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Autore: Ashley Holmes    10/08/2014    3 recensioni
" John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto: Potrebbe provare a baciare Lestrade – se non altro per fare arrabbiare Mycroft.










3.Bacia qualcuno che pensi essere fuori dalla tua portata

La logica dice a John che dovrebbe preoccuparsi di più per il suo coinquilino o, più specificatamente: i sentimenti che nutre per il suo coinquilino.

Sa che Sherlock era stato un drogato, e desidera ancora ardentemente l’afflusso della sua droga prescelta (cocaina, sospetta John). In aggiunta, il genio ammette apertamente di fare schifo con le emozioni e i sentimenti, non li capisce – e apparentemente non ha nessun interesse nel ricercarle – e abbastanza frequentemente deride le persone per essersi arrese ai propri sentimenti.

Quindi davvero, John dovrebbe avere difficoltà ad amare quel pazzo.

Ma Sherlock è anche brillante, non smette mai di sorprendere John. E gli importa – il fatto che si è lanciato da un edificio per John ( e Lestrade e Mrs. Hudson) la dice lunga- potrà forse non dirlo, ma lo dimostra, e a volte, raramente, si apre con John.

Diavolo, vuole che vada con lui per Natale.

Beh, quello probabilmente è solo perché così può sfuggire a Mycroft e a sua madre quando vuole, ma comunque. Era sembrato così genuino, e sincero.  Come se la presenza di John contasse davvero tanto per lui.

Gli occhi di John cadono di nuovo sulla lista, ricordandogli la ragione per cui sta indugiando un’altra volta su questi pensieri – il terzo punto. Suona come una cosa che scriverebbe una ragazza, ed è probabile che Sherlock l’abbia copiata, proprio come ha fatto con il secondo punto. Ciò non ferma John dal pensare chi Sherlock sceglierà se deciderà di completare quell’obbiettivo.

Una sensazione inquietante e contorta si stabilisce nello stomaco del dottore e lui la riconosce come gelosia. Gelosia al pensiero di Sherlock che marcia in un locale e bacia un qualche sconosciuto fino a fargli perdere i sensi. Nella mente di John, lo straniero non ha un sesso specifico – ragazza? Non è la mia area – ma chiunque sia, è bellissimo e giovane. E non colpito da uno sparo. O zoppicante nei giorni di pioggia.

John finisce il suo tè aggressivamente.


X


Sherlock non ha assolutamente nessuna intenzione di scambiare saliva con uno straniero – o chiunque atro – e sinceramente, quasi si pente di aver copiato quel punto dalla lista di Clarissa Adams, che era innamorata di un ragazzo di tre anni più grande all’epoca. (Ci ha fatto sesso nel sedile posteriore della macchina di lui due settimane dopo e nove mesi più tardi ha dato alla luce due gemelli, che la resero la madre più giovane del decennio in Inghilterra)

Un altro punto importante nell’esecuzione di questo obbiettivo è che Sherlock non conosce davvero nessuno che sia fuori dalla sua portata.

Beh. Non è esattamente corretto. Conosce una persona.

L’uomo migliore che conosca, l’uomo che dovrebbe odiarlo, non avrebbe mai dovuto lasciarlo rientrare nella sua vita – nonostante come prima cosa la Caduta fosse solo per metterlo al sicuro – l’uomo da cui se non fosse stato perdonato, Sherlock avrebbe capito.

Esasperante, preparatore di tè, uccisore di tassisti John Watson.

Sherlock non è interessato sessualmente a qualcuno da anni, e i suoi incontri precedenti, nella giovinezza, sono sempre stati funzionali. Per pagare la droga. Per soddisfare le richieste del suo trasporto. Non riesce a ricordare la faccia di nessuno con cui sia stato intimo, e non era mai stato importante.

E perfino ora, il pensiero di perseguire una qualche sorta di relazione fisica sembra fastidioso, e uno spreco di tempo. Ma immagina che… se dovesse scegliere una persona su questo pianeta di cui si fiderebbe per queste cose, sarebbe John.

Non-gay John.

Beh, non tanto non-gay John. Sherlock ha visto i segni di attrazione che John mostra a volte, quando lo guarda. Tuttavia, John non li commenta e Sherlock ha la distinta sensazione che fare riferimento ad essi sarebbe un po’ non-buono. Specialmente quando una delle ragazze di John è lì attorno.

Gah. La sua bocca diventa un ringhio quando pensa alle numerose donne senza volto con cui John è uscito. Sono noiose, rallentano John e non è che lui tragga molto altro a parte il sesso. Non gli interessano, non davvero, se fosse sincero con sé stesso.

Sherlock non vuole più pensare alle ragazze di John. Deve ancora inventarsi qualcosa per il terzo punto della lista. Perché non c’è modo che possa baciare l’unica persona fuori dalla sua portata.

