Le lente ore scandite dalla lancetta dell’orologio diventarono giorni, ed essi settimane, finché non passò un mese. Il tempo scorreva lento non solo per Kibum, ma anche per Minho.
Sono stato un idiota.
Mi manca tremendamente.
Mi manca tremendamente.
Mi ha ferito.
Però mi manca così tanto quel cretino.
Però mi manca così tanto quel cretino.
Kibum lo tempestò di messaggi, ogni giorno. Minho non rispose mai, ma quando l’altro smise di mandarne, si decise a rispondere all'ultimo.
Minho lo aspettava a casa seduto sulla poltrona del biondo. Dopo mezz'ora Kibum varcò la soglia della porta e si mise sul divano in modo da poter vedere l’altro faccia a faccia. E lì gli spiegò tutto, quello che era avvenuto e quello che poi sentì, i sensi di colpa che – tutt'ora – attanagliavano la sua carne.
«Tu sei mio e solo io posso vedere il tuo corpo», Minho sussurrò queste parole al suo orecchio e marcava a morsi la pelle di Kibum.
«Non dovrai più vederlo, anzi… non lo vedremo più!»
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Angolo Autrice: Finalmente ritorno a pubblicare! Mancano ancora un po' di capitoli ma siamo giunti alla fine, per fortuna! Tuttavia questa drabble supera le 110 parole, purtroppo non ho potuto restringere, non sarebbe venuta come volevo, quindi perdonatemi >3<