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Autore: Leahia    10/08/2014    2 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Exams

Erano passati tre mesi da quando Elliot Nightray era comparso a Wellington Road, e ormai aveva conosciuto il carattere di Leo e quello di Lotty. Bè, Lotty si era presentata onestamente: era ancora un’inquietante individua che vestiva minuscoli pezzi di stoffa e che cinguettava lieta nella sua illusione che il mondo l’ascoltasse. Leo non poteva assomigliare meno alla persona tranquilla e quasi gradevole che si era presentata il primo giorno. Era un ragazzo pigro, sarcastico, pungente, inavvicinabile, irritabile, incredibilmente perspicace e terribilmente freddo. Era la persona più diversa da sé che Elliot avrebbe mai potuto trovare. Ma si era arreso e aveva iniziato a viverci, sebbene fosse molto difficile fare sempre tutto da solo. E per mettere la ciliegina sulla torta, Leo era più bravo a scuola di Elliot, cosa che gli faceva sempre pagare. Ora che ho un po’ riassunto la situazione, focalizziamoci su Elliot, che usciva dall’Università con una faccia scurissima. Di nuovo, non era riuscito a passare quello stupidissimo esame di francese. Odiava non passare gli esami. Lo umiliava davvero moltissimo, e ad una persona orgogliosa come lui non piaceva affatto essere umiliata. Doveva studiare di più. Ma non era possibile studiare di più! Passava le giornate a ripetere tutto, era persino riuscito ad eliminare la voce fastidiosa di Leo che dalla sua camera ripeteva il greco. Eppure non riusciva a passare l’esame di francese. Doveva trovare un altro metodo di studio. Ma li aveva provati tutti! In tutte le stanze, in tutti i metodi, scrivendo, ripetendo, leggendo ad alta voce. Solo una cosa non aveva provato, e si era ripromesso che mai l’avrebbe provata: studiare con qualcuno. Elliot era un tipo di natura molto solitario e schivo, e sicuramente nessuno dei suoi colleghi lo avrebbe aiutato. A pensarci, Elliot non aveva amici. Eccetto quello strano rapporto di coabitazione forzata con Leo. Ma a lui non l’avrebbe chiesto nemmeno sotto tortura. Non aveva detto a nessuno che non era ancora riuscito a passare quell’esame e Lotty iniziava a preoccuparsi per i suoi silenzi persino più prolungati del solito, il che era un evento poiché Lotty era sempre presa da se stessa. Tuttavia, Elliot non avrebbe mai, mai chiesto a Leo di dargli una mano a studiare. E nemmeno perché Leo non capisse il francese: era stato in Francia per un anno e lo parlava molto bene. E’ che non voleva dargli ulteriori appigli per prenderlo in giro. Era convinto che la sua sola persona gliene desse troppi. E... sì, perché era molto imbarazzato. Non gli era mai capitato di dover chiedere aiuto ad altre persone, aveva sempre fatto tutto quello che poteva da solo. E chiederlo ad una persona simile per Elliot era una grande umiliazione. Anche perché, avrebbe più volentieri chiesto a Lotty di portarlo in centro con sé tutti i giorni piuttosto che ammetterlo, ci teneva a piacere a Leo. Voleva avere meno difetti possibili da mostrare a Leo. Per qualche motivo che ancora non capiva bene. Ma l’ennesima bocciatura lo aveva seriamente irritato. Era possibile che una persona che era sempre andata bene a scuola di colpo avesse questo calo così pazzesco? Lo era, a quanto pareva. Elliot strinse i pugni nelle tasche, mentre il freddo di novembre gli sferzava le guance. Si diresse verso la fermata dell’autobus e ci montò sopra, sempre immerso nei suoi pensieri. Doveva fare qualcosa, trovare una soluzione. C’era sempre una maledetta vocina che gli diceva “Chiedilo a Leo! Chiedilo a Leo!”, ma Elliot tentava sempre di scacciarla. Solo che era rimasta davvero solo quella possibilità. Prima di quanto credesse possibile si trovò davanti a casa sua, e infilò la chiave nel portone. Come spesso, Lotty era in casa sua con un’amica a prendere il the, e come spesso aveva lasciato la porta aperta, quindi lo vide entrare.
-Elliot!- lo salutò caldamente, agitando un braccio. Elliot rispose con fretta e salì con decisione le scale, per trovarsi davanti alla porta del suo appartamento. Glielo avrebbe chiesto. Doveva assolutamente farlo. Non c’era altra scelta... aprì la porta, e trovò come sempre Leo intento a leggere sul divano. Chiuse la porta, si levò la giacca e si gettò sulla poltrona vicino al divano. Avrebbe dovuto parlare, lo sapeva, ma davvero non trovava il modo di dirglielo senza apparire terribilmente stupido. Anche se sospettava che con Leo fosse tardi per evitare di apparire terribilmente stupidi, dato che probabilmente il nome “Elliot Nightray” era nel cassetto di “senza speranza”, nella testa di Leo. Sospirò, e aprì la bocca per parlare, ma il moro, con sua sorpresa, lo precedette.
