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Autore: aurara    10/08/2014    1 recensioni
[Questa fanfiction partecipa al contest "Problem", tribute to Iggy Azalea and Ariana Grande, indetto da I r i s sul forum di EFP]
"Mentre il cerchio di metallo sotto di lei iniziò finalmente a salire, una risatina sfuggì dalla sua bocca. Anche da quella situazione, avrebbe sicuramente trovato la soluzione migliore per stupire tutti con le sue azioni, un'altra volta.
Un bagliore accecante la ricoprì, sempre di più, fino a che non iniziò a scorgere i primi dettagli dell'arena della terza edizione della memoria. Avrebbe dato il meglio di sé e non avrebbe fallito.
Panem avrebbe tremato di nuovo, sotto la furia di Johanna Mason."

Buona lettura~
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore -forum e Efp-: m i r o i r, aurara
Titolo: Everyboby feel me.
Fandom: Hunger Games
Pairing: //
Canzone e frase: Fancy [Iggy Azalea]; -First thing's first, I'm the realest 
                                                              Drop this and let the whole world feel it
Genere: Introspettivo, distopico.
Avvertimenti: Missing Moments, What if (credo).
NdA: Sembra strano ma alla fine tra Ariana e Iggy ho optato per quest'ultima, lol
Ho voluto provare a usare il lato più grintoso di Johanna, quello che lascia il segno, bc amo questo suo lato, che nonostante tutte le difficoltà non scompare. Anche se è un lato particolarmente strano e sadico, lol.
Credo sia un mix tra un missing moment e un what if, nella parte finale.
Avrei voluto che la fic fosse stata un po' più lunga, ma mi va bene così. 
Btw mi sono divertita nello scrivere tutto ciò e spero che sia di vostro gradimento, zizi(?)
Ah e scusate per il ritardo, ma è la prima volta che pubblico dal tablet dannato computer che non funziona uff  ho fatto un sacco di casino.
Ringrazio iris per aver avuto la possibilità di partecipare al  contest e, beh, buona lettura a tutti perché non so più cosa scrivere ☆





 

Everybody feel me.
 



 
》First thing's first, I'm the realest 
》Drop this and let the whole world feel it
 




Volle entrare da sola, nella Camera di Lancio. Quale migliore situazione per distendere i nervi, prima di essere colpiti dall'accecante e violenta luce del sole -sempre che ce ne fosse stata, nell'arena dei settantacinquesimi Hunger Games-.
Il leggero odore di disinfettante che aleggiava in quel luogo bianco e asettico la stordì per un attimo.
Si diresse verso la piastra circolare di metallo davanti a sé, in modo da distrarsi il meno possibile con la voce atona che di lì a poco avrebbe iniziato a ricordarle di mettersi in posizione per un viaggio di sola andata verso la morte.
Si accovacciò sulla piastra, muovendo di tanto in tanto il braccio destro per cercare di far passare il fastidio dovuto al localizzatore. Giusto il tempo per pensare al da farsi.
Dopo quattro anni finalmente sarebbe tornata in gara per cercare di vincere, di nuovo.
...O forse no?
Haymitch poco prima le aveva detto di far rimanere vivi Wiress e Beetee, di farlo per Katniss.
'Il volto della rivolta', diceva lui. Se tutto fosse andato per il verso giusto, lei avrebbe guidato tutti verso un futuro migliore.
Sbuffò verso l'alto, scompigliando la frangia ribelle. 
Perché avrebbe dovuto rischiare la sua vita per cercare di non perdere quelle di Rotella e Lampadina? 
Lei, la vincitrice dei settantunesimi Hunger Games, la ragazza che fece scalpore in tutta Capitol City, perfino in tutta Panem, ridotta ad una raccatta-tributi.
Certamente la strategia che usò anni prima non avrebbe più fatto effetto, ma in qualche modo se la sarebbe potuta cavare lo stesso.
E invece no. Questa volta non avrebbe potuto agire di testa sua.
Ritornò con la mente a quattro anni prima, quando conclusi gli Hunger Games venne dichiarata vincitrice.
Nessuno se lo sarebbe aspettato, nemmeno il suo compagno di distretto -con suo grande dispiacere era morto durante la battaglia iniziale alla cornucopia. Oh, che peccato, non aveva potuto ucciderlo con le sue stesse mani-.
Ovunque camminasse tutti la guardavano stupiti, impauriti ed al contempo ammirati. Persino il ricordo delle imprese del ramato Finnick Odair, tanto giovane quanto spietato, vennero oscurate da quella inaspettata di Johanna Mason.
Oh, era stato un periodo davvero stupendo. Amava leggere lo stupore sui volti della gente che incontrava. Quello di Snow, poi. Le aveva persino fatto i suoi più sinceri complimenti, alla festa in suo onore a Capitol City. Sebbene ne fosse rimasta schifata dal solito odio che serbava per lui, era pur sempre un complimento.
Si era fatta conoscere ed aveva lasciato un segno. Segno che aveva scombussolato tutta Panem. 
Si era fatta sentire, Johanna. Ed ora veniva messa in disparte per lasciare spazio alla ragazza in fiamme. Problematica, a dirla tutta.
Per un attimo ebbe il morboso desiderio di lasciar perdere la promessa fatta ad Haymitch e mettersi davvero in gioco, nell'arena. Ma subito dopo accantonò l'idea. Non avrebbe potuto farlo, dopotutto il contesto era una cosa seria. 
Una ribellione. Contro Capitol City. Era un progetto imponente, e se fosse andato in porto le conseguenze sarebbero state senza eguali.
Non si accorse nemmeno della voce metallica che risuonava tra le mura piastrellate. Il cilindro di vetro sopra di lei iniziò pian piano ad abbassarsi, distogliendola dai suoi pensieri.
Johanna si alzò in piedi, appoggiandosi subito dopo alla parete trasparente dietro di lei.
Fece un respiro profondo: sebbene non avesse l'opportunità di trovarsi al centro dell'attenzione, giurò di fare del proprio meglio.
Di mostrare al meglio le proprie qualità, questa volta, invece di nascondersi fino al momento necessario. 
Mentre il cerchio di metallo sotto di lei iniziò finalmente a salire, una risatina sfuggì dalla sua bocca.
Anche da quella situazione, avrebbe sicuramente trovato la soluzione migliore per stupire tutti con le sue azioni, un'altra volta.
Un bagliore accecante la ricoprì, sempre di più, fino a che non iniziò a scorgere i primi dettagli dell'arena della terza edizione della memoria.
Avrebbe dato il meglio di sé e non avrebbe fallito.
Panem avrebbe tremato di nuovo, sotto la furia di Johanna Mason.

