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Autore: _wilia    10/08/2014    2 recensioni
1802. Nella Germania del nord, un'antica civiltà ha continuato a vivere, distaccandosi in tutto e per tutto dalla società tedesca. In una terra, chiamata la Valle di Bogdan, è scoppiata una guerra, e per questo gli abitanti cercano riparo altrove. Gli abitanti della Valle di Bogdan parlano tedesco, sì, ma è l'unica cosa che hanno in comune con la popolazione del posto. Possono fare qualcosa che nessun altro sa fare: hanno la capacità di guardare e controllare i sogni delle persone.
Hans, l'erede al trono imperiale, nella sua terra, viene portato in Inghilterra per scappare dalla guerra. Una serie di eventi lo porterà di nuovo a casa, quando ormai, da ragazzo, avrà dimenticato le sue origini.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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n.d.A: Salve a tutti, questa è la prima storia originale che pubblico, abituata a postare sempre in vari fandom. L'ispirazione mi è venuta dai ricordi di un libro letto molti anni fa, di cui purtroppo non ricordo il titolo. Ma la mia storia prenderà una piega totalmente diversa.
Bene, che dire, buona lettura!
Se dovesse interessarvi, vi chiedo gentilmente di lasciarmi una piccola recensione, positiva o negativa che sia.




Il guardiano dei sogni

L'arrivo in Inghilterra

 

Correva l'anno 1802.

Il vento soffiava forte, violentando le fronde degli alberi che costeggiavano i viali. Le lunghe distese di prati si agitavano con forza, ed il rumore prodotto da esse era molto simile ad un ululato.

La carrozza proseguì il suo cammino, annunciata dal rumore degli zoccoli dei tre cavalli che la trainavano.

Un signore grassottello se ne stava in silenzio, con espressione concentrata ed un sigaro tra le labbra, mentre osservava la strada davanti a sé.

Il cocchiere era, invece, un ragazzo molto minuto, dai capelli rossi e gli occhi marroni. Era molto chiacchierone, e, osservò il signor Cliffe, sembrava quasi che non sapesse tenere la lingua al proprio posto.

Ottobre era arrivato, e con lui l'inverno sembrava parecchio in anticipo : tutta la zona del nord era paralizzata dal gelo che sembrava non essersi mai abbattuto con tanta violenza in quelle terre.

Il signor Cliffe si schiarì la voce con un colpo di tosse, ed il cocchiere fermò la carrozza con un fischio.

Dopo essere sceso, il robusto signore aprì la porta della carrozza, dalla quale spuntò un bambino dai capelli biondi, magro, e con un cappello di pelliccia di volpe posato sul capo.

Quest'ultimo scese mettendo i piedi sui gradini arrugginiti, e si guardò intorno con aria seria. I suoi occhi grigi saettarono da una parte all'altra del viale, e lui rimase immobile a guardare il paesaggio.

“Bene”, disse il signor Cliffe, rivolgendosi al cocchiere. Estrasse una manciata di monetine dalla tasca della giacca, e pagò il suo viaggio.

“Può aspettarmi qui? Sarò di ritorno tra massimo un'ora.” informò l'uomo minuto, che si strinse meglio nel suo cappotto. Annuì, e prese a strofinare le mani l'una contro l'altra.

Komm mit, Hans”disse il signor Cliffe al ragazzino biondo, che, in quel momento, osservava uno stormo di uccelli volare in cielo.

Quest'ultimo lo seguì, sempre in silenzio, ed insieme svoltarono in una stradina molto buia. C'erano molte case attaccate, perlopiù case di campagna, ed un sentiero sterrato li condusse davanti ad una struttura molto grande dal portone in legno.

L'uomo bussò alla porta, le nocche ormai arrossate e screpolate per via del freddo. Passarono alcuni secondi prima che qualcuno rispondesse.

“Chi va là?” chiese una voce femminile dall'interno della struttura. Hans, il ragazzino biondo, si avvicinò incuriosito alla porta, scrutandola con attenzione.

“Signora, sono il signor Cliffe. Sono già venuto a parlare con la Madre Superiora qualche mese fa”, annunciò l'uomo, con voce rauca.

Dopo alcuni secondi la porta si aprì, rivelando una donna bassa, dalla carnagione olivastra che aveva i capelli neri e crespi raccolti in uno chignon.

Subito i suoi occhi si posarono sul bambino, che ora la fissava insistentemente con gli occhi stanchi ed arrossati.

“E' un convento molto famoso, il vostro”, disse l'uomo, impacciato, per trovare un argomento di conversazione con la donna.

Lei annuì, senza sembrare, tuttavia, entusiasta di quelle parole.

Poi il signor Cliffe rivolse alla donna un'occhiata eloquente. “Sono certo che Hans si troverà bene qui da voi”, aggiunse. Il bambino calciò una pietra, che rotolò lungo la stradina, e non disse niente.

“Hans, das ist dein neues Haus” , disse l'uomo al bambino, spiegandogli, in tedesco, che quella sarebbe stata la sua nuova casa.

“Non capisce l'inglese, signore?” chiese la donna dalla pelle olivastra che aveva aperto il portone, con sguardo curioso.

Il signor Cliffe scrollò le spalle, sperando, tra sé e sé, che non facessero storie per quel motivo.

“No, viene dalla Germania”, informò la donna. “Ma ha solo nove anni, imparerà velocemente”, aggiunse, e sembrò che avesse fretta di andare via.

La donna annuì mestamente, seppure un po' confusa. “Andiamo subito dentro, così il ragazzo può sistemarsi prima di cena”, annunciò poi.

Il signor Cliffe annuì, un sorriso ad increspare le sue labbra.

“Mi tratti bene questo ragazzo. Nel suo paese è molto importante”, si raccomandò alla donna, e poi le porse una mano grassa, accingendosi a salutarla. Lei la strinse, dopo aver guardato l'uomo negli occhi.

Infine, si piegò davanti al bambino.

Auf wiedersehen, Hans”, lo salutò, e gli strinse la giacca di pelle di cammello addosso, in modo che lo avvolgesse completamente. Il bambino fece un cenno col capo, per fargli intendere che aveva capito.

Poi il signor Cliffe sparì nel buio della notte, diretto alla sua carrozza.

Hans restò a guardarlo fino a quando non lo perse di vista.

“Vieni dentro, ragazzo”, mormorò la giovane donna, e, dopo che furono entrati entrambi, il portone venne richiuso con forza, e produsse un gran rumore.

 

 

 

  
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