Serie TV > Pretty Little Liars
Segui la storia  |       
Autore: fers94    10/08/2014    3 recensioni
Hanna e Caleb, due anni dopo essersi visti l'ultima volta a Ravenswood ed essersi lasciati andare pur consapevoli di amarsi ancora, si rincontrano per uno scherzo del destino alla NYU. Molte cose sono cambiate da allora, ma i sentimenti sembrano essere sempre gli stessi per entrambi. Quali saranno le loro reazioni quando si ritroveranno?
«No, non è troppo tardi, Hanna. Vivi di me e lascia che io viva di te. So che non è facile, ed io non pretendo tutto e subito, ma... Ma vale la pena tentare. Per noi, vale la pena. Dopo tutto quello che abbiamo passato...»
[Si ringrazia Gloria Bennet per il banner]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Marin, Caleb Rivers, Hanna Marin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



33. Have you ever felt this way?
 
 
"The walk before the run, the breath before the kiss, and the fear before the flames. Have you ever felt this way?"
[Glitter In The Air - Pink]
 
 
Circa una settimana dopo, Caleb fu dimesso. Hanna aveva nel frattempo sostenuto e passato un paio di esami al college. Non aveva avuto tempo e modo di studiare con tutti quei casini, ma alla fine ce l'aveva fatta. Dave, invece, era come sparito. Aveva probabilmente lasciato la città, e nessuno aveva notizie di lui. Caleb non aveva fatto parola sulle sue intenzioni riguardo lui in merito all'episodio della coltellata. Non aveva parlato né di denuncia né di nient'altro. Per il momento stava solo pensando a rimettersi.
La prima cosa che fecero Hanna e Caleb una volta che quest'ultimo poté lasciare l'ospedale fu andare insieme a Montecito, il primo weekend utile. Caleb voleva rivedere la sua famiglia e raccontare loro il possibile di quell'assurdo mese e mezzo, ed aveva pregato Hanna di andare con lui. D'altra parte, ormai, erano una famiglia a tutti gli effetti.
 
 
Quel giorno, la madre di Caleb, Claudia, aprì la porta allargandosi in un enorme sorriso alla vista di suo figlio, notando poi che teneva per mano una bellissima ragazza bionda. Senza chiedere nulla, dopo averli salutati allegramente, fece accomodare entrambi nel salotto della sua enorme casa. Hanna rimase incantata; la villa era gigantesca proprio come Caleb gliel'aveva sempre descritta.
«Caffè?» sorrise Claudia, una volta che furono tutti seduti.
«Volentieri.» rispose Hanna, mentre Caleb si limitò ad annuire.
Claudia chiamò quello che doveva essere il maggiordomo e chiese di preparare tre caffè, quindi l'uomo sparì dietro una porta.
«Caleb non mi ha mai fatto conoscere nessuna ragazza. Non ne ha mai portata nessuna a casa. Suppongo tu sia importante per lui, dunque.» sorrise la donna, guardando Hanna.
«Sono Hanna, molto piacere di conoscerla.» si presentò lei, porgendo a Claudia una mano.
Claudia rimase immobile e lanciò un'occhiata a Caleb. Hanna non capiva a cosa fosse dovuta quell'insolita reazione, ma fu poi Caleb a chiarire tutto.
«Sì, mamma. È lei, è Hanna Marin, la ragazza che ho conosciuto a Rosewood.»
Claudia se ne infischiò della mano tesa di Hanna e si alzò per esserle abbastanza vicina da poterla abbracciare. Hanna restò spiazzata ma non fece altro che ricambiare il caloroso abbraccio di Claudia.
«Ho sempre desiderato conoscerti... Se ho potuto riavere Caleb nella mia vita, un grosso grazie lo devo a te...» mormorò la donna.
Fu allora che Hanna capì il motivo della reazione della donna. Caleb sorrise ad Hanna mentre guardava l'abbraccio tra lei e sua madre.