Che tutti mi sentano, di nuovo!
 

•             ●             •             ●             •             ●             •             ●             •
 

Il freddo vento invernale imperversava, a Capitol City.
Alla fine quella rivolta ebbe successo. Katniss bloccò i settantacinquesimi Hunger Games, si scoprì ufficialmente che nel distretto 13 c'era ancora vita -e che vita!-, e pian piano, con enormi sforzi e la perdita di migliaia di vite umane, finalmente tutto era finito.
Beh, non proprio tutto.
In quella fredda giornata d'inverno, Coriolanus Snow sarebbe stato giustiziato.
Poco prima della cruenta cerimonia, i pochi tributi ancora rimasti in vita si riunirono per valutare la proposta della presidente Coin: organizzare un'ultima, simbolica edizione degli Hunger Games, questa volta con i bambini imparentati con gli uomini più importanti di Capitol City. 
Dopo alcune controversie, la proposta fu approvata, e la stessa Coin promise a Katniss di far sapere la notizia direttamente a Snow, il quale aveva una nipote, che in quei Giochi avrebbe certamente avuto un posto d'onore.
Ma prima di uscire dal salone, la presidente venne fermata da Johanna. Sussurrò alla brizzolata qualcosa all'orecchio, la voce troppo bassa per essere sentita dagli altri, nel trambusto generale. La Coin dopo poco si allontanò di qualche centimetro, annuendo alla ragazza in segno di approvazione.
Subito Johanna si precipitò fuori dal portone in legno: aveva poco tempo, mancava un'ora all'esecuzione. Voleva essere lei a dargli la notizia.
Corse attraverso vari corridoi, salendo rampe di scale che parevano infinite e zigzagando tra soldati, ribelli e staff, diretti al cortile del palazzo.
In breve tempo giunse davanti ad una porta, una ben precisa, dove due ribelli stavano di guardia, probabilmente senza più alcun interesse a quello che stavano 'proteggendo' dietro la porta.
Alla vista di Johanna, si ricomposero.
-Voi due, spostatevi! Devo entrare.- sputò velocemente.
-Ci dispiace, ma gli ordini sono precisi: non possiamo far entrare nessuno.- rispose una delle due guardie, fissando la ragazza in modo poco convinto, al che lei si spazientì seriamente.
-Ehi, volete lasciarmi entrare o no? Fra meno di un'ora sarà fuori di qui, mi sorprende che voi due siate ancora davanti alla porta a fare la guardia come due bravi cagnolini. Ho l'ordine della Coin, muovetevi e fatemi spazio!- disse lei, la furia che grondava da ogni sillaba.
Non ci fu bisogno delle maniere forti: le guardie, spaventate dal tono della sua voce, lasciarono passare la ragazza senza fiatare.
Sebbene fosse ancora distrutta dalle torture di Capitol City e dalle ferite accumulate durante la guerra, il suo animo spavaldo non era scomparso del tutto.
Oltrepassata la porta, attraversò un breve corridoio, per poi sbucare in una sala mediamente grande: le rose, dai colori più strani a quelli naturali come il bianco o il rosso, facevano sembrare quel posto un'autentica serra. E l'odore, poi. Ora capiva la prepotente repulsione di Katniss: il profumo di rose in quel punto era veramente nauseabondo.
