. Non era lui quello che doveva parlare.
James, con un pizzico di divertimento, si chiese perché doveva essere Feliciano a parlare. Non era più facile farlo fare a Lovino?
-Stiamo indagando su tuo padre-
Il quattordicenne sgranò gli occhi. Si era completamente riscosso dai suoi pensieri e guardava con guardo attonito lo zio.
-V...voi cosa?-
Balbettò incerto, seguendo con la coda dell'occhio un movimento brusco compiuto da un uomo seduto vicino a Ivan, il russo perennemente ubriaco.
-Stiamo indagando sull'identità di tuo padre-
Confermò Lovino, con evidente rabbia nel suo tono. Detestava parlare di quella sottospecie di uomo che aveva osato profanare Valentina. Non sapevano ancora la sua identità, ma voleva solo ucciderlo.
Con sorpresa, vide James sorridere apertamente. Il primo sorriso che gli vide fare.
-Davvero?? E quando lo troverete potrò incontrarlo vero? Gli chiederò com'era la mamma, che cosa fa nella vita e forse può farmi uscire da questo posto! Sarebbe fantastico e....-
-James-
Feliciano interrotte quel fiume di parole deliranti del nipote.
-Visto che l'hai abbandonata, delusa e ferita nell'anima....abbiamo deciso di volerlo uccidere-

Il mondo crollò sopra le spalle del biondo. 
I suoi zii volevano uccidere.
I suoi zii volevano uccidere suo padre.
I suoi zii volevano uccidere suo padre e lui non sarebbe mai scappato da lì.
-Perché....?-
Sussurrò, mentre le prime lacrime scivolavano sulle guance candide.
Non voleva quello.
James voleva conoscere suo padre. Magari era perfino simpatico, paterno e gentile ma non poteva saperlo.
-Voi....voi non potete fare questo a me!-
Urlò piangendo di rabbia e tristezza, facendo allibire gli zii e tutte le persone nella locanda.
Si alzò dalla sedia e corse verso la sua stanza, che altro non era che una stalla non più utilizzata, sentendo la voce di Lovino chiamarlo.

Arthur aveva seguito tutta la scena, sempre più a disagio. Non poteva credere che quei due italiani volevano spingersi così lontano. Certo, anche lui aveva lo stesso obbiettivo ma era un pirata, le cose le sapeva fare. Mentre quei due a malapena sapevano impugnare una pistola.
Seguì con lo sguardo il ragazzo rifugiarsi in camera, piangendo.
"Prenditi cura di James...."
L'eco delle parole di Valentina gli ritornò in mente, facendolo riflettere. Doveva andare a vedere come stava? Forse, essendo il figlio di Valentina, poteva cavarsela.
-Secondo me dovresti andare-
Una voce impastata dal sonno lo riscosse dai suoi pensieri. Ivan si era svegliato dal suo torpore e lo osservava con grandi occhi viola, lucidi a causa dell'alcool.
-Come scusi?-
Chiese educatamente il pirata, alzando un sopracciglio.
-Dovresti andare a parlare col ragazzo, da. Potresti scoprire cose molto interessanti-
Continuò l'uomo, tornando a dormire.
Il Kirkland, dopo un attimo di esitazione, si alzò dal suo posto e raggiunse la stanza di James. Forse il russo aveva ragione.


Ciaooo!!!
Starò assente quasi tutto Agosto quindi vi lascio questo capitolo^^ Visto Elliot? E' più lungo adesso xD
Come sempre vorrei scusarmi per gli errori e vorrei ringraziare chi ha messo la mia storia tra le seguite/ricordate e chi commenta <3
  
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