-Oggi ho incontrato uno dei tuoi colleghi- disse, freddo, senza sollevare gli occhi dal libro. Elliot rimase di sasso. Quindi sapeva...? Non tentò di continuare. Rimase in silenzio, in attesa degli sviluppi, o almeno era la sua scusa. In realtà era troppo sorpreso del fatto che Leo parlasse con qualcuno per ribattere.
-E mi ha detto- continuò Leo, stavolta alzando lo sguardo dal libro- Che non hai passato l’esame di francese nemmeno stavolta.
Elliot tacque. Ecco, lo sapeva. E adesso che accidenti avrebbe dovuto fare? Scusarsi? E per cosa, diamine! E allora? Non era un tipo spiritoso per natura, quindi anche reagire con una battuta sarebbe stato molto fuori luogo. Decise di non ribattere neppure stavolta e di aspettare come Leo avrebbe liquidato la faccenda con qualcosa di brutto a sua spese. Leo posò il libro sul divano e sospirò.
-Perché non me l’hai mai detto?- domandò, senza guardare Elliot. Era sereno, curioso. Elliot aveva la gola secca. Perché non gliel’aveva detto? Bè, era abbastanza ovvio.
-Mi avresti preso in giro a vita- replicò Elliot, tentando di suonare convincente- Ed è quello che farai adesso- concluse. Leo alzò gli occhi su Elliot e lo guardò.
-Ovvio, sei scemo. Sei scemo a non averlo detto! Ma lo sai che ti posso aiutare, no?
-Bè...-balbettò Elliot. Leo che si offriva di aiutarlo senza tentare di farlo apparire scemo? Che magia era mai quella?- Mi sembravi occupato e...
-Non dire cazzate- lo liquidò Leo, sempre serafico- Hai detto bene prima, avevi paura che ti prendessi in giro. E’ ammirevole l’alta considerazione che hai di me.
-Non è che tu mia dia tanti motivi per averne una diversa, non trovi?- ribatté Il Nightray, irritato dall’uscita dell’altro. Leo sembrò pensarci su un momento, poi si strinse nelle spalle.
-Forse, dico forse, hai ragione. Adesso però, vuoi passare quello stupidissimo esame di francese o no?
Elliot lo guardò male. Ovvio che voleva! Ma era davvero necessario farsi aiutare da Leo? Sì, lo era, e lui lo sapeva benissimo. Annuì leggermente, e Leo sorrise, felice.
-Oh, sono così lieto che tu sia venuto ad implorare il mio aiuto con cotanta supplica nei modi!- si vantò Leo teatralmente. Elliot lo fulminò con lo sguardo.
-Sei un vero imbecille.
-Infatti non passo gli esami di francese- lo provocò il moro, gettando la testa indietro sul divano. Elliot sentì ribollire l’ira nelle vene. Per quello non avrebbe voluto chiedere a Leo di aiutarlo. Leo in queste situazioni era simile ad una fastidiosa coscienza, o a un’ombra. Una cosa con la quale sei costretto a convivere anche se vorresti sbarazzartene. Elliot si alzò e andò in cucina per fare qualcosa da mangiare.
-Ehi essere fastidioso, che vuoi da mangiare?- domandò a Leo, che sorrise maligno.
-Quello che vuoi, cara- rispose, stendendosi di nuovo. Elliot ebbe una scarica pazzesca di rabbia nel corpo, ma non fece nulla se non guardare con uno sguardo della serie “ti ammazzo stanotte” il suo coinquilino. Avrebbe voluto davvero tanto cucinare qualcosa che Leo odiava, solo che Leo pareva mangiare tutto con gusto. Era molto irritante. Si accinse quindi a preparare qualcosa a caso, tanto perché senza cibo non si sopravvive. Mangiarono e poi Leo illustrò il programma di studio.
-Allora, visto che anche io un po’ per me devo studiare, sebbene abbia passato alla perfezione tutti gli esami fatti finora- sorriso maligno- Propongo che potrei aiutarti per due, massimo tre ore al giorno...
-Cosa?! Ma sei pazzo! In due ore non si conclude nulla!- saltò su Elliot. Leo lo guardò.
-Io sono l’insegnante e io decido quando e cosa studiare.
Elliot si rimise a posto, e Leo recuperò l’aria serafica di poco prima.
-Dicevo, due ore e mezza sono sufficienti, credo. Che limite ti dai?