In fondo alla stanza, seduto su una larga sedia rossa, Snow ammirava quelle piante come se fosse incantato. Impeccabile come al solito, solo le manette e il dispositivo di localizzazione stonavano sulla sua figura.
Si accorse subito di Johanna, che intanto si avvicinava verso di lui. 
-Signorina Mason, quale onore. Viene anche lei a farmi visita, dopo la signorina Everdeen? Pensavo fosse già nel cortile assieme a lei, in prima fila ad assistere alla mia esecuzione.-
-Si risparmi il sarcasmo, Snow, ho poco tempo.-
Avrebbe voluto avere più tempo, Johanna. Avrebbe voluto sfogarsi, dire tutto quello che riempiva la sua testa in quel momento, sputargli in faccia l'odio che aveva sempre provato per lui ed accumulato negli anni, dai suoi primi giochi, alla morte dei suoi cari, alle torture subite a Capitol City ma non lo fece.
-Sono qui per ordine della presidente Coin, le devo riferire un messaggio.-
-A cosa serve riferirmi un messaggio, signorina Mason, se fra meno di un'ora avrò una freccia che attraversa il mio cranio?-
Il suo odio, quello che da anni la corrodeva dall'interno, all'improvviso mutò in qualcos'altro. 
In quel momento la ragazza ripensò ai Giochi. I suoi primi Giochi, alla sua presenza che invase le menti dell'intera Panem dopo la sua vittoria.
Tutto era poi svanito, pian piano, ma a lei non bastava.
Lei voleva che davvero tutti fossero sconvolti dalla sua presenza, in un modo o nell'altro. Tutti, dal primo all'ultimo. 
Ignorò il commento sarcastico di Snow, per poi proseguire.
-Tra noi tributi rimanenti in vita, è stato deciso che a breve si terrà una nuova edizione dei Giochi, l'ultima. Ma in questa edizione i tributi verranno scelti tra i bambini imparentati con gli uomini più influenti di Capitol City. Mi è giunta voce che lei abbia una nipote, presidente.-
Lui si scompose in meno di un secondo alla notizia, per poi indossare nuovamente la sua maschera beffarda, che avrebbe tenuto fino al suo ultimo secondo di vita. Ma Johanna sperò, anzi, sapeva per certo che questa notizia l'aveva colpito nel profondo. Dopotutto, tra i bambini esca nel cortile del palazzo al bombardamento di poco tempo prima, non risultava ci fosse stata anche la sua nipote.
-Sarà un vero piacere vedere la disperazione nei suoi occhi da bambina. O meglio, un coltello nel petto sarebbe ancora più divertente, non trova anche lei? È un vero peccato che non potrà assistere a tutto questo.- continuò imperterrita, gli occhi puntati in quelli del presidente. In quel momento si sentì davvero realizzata, sebbene non avesse usato parole gentili e consone alla situazione. Ma dopotutto, era fatta così. 
Girò i tacchi, avviandosi verso l'uscita, senza dare al presidente il tempo di ribattere.
-Ora, se non le dispiace, me ne vado. Come ha detto lei, d'altronde, sarò in prima fila per la sua esecuzione.-
Mentre usciva dalla stanza, un sorriso le spuntò sul volto. Solo Snow aveva subito la sua furia stavolta, ma non le importava; il suo piccolo capriccio era stato soddisfatto. Non si era smentita nemmeno questa volta, Johanna Mason. Si era fatta sentire di nuovo, e le era piaciuto davvero.
Questa era lei, e mai si sarebbe fermata.
  
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