«Il piacere è tutto mio, cara.» concluse Claudia, lasciando la presa.
Hanna era un po' in imbarazzo e Caleb se ne accorse, quindi prese lui la parola.
«È bella come ti avevo descritto?» chiese verso sua madre, sorridendo.
«Oh, è molto bella, Caleb. Ma... Voi due siete tornati insieme?» sorrise Claudia.
Caleb annuì, sorridendo e stringendo forte la mano di Hanna.
«Suo figlio è davvero un ragazzo speciale, signora.» disse Hanna, per tentare di uscire dal suo imbarazzante silenzio.
«Ti prego, cara... Chiamami pure Claudia e non farti problemi a darmi del tu!» replicò la donna.
Hanna annuì sorridendo.
«Hanna ed io ci siamo rivisti per caso alla NYU, e... Ed abbiamo capito che ci amavamo ancora, così...» iniziò Caleb, ma Claudia lo interruppe.
«Sono davvero felice, ragazzi. E poi, Hanna, sei così bella... Mio figlio ha davvero buon gusto!»
«Mamma, la stai mettendo in imbarazzo!» ridacchiò Caleb, portando un braccio attorno alle spalle di Hanna.
«Dico solo la verità... Allora, vi fermate qui qualche giorno? Sono sicura che anche i fratellini di Caleb saranno felici di conoscerti, Hanna!» fece Claudia.
«Beh, potremmo anche fermarci per il weekend, ma... Mamma, prima c'è una cosa che Hanna ed io vorremmo dirti...» soggiunse Caleb, facendosi serio.
«Ditemi.» sorrise la madre del ragazzo, mentre il maggiordomo servì i caffè.
«Ecco... Uhm... Hanna... Hanna aspetta un figlio da me, mamma.» balbettò Caleb.
Claudia alzò le sopracciglia in segno di stupore.
«Oh...» mormorò.
Hanna abbassò lo sguardo, mentre Caleb le accarezzava la schiena in maniera confortante.
«Tesoro, di quante settimane sei?» chiese poi Claudia ad Hanna.
«Sei. Quando rientreremo a New York, ho la prima ecografia.» sospirò Hanna, rialzando lentamente lo sguardo.
Claudia le prese una mano.
«Beh, siete giovani, ma... Ma avete tutta la mia fiducia ed il mio appoggio. Non possono certo darmi il premio per la miglior mamma del mondo, perciò non ho alcuna intenzione di farvi la predica, e poi... Se siete sicuri del vostro amore, non può che essere una bella notizia. Tanti auguri, allora... No?» sorrise Claudia, accarezzando la mano tremolante di Hanna.
«Grazie, Claudia.» sorrise a sua volta la ragazza.
«Siamo sicurissimi del nostro amore, mamma. Grazie.» aggiunse Caleb.
«Guarda un po'... Te ne vai di casa per un paio di mesi e torni dicendomi che a breve mi renderai nonna!» ridacchiò Claudia, dando un giocoso pizzicotto sul braccio di Caleb.
Il resto della giornata fu colmo di sorrisi. Claudia era una persona molto comprensiva, ed Hanna si trovò bene con lei, malgrado gli imbarazzi iniziali. Il fatto che avesse accettato la gravidanza senza mostrare disapprovazione alcuna, era probabilmente dovuto al fatto che sapesse benissimo che il sentimento che legava suo figlio ad Hanna fosse puro e sincero, e nel suo cuore si augurò che i due potessero crescere quel bambino meglio di come lei aveva cresciuto il suo piccolo Caleb.
 
 
Hanna e Caleb decisero di fermarsi per la notte. Dopo aver cenato, si sistemarono nella stanza di Caleb, che aveva un letto matrimoniale.
Caleb si era tolto la maglietta e si stava specchiando, guardandosi l'enorme fasciatura che gli avvolgeva l'addome. Hanna, seduta sul letto a gambe incrociate, lo osservava distrattamente.
«Perché non hai detto a tua madre di Dave e di quello che ti ha fatto?» proferì poi, cercando gli occhi di Caleb dal riflesso dello specchio.
«Non ce n'è bisogno, Hanna.» replicò lui, distendendo le pieghe della fascia.
Hanna sospirò. Non poteva costringerlo a dire nulla, d'altra parte.
«Ti fa male?» disse allora.
«No, ma... Mi sento un po' stanco, a dire il vero...»
«Vieni qui.»
Caleb si voltò e sorrise, affiancando dunque Hanna sul letto. La ragazza gli fece cenno di darle le spalle, quindi Caleb si voltò ed Hanna portò le mani sulle sue spalle nude per iniziare a massaggiarle. Caleb mugolò leggermente, rilassandosi sotto il tocco delle morbide mani di Hanna.
«Hai tutti i muscoli tesi...» disse lei, continuando a fare pressione con le dita sui nervi di Caleb.
«E tu hai delle mani fatate...» ribatté lui, reclinando leggermente la testa all'indietro.
Hanna ridacchiò di rimando.
«Hey, ma... Io e te abbiamo mai fatto l'amore in un letto matrimoniale? Insomma, l'abbiamo fatto nei posti più strani... In tenda, sul divano della nonna di Spencer, in un vicolo a Rosewood, in un camerino, nel ripostiglio di uno studio dentistico, su di un treno, in una camera del college, in una doccia... Un normale letto matrimoniale no?» sussurrò Caleb.
Hanna, a quelle parole, smise di massaggiargli le spalle. Avvicinò la testa al retro del collo di Caleb ed iniziò a baciarlo, per poi scendere verso il basso, sulla schiena, disegnando una scia umida di baci lungo l'intera spina dorsale del ragazzo.
«Credo che il letto matrimoniale ci manchi, effettivamente...» aggiunse poi, bisbigliando.
Caleb si voltò con uno scatto fulmineo e si avventò su Hanna con grande impeto, baciandola appassionatamente ed infilandole immediatamente le mani sotto la maglia, ma la ragazza si staccò ridacchiando.
«Ma non è il momento di aggiungerlo alla collezione. Ti ricordo che la stanza dei tuoi fratelli è di fianco alla nostra, ma soprattutto ti sei operato da poco, ed i medici hanno detto che dovrai aspettare almeno un'altra settimana prima di poter svolgere certe "attività"...» soggiunse, passandogli un dito lungo le labbra.
Caleb sospirò e si distese sul letto.
«Data la tua provocazione, speravo te ne fossi dimenticata...» aggiunse.
Hanna gli sorrise e si distese accanto a lui, accucciandosi contro il suo petto e nascondendo il viso nel suo collo.
«Sono contenta che tua madre l'abbia presa bene... È stata molto carina con me...» bisbigliò poi, prima di dargli un bacio sul collo.
«Sono contento anch'io. Ma d'altra parte... Chi è che non sarebbe carino con te?» rispose Caleb, accarezzandole i capelli.
Il ragazzo percepì le labbra di Hanna volgersi in un sorriso contro la sua pelle.
«Denuncerai Dave?» spezzò improvvisamente il silenzio la ragazza.
Caleb fece un profondo sospiro prima di rispondere.
«Sai... Eviterei volentieri di fare queste pratiche con la polizia e soprattutto di rivedere lui, ma... Non è confortante saperlo in giro chissà dove libero di fare quello che vuole. Pensaci... Cosa sarebbe successo se avesse accoltellato te al posto mio? Hanna, tu sei incinta e lui è libero e probabilmente perennemente ubriaco. Non posso stare tranquillo se non lo denuncio, capisci? Non posso rischiare che ti faccia del male...»
«E se lo convincessi a tornare in terapia? Non voglio che vada in carcere, Caleb... Non si riprenderebbe più.»
«Ed io non voglio che tu ti rimetta in contatto con lui. Per quanto possa essere un bravo ragazzo, al momento ha perso il senno ed è pericoloso.»
Hanna sospirò.
«Okay, ma... Lascia che trovi una soluzione, per favore.» aggiunse.
Caleb sospirò a sua volta.
«Non sei in dovere di farlo, Han.» soggiunse, continuando ad intrecciare i suoi capelli biondi alle dita.
«Lo so, ma...»
«Adesso non ci pensare. Rilassati un po', d'accordo? Te l'ho detto mille volte... Pensa a te stessa ogni tanto.» la interruppe Caleb.
«Okay.» sospirò Hanna.
Caleb la baciò sulla fronte.
«Preferisci un maschietto o una femminuccia?» le sussurrò poi.
Hanna rialzò la testa e gli sorrise largamente, prima di rispondere. Adorava il modo in cui a Caleb brillavano gli occhi quando saltava fuori il discorso del loro bambino.
«È lo stesso... Anche se... Alla femminuccia saprei già che genere di vestitini comprare, e poi potremo andare a fare shopping insieme quando sarà più grande, e...»
«Okay, preferisci una femminuccia.» la interruppe Caleb, ridacchiando.
Hanna sorrise.
«E tu?» chiese poi.
«Io preferirei un maschietto, ma c'è un motivo.»
Hanna aggrottò la fronte.
«Cioè?» chiese, sorridendo.
«Così, quando nascerà la femminuccia più piccola, avrò qualcuno che mi aiuterà a difenderla da tutti i cattivi ragazzi che le faranno la corte al liceo perché troppo bella come la mamma. Sai, non vorrei andare a riprenderla a scuola portandomi dietro una mazza da baseball... Almeno avrò il primogenito che le darà uno sguardo!»
Hanna rise fragorosamente e lo strinse forte.
«Tanto per la cronaca, lasciami finire il college prima di mettermi incinta di nuovo della tua femminuccia bella come la mamma...» bisbigliò poi.
«E va bene...» sorrise Caleb, strizzandole un occhio.
Ci fu qualche momento di silenzio, poi fu di nuovo Caleb a riprendere a parlare.
«L'avresti mai detto?»
«Cosa?»
«Che quello strano ragazzo con il cappellino grigio e i capelli lunghi che riparava cellulari e che si nascondeva nella tua cantina come un criminale sarebbe diventato il padre del tuo bambino?»
«Che tu ci creda o no, penso di averlo sempre saputo.» ridacchiò Hanna.
«Anch'io. Sapevo che io e te un giorno saremmo diventati questo.»
«"Questo" cosa?»
«Una famiglia. Una vera famiglia. A dire il vero, credo che lo siamo sempre stati, in un modo o nell'altro. Ma ora... So solo che non vedo l'ora che il piccolino ci raggiunga. Non riesco a smettere di pensarci, ne sono come ossessionato... In positivo, ovviamente.»
Hanna gli sorrise.
«Credi che ce la caveremo? Intendo... Come genitori...» disse poi.
«Ma certo che ce la caveremo. Guarda che ti ho vista prima!»
«Quando?»
«Dopo cena. Io stavo parlando con mia madre, e tu eri sul divano con i miei fratelli. Non stavate facendo niente di particolare, stavate giocando. Tu eri bellissima e sorridente come sempre, invece nei loro occhi c'era un mondo di felicità. E poi uno di loro ti ha abbracciata, ti ha stretta forte, e tu per un momento sei rimasta immobile perché non te l'aspettavi. Ma poi hai sorriso ed hai ricambiato la stretta. Sembra tu piaccia anche a loro. Lo so, non sono più tanto piccoli ormai, però... Sì, insomma... Ti ho vista con loro ed ho pensato che sarai una mamma perfetta, tutto qua. Io... Posso solo essere onorato del fatto che sarai tu la madre di mio figlio.»
Hanna sorrise nuovamente, posando poi un bacio sulla guancia di Caleb.
«Ti ricordo che ho fatto la babysitter per parecchio tempo, ecco perché forse ho una certa dimestichezza con i bambini. Ma diventare mamma è tutta un'altra cosa ed onestamente mi spaventa da morire...» aggiunse subito dopo.
«Hey, anche a me spaventa diventare papà, ma vedrai che insieme ce la faremo. Te lo prometto, Hanna. Questo bambino avrà tutto quello che possa mai desiderare, costi quel che costi.»
Hanna, come risposta, baciò Caleb sulle labbra e si lasciò poi andare ad un sonoro sbadiglio, accasciando nuovamente la testa nell'incavo del collo del ragazzo.
«È stata una giornata pesante, so che sei stanca... Dormi, tranquilla...» le sussurrò lui.
«È bello poter dormire di nuovo con te...»
«Anche per me lo è...»
«Buonanotte, amore...»
«Buonanotte, principessa...»
La voce di Hanna si affievoliva ad ogni frase, e quando Caleb le augurò la buonanotte, la ragazza era già crollata. Caleb sorrise dolcemente e le baciò nuovamente la testa, tenendola stretta contro il suo petto. La guardò dormire per qualche istante, voltandosi su un fianco per poter avere il viso davanti al suo. Portò quindi una mano sulla sua pancia e sospirò, quindi iniziò a sussurrare qualcosa.
«Hey, angioletto... Sei sveglio anche tu? Mamma invece è un po' stanca... Sai, da quando ci sei tu, dorme molto spesso... Ah, comunque guarda che se sei una femminuccia, papà è contento lo stesso... Non ha importanza, io e mamma ti vorremo bene comunque... Però spero che avrai i suoi stessi occhi... Sono troppo belli, non è vero? Papà se n'è innamorato da subito... Hey, ascolta... Ti prometto che non ti farò mancare niente... Ti crescerò come il migliore dei principi o la migliore delle principesse, e... E potrai sempre contare su papà... Ed anche su mamma, quello è scontato... E a quanto pare, anche sulle tue bellissime nonne... Beh, per quanto riguarda i nonni, dobbiamo ancora parlarne, ma... Sono sicuro che potrai contare anche su di loro. E poi, avrai due zii giovanissimi... Potrete giocare insieme all'XBox, ma naturalmente, per quello ci sono anch'io... Dubito che a mamma piacciano queste cose... Però con lei potrai andare a fare shopping... Sì, insomma, se sei una femminuccia, altrimenti...»
«Caleb, che diavolo stai blaterando?» lo interruppe Hanna, con la voce rauca e gli occhi socchiusi.
Caleb si ricompose ed accarezzò una guancia ad Hanna.
«Niente, io... Probabilmente mormoravo nel sonno, non so...» bisbigliò.
Hanna mugolò e si riaccucciò contro il petto di Caleb. Lui la baciò sulla tempia e si mise a dormire con lei, con un rilassato sorriso disegnato sulle labbra.
 
 
Il lunedì successivo, rientrati a New York, Hanna e Caleb tornarono in ospedale, ma stavolta per motivi molto più gioiosi dei precedenti. Era arrivato il momento della prima ecografia.
Ad Hanna sarebbe piaciuto avere accanto anche sua madre, ma sfortunatamente, Ashley aveva un impegno di lavoro improrogabile. Fu così che Hanna fu accompagnata unicamente da Caleb, ed insieme attesero in corridoio finché una ginecologa non li chiamò perché arrivato il turno di Hanna. Dopo una serie di domande sullo stile di vita, finalmente la ginecologa annunciò che sarebbe stato possibile procedere con l'ecografia. Hanna prese e strinse forte la mano di Caleb, che era lì al suo fianco sorridente, quindi con l'altra si ripiegò la maglietta sul seno. La donna le applicò del gel sulla pancia ed Hanna ebbe un lieve sussulto.
«È gelido!» borbottò, conficcando le unghie nel dorso della mano di Caleb.
La dottoressa ridacchiò e Caleb non riuscì ad evitare di fare lo stesso, mentre Hanna gli lanciò un occhiata di disapprovazione, alla quale il ragazzo rimediò subito con un dolce bacio sulla guancia. La dottoressa prese poi uno strano strumento ed iniziò a passarlo lentamente lungo tutto il ventre della ragazza, mentre un'immagine in bianco e nero iniziava a delinearsi sul monitor accanto al letto.
«Ecco qui il vostro bambino.» sorrise la donna.
Hanna si commosse immediatamente solo a guardare quella strana figura della quale distingueva a fatica i contorni. Ma sapeva che quello era suo figlio, il suo bambino. Suo e di Caleb. Il ragazzo si mostrò apparentemente forte come suo solito, ma quando Hanna vi girò lo sguardo, poté giurare di vedergli gli occhi più lucidi d'emozione che mai. D'un tratto, si sentì anche un battito cardiaco.
«E questo è il suo cuoricino.» continuò la dottoressa, sempre sorridendo alla giovane coppia.
E quando si sentì il battito, Caleb non riuscì più a trattenersi, lasciando che delle lacrime d'emozione allo stato puro gli bagnassero le guance. Hanna tornò a guardare Caleb e pianse ancora di più al vederlo così commosso, accarezzandogli poi il viso per asciugargli le lacrime.
«Procede tutto bene, dottoressa?» si permise di chiedere Hanna, con un groppo in gola.
«Tutto nella norma. Volete una stampa dell'ecografia?» replicò cordialmente la donna.
Hanna annuì con un sorriso enorme sulla faccia, mentre Caleb si strofinò il viso sulla spalla per tentare di fermare le lacrime.
«Okay, sarà pronta tra qualche minuto. Vi lascio qualche istante da soli.» disse dunque la donna, uscendo dalla stanza dopo aver ripulito il gel dal ventre di Hanna.
«Non ti avevo mai visto così emozionato...» sorrise Hanna verso Caleb.
«È che non mi sono mai sentito così...» sospirò Caleb, voltandosi per asciugarsi le lacrime.
Hanna gli prese il viso tra le mani e lo voltò delicatamente verso sé.
«Hey, non vergognarti... È una bella cosa il fatto che ti emozioni quando senti il cuore del tuo bambino... Anzi, per me, è una cosa bellissima.» gli disse, accarezzandolo.
Caleb annuì ed abbozzò un sorriso, baciando poi dolcemente Hanna.
«E tu, sei felice?» chiese poi il ragazzo.
«Come mai prima d'ora.»
Caleb sorrise e quindi abbracciò Hanna. Non sapeva esattamente cosa fosse scattato in lui nel momento in cui aveva sentito il battito di quel cuore. Forse quel dolce rumore fu per lui la vera ed inequivocabile conferma che suo figlio esistesse davvero, che fosse davvero nella pancia di Hanna, che fosse vivo, che ci fosse. Fu il momento che lo fece sentire per la prima volta padre. Fu il momento in cui, al di là dell'aver metabolizzato il fatto che Hanna fosse incinta, di aver più volte accarezzato e parlato alla sua pancia, di aver fantasticato sul sesso del nascituro e tutto il resto, si rese davvero conto che lui e la sua adorata ragazza stessero regalando a loro stessi ed al mondo una nuova vita, una creatura, il loro amore fatto persona. Fu il momento in cui capì di avere una famiglia tutta sua, che non aveva mai davvero avuto prima di allora. Fu il momento in cui si accorse che non sarebbe potuto essere più felice ed innamorato. 
Ed Hanna, dal canto suo, si sentì davvero felice come mai prima d'allora. Si rese conto che le chiacchiere della gente ed il loro giudizio quando l'avrebbero vista così giovane e con il pancione, le sarebbero totalmente scivolate addosso grazie alla sensazione che provò a partire dal momento dell'ecografia.
Hanna e Caleb, ora, erano davvero una famiglia e nessuno avrebbe mai potuto rovinare loro tutto questo.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Pretty Little Liars / Vai alla pagina dell'autore: fers94