Potrebbe provare a baciare Lestrade – se non altro per fare arrabbiare Mycroft. Ma il detective ha una pistola, e Sherlock non è sicuro che John lo difenderebbe nel caso che Lestrade provasse a sparargli per aggressione.


X


Irene è tornata.

Il telefono di Sherlock geme in modo osceno e John solleva lo sguardo trasalendo da dov’è seduto leggendo il giornale. Per un momento irrazionale, pensa che il suono l’abbia fatto Sherlock, ma quando realizza che Sherlock fissa l’apparecchio sul tavolino con palese sorpresa, si ricorda della suoneria per i messaggi che La Donna aveva installato sul telefono di Sherlock. Ovviamente Sherlock l’ha cambiata di nuovo  in un qualche bip, ma qualcosa (non sentimenti, perché Sherlock non si occupa di sentimenti) l’ha chiaramente indotto a tenere quella come suoneria personale per lei.

Senza dire una parola, il detective afferra il cellulare, striscia il pollice sullo schermo un paio di volte, spedisce un messaggio e poi è fuori dalla porta, senza una spiegazione o una parola.

Ovviamente John si preoccupa, e scrive velocemente un messaggio all’amico, chiedendogli se sta bene, dove sta andando. Non c’è risposta.

E John rimane al 221B, da solo, e respinge la preoccupazione e la gelosia al pensiero di Irene Adler, che ovviamente è tornata nel paese, e scrive a Sherlock. A chi altri potrebbe appartenere la suoneria con il gemito, se non a lei? Non lo sorprende che Sherlock sa che non è morta O sotto la protezione testimoni in America, però.

Tutto ciò ora non importa comunque, perché lei è tornata, ha scritto a Sherlock e lui si è precipitato, seguendo il cenno della sua chiamata. Seguendo la chiamata dell’unica donna che importava per lui. La Donna.


X


“Sei ancora vergine?”

“Tu giochi ancora con il fuoco?”

Lei si adagia alla sedia, la luce della candela tra di loro che le brilla negli occhi mentre si concentra su Sherlock di nuovo. “Non ho mai provato il fuoco. Sono piuttosto pratica con la cera, però…” Gli fa l’occhiolino.

“Così ho sentito.” Beve un sorso del suo vino. “Resterai più a lungo, suppongo.”

“Sì. Londra mi è mancata. Così tante opportunità. Così tanti uomini meravigliosi.” I suoi occhi lo osservano di nuovo, e nonostante entrambi sappiano che niente succederà tra di loro, la tensione sessuale c’è.

Il suo cellulare vibra, e anche lei lo sente. Inarca un sopracciglio. “Il Dottor Watson è preoccupato. Non gli hai detto dove stavi andando.”

Questo è ciò che Sherlock ammira di Irene. Riesce ad osservare le cose. Non bene quanto lui, ma comunque.

“Ti aveva detto che ti amava?” continua lei e per la seconda volta questa sera, Sherlock è sorpreso. Stavolta, non lo mostra. Ci mette troppo a pensare ad una risposta, però, e Irene sembra in parte  meravigliata e in parte sorpresa. “Non l’ha fatto.” Poi, il sorrisetto è tornato. “Ancora vergine, allora.”

Ѐ infantile sentire il bisogno di difendersi, e sa che non dovrebbe ascoltare le sue frecciatine, ma ciononostante ribatte: “Oh, so una cosa o due.”
Lei sembra stupita dal suo sfogo, è abituata al fatto che le sue parole non lo tocchino, ma si ricompone rapidamente, e gli fa un sorriso triste. “Non sull’amore, però.”

“Ѐ un mandante crudele, causa di una buona maggioranza dei crimini su cui indago.” 

“Ѐ anche una cosa meravigliosa,” controbatte lei, ora sorridendo.

Anche Sherlock sorride. “E tu cosa sai dell’amore?”

“Ah, mi hai beccata.” Irene non è ferita, né afflitta, la sua postura rilassata e sicura di sé, ma entrambi, lui e lei, pensano a quella parola di quattro lettere che ha stabilito il suo destino, tempo addietro. S-H-E-R. Forse era amore, forse non lo era.

Lei ride ora, e ordina un altro bicchiere di vino, prima di sporgersi verso Sherlock sul tavolo. “Guardaci, parliamo d’amore… Perché non cambiamo l’argomento per uno che interessa di più ad entrambi. Parlami di ciò a cui stai lavorando al momento.”

E Sherlock sorride, e inizia a raccontarle della lista.


X


Sono davanti al 221B ora, e per tutta la corta strada di ritorno, Irene l’ha assillato uno o l’altro punto della lista. Ora, si sta concentrando sul terzo punto, ancora vicina a Sherlock dal momento che aveva il braccio avvinghiato al suo mentre stavano camminando.

Il tocco non è gradito come quello di John, ma non gli dispiace nemmeno. Viene tirato fuori dalle sue riflessioni quando Irene dice: “’Bacia qualcuno che pensi essere fuori dalla tua portata’? Ѐ un pensiero interessante…” Inclina la testa e poi sorride. “Davvero molto interessante.”