-Limite...?- domandò Elliot, confuso. Lui non si era mai dato un limite per quando dare gli esami. Aveva il limite della fine dell’anno scolastico, ma per il resto si sentiva libero di andare quando era più preparato. Non pensava che avrebbe dovuto darsi un limite. Leo scosse la testa, contrariato.
-No, no. Così non va. Bene, limite: la prossima settimana- annunciò. Voleva continuare, ma venne di nuovo interrotto da Elliot.
-E se non riuscissi a rispettare il limite?- chiese, curioso. Leo sospirò e guardò verso il soffitto in posa pensierosa.
-Bè, vediamo... in tal caso conosco un buon posto dove appendere una corda...
-Ok, chiaro- rispose allora Elliot. Aveva capito che la domanda non era graditissima a Leo.
-Allora, iniziamo oggi. Hai due settimane per passare con minimo 27 quell’esame di francese.
Elliot era molto in dubbio sulla buona riuscita di quel piano, ma non protestò. Doveva fidarsi di Leo, era la sua unica possibilità. Annuì, e Leo parve molto, molto soddisfatto. La cosa turbava Elliot. Non era sicuro di quanto fosse buona l’idea di soddisfare Leo. Il moro batté le mani annunciando che avrebbero cominciato subito. Elliot era rigido come un manichino. Non aveva idea di come comportarsi, né tantomeno di come studiava Leo. Il moro si sedette sul divano e ordinò a Elliot di portargli i libri di francese sui quali studiava. L’altro non protestò e andò in camera a prendere i testi, domandandosi come Leo riuscisse a essere così magro stando sempre seduto sul divano e mangiando quanto un toro in denutrizione. Poi fece la stessa domanda a se stesso e decise che aveva altro a cui pensare. Portò i libri in salotto e li gettò con malgrazia a Leo, che non fece una piega ed iniziò a sfogliarli.
-Benissimo... ripetimi tutto quello che ti ricordi- esordì, sfogliando i libri con lentezza misurata. Sembrava veramente un professore. Elliot, non sapendo minimamente che fare ma non volendo contraddire Leo, si mise docilmente a ripetere tutto quello che sapeva su quei libri, e alla fine Leo gli parve abbastanza lieto del risultato. Era sorridente.
-Non sai praticamente nulla- disse, mantenendo il sorriso. Elliot si sentì crollare il mondo addosso. Come non sapeva nulla?!
-Ma ho ripetuto alla perfezione tre quarti dei libri!- rispose, irritato.
-Tu non devi saperne alla perfezione tre quarti, tu li devi sapere alla perfezione tutti! Sennò come fai a passare un esame con più di 27 tra una sola settimana?!- replicò Leo, irritandosi a sua volta.
-Bè, non sono io ad aver deciso questi limiti!
-Questo non ha alcuna importanza! Adesso vieni qui e studia bene tutto!- ordinò Leo, indicando il posto accanto a sé. Elliot arrossì leggermente e si calmò.
-E’ necessario?
-Lo è. Vieni e sta’ zitto.
Elliot si sedette accanto a Leo, che per un momento parve imbarazzato, poi aprì il libro che Elliot sapeva di meno e pazientemente iniziò a ripetere tutto. Elliot era decisamente ammirato per la sua bravura, e si accorse che si ricordava meglio le cose. Alla fine della seconda ora aveva imparato alla perfezione metà libro.
-Adesso- fece Leo con un sorriso gentile per davvero- ti conviene ripeterlo da solo per un po’, almeno ti si fissa in mente.
Elliot non era mai stato così grato a qualcuno. Avrebbe volentieri abbracciato Leo, ma per qualche ignota ragione non riusciva che ad arrossire a quel pensiero. Ripeté di nuovo, e seppe con assoluta certezza che sarebbe riuscito a passare l’esame di francese. Per la prima volta da tre mesi dopo un po’ smise di studiare per pensare ai cavoli suoi. Posò il libro e si concentrò sulla voce di Leo che ripeteva meccanicamente cose che lui non capiva assolutamente. Era una bella voce, quella di Leo. Era calda, seppur non molto profonda, sfuggente e quasi scherzosa anche quando era concentrata. Gli piaceva. Insomma... era... ok, ecco. Arrossì di nuovo a quel pensiero. Di colpo sentì che Leo era rimasto zitto.
-Non stai più studiando, vero?- sentì domandare. Suo malgrado si lasciò sfuggire un sorriso.
-Già- rispose.
-Vieni di qua allora- disse Leo dopo un po’- Che accidenti fai in camera da solo? Ah, aspetta, non voglio saperlo.
Elliot non si irritò nemmeno per la conclusione della frase dell’altro, ma si alzò e lo raggiunse in salotto, dove si sedette sulla sua poltrona.
-Io leggo, non darmi fastidio, Elly.
