Qualcuno bussò con forza alla porta della stanza.
Ma che ore sono? pensai sfinito.
La sera prima ero stato in discoteca per divertirmi un po’ ed ero tornato a casa verso le quattro di mattina.
Il mal di testa post-sbornia si fece subito sentire e per la seconda volta in pochi secondi maledissi la persona che mi aveva appena svegliato.
“Chi è?” bofonchiai da sotto il cuscino.
“Bell’addormentato, sveglia!- chiocciò allegramente Louis- Simon vuole vederti”.
“Che ore sono?”.
“Le otto”.
“Cosa???- sbraitai confuso- io voglio dormire!”.
“Ordini del capo, non si discute, altrimenti ti trascino in boxer fino al suo ufficio”.
Mi sollevai grugnendo un “Arrivo il prima possibile” e mi infilai un paio di jeans e una camicia.
Mi sciacquai il viso per svegliarmi meglio  e mi fissai allo specchio.
Nonostante le occhiaie e l’espressione assassina, ero affascinante come sempre.
Adoravo i miei riccioli castani e i miei grandi occhi verde acqua. Sorrisi e mi sfiorai quelle fossette che tutte le ragazze trovavano adorabili. Mi avessero visto quella mattina, infuriato com’ero!Sistemai il colletto della camicia e spalancai la porta in malo modo.  Se c’era una cosa che odiavo, era alzarmi presto e in fretta. Mi piace prendermela con calma e farmi saltare colazione non è una buona idea, se non per rendermi irritabile.
Mi incamminai strascicando i piedi verso l’ufficio di Simon cercando di capire cosa volesse dirmi.
Ci aveva concesso sei mesi di riposo e ne era passato solo uno, non avevo alcuna intenzione di mettermi a lavorare di nuovo. Volevo divertirmi un po’, insomma! Staccare la spina per un po’ può servire per migliorare, ma Simon a quanto pare non era del mio stesso parere.
Bussai il più forte possibile alla sua porta bianco panna e attesi impazientemente. Stavo già per mandarlo a quel paese e tempestare la porta di pugni, quando quella si aprì all’improvviso proprio mentre stavo alzando il braccio per colpire. Simon mi fissò perplesso e io accennai un sorrisino di circostanza, nascondendo i miei intenti passandomi la mano trai capelli, ancora spettinati per il sonno.
“Entra” mi disse senza troppe cerimonie.
Mi sedetti di fronte alla sua scrivania, mentre lui camminava avanti e indietro per tutta la stanza.
“Ti ho fatto chiamare perché sei stato invitato ad una sfilata che un mio amico organizza in occasione del diciottesimo compleanno della figlia, una modella- spiegò velocemente- Ha bisogno di un’idea innovativa per le musiche e ha pensato a te”.
Sfilata uguale noia infinita! pensai inorridito. L’unico pensiero positivo fu il fatto che sarebbe stata l’occasione perfetta per rimorchiare qualche bella modella. “Per idea, cosa intendi?” chiesi pensieroso.
“Potresti scrivere un brano solistico o che ne so! Ho chiesto a te proprio per questo. Sei l’unico single del gruppo e gli altri hanno già programmato questi sei mesi”.
“Chi ti dice che non l’abbia fatto anche io?”.
“Se per programmi intendi passare il giorno a dormire e la sera ad ubriacarti, sta sicuro che non te lo permetterò!”.
“E va bene, ci penserò!” esclamai furibondo. Me ne andai velocemente, prima di avere un eccesso d’ira. Mi chiusi a chiave in camera, spensi la luce e chiusi le persiane, rimanendo nell’oscurità. Al buio, dopotutto, le idee luminose si vedono meglio.
Pensa Harry, pensa! mi dissi premendo le dita sulle tempie.
Non voglio fare niente da solista, a meno che…non faccia un duetto!.
Mi strofinai le mani entusiasta, l’idea stava per prendere forma.
Non posso cantare con uno degli altri della band perché sono impegnati, potrei chiedere a uno dei 5sos, no, hanno il loro primo vero tour. Potrei chiedere a Taylor…no meglio di no! Jennifer Lopez, Rihanna, Ariana Grande…
Una Directioners, non sarebbe male!! Faremo delle cover di canzoni abbastanza conosciute e faremo divertire la gente! Mentre noi canteremo, le modelle sfileranno pensai velocemente.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Simon.
La caccia alla mia partner stava per iniziare!