E prima che Sherlock possa reagire, annulla la piccola distanza tra loro, e lo bacia.


X


“Puoi anche invitare la Signora Adler ad entrare stavolta, così non deve entrare di nascosto di nuov- oh.”

John si blocca sul posto, sulla soglia, per la scena davanti a lui. C’è Sherlock, con le mani penzolanti ai lati del corpo, e c’è un’Irene Adler molto viva, con un vestitino nero e i tacchi alti, e sta baciando il detective.

Quando la donna nota John, si stacca da Sherlock, e sorride in modo piacevole a John. “Buona sera, Dottor Watson.”

“Uh-”

Non riesce proprio a rispondere, la scena di pochi secondi prima che si ripete nella sua mente, e quando da lui non arriva nessuna risposta, Irene alza le spalle, e allunga la mano, fino alla tasca dei pantaloni di uno Sherlock ancora estremamente perplesso, da dove estrae un pezzo di carta ripiegato.

La piccola parte del cervello di John che non è attualmente sotto shock, gelosa o confusa, lo riconosce come la lista, e poi guarda come Irene spiega il foglio, lo tiene appoggiato contro il petto di Sherlock e – sotto lo sguardo attento del detective – tira una riga sopra il terzo punto con del rossetto rosso.

“Forse dovrei provare a trovare la mia vecchia lista di obbiettivi… anche completare la sua è divertente, però, Signor Holmes.”

E con ciò, semplicemente se ne va, e si lascia dietro il detective e il suo blogger.


X


“Lei non- io non provo certe cose per lei,” Sherlock dice alla soglia della porta, e si accorge solo dopo che John è scomparso. Perché sente il bisogno di dirlo? Sospetta che abbia qualcosa a che fare con il dolore negli occhi di John.

Comunque, non è di nessuna utilità se l’amico non sente! Entra nell’appartamento, e trova il biondo in cucina, a fare il tè.

“Non provo niente per Irene Adler,” ripete Sherlock.

“Non c’è bisogno che – non sono affari miei,” risponde John, senza girarsi verso di lui, e leggere il suo linguaggio del corpo è un po’ più difficile così. “Mi dispiace di, uhm, avervi interrotti entrando.”

“Guardami!” ordina Sherlock, odiando il modo in cui John sembri impressionato e… sofferente. Ѐ perché Irene è tornata? O per il bacio? E se è per il bacio, perché dovrebbe infastidire John? Ha qualcosa a che fare con l’attrazione che prova per lui a volte?

John è sorpreso per il tono, Sherlock lo capisce, e si volta, più per curiosità che per l’ordine in sé. “Abbiamo parlato della lista e voleva vederla. Gliel’ho mostrata, e quello è ciò che ha portato alla scena a cui hai assistito. Era divertita e intrigata dal terzo punto, ovviamente pensa che io sia fuori dalla sua portata, e quindi mi ha baciato. Ѐ una provocazione.” Per me. E a quanto pare anche per te.

“Giusto.” John si schiarisce la gola, e nonostante non sembri esattamente felice, almeno i suoi tratti si rilassano un po’ e allentano la sfumatura di amarezza. “In ogni caso, non ho niente contro – voglio dire, se voi due… vi frequentaste, io non-“

“Non ci stiamo decisamente ‘frequentando’. Non sono per niente interessato-“ Sherlock vuole dire ‘a lei’, ma non lo dice. Perché John finisce con: “-relazioni, lo so. Siete tu e Il Lavoro.”

Sherlock non riesce a dire come suoni John, non riesce a capire se è felice o triste, o una sfumatura intermedia di questi sentimenti, ma sente comunque di aver ferito John in qualche modo, da quando John ha sorpreso Irene mentre lo baciava. Che è ridicolo, perché non deve sentirsi male. Ma lo fa. Preoccupante, molto preoccupante.

“Anche tu sei importante. Sei parte del Lavoro.”

Ecco. Sentimento, sincerità. Cose che piacciono a John.

Sherlock sorride quando vede come John sollevi lo sguardo. Ah, allora non se l’aspettava. Sherlock è orgoglioso di sé per aver pensato di dirlo.

“Io sono- wow. Grazie,” risponde John, ancora stupito, ma ora decisamente sorridente. Allora è felice.

Bene. Per essere onesti, c’è stato molto discorso emotivo e sentimentale stasera, ed è stato estenuante per Sherlock. Quindi si volta, toglie la giacca scrollando le spalle e lancia la lista sul tavolino, prima di piantarsi sul divano e chiudere gli occhi, perdendosi velocemente nelle profondità della sua mente.

La linea rossa che copre il terzo punto della lista è messa da parte nella sua testa e anche se non se ne è esattamente occupato da solo, decide di proseguire.
Non vede lo sguardo mezzo desideroso, mezzo felice che John gli lancia, o l’occhiata di odio che il dottore dirige al rossetto sul foglio.


 
  
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