-COME SCUSA?!- fece Elliot, saltando su dalla poltrona.
-Ho detto: io leggo, non darmi fastidio- ripeté Leo- e tu devi andare a ripassare il significato di “non dare fastidio”.
-Non chiamarmi mai più “Elly”!- replicò irritatissimo Elliot- MAI PIU’!
Leo ghignò e si strinse nelle spalle, per poi continuare a leggere. Elliot sospirò e prese a sua volta un libro. Il silenzio che regnava nella stanza era surreale, ma ai due abitanti questo poco importava, perché erano persi nelle avventure di Edwin, l’eroico protagonista della serie “Holy Knight”. Dopo un tempo indefinito sentirono che una persona entrava nella stanza.
-Scusate ragazzi, disturbo?- chiese Lotty.
-Sì- risposero i due, in coro. Si guardarono un secondo, imbarazzati dal sincrono, ma Lotty li ignorò.
-E’ che di solito si sente Elliot che ripete ossessivamente cose in francese, e adesso non lo fa. E’ andato male un esame?- domandò con totale assenza di tatto. Elliot ebbe paura che Leo spifferasse tutto. Arrossì e si nascose dietro al libro, ma prima che qualcuno parlasse gettò un’occhiata in tralice a Leo “ti prego, ti scongiuro...”.
-No, perché dovrebbe. Adesso stai tranquilla e lasciaci in pace- rispose Leo. Elliot sentì un grande macigno sollevarglisi dal petto. Lotty annuì e scese di nuovo le scale, e appena Elliot fu certo che fosse lontana ringraziò di cuore, seppur con imbarazzo, Leo.
-Ma figurati- rispose Leo. Arrossì leggermente e non tentò nemmeno di concludere la frase con una battuta pungente. Elliot tornò al suo libro, sentendo una sensazione strana invadergli il petto. Una specie di calore buono. I giorni successivi lo studio non si intensificò affatto, ma Elliot era certissimo che avrebbe prodotto risultati. Arrivò persino ad imparare a leggere il greco per risentire Leo che a volte si sentiva incerto. E passavano più tempo insieme per chiacchierare, senza mai allontanarsi da casa di un centimetro se non per andare a lezione. Si avvicinavano anche più letteralmente, arrivando a studiare in pose assurde come sdraiati per terra, o uno sul tavolo e uno nel divano del salotto “tanto per”, e quindi stranendo sempre di più Lotty, che aveva perso l’abitudine di piombare a random in casa loro per sentirsi solo rispondere “stiamo studiando” e poi cose in lingue che non capiva. Era la prima volta che Elliot e Leo collaboravano, e si stavano quasi divertendo. Le due settimane previste per il termine di Elliot però finirono, e il ragazzo si presentò all’esame teso come una corda di violino. Per ironia, anche Leo lo stesso giorno aveva un esame, quindi la colazione che nessuno dei due fece passò in silenzio, nell’aria tesissima. Elliot si presentò di nuovo all’esame, deciso come  non mai a passarlo e, per la prima volta, certissimo di farcela. Quando gli fu presentato il questionario si accorse di saper rispondere con estrema facilità a tutte le domande e quando uscì fu certo come era certo dell’aria che respirava di non poter essere passato con meno di 27. I suoi presentimenti furono confermati da uno splendido 30, che fu annunciato con gioia a Leo. Leo sembrò molto felice.
-Era davvero l’ora, Elliot. Adesso però dovremmo farlo sempre questo giochino di aiutarci...- disse, fingendosi pensieroso. Elliot, sebbene la cosa non gli dispiacesse più di tanto, volle sapere il perché. Leo sospirò, quasi affranto.
-Perché io ho passato l’esame di greco con 30 e lode...- si lamentò. Elliot sbuffò.
-Forse mi sarei dovuto iscrivere a lettere classiche...- ipotizzò. Leo fece un verso di scherno.
-Ma fammi il favore! Saresti ancora a cercare l’entrata dell’aula!
-Come ti permetti?!- disse irritato Elliot, e Leo rise. Forse, in fondo, quella di prendere ripetizioni da lui non era stata un’idea poi così malvagia...






The Corner of the Mad Lady
Ebbene, ecco il secondo capitolo di London’s Problematic Housemates, visto che il primo ha avuto tanto successo (*rumore del vento nel deserto e classica erbaccia rotolante sullo sfondo*). Ecco, questo capitolo non ha senso, come tutti i prossimi e come il precedente. Serve solo a... a nulla...? A dare l’idea che quei due adesso siano amici...? Bo. In ogni caso, io non ne so nulla di nulla di università, lezioni e simili, quindi se ho sbagliato qualcosa mi dispiace tanto... Ok, credo di aver detto tutto (ma non sarà così). Goodciao